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sabato 4 luglio 2020

DI PAOLO RADI 



 










CONVERSANDO CON...
     


     

PAOLO
FILOSA













Paolo Filosa nato a  Mondragone il 2.8.1969 è figlio di papà Giovanni e mamma Nicolina, inizia giovanissimo è alla Sinuessa nel 1981, poi gioca con la Mondragonese tutto il settore giovanile compresa la prima squadra, per passare al Falciano con il compianto presidente Palazzo.

 A 27 anni passa al San  Castrese dove a metà stagione purtroppo  il mister Mimmo Capriello visto che il mister si era ammalato  gravemente, la società gli affida il doppio ruolo di allenatore e calciatore, l'anno dopo passa come allenatore al Sacro Cuore di cancello Arnone, e a 29 anni si ritrova perle la prima volta ad essere allenatore degli allievi del Mondragone con il  quale vince il campionato. 

E da qui che scatta la svolta, infatti  viene promosso dirigente sportivo del Psv Mondragone con il quale  vince tre campionati consecutivi.

Poi continua sempre come ds al San Pio vincendo ancora un altro campionato.

Successivamente milita nel: 

 Villa Literno promozione definiti 3 anni straordinari,


Boville Enrica con il quale vince il campionato di eccellenza e viene promosso in D, sempre con il Boville arriva 6° in classifica nel campionato sardo laziale;

San Pio Mondragone la vittoria sfuma in casa perdendo una finale play off, si tratta dell’unico suo grande rammarico sportivo;

l’anno successivo passa alla Virtus Carano vince il campionato di promozione contro Acerrana staccata di 9 punti in classifica;

poi sempre con il Carano arrivava secondo in classifica altra finalissima play off contro il Gladiator; 


successivamente è al Vitulazio all’Albanova;

un anno dopo è al Gladiator stavolta serie D come direttore organizzativo, facendo il campionato siciliano- campano di serie D.

Con l’Aversa Normanna cerca di fare un miracolo subentrando a dicembre, la squadra era ultima con soli 6 punti;
a 5 partite dalla fine la squadra era salva. Si dimette poiché non accetta che la società abbia esonerato il suo mister Marasco, in 5 partite non faranno neanche un punto:ne bastavano 2 per la salvezza diretta.

Poi passa alla Sessana del compianto amico Franco Orabona alla quale riorganizza la società, successivamente è al Real Agro Aversa del patron Guglielmo Pellegrino con questa squadra batte ogni record: 

più 15 punti sulla seconda (la squadra Maddalonese),

miglior difesa d’Italia, sono sei i gol subiti,

miglior attacco del girone,

infine altro record: 13 vittorie esterne consecutive.

Ora sempre con il Real Agro aversa farà la D.

Inoltre è un ufficiale amministrativo della società di vigilanza Union Security 
Attualmente è direttore sportivo del Real Aversa, serie D











Come prima domanda le voglio fare questa, il mondo dello sport è stato stravolto, come ogni settore della vita, secondo lei, tutto tornerà come prima, oppure anche il calcio subirà dei cambiamenti? 

Nel calcio può sembrare tutto stravolto perché questa pandemia mondiale ci porta a delle riflessioni serie, io credo che il calcio lo pratica chi ha passione e con la passione il calcio non morirà mai, e mai avrai cambiamenti.









Secondo lei c’erano le condizioni per far ripartire il campionato di serie A?
Assistere a una partita senza pubblico mi sembra molto triste, per lei è così? 

Le condizioni di far ripartire il calcio di serie A si sono create ad hoc poiché intorno al sistema calcio professionistico da sempre molti sono interessi e soprattutto molte penalità di contratti stipulati in precedenza, ed è logico ripartire, ma non trovo logico un calcio senza tifosi, spero che quanto prima alcuni  settori vengano riaperti.









Che futuro si prospetta per le squadre delle categorie minori? 

Il calcio delle categorie minori cioè i dilettanti, che fanno questo sport per diletto hanno un grande vantaggio che è quello di avere un   presidente della Lnd Sen. Cosimo Sibilia, il quale si è battuto in prima persona per cautelare le società dilettantistiche. Vedi i tanti bonus che le società usufruiranno, e di questo alcuni, anzi molti presidenti ne hanno preso atto, dimostreranno che il calcio dilettantistico darà atto alle società professionistiche che la passione per il calcio supera gli interessi. 








E adesso veniamo alle classiche domande: Quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?

Bella domanda... ho scoperto che il calcio sarebbe stata la mia più grande passione più o meno 5 anni stavo sempre con i miei nonni materni, loro erano contadini e il nonno Antonio mi portò un giorno un pallone di colore giallo e rosso, iniziai a passare pomeriggi interi con quel pallone, anzi addirittura ci dormivo! Ogni volta che vedevo una sfera per me era tutto. 
Poi all’età di 12 anni mi padre Giovanni uomo mite, mi porto alla prima squadra di calcio creatosi nella mia città Mondragone, la squadra, la Sinuessa 81, allenata da Doriano Crocco ex allenatore della SPAL.


 L'hanno successivo passai allo Scauri societa satellite della Fiorentina sempre allenata da Mister Crocco, poi quando arrivò presidente Salvatore Conte questi mi portò alla Mondragonese dove iniziai i primi passi con la juniores, nonostante avessi 15 anni ero una dei più piccoli. Restai a Mondragone fino al 18 anni e la buonanima del mister Scungio ex del Cesena mi fece debuttare in D contro il Tivoli Terme, di quel momento ancora oggi riserbo un bellissimo ricordo. 

Passai al Bus Falciano di mister Franco Magliulo esperienza bellissima. Poi andai ancora al Psv Mondragone per passare in tante squadre ancora.









I suoi genitori hanno cercato di assecondarla, oppure le hanno detto la classica frase: “...non sarebbe meglio che pensassi allo studio?”

I miei genitori diciamo che si erano rassegnati, io passavo intere giornate a pensare al calcio, avevo proprio una passione innata ci piangevo quando mi imponevano giustamente di studiare, alla fine decidemmo che c'erano orari per lo studio e orari per io calcio.











Quanto crede che sia importate avere una buona cultura per frequentare il “mondo del calcio”?  

Io credo che oltre alla passione devi avere cultura senza cultura non puoi capire gli aggiornamenti perché il calcio si evolve e urgono aggiornamenti delle regole Noif e regole di vita. Senza cultura rimani indietro!










Perché tutti provano a diventare calciatori? Che cosa gli attira, più la fama o i soldi? 

Io credo che oggi il calciatore abbia tutto:  fama soldi e tante altre cose, basti pensare che se un ragazzino di scuola calcio fa  un goal negli allenamenti ed ecco che  simula l’ esultanza di Cristiano Ronaldo, già da piccoli si cresce per emulare calciatori, poi sono al centro  del gossip e addirittura vengono preferiti ad attori e cantanti per gli spot pubblicitari:  oggi la parola calciatore e uguale alla parola business.











Il dirigente sportivo, per chi ne capisce poco di calcio, che mansioni ha? 

Il direttore sportivo per molti sarebbe quello che compra i calciatori, invece io ho tutta un’altra teoria: essere direttore sportivo vuol dire essere quella figura che faccia trend union tra squadra e società, il direttore e quella figura che si interfaccia con il mister durante la settimana sulla gestione del gruppo e non sulle scelte che l allenatore dovrà fare, a mio avviso che sono al 26° anno da dirigente e sempre stato così.











Che cosa le sta dando il calcio e che cosa le sta togliendo? 

Il calcio mi sta dando tantissimo poiché mi porta tante conoscenze che a volte, anzi il più delle volte sono preziose anche nel mio campo lavorativo, essendo un dirigente di un importante società di vigilanza privata e avendo a che fare con tanti presidenti proprietari di aziende devo ammettere che mi porta a dei vantaggi anche nel settore del lavoro. A me il calcio ha solo dato e mai tolto nulla.











Nel corso della sua bella carriera lei ha ottenuto e sta ottenendo ottimi risultati, ho visto un articolo dove la chiamavano Re Mida, a che cosa è dovuto il suo successo straordinario? 

Nella mia carriera da dirigente posso ammettere con fierezza di aver vinto diversi campionati nelle mie primo tre anni ne vinsi tre consecutivi con il Psv Mondragone, poi uno a Carano in promozione, uno con il Boville Enrica in eccellenza che andò in serie D, uno ancora a Mondragone. E quest’anno con l’Agro Real Aversa ho battuto molti record nazionali. Re mida fu chiamato a Carano dove portai un paesino di 4 mila abitanti nel vertice del calcio regionale fu da quel momento che mi iniziarono a descrivere in tal modo. Però ci tengo a dire che sono una persona umile e se ho vinto e solo grazie a tutte le componenti creatosi e create in quei momenti.








Il suo più grande difetto?

Il mio più grande difetto...  che non mi accontento mai, cerco sempre di superare un altro obiettivo appena ne raggiungo uno (inoltre penso che non abbia fatto nulla di particolare.  Molti si cullano sugli allori io invece sono il primo a mettermi sempre in discussione.










Il suo più grande pregio?

Il mio pregio è l ‘altruismo sono uno capace di restare senza nulla pur di aiutare chi ha bisogno.









Se dovesse descrivere se stesso con poche parole, che cosa direbbe? 

Sono un uomo solitario che vive per i fatti suoi, ma sempre al servizio del prossimo in caso di bisogno.







Quanto è importante la famiglia per lei? 

La famiglia per me è tutto ho una grande famiglia: 5 figli e un nipotino. Mia moglie Eleonora poi Nicol, Mesia, Umberto, Francesco, e Gioia, poi c'è mio genero Decoroso e mio nipote Mauro. Queste persone sono il “mio tutto” il mio orgoglio e riferimento.








So che sta prendendo il patentino per salire di grado come dirigente sportivo, è così? 

Sì, sto facendo il corso Adise per direttore sportivo di categoria superiore a quella attuale, essere qualificati ti porta ad evolversi anche culturalmente nelle regole federali. È importante essere esperti nelle proprie mansioni.







Che cosa si aspetta dal futuro? 

Vorrei solo che il calcio riprendesse senza più fermarsi, per quanto riguarda me personalmente mi piacerebbe che mio figlio Umberto facesse un percorso nella Figc, che diventasse una figura istituzionale.










Come ultima domanda mi permetta di chiederle che cosa sta succedendo a Mondragone, quanto c’è di vero e quanto di falso?

Mondragone, è già la mia Mondragone... vedi io esco la mattina causa lavoro e rientro la sera.

Mondragone è una ridente cittadina del litorale Domizio dove ci sono km di dune naturali e spiagge un mare bellissimo, le terme, la mozzarella di bufala, il vino Falerno e tante altre cose meravigliose.

 E successo che si è acceso un piccolissimo focolaio Covid e che la politica nazionale tutta: sia di destra sia di sinistra ci abbia fatto propaganda elettorale sopra. 
Creando un allarme mediatico hanno fatto in modo che unici a pagare le spese è stata e sarà l’economia della mia città. 
Spero che tutti vengono a Mondragone perché trattasi di una delle più belle città del sud Italia.







Alla fine di questa intervista desidera ringraziare qualcuno?

Posso dire che se ho la possibilità di continuare a fare calcio è solo perché devo ringraziare il presidente della union Security nella figura del presidente dott. Valerio Iovinella che mi ha dato la possibilità di far conicidere entrambe le cose, lo ringrazio pubblicamente avendo io un ruolo dirigenziale nella union Security, diciamo che mi devo ritenere soddisfatto di questa possibilità che mi ha dato il dott. V Iovinella,  cercherò  di ripagare – questa possibilità-  sia nel mio lavoro sia  nel calcio. 







Grazie   

a cura di Paolo Radi   





O4 07      2020 

(Tutti i diritti riservati)  





















venerdì 3 luglio 2020


DI PAOLO RADI 









CONVERSANDO CON...
     


     

CIRO  
MARCO SIMONETTI Jr











Ciro Marco Simonetti è nato a Napoli il 15 12 92 e all’età di 8 anni inizia a giocare a calcio con una scuola calcio di Ponticelli che è il quartiere di appartenenza; dopo sei mesi gli arriva la chiamata del Napoli.


 Per 8 anni rimane con il Napoli. Dopo Napoli passa nelle seguenti squadre:

 Avellino, Real Suessola   promozione fa 24 gol e arriva secondo in classifica dove perde la finale play off; l’anno si traferisce all’ Acerra (25 gol) vincendo il campionato di promozione; l’anno dopo sono rimane all’ Acerra in eccellenza (9 gol) poi mi si ferma fermato anno per la perdita di suo fratello.

Gli arriva una chiamato dal Casoria in prima categoria vincono   il campionato e passano in promozione, suoi sono 43 gol in due stagioni.


 L'anno successivo vince il campionato di promozione con 19 gol. L'anno dopo milita nel   Casal Di Principe, successivamente con l’Albanova Promozione Campana riesce a vincere il campionato: 40 gol!


L'anno successivo rimane 4 mesi Albanova e poi passa alla Frattese, arrivano primi, ma il Giugliano perdono lo scontro finale (16 go).

Quest’anno gioca 3 mesi con la Frattese e poi al   Gaeta (6 gol). Ci siamo fermati a causa del l Covid







Come prima domanda le voglio fare questa, il mondo dello sport è stato stravolto, come ogni settore della vita, secondo lei, tutto tornerà come prima, oppure anche il calcio subirà dei cambiamenti per la prossima stagione? 

Io credo che piano piano si debba ritornare alla vita di prima, non ci dovrebbero essere problemi, da come vedo il campionato slitterà di un mese, l’importante è che   ci facciano iniziare che è ciò che piace a noi.





Secondo lei c’erano le condizioni per far ripartire il campionato di serie A, mi riferisco al fatto di giocare a porte chiuse?

Secondo me è stata forzata la riapertura dei massimi campionati, questo perché “girano molti soldi”. E pur di farlo hanno deciso di non avere le rispettive tifoserie. 











Le categorie minori sono state penalizzate, lo trova giusto? Possibile che non esisteva una soluzione per farle giocare, con le dovute precauzioni? 

Io credo che le condizioni del calcio dilettantistico non c’erano, anche perché nessuna società si sarebbe presa la responsabilità di far scendere in campo i propri calciatori: dopo una pandemia del genere!





Quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?

È sempre stata la mia più grande passione, da piccolo ho sempre giocato per strada sin da quando avevo 4 anni.





I suoi genitori hanno cercato di assecondarla, oppure le hanno detto la classica frase: “...non sarebbe meglio che pensassi allo studio?”

Genitori ...ne ho avuto uno, perché sono cresciuto solo con mia mamma ho perso mio padre a 7 anni e mia mamma “non mi ha mai messo bastoni tra le ruote” e mi faceva fare quello che più desideravo. Però ti dico il mio più grande rammarico e di non aver continuato   la scuola a causa della mia passione per il calcio.





Lei è nato a Napoli che cosa se la sente di dire? 

Napoli e una città difficile e bisogna fare attenzione alle amicizie, fortunatamente non ho mai preso la strada sbagliata essendo di Ponticelli ribadisco che vivere a Napoli è difficile, però non sempre si fanno scelte sbagliate.










Lei ha giocato in tantissime squadre, a quale è rimasto più  legato? 

La squadra alla quale sono più legato è sicuramente l ‘Albanova, si tratta di una società che ti fanno sembrare di essere in una famiglia, ti “fanno stare alla grande” e così dovrebbe essere in tutte quelle dei professionisti, che altro aggiungere, ... ho vinto il campionato ed è stata la mia migliore stagione: 43 gol in campionato in 28 partite. Mi sono rimasti nel cuore sia la famiglia Zippo sia tutta Casal di Principe, auguro a tutti le miglior fortune.





Quali sono i motivi del suo successo agonistico?

La fortuna è che mi faccio trovare sempre pronto, faccio questo per mestiere e per fare bene bisogna sempre lavorare al massimo e mai montarsi la testa: ma, restare sempre con i piedi per terra!









Perché tutti provano a diventare calciatori? Che cosa gli attira, più la fama o i soldi? 

Diventare calciatori è il sogno di tutti i bambini poi ad un certo punto devi essere coerente con te stesso, o vai a lavorare oppure rimani nei dilettanti per poi passare di categoria e guadagnare.









Lei gioca nel ruolo di? 

Gioco nel. Ruolo di Neymar ma il, il mio preferito è Ronaldo; il fenomeno!





Il suo  goal più bello?

Il mio gol più bello? Ne ho fatti più di uno, ma ti dico quello con l’Albanova :  1 a 0   contro l’Afragolese in coppa Italia.










Quanto è importante la famiglia per lei?
  
Per me la famiglia viene prima di tutto, ho una moglie che è come una sorella, è un’amica, per farla breve è tutto per me, poi c’è mio figlio  e da quanto è nato mi ha totalmente cambiato la vita, ed è ovvio che siano sono le persone più importanti della mia vita.











Lei ci ha parlato della morte di suo fratello. Se la sente di scrivere qualcosa suo fratello, veda lei.

Mio fratello era la persona a cui tenevo di più nell mia vita, mentre ti scrivo piango per farti capire, appunto, il valore che aveva nella mia vita.; come ho già spiegato in una delle precedenti risposte, ho perso mio padre a 7 anni il e mi ha cresciuto lui fino 23 anni; da quanto non c’è più ho un vuoto che non si copre più: mi manca da morire!









Che cosa si aspetta dal futuro? 

Cosa mi aspetto del futuro?  In primis di stare bene io e tutta la restante parte del mondo, anche perché dopo questa pandemia sono morte migliaia di persone e spero che tutto tornerà nella normalità, e che possano vivere una vita migliore.




Grazie   

a cura di Paolo Radi   





03 07      2020 

(Tutti i diritti riservati)  





















lunedì 22 giugno 2020



A CURA DI PAOLO RADI 


 










Un racconto calcistico (autobiografico) 
     
     
di


PINO 
BIFULCO 








Pino Bifulco di Salerno ci racconta qualcosa sulla sua vita calcistica.









Mi chiamo Giuseppe Bifulco all’anagrafe, ma il mio nome ormai è Pino Bifulco sono nato a Salerno.


Da piccolo come la maggior parte dei ragazzi di tutto il mondo sognavo di diventare un calciatore, La sera mi sognavo di tutto:
i gol al novantesimo su recuperi palla al 95 esimo.

Solo che a differenza degli altri  ho dovuto fare tanti sacrifici per giocare perché da piccolo non ero in molto in forma, ero molto robusto e pesavo parecchio,  quando iniziai a giocare a calcio avevo 10 anni, tramite  un’assistente sociale iniziai a giocare per la Nuova Salerno una scuola calcio di Salerno;  andavamo io e mio fratello,  era  un bambino robusto come me e non giocava mai perché probabilmente a lui non piaceva, visto che io nonostante il mio peso già da piccolo facevo capire al mister che volevo giocare e che ero bravo, infatti i genitori dei miei amici mi portavano in cielo!


Addirittura non mi posso mai dimenticare una partita a San Severino dove io dalla difesa feci due-tre gol, il mister mi chiama e mi dice: 

“Scarta tutta la squadra, arriva d ‘avanti alla porta e fai segnare quello scarpone di tuo fratello” lo feci subito.

Giocai giusto un anno da piccolo, (mentre frequentavo la prima media,) poi ricomincia in primo superiore in una squadra che si chiamava: 
Pellezzano 2000. Ero sempre fuori forma, lento.

Non avendo mai giocato nel campo a 11 prima di allora non sapevo nemmeno i ruoli e il mister più incompetente di me mi mise terzino dove “facevo solo danni”

A giocare in quella società (eravamo sempre io e mio fratello) ci portò un amico del nostro quartiere che era due anni più grande. 
Mi ricordo che un giorno nel pulmino mi disse che il direttore sportivo di quella squadra gli aveva chiesto:


“che lo hai portato a fare? Non ce la fa nemmeno a camminare, gli dobbiamo dare una bombola d’ ossigeno”
Quando lo venni a sapere andai in collera e non andai per diversi mesi. 

Poco dopo un sia   gli amici che il mister dicevano che dovevo tornare almeno per divertirmi e così feci. L ‘allenamento iniziava alle sei di sera. 

Io ogni giorno uscivo da scuola alle 13:15 andavo a casa prendevo il borsone e senza mangiare me ne andavo a prendere il pullman sotto casa che mi portava a Baronissi.
Piano piano iniziavo a divertirmi per davvero.
Cambiai ruolo innanzitutto e inizia anche a scendere peso e da qui iniziarono le soddisfazioni. 

Finisce il campionato io non avevo giocato moltissimo, andiamo a fare un torneo a Scario e il mister fa giocare me e un altro ragazzo che non aveva mai giocato e mai segnato;
 nonostante fosse più grande di me e fosse attaccante
.
Giocavamo contro un settore giovanile di qualche serie D, vincemmo 1-0 assist mio, primo gol del nuovo arrivato.


Dopodiché l’anno dopo mi chiama una squadra che si allenava sullo stesso campo dove già stavamo noi.

Ero molto dimagrito, mi ero messo in forma, e il direttore di quella squadra mi voleva ad ogni costo mi fece iniziare la preparazione con quelli del ‘98 e mi mandava a giocare anche con quelli del’ 97.

 Vivevo di quello.

Stavo 5 ore a scuola e 10 ore sul campo di Casignano.
Diverse furono le soddisfazioni e  poi iniziarono i primi provini.


Cavese, Reggiana e Pro Patria.

Poi una notte verso le due, a campionato finito mi arriva un messaggio del mister che a volte mi aveva fatto giocare con quelli del ‘ 96; mi dice che la mattina seguente dovevo svegliarmi presto e farmi trovare al campo perché ci sarebbe stata l’amichevole con i ragazzi dell’anno 96 della Paganese (settore giovanile di serie C,  l’anno seguente  sarebbe dovuto andare allenarli e avrebbe avuto intenzione di portare anche me), pensai  ad uno scherzo visto anche l’ ora delle telefonato,  ma invece era tutto vero.

Mi presentai, giocai, e mi feci notare alla grande.


In estate iniziai la preparazione con loro, per me era una cosa nuova, era bellissimo stare in un settore giovanile, c ‘erano ragazzi che venivano dall ‘Udinese e dalla Fiorentina squadre che io vedevo solo negli album delle figurine. 

Poi una mattina il mister, che abitava di fronte a casa mi, mi dice:
“Vieni i a fare questo raduno con me, ci sono gli osservatori dell’Atalanta”.

Io emozionatissimo vado, e gioca una delle partite più belle che abbia mai fatto, subito dopo il mister poi mi disse che il provino non era per l’Atalanta, ma per l’Empoli. Una settimana dopo salimmo all’ Empoli io e il mister (aveva organizzato il raduno con suo figlio che svolge la funzione di osservatore). 


La coincidenza bella è che mentre noi salivamo al centro sportivo, il bus con la primavera usciva per andare a fare un amichevole precampionato.

Arriviamo davanti ad un cancello con lo stemma dell’Empoli (enorme ai miei occhi) si apre questo cancello e ad un certo punto mi sembra di essere in paradiso.

C’ erano: campi per giocare di tutte le grandezze, il dormitorio, il ristorante, si tratta di una struttura che ti aiuta anche a studiare, c‘era tutto quello che in Campania non troverai mai: un centro sportivo come dev’essere.


Ci sediamo a parlare e il direttore ci dice che proprio qualche giorno prima di noi era venuto Galliani a prendersi di persona Riccardo Saponata, io non credevo a quello che ascoltavo, era la realtà, la mia realtà. 

Comunque mi dicono di salire per metà agosto e che mi avrebbero tenuto in prova fino al primo di settembre, salutiamo e ce ne andiamo.

Avevo in mente salire più in forma che mai e quindi mi allenavo sia con la squadra del mister che mi aveva portato all’ Empoli sia con la Paganese (tra l’altro il direttore mister mi pressava affinché io firmassi il contratto).


E un giorno mentre parlavo con il mister che mi aveva portato all’ Empoli gli dissi che mi stavo allenando ancora con la Paganese, ovviamente per fare bella figura e realizzare così il mio sogno. si arrabbiò, inizio ad inveire:

“Sei un cretino, mi stai prendendo per il culo, ti stai allenando con un altra squadra, non ti faccio salire,” e così fece, infatti al posto mio portò due ragazzi. 

Non faccio i nomi, ma uno dei due ragazzi che aveva portato all’ Empoli non so quanto gli avesse dato, l’altro strinse un patto: visto che veniva da due settori giovanili professionistici importanti se il provino non fosse andato bene, sarebbe rimasto nella squadra di appartenenza: tutta questione di business! 


Morale della favola? Scesero dopo tre giorni.
Il raccomandato non ha mai più giocato a calcio e l’altro giocò con me, il mister per farsi perdonare, per il fatto di avermi escluso, non so quante promesse mi fece!
Iniziamo l’anno e io mi divido tra i nati del ‘98 e quelli del ’97.


A metà anno in una partita con i nati del ‘97 a Torrecuso nemmeno il tempo di entrare per 10 secondi che un dolore allucinante mi provocò un urlo talmente forte da farmi sentire sino a Salerno!

Mi ruppi il menisco a fine gennaio, un mese fermo, mi operai il 20 febbraio e il 23 marzo ero già in campo al campo per giocarci il secondo posto a Battipaglia, il mister non voleva farmi giocare. 


Prima della partita lo pregai tantissimo, gli dissi che ero pronto, ma lui non voleva credermi.

Mi siedo in panchina (già era qualcosa visto che prima della partita non voleva portarmi proprio), tutto amareggiato, dopo 45 minuti stavamo perdendo 2-0.
Niente, non mi voleva far entrare glielo dicevo in tutti modi possibili di farmi entrare, ma niente.
Gli ultimi 10 minuti mi fa entrare dove riusciamo a perdere 2 -1, quel goal non cambiò il risultato.

Un altro anno di divertimento, ma senza vincere nulla.

Mi chiamano: l’Avellino, il Giulianova, il Rimini, il Bassano Virtus,
informazioni che avevo saputo tramite altre persone.

Un ragazzo che conoscevo mi disse che parlavano di me all’ Avellino calcio, direttore sportivo Forte avrebbe voluto chiamarmi, si sentii col mio mister, purtroppo non se ne fece niente. 


Col Bassano era tutto deciso (eravamo in tre) dovevamo solo partire, il giorno dopo ci chiama il giorno ci disse che era tutto salto, questo perché il Bassano voleva farci pagare il convitto, visto che noi non ne avevamo la possibilità, la sua risposta a questa richiesta del Bassano fu un no deciso. Egli però prese la decisione senza consultarci, la mamma di un ragazzo chiamò il direttore e chiese spiegazioni.


Salì per sei mesi (600€ di convitto), e io a dire la verità “rosicavo”. 

Poco dopo mi chiamò un giornalista locale per sgridarmi, visto che non gli avevo riferito che avevo firmato per il Giulianova. 

 Dissi di non sapere nulla, perché così era.

In poche parole andammo a fare un provino a Giulianova, oltre a me c’erano altri tre ragazzi più grandi.

E non posso mai dimenticarmi che a fine partita si avvicina Moris Carrozzieri direttore del Giulianova in serie D e chiede il nome della maglia numero 10.  


Mi presento, si prende i miei dati anagrafici e mi spiega che si sarebbe messo d’accordo col il mio mister per farmi iniziare la preparazione con la prima squadra per il mio primo anno di under.

Moris Carrozzieri chiamò solo me.  Quando mi chiamò il giornalista mi disse testuali parole:
“Tu e il figlio del mister avete firmato per il Giulianova e non mi avete detto ancora niente?”

Rimasi frastornato e gli dissi che eravamo andati a fare un provino per il Giulianova e che Moris Carrozzieri dove sentirsi col mister per mettersi d’accordo per quando farmi salire a firmare il contratto.

Telefonai il mister e gli domandai quando sarei dovuto partire, la sua risposta? Eccola: 


“Volevano mio figlio e te, ma c’era da pagare il convitto e non era cosa”. Non mi disse se avessi voluto volevo fare questo sacrificio, in conclusione aveva ancora deciso per la mia vita calcistica.

La morale della favola e che il figlio andò a giocare la squadra dovette retrocedere in C , il convitto costava500 euro al mese convitto e lui era tra le riserve della primavera .
A buon intenditore poche parole.
Ma le soddisfazioni non finiscono.


Ora gioco in promozione non sono più Under, non prendo milioni di euro però continuo a divertirmi e cercare di vincere con i miei amici.


























Grazie   

a cura di Paolo Radi   




22        06      2020 

(Tutti i diritti riservati)