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domenica 5 marzo 2017

I   N   T   E   R   V   I  S   T   A



INTERVIEW
ENTRETIEN
ENTREVISTA
ИНТЕРВЬЮ
مقابلة
אינטערוויו
интервју




                                                                                                          




CONVERSAZIONE

con


 DAVIDE DELLA VERITA’

a cura di Paolo Lorenzo Radi



Davide Della Verità è un ragazzo di Roma che fra poco aprirà una pasticceria per proprio conto. Avevamo visto le sue meravigliose creazioni presso la pasticceria presso la quale lavora, ma da come abbiamo anticipato sopra, a breve realizzerà il suo sogno. Noi gli abbiamo rivolto qualche domanda.







Davide prima domanda è d’obbligo, come ti sei avvicinato all’arte della pasticcieria? Ti sei avvicinato per caso, oppure era un sogno che avevi sin da bambino?


Mi ci sono avvicinato per caso.









Da quanti anni fai questo mestiere?

Ho iniziato il 06/09/10.








Abbiamo saputo che a breve aprirai una pasticceria in proprio, come mai questa scelta in un periodo non molto felice per l’economia italiana?


Sì è vero, non è un momento facile per l economia pero ho 25 anni, se questi passi non  li faccio ora non li farò mai più.









Partiamo ora dalle tue creazioni, se devi preparare un dolce per una cerimonia particolare, a cosa ti ispiri, mi spiego meglio, il cliente ti consiglia qualche ingrediente  oppure decidi tu in totale autonomia?


Il cliente viene quasi sempre deciso su cosa vuole , io cerco sempre di proporgli dei gusti abbinati buoni semplici e leggeri.









Prepare dei dolci è un arte, l’arte della pasticceria,  qual è quell’ingrediente a tuo avviso che non deve mai mancare?

Uova!




In genere hai delle ricette fisse oppure ti piace sperimentare sempre qualcosa di nuovo?

Mi piace modificare le mie ricette per creare delle nuove.







Spesso in televisione sono sempre più frequenti i programmi inerenti al cibo, non trovi che ce ne siano tanti? 


La tv non la guardo mai sinceramente , pero si , ne abbiamo tanti hai ragione, alcuni anche inutili.










Oggi tutti desiderano essere dei cuochi o dei pasticceri, perché secondo te questa esigenza, eppure non  è certo un mestiere facile?


Cucinare è bello è arte deve essere una cosa che parte dal cuore , se non parte da li meglio non farlo
Non devi farlo solo per soldi ma anche per AMORE.






Quale consiglio daresti a un giovane che volesse intraprendere il tuo stesso mestiere?


Ragazzi non è facile fare questo mestiere richiede molto sacrificio , che pero nel passare degli anni viene ripagato se usate la testa e amore.









Una ricetta facile e che consigli ai nostri lettori, per prepare un bel dolce e fare bella figura?


Direi un classico facile da fare e da cuocere:

a)Il salame del re,
b)5 medie intere uova,
c)a montare con 140 gr di semolato fino,
d)mescolare con 100 gr di farina nazionale.



05     marzo    2017




Grazie
















mercoledì 1 marzo 2017

I   N   T   E   R   V   I  S   T   A



INTERVIEW
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CONVERSAZIONE


CON ENRICO ROCCAFORTE




a cura di Paolo Lorenzo Radi




ENRICO ROCCAFORTE  E’ NATO A  PALERMO DOPO IL DIPLOMA DI PERITO COMMERCIALE SI E’ DIPLOMATO PRESSO LA SCUOLA DI TEATRO CLASSICO “GIUSTO MONACO” I.N.D.A (Sr) DIRETTA DA G.SAMMARTANO E ALVARO PICCARDI. SUCCESSIVAMENTE HA PRESO PARTE AL CORSO DI PERFEZIONAMENTO  INTERNAZIONALE "ECOLE DES MAITRES" DIRETTO DA FRANCO QUADRI. HA RECITATO NEI TEATRI PIU’ IMPORTANTI D’ITALIA E D’ EUROPA, HA LAVORATO IN TANTE FICTION TELEVISIVE, LO ABBIAMO VISTO AL CINEMA NEI SEGUENTI FILM “AMICHE DA MORIRE”, “GLI SFIORATI”, ”BAARIA” E “RISTABBANNA” , ULTIMAMENTE LO ABBIAMO VISTO IN TELEVISIONE NELLO SCENEGGIATO CATTURANDI NEL RUOLO DI “TURI VASTANO”, CHE E’ STATO SEGUITO DA PIU’ DI 4 MILIONI DI SPETTATORI.







Enrico Roccaforte  sei un attore che ha fatto del palcoscenico la sua vita, come mai questa scelta, hai visto un film o un dramma teatrale che ti ha particolarmente colpito, oppure era un tuo desiderio che avevi sin da bambino?


In realtà non è proprio così, perché fare teatro è come vivere una storia d’amore complicata e non sempre ricambiata. A volte ho avuto bisogno di allontanarmi da quest’amore per far fiorire altri piacevoli e importanti interessi e per poter riacchiappare la vita vera che nel frattempo sfuggiva visti le lunghe tournée che il teatro comporta. Ma come tutte le più grandi storie d’amore si finisce sempre per ritornare da chi ami. E’ così è, e continuerà ad essere. Se ci ripenso effettivamente il colpo di fulmine me lo ricordo ancora. Teatro Biondo di Palermo, anni 90,  18enne assisto a “Questa sera si recita a soggetto” di Pirandello e durante una scena con due bravissimi attori illuminati da una sola candela accesa in proscenio, una specie di magia si impossessa di me, e lì in quell’istante decido che quella magia e quella poesia sono le cose a cui aspiro di più, sono passati più di 20 anni e ancora sto li ad inseguire e a cercarla, ogni volta che metto piede su un palco, quell’armoniosa magica poesia.  



In televisione hai preso parte a Squadra Antimafia 2 e 3, il Commissario Montalbano, RIS e quest’autunno ti abbiamo visto in Catturandi, una fiction di grande successo, come ti sei avvicinato al ruolo di Turi Vastano?







 Come faccio sempre, attingendo da tante esperienze diverse e cercando una verità e un’autenticità che facciano vivere qualcuno che è diverso da me, ma che deve materializzarsi  attraverso il mio corpo, i miei sguardi e il “suo” respiro. Quando insegno recitazione dico sempre ai miei allievi, “partite da voi per cercare la verità  ma fate spazio e avvicinatevi al personaggio per sentire il suo respiro dentro di voi”.








Perché il pubblico televisivo segue con passione queste serie, che seppure diverse hanno riscontrato un enorme successivo televisivo? Il fascino del male?


 No anzi, penso sia invece l’abitudine del benessere. Gli intrighi sono parte integrante della vita. Noi italiani amiamo il benessere, la poltrona di casa, il cibo, il sesso e la tv perché apparentemente così la vita scorre più tranquilla, ma dentro ognuno di noi ribolle qualcosa che non definirei male, ma l’aspirazione ad essere altro da se, a sdoppiarsi. Le serie di mafia i polizieschi riescono ad anestetizzare e allo stesso tempo a tenere in vita questa parte  nascosta di ognuno di noi. Il bene ci rassicura e il male ci affascina…i cattivi perdono e i buoni vincono. E anche se i buoni sentimenti hanno la meglio, il cattivo che vive dentro noi si rassicura vedendo la rappresentazione di un male estremo che non è il suo.








Drammaturgo italiano preferito, mentre invece chi sceglieresti come autore  straniero?

 Dei contemporanei italiani amo molto i testi di Letizia Russo, con cui ho avuto il piacere di lavorare attraverso una sua radicale riscrittura di Edoardo II di Marlowe per la regia di Antonio Latella e poi Stefano Massini, che è in questo momento uno dei nostri autori più rappresentati all’estero, Roberto Cavosi e Antonio Tarantino. Tra gli autori classici Italiani amo molto Goldoni, Fo (ormai un classico) e De Filippo. Di stranieri direi un contemporaneo spagnolo che adoro Juan Mayorga e poi amo molto i testi di Garcia Lorca, Jean Genet e Koltes.



In genere come scegli un copione, ti attira la trama in generale,  il personaggio, o il cast con cui dovrai lavorare?


Sicuramente personaggio e trama sono fondamentali per scegliere, ma soprattutto la regia e il cast con cui lavorerai faranno la differenza in qualità del lavoro e qualità della vita quotidiana. Un brutto spettacolo con un cast di gente che non stimi e con cui non ami passare del tempo rischia di essere una trappola che può causare dispiaceri e dolori visto l’elevato tempo che si passa insieme tra prove e repliche. In cinema e in televisione è diverso.




Hai conosciuto tanti registi e attori famosi, che cosa ti hanno trasmesso in particolare?


 Sono sempre molto aperto agli incontri con i professionisti che hanno fatto carriera in maniera onesta e per il loro talento perché sicuramente mi lasceranno qualcosa. Potrei citare tanti colleghi famosi con cui ho lavorato, mi limiterò a Paola Cortellesi che mi ha lasciato per esempio il piacere di lavorare sempre con serietà leggerezza e grande umanità, Alessio Boni e Leo Gullotta per la loro meticolosità a tratti positivamente ossessiva. Giorgio Albertazzi perchè avrei voluto mi lasciasse la sua cultura sconfinata e il suo rapporto giocoso col lavoro anche a più di 80 anni. Giuseppe Tornatore per il suo stakanovismo e la sua poetica espressiva sul set da adulto bambino che continua a sognare.







La tua famiglia come vive la tua carriera di attore?


 Molto bene, si sono per così dire 20 anni fa "rassegnati" e ancora adesso continuano ad esaltarsi per ogni cosa che faccio. Pur non vivendo nella stessa città mi sono sempre molto vicini.



A tuo avviso che cosa manca al cinema italiano per ritrovare quella vena creativa che lo aveva reso famoso nel mondo negli anni cinquanta e sessanta?


 Mancano desiderio e voglia di rischiare in produzione, mancano i film di genere che producevano indotti da reinvestire sul cinema d'autore. Penso che sceneggiatori e registi siano costretti a giocare sempre al ribasso per paura di non poter raccontare questa o quella storia. Potrei continuare dicendo che se i ricavi dei film di un fenomeno economico e di costume come Checco Zalone fossero  reinvestiti anche una bassa percentuale in cinema d'autore ricominceremmo a vincere i festival di cinema nel mondo e ritroveremmo un nuovo splendore. Non penso manchino ne le idee ne i grandi sceneggiatori ne i grandi registi. Vedi per esempio i soliti Sorrentino, Garrone, Tornatore, Virzì ma anche i giovani De Angelis o Matteo Rovere e altri.


  
Un regista  con cui vorresti immediatamente lavorare?


Senza alcun dubbio Martin Scorsese e Paul Thomas Anderson in America, Jacques Audiard in Francia,  in Italia con Marco Tullio Giordana che inseguo da anni perché  penso sia un bravo direttore d'attori e poi effettivamente con tutti quelli che ho citato prima in realtà con Matteo Rovere ho già lavorato su un piccolo ruolo in un piccolo film e mi piacerebbe di nuovo lavorarci.








Se ti proponessero un film a Hollywood accetteresti senza pensarci due volte, oppure prima vaglieresti con cura il copione?


Non ci penserei due volte.....e quando ricapita?



Hai mai pensato di diventare regista? E se ci hai pensato che tipo di film vorresti girare?


 Ci penso da sempre e non a caso ho già lavorato con un mio amico scrittore e sceneggiatore Manfredi Giffone, ad una sceneggiatura originale per il cinema, ma ne abbiamo già pronta un'altra per un cortometraggio che, incrocio le dita, dovrei girare entro l'anno con degli amici produttori interessati alla storia e allo script.


Enrico  sei nato a Palermo una città splendida dai mille volti, che cosa porti con te di questa città quando reciti?



 Spero di riuscire a mantenere vivo in me il vento il mare e il sole del sud. Non credo di essere un attore freddo anzi credo di portare in ogni mia interpretazione il caldo e lo scirocco con cui sono cresciuto. In più quando nasci in Sicilia ti senti un cittadino del mondo perché credo che nel nostro sangue continuino a scorrere tutte le etnie che hanno reso la mia terra bella come effettivamente è.


01   Gennaio   2017




Grazie