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martedì 15 settembre 2020



        DI PAOLO RADI 

 

 

 

 






 

 

 

 

     CONVERSANDO CON...

     

 

 

     

 

   FILIPPO

   POLLINO

 

 

 

 

 

 

Filippo Pollino, a San Giovanni Rotondo poi a 9 anni con la famiglia si traferisce a Castel Bolognese.


Inizia a muovere i primi passi alla Virtus Faenza, comincia a giocare nelle giovanili del Parma con una parentesi al Cesena.


Si trasferisce in Abruzzo e milita 3 anni nell’ Avezzano, successivamente segue il consiglio di un mister che stima molto, così decide di giocare al Capistrello, l’anno dopo, sempre dietro il suo suggerimento milita nel Penne.


 Si tratta di una breve parentesi perché a novembre ha avuto un lutto in famiglia, la morte di suo papà.  


Decide di tornare a casa per stare vicino alla mamma, entra nel club del Sanpaimola, comune di Conselice (Ravenna) anche perché   gioca il suo migliore amico, ci racconta che ha scelto questa squadra non solo per l’ingaggio, ma perché sapeva che il suo miglior amico lo avrebbe aiutato in un momento così difficile per la sua vita, “sapevo che poteva farmi star bene.  In questo club si è trovato come in una famiglia, “mi hanno accolto benissimo” ci racconta. 


Purtroppo a inizio marzo tutte le attività agonistiche vengono fermate a causa del Covid 19.   In estate rinnova il contratto, (“sono persone serie”), per quel che concerne la scuola ci spiega: “gli studi lasciamoli perdere sono un disastro: questo possiamo scriverlo”


 

 

 


 

 

 

 

 

 

Lei nasce a San Giovanni Rotondo, poi a 9 anni si trasferisce a Faenza, è riuscito ad ambientarsi bene in questa nuova realtà? 

 

Sì, sono riuscito ad ambientarmi molto bene ho fatto amicizia da subito. 

 

 

 

 

A marzo tutti gli sport si fermano, lei come ha vissuto questo periodo di isolamento, non so, riusciva ad allenarsi a casa?

 

Certamente non è stato facile, senz’altro allenarsi da soli non è mai come allenarsi in gruppo, poi mentalmente sei giù, perché ovviamente non si sapeva nemmeno quando si sarebbe iniziato.


Comunque l’ho vissuto come tutti: videochiamate, film, cercavi ogni giorno qualcosa da inventarti per passare il tempo.

 

 

 


Secondo lei c’erano le condizioni per far ripartire il campionato di serie A, le altre gare di Champions, il fatto che gli stadi fossero chiusi non ha falsato i risultati?

 

Direi che le condizioni ci dovevano essere per forza perché il campionato lo dovevano far finire, si sa quanto business gira intorno al calcio e in un modo o nell’altro si doveva arrivare a una conclusione del resto cos’è il calcio senza tifosi? Quindi penso che tutto ciò che abbia influito parecchio sul finale del campionato. 

 

 


 

Quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?

 

All’età di 13 anni quando ho avuto la chiamata del Parma.

 

 

 


I suoi genitori hanno cercato di assecondarla, oppure le hanno detto la classica frase: “...non sarebbe meglio che pensassi allo studio?”

 

Ovviamente, diciamo che mio padre mi assecondava di più della mamma, la quale era meno propensa al fatto che io mi allenassi, lei preferiva lo studio!

 

 


 

Dove abita lei le occasioni per praticare altri sport non le mancano, possibile che non ci sia stata qualcun’altra attività agonistica che avesse potuto interessarla? 

 

No, no, sinceramente ho sempre e solo pensato al calcio, gli altri sport non mi appassionano molto, solo un po’ il tennis.

 


 

 

Lei inizia nelle giovanili del Parma, si è ambientato bene?

 

Sì, molto, a Parma vivevamo insieme in hotel ho conosciuto tantissime persone con la quale mi ci sento ancora oggi.

 

 






 



In Abruzzo ci rimane 4 anni, abbiamo saputo che lei si è trovato molto bene con il mister...potrebbe dirci il suo nome?

 

 

Certamente si chiama Fabio Iodice, è una persona eccezionale. Mi sono trovato molto bene con lui, e uno che di calcio ne capisce, mi è stato molto vicino anche dopo il lutto di mio padre.

 

 




Purtroppo lei subisce una grave perdita, muore suo papà e cosi decide di tornare a Faenza per stare vicino a sua madre, e a l’occasione di entrare nel Sanpa di Imola, che caratteristiche possiede questo club, visto che per lei è come se fosse una famiglia?

 

Ho deciso di rimanere un altro anno dopo quello che ho passato con la morte di mio padre, non me la sentivo di ripartire e lasciare mia mamma e le mie amicizie, quindi ho deciso di continuare, sono persone molto serie mi hanno fatto sentire importante da subito, quindi ho deciso di continuare.

 

 



In che ruolo gioca? 


Esterno sinistro.

 

 

 

 


Il suo goal più bello?

 

Non lo so, ti dico la verità: ci sono vari goal che mi piacciono, non ne ho uno di preciso.

 

 

 

 

Che cosa le sta dando il calcio e che cosa le sta togliendo? 

 

Il calcio in questo momento non mi sta togliendo nulla, magari negli scorsi anni stando fuori casa mi mancavano la famiglia gli amici, oggi sto bene.

 

 


 

 

I suoi pregi e i suoi difetti?

 

Testardo, orgoglioso, ma anche molto di cuore, e schietto!

 

 

 


 

I suoi amici ricoprono un ruolo importante nella tua vita, com’è stato averli ritrovati quando sei tornato a casa? 

 

Per  me sono fondamentali mi hanno aiutato molto nel mio momento di difficoltà, ci passò molto tempo insieme, sono contento di averli ritrovati dopo quello che è successo.

 









 


Grazie   

 

a cura di Paolo Radi  

 

 

 

 

  15   09     2020 

 

(Tutti i diritti riservati)  

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

mercoledì 9 settembre 2020

DI PAOLO RADI 









CONVERSANDO CON...
     


     

GENNY 
ESPOSITO












Gennaro (Genny)  Simone Esposito è un giocatore di Napoli, classe 2001.

Così ci si presenta.

Mi chiamo Gennaro Simone Esposito e sono nato a Napoli il 17 Luglio. 

Sono iscritto al 5 anno dell’Istituto Professionale Alberghiero per diplomarmi come chef; quando posso come in questo periodo lavoro con la mia famiglia, hanno una trattoria storica che è nata 75 anni fa e che si chiama Tripperia o’Russ.


 Ho cominciato a dare calci al pallone sin dall’età dei 4 anni, giocavo in una palestra su un tappeto scalzo, comunque la mia prima scuola calcio è stata il Kodokan dove ho trovato un mister che era come un padrino per me e sono rimasto lì fino la sua scomparsa.

 Successivamente mi sono iscritto alla Real San Ferdinando dove eravamo tutti amici, infatti giocavamo insieme in strada dopo la scuola. Poco dopo ci sono state le prime chiamate per i provini: Ascoli, Frosinone, Sassuolo, Genova e Inter; sembrava quasi fatta per la firma, purtroppo per motivi che non sono in grado di spiegare quella firma non c’è stata.


Decido di cambiare dal Calcio a 11 passo al calcio a 5 in una società di nome New Club- la società selezionava i più bravi del mio quartiere - io ero il più piccolo, nel primo anno del Campionato 98/99 2001 riesco a segnare 4 goal, nel 2 anno ‘99/2000 faccio meglio del primo anno: 17 sono le palle messe in rete. 

 Successivamente arriva la firma con il Napoli calcio a 5, il primo anno segno 13 gol e vinciamo il campionato provinciale, nel secondo anno mi resi conto che sentivo la mancanza del campo grande e quindi a dicembre abbandono il calcio a 5 (feci 6 goal in 5 partite).

Ritorno al calcio a 11, con la scuola calcio Real Gaetano Scirea gioco con quelli nati nel 2000, la partenza è buona perché riesco a segnare all’esordio: per la prima volta una scuola calcio arrivò ai play-off regionali dove però uscimmo ai quarti.

L’anno successivo all’età di 17 anni mi trasferisco al Neapolis, la squadra che milita in promozione, giocai nella juniores segnando una decina di gol e poi feci qualche panchina in prima squadra.   La svolta arrivò quando passai nella società: Aquile Rosanero di Caserta,( è stato il direttore Roberto Piccirillo a mandarmi in questo club) la squadra era in promozione ed era tatticamente molto forte questo perché aveva giocatori esperti come: Vittorio Gargiulo, Domenico falco, Ndyogou Ndyaje, Crescenzo Picozzi e Michele de Matteis e Antonio Piccirillo, giocatori che comunque hanno militato nei club  che contano. 

A dicembre però quella “bella favola casertana” finì per problemi di lontananza, successivamente passai al Plajanum Chiaiano dove ci sono stati più bassi che alti. Per la stagione a venire ho firmato con l’Oratorio Don guanella Scampia,  ho trovato dei  compagni fantastici e un mister molto carismatico, in conclusione tanta  è la voglia di riscattarmi.


 A fine intervista galleria fotografica 







Come prima domanda le voglio fare questa, il mondo dello sport è stato stravolto, come ogni settore della vita, secondo lei, tutto tornerà come prima, oppure anche il calcio subirà dei cambiamenti? 

Il calcio ha subito cambiamenti, come per esempio i 5 cambi a disposizione quindi pian piano sta cambiando un po’ tutto!



Secondo lei c’erano le condizioni per far ripartire il campionato di serie A, le altre gare di Champions, dobbiamo anche tener presente che gli stadi erano chiusi?

Le condizioni c’erano perché comunque i contagi erano quasi svaniti e poi non si poteva “buttare “così un anno di lavoro e di sacrifici da parte di tutte le società.



Quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?

Sin dalla nascita, sono cresciuto pane e pallone, ho mio padre che è malato di calcio, ha giocato tanti anni in serie settori giovanili importanti come quello di Foggia fino ad arrivare alla nazionale under 18.



I suoi genitori hanno cercato di assecondarla, oppure le hanno detto la classica frase: “...non sarebbe meglio che pensassi allo studio?”

I miei genitori mi hanno sempre indirizzato sulla buona strada equilibrando la scuola al calcio. Forse avrebbero voluto che mi impegnassi di più a scuola, ma oramai sono al quinto anno e quello che è fatto è fatto.



Lei abita a Napoli e le occasioni per praticare altri sport non le mancano, possibile che non ci sia stata qualcun’altra attività agonistica che potesse interessarla? 

A Napoli siamo molto fissati con il calcio, soprattutto la mia famiglia, quando la domenica papà mi portava allo stadio era magico ,io ne sono innamorato sin da bambino e non avrei mai immaginato di praticare sport diverso.



Lei è iscritto all’Istituto Alberghiero, pensa che continuerà gli studi una volta conseguita la maturità?

Non so se continuerò con gli studi, perché la mia famiglia ha un’attività di ristorazione molto conosciuta a Napoli e non solo, siamo aperti da ben 75 anni:” O’Russ della trippa”.



Lei riceve diverse chiamate per dei provini presso diverse squadre importanti, come mai non è riuscito a firmare per nessuna squadra, eppure erano andati bene?

Purtroppo il mondo del calcio è così, soprattutto qui al sud, alcune società hanno dei secondi fini sui giovani, ma non mi lamento questo doveva essere il mio destino meglio così!



Lei ha giocato in tantissime squadre, a quale è rimasto più  legato? 

Sono Legato molto alle Aquile Rosanero dove ho esordito in promozione, ho trovato compagni e calciatori fantastici, nonostante fossi a Caserta mi sentivo a casa mia! Non finirò mai di ringraziare quella società.



Ad un certo punto decide di passare con successo al calcio a 5, secondo lei qual è la differenza principale con il calcio a 11?

Nel calcio a 5 il gioco è più rapido, il campo da gioco e più stretto e corto quindi diventi bravo tecnicamente, il pallone e a rimbalzo controllato quindi per calciare più forte tiri di punta, lo stop sempre con la suola perché non hai il tempo e lo spazio di far allontanare il pallone da te, sono due sport simili ma diversi e belli entrambi.
Perché tutti provano a diventare calciatori? Che cosa gli attira, solo il diventare famosi o solamente i soldi? 

Per alcuni è così, per altri e solo l’amore è la passione per questo sport!



Lei gioca nel ruolo di? 

Io gioco come esterno di attacco di piede destro quindi posso giocare su entrambe le fasce, poi sono un ragazzo che si mette sempre a disposizione per l’allenatore e grazie al mio duttilissimo posso ricoprire altri ruoli!




Il suo goal più bello?

Ne ho fatti di goal, e mi piace segnare qualsiasi tipo di gol non importa se è un tiro da fuori, una rovesciata o in tapin. Però posso dirti al gol che sono legato di più che è quello in amichevole contro al Marcianise squadra che gioca in eccellenza, palla a me a limite dell’aria dribling secco sull’avversario col sinistro la sposto sul destro, botta, sotto l’incrocio. Sono legato molto perché è stato il primo tra i grandi e giocavo alle Aquole rosanero.



Alla fine di una partita, ripensa ai suoi errori, oppure gira pagina e si prepara alla prossima?

A fine partita ci sta che si pensi agli errori fatti in campo, li penso così alla prossima so che non li farò!



Il suo più grande difetto?
A volte trattengo troppo palla!



Il suo più grande pregio?

La velocità!



Se dovesse descrivere se stesso con poche parole, che cosa direbbe? 

Caparbio, grintoso e con personalità



Quanto è importante la famiglia per lei? 

La famiglia è tutto per me e di conseguenza sono molto legato ai miei, li ringrazio i miei genitori per avermi dato un’educazione più che ottima, e li ringrazio per tutti sacrifici che hanno fatto e fanno per me e per mio fratello.



Gli amici che ruolo ricoprono nella sua vita quotidiana?

Ho la fortuna di farmi voler bene da tutti, ho tanti amici, ma sono pochi quelli che considero fratelli, grazie ad alcuni di loro, sono maturato. Io per loro ci sono sempre e so che loro ci sono per me. 



Lei è abita al centro di Napoli, che cosa rappresenta per lei questa bellissima città? 

Napoli è una città strepitosa, non è come la descrivono alcuni scettici, se non ci vivi non lo possono sapere, Napoli sono i bambini che giocano a pallone in strada, Napoli è una passeggiata sul lungomare con la tua ragazza, Napoli e magiare una bella pizza, nel tuo quartiere con gli amici. Potrei continuare all’infinito per me Napoli è Napoli e non ne farei a cambio con nessuno. 




















































Grazie   

 a cura di Paolo Radi   




  10   09       2020 

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