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venerdì 11 ottobre 2019



A CURA DI PAOLO RADI 









 UNA CONVERSAZIONE 
     

     
 CON 




  ALESSIO  
 SIRENO 






Alessio Sireno 01/02/1987è nato a Foggia il primo febbraio del 1987.È andato via da casa a 17 anni per seguire i sogni del mondo calcistico. Inizialmente ha iniziato la carriera nelle giovanili del Foggia, poi è stato acquistato dal Bari che era in serie B per poi essere mandato in prestito al Castelnuovo di Garfagnana (serie C) dove vi è rimasto per 3 anni e mezzo (gennaio2006 gennaio - giugno 2009).

Successivamente è passato all’Arezzo in C1, Val di Sangro C2, Colligiana C2, ho fatto tutte le nazionali di Lega Pro, poi è sceso in eccellenza con l’Isernia calcio vincendo il campionato di eccellenza approdando in serie D con la vittoria della coppa regionale.

In serie D ha militato con la città di: Marino (Roma), Brindisi- Santhià, Sestri Levante, in eccellenza con Ghiviborgo con la promozione in serie D attraverso i play off: Camaiore, Sansovino Calcio, Pontebuggianese, Cenaia, Peccioli, (Forcoli, Peccioli).


Quest’anno gioca con  il Colligiana in Eccellenza 





    


    La prima domanda è un classico: quando ha scoperto che il gioco del calcio sarebbe stata la sua più grande passione?

L’ ho scoperto fin da subito perché ho cominciato a giocare a 6 anni e da lì non ho mai smesso di giocare.



Da come abbiamo saputo sei andato via presto da casa, a 17 anni, come hanno reagito i tuoi genitori, hanno cercato di ostacolarti, oppure hanno assecondato il tuo desiderio di diventare un bravo giocatore? 

I miei genitori non mi hanno mai ostacolato perché erano contenti della mia scelta, sapevano già che sarebbe stata la mia passione per il mio futuro









Se non avesse scelto il calcio, quale altro sport le sarebbe piaciuto praticare? 

Se non avessi scelto il calcio... non saprei perché non ci ho mai pensato a ciò che sarebbe stata la mia vita senza il calcio.




Viene acquistato dal Bari che era in serie B, un bel traguardo, pensava di rimanere al Bari, oppure era consapevole che sarebbe andato in prestito al Castelnuovo di Garfagnana? 

Mi sarebbe piaciuto restarci e per sei mesi ci sono rimasto, poi sono andato in prestito al Castelnuovo di Garfagnana; ero giovane e prima era diverso: soprattutto con i giovani, ora questi sono più tutelati.










 Come si è trovato inizialmente in questa squadra? 

Mi sono trovato da subito a mio agio mi hanno fatto sentire come a casa mia, per me è stato facile ambientarmi.



Lei ha vinto tanto, tante sono state le soddisfazioni, qualche rimpianto per quello che poteva essere e non è stato? 

Rimpianti no, perché sono soddisfatto della mia carriera, sicuramente potevo giocare qualche anno in più in categorie più consone prima di dover scendere nei dilettanti.








Il suo goal più bello? 

Il gol più bello la vittoria del campionato all’ultima giornata con l’Isernia il gol dell’1-0 che ha dato il via alla vittoria.



La partita che non vorrebbe più ricordare? 

Non ne hai una in particolare sinceramente, ma alcune delle semifinali perse che ho disputato sia con il Camaiore che con la Pecciolese per il passaggio di categoria mi hanno un po’ turbato.









Qual è la principale qualità che deve avere un calciatore? 

L’umiltà la consapevolezza, sono la forza che fanno la differenza, poi più qualità hai e meglio è; chiaramente essere in forma a livello psicologico è fondamentale.








    Qual è il suo stato d’animo prima di una partita?

Beh essere in ansia prima di una partita e normale, finché lo avrò e il motivo per cui giocherò ancora qualche anno.




E alla fine di una partita, invece? Ripensa a quello che ha sbagliato, oppure volta pagina? 

Si ripenso molto, soprattutto dopo, e il giorno dopo ancora, poi dal martedì si volta pagine e si comincia a pensare alla prossima partita









Che cosa le ha dato il calcio e che cosa le ha tolto? 

Il calcio mi ha dato tanto, mi ha fatto conoscere: mia moglie tante persone e questa conoscenza si è trasformata in amicizia: però il pallone mi ha  tolto la vicinanza della mia famiglia, questo sicuramente.









Lei abita a Firenze e sua moglie, così mi pare di aver capito è toscana, come si è trovato a vivere in una realtà diversa dalla sua città d’origine? 

Mi sono trovato bene anche se non è stato facile, però avendo girato tanto mi sono abituato a convivere sempre con gente nuova. 




Un suo pregio? 

Posso dire che sono troppo buono e di cuore, darei tutto per chi veramente merita. 








Un suo difetto? 

Un difetto è che sono schietto e sincero, inoltre sono molto impulsivo.



Per chi non la conosce come descriverebbe se stesso? 

Sinceramente faccio fatica a descrivermi però sono una persona vera, di cuore che di tutto per chi merita, ma ho anche tanti difetti, come dicevo sopra sono molto impulsivo e questo alle volte penalizza soprattutto nel mio lavoro, questo perché dove c’è gente falsa che non accetta la realtà è la verità. 








  Qual è il sogno nel cassetto? 

Il mio sogno è avere una famiglia con dei figli e un futuro migliore per tutte le persone che mi vogliono bene veramente. E chissà un giorno fare l’allenatore. 






Grazie   








a cura di Paolo Radi   





11     10    2019 
(Tutti i diritti riservati)  






mercoledì 25 settembre 2019



A CURA DI PAOLO RADI 







 CONVERSAZIONE
     

     
 CON  




LUDOVICO   
LE ROSE  










Ludovico Le Rose abita a Roma, ha 23 anni, e si è diplomato al Liceo Classico “Giulio Cesare”. Ha militato nel: Settore giovanile nella Lazio, Futbolclub, Romulea, Urbetevere, Aprilia e Frosinone. Prima squadra: serie D al Cyntia e al Tor Sapienza; eccellenza: al Fregene calcio, Monterotondo calcio, Virtus Nettuno calcio; promozione alla Compagnia portuale Civitavecchia con cui ha vinto la Coppa Promozione. Attualmente è studente universitario alla LUISS Guido Carli, giurisprudenza, grazie alla borsa di studio ottenuta per meriti sportivi (calcistici); ora gioca nella squadra AS LUISS in promozione.






La prima domanda è un classico: quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?


Avevo appena 3 anni e già ero innamorato del pallone, andavo al parco davanti casa e giocavo le ore, la palla era più grande di me. Piano piano che crescevo e che diventavo più grande, fino a 12-13 anni oltre a frequentare la scuola calcio, andavo a giocare nei parchi, volevo sempre la palla, smarcavo tutti, e quando la perdevo, la andavo a riprendere immediatamente.

Queste sono le cose che bisogna avere si da subito, dalla nascita, è quel fuoco che non tutti posseggono, poi inizia la crescita calcistica ma in Italia, come ormai ovunque, ci si scorda che i talenti nascono tra le strade, i parchi, dove non ci sono regole, “cinesini, scalette e conetti.” È così, immediatamente, quando ero ancora molto piccolo, che è nata la mia più grande passione, non c'è stato nemmeno bisogno di capirlo, è stata una cosa naturale.









I suoi genitori hanno cercato di assecondarla, oppure le hanno detto la classica frase: “...non sarebbe meglio che pensassi allo studio?”


Ho avuto la fortuna di avere genitori che, oltre ad essere delle persone intelligenti e oculate, hanno saputo darmi i giusti consigli, mi hanno fatto capire i valori importanti e le cose che davvero contano, diciamo che mi hanno indirizzato verso il perseguimento di traguardi all'altezza delle mie potenzialità. 

Sono un ragazzo molto ambizioso, ma ho anche capito che non bisogna sacrificare il divertimento anche quello è una componente importante della nostra vita. 

Detto ciò posso dire felicemente che i miei genitori mi hanno assecondato le mie scelte dandomi al contempo tanti consigli e ora a 23 anni riesco a portare avanti lo studio, dato che sono uno studente LUISS, e la mia più grande passione che è appunto il calcio, entrambi a livelli ottimi ma aggiungo che punto a migliorare in entrambi i campi.








Lei abita a Roma e le occasioni per praticare altri spor non le mancano, possibile che non ci sia stata qualcun’altra attività agonistica che potesse interessarla? 


Fino a 15 anni, contemporaneamente al calcio, ho praticato diversi sport ovvero: atletica raggiungendo traguardi importanti a livello regionale, nuoto, acquisendo quasi tutti i brevetti, inoltre suonavo anche il pianoforte ah... ah...
Sono un appassionato di tutti gli sport in generale, ma il calcio rimane il primo in assoluto.









Lei si è diplomato al Liceo Classico, e sinceramene ho conosciuto giocatori che hanno frequentato il classico o il Liceo scientifico; diversi hanno preso il diploma al tecnico, altri al professionale e molti hanno solo la licenza media. Quanto crede che sia importate avere una buona cultura per frequentare il “mondo del calcio”?  


Avete una buona cultura serve più in generale per affrontare la vita a certi livelli, confrontarsi a livello internazionale con persone di ogni caratura. Nello specifico anche nel mondo calcistico serve una buona cultura sia per ricoprire cariche dirigenziali, presidenziali sia per fare l'allenatore dato che sono importantissimi i messaggi che bisogna trasmettere.

Ma più in generale una buona cultura è importante che la possiedano anche i giocatori ,e in Italia è molto raro, sia perché a fine carriera bisogna uscire da quella bolla in cui si è stati per un po' di anni sia perché comunque i giocatori nel momento della loro fama a carriera in corso sono molto seguiti e hanno un immagine a livello social non indifferente, quindi dovrebbero trasmettere i giusti valori e un'immagine di se stessi  all'altezza di quello che alla fine rappresenta lo sport, che non è solo business, ma anche integrazione sociale, sfogo, divertimento nonché una palestra di vita importante.











Lei ha giocato in tantissime squadre, a quale è rimasto più   legato? 


Tra le squadre con cui sono rimasto più legato e in cui credo di aver lasciato bei ricordi ci sono: il Fregene calcio, la Virtus Nettuno calcio, la compagnia portuale Civitavecchia calcio.





Perché tutti provano a diventare calciatori? Che cosa gli attira, più la fama o i soldi? 


Credo che si prova a diventare giocatore per entrambe i fattori, per la fama e per i soldi. È pleonastico dire che nel calcio girano tantissimi soldi e questi sono sicuramente l'attrazione principale, ma devo anche aggiungere che in un mondo come quello di oggi, incentrato tutto sull'apparenza, sui social, e poco sulla realtà concreta essere famosi è diventato un obiettivo di tanti e il calcio ne è uno strumento per il raggiungimento.


 Siamo in un mondo di esibizionisti e il calcio alimenta questa moda. Quindi soldi e fama vanno quasi di pari passo.



Lei gioca nel ruolo di? 


Io sono un centrocampista centrale.










Che cosa le ha dato il calcio e che cosa le ha tolto? 


Il calcio mi ha dato tantissimo. Come già detto ritengo che, come tanti altri sport di squadra, (il calcio)sia una palestra di vita perché ti mette in contatto con tante persone, bisogna convivere, accettare, sopportare, divertirsi, relazionarsi con i compagni, staff, presidenza e tutto ciò che sta intorno a questi ambienti. In più è un modo per mettersi in gioco, 

La domenica per esempio, quindi è un bel test per mettere in pratica quanto svolto la settimana, e credo che chi viva per queste cose, con adrenalina, con quel sangue dentro, non ne possa proprio fare a meno. Detto ciò, ovviamente, come anche altri sport impegnativi, il calcio mi ha levato del tempo, ma a pensarci non mi sarei e non divertirei tutt'ora ad affrontare la vita con tanti tempi morti; motivo questo per il quale sono sempre riuscito a fare tutto, giocare, studiare e divertirmi.

 Vado quindi in controtendenza e dico che: il calcio mi ha dato tanto ma tolto poco, forse perché sono riuscito sempre a equilibrare tutto.

 Ovviamente la nota dolente è che questo sport mi ha portato tante delusioni dato che ho scoperto un mondo per lo più marcio, sporco e quindi non ha dato possibilità di alimentare i miei sogni sin da piccolo nonostante le premesse personali erano e sono più che buone. Detto questo ho conosciuto anche ambienti e persone pulite, poche ma ci sono.

 Quindi ad oggi non cambierei le scelte passate perché il tempo l'ho sempre distribuito nella maniera migliore.





Il suo più grande difetto?


Il mio più grande difetto è che sono troppo buono e a volte questo aspetto viene frainteso e scambiato per ingenuità.










Il suo più grande pregio?


Il mio più grande pregio penso sia quello di relazionarmi con tutti, ogni tipo di persona, dando spazio a tutti con la stessa gentilezza.




Ho intervistato diversi giocatori e molti mi hanno ripetuto la solita frase: “Non conta essere molto bravi, ci vuole il procuratore adatto, servono le conoscenze per arrivare in serie B e A, alcune società di chiedono delle cifre esagerate per poter entrare”. Possibile? Corrisponde a verità?  Io pensavo che fosse fondamentale il saper tirare in porta, mentre invece scopro che non è così fondamentale. Ho capito bene?


Nella vita in generale è normale che si sfruttino le conoscenze, il problema arriva quando un ragazzo (riferito al calcio ma vale nella vita) che merita viene "escluso, mandato via”, non viene confermato ecc.  ed al posto suo va avanti uno meno meritevole per conoscenza, forte raccomandazione, sponsor e pagamenti vari.

 Questo è un problema della vita, ma nel calcio come negli ambienti dove ci sono grandi possibilità di guadagno è una pratica usuale. Io sono dell'idea che non ci sono generazioni di fenomeni o meno perché su 60 milioni di persone i campioni ci sono eccome. 

Il problema è che ne arrivano sempre meno, vuoi per un problema di formazione e incompetenza dato che il talento in questo paese non viene capito e aspettato vuoi per le solite raccomandazioni. E ti dirò ti più: a mio avviso, almeno per quanto riguarda questi tempi, anche se uno è un campione, un fenomeno, uno molto più forte degli altri, non è detto che arrivi. Questo dipende dalla fortuna delle persone che incontra lungo il suo cammino, ma altrimenti anche se uno è più forte e non è nessuno rischia ugualmente di non andare avanti dato che nulla è regalato, ognuno vede l’orticello proprio e fino a che non si arriva in prima squadra nessuno pensa "questo ragazzo un giorno può essere la fortuna di una società".

 Il pensiero oggi è "figlio di chi sei, chi è il tuo procuratore, chi ti manda o quanto sei disposto a pagare".




Lei abita in una grande città e le grandi città possono offrire più opportunità, è più facile conoscere procuratori più importanti, ad esempio, rispetto a un ragazzo che abita lontano dai centri “di potere” mi passi il termine, di conseguenza pensa che sia più facile arrivare in alto, in termini di bravura è ovvio? 


Chiaramente in una grande città ci sono molte opportunità e in linea di massima si, è più facile trovare una strada per arrivare in alto...però non è un'equazione matematica, si può provare ad arrivare anche dai centri più piccoli perché le conoscenze posso arrivare da ogni parte. Generalmente si, chi abita in centri grandi e importante tipo Roma è avvantaggiato.










Ho intervistato prima di lei un suo amico, Gabriele Bolletta, che tipo di calciatore è, e cosa vi accomuna? 


Gabriele è un amico prima di tutto. Inoltre è un portiere eccezionale, grandissimi riflessi, tiene bene la porta, e una caratteristica importante è che ci sa anche fare con i piedi e questo aiuta molto nel far partire l'azione in un certo modo. Ci accomuna molto la passione per questo sport sicuramente.




Se dovesse descrivere se stesso con poche parole, che cosa direbbe? 


Mi sento una persona generosa e rispettosa, seria ma che sa divertirsi e far divertire. Inoltre sono molto ambizioso, un bel mix tra un sognatore e un realista 











Che cosa si aspetta dal futuro? Un ingaggio importante oppure le piacerebbe diventare allenatore di serie B/A? 


Non mi aspetto nulla dal futuro perché credo che altrimenti mi riempirei di illusioni. Sicuramente ho diverse aspirazioni ad esempio la doppia laurea, esperienze all'estero sia a livello universitario sia umano/sociale. 

Nel calcio mi piacerebbe essere un giocatore professionista e perché no un giorno anche un allenatore professionista. Queste le aspirazioni, vediamo cosa riuscirò a fare, la vita è strana, può succedere tutto e il contrario di tutto. Sicuramente però non perderò il sorriso, la voglia di vivere, quell'entusiasmo che trasporta ogni giorno della mia vita.







Grazie   

a cura di Paolo Radi   





26     09    2019 
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