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sabato 29 agosto 2015







SABATO 29 AGOSTO 2015


CONVERSAZIONE CON GAETANO MAIDA


QUALE

 FUTURO

PER

LA

COMUNICAZIONE
?



Gaetano Madia lavora da 10 anni nel mondo della comunicazione e ora è un digital manager per una multinazionale.


Signor Maida il primo dominio internet è di trent’anni, da allora possiamo dire tutto è cambiato. Lei come si è avvicinato a questo mondo?



Si siamo già a 30 anni dalla registrazione del primo dominio. Sono cambiate tante cose nel mondo di internet. Sono cambiati gli attori, basti pensare a Google e Facebook, sono cambiate le tecnologie, è cambiata la velocità di connessione, ma è cambiato soprattutto l’utente, in particolare negli ultimi 10 anni.
La Maggiore consapevolezza degli strumenti e la voglia di ribaltare il modello di comunicazione, da “uno a tanti” come avveniva con la comunicazione di massa a “tanti a tanti” tipico del web 2.0, hanno portato gli utenti ad essere l’elemento centrale del web. Non a caso, per le aziende che lavorano su internet, la vera fonte di ricchezza sono i dati degli utenti che rappresentano il target di ogni possibile comunicazione.
Io sono entrato in questo mondo per caso.
Dopo essermi laureato in Scienze della Comunicazione a Siena, pensavo di voler lavorare nella comunicazione tradizionale. Mi interessavano gli eventi. Mi sarebbe piaciuto organizzarli.
Ma partecipai alla selezione di uno stage per una nota banca che cercava un web project assistant per il settore E-banking. Da li ho cominciato a capire realmente le logiche di internet, le sue potenzialità e ne sono rimasto affascinato.
Dopo la stage fui assunto nella direzione web di Pagine Gialle e da li il mio percorso mi ha portato oggi a lavorare come Digital Manager per una media company multinazionale che offre servizi tradizionali e web ai grossi brand del lusso e del retail.



Potrebbe spiegarci in che cosa consiste il suo lavoro?



Il mio lavoro consiste principalmente nell’ascoltare il cliente. Cercare di capire realmente quali siano le sue esigenze di comunicazione e solo successivamente pensare a quale strategia e quali strumenti siano più adatti per raggiungere i suoi obiettivi. Ovviamente poi seguo tutto il progetto fino a quando non vede la luce.
Molto spesso le aziende, hanno difficoltà a capire veramente quello che vogliono e come comunicarsi al proprio mercato. Io li aiuto anche in questo. Ed è questa la parte più importante e delicata del mio lavoro sia da un punto di vista relazionale (immaginatevi un estraneo che entra a casa vostra e vi dice come è meglio sistemare le stoviglie….) sia da un punto di vista dell’attenzione.



Oggi l’opinione pubblica  si lamenta della poca comunicazione verbale, si scrive molto, ma poi quando si comunica, si comunica male o tale processo non avviene affatto. Lei cosa ne pensa?


Io non sono molto d’accordo con chi dice che non si comunica più. La verità è che forse si comunica in maniera diversa. Ricordate come avveniva una chiacchierata tra amici vent’anni fa? Si parlava, si gesticolava, si guardava un giornale e si commentava.
Oggi invece? Non ce ne rendiamo conto ma comunichiamo a più livelli. Parliamo con il nostro interlocutore e nel frattempo chattiamo con un’altra persona magari in un altro continente. Mentre un nostro amico ci parla di un vacanza, controlliamo sul nostro smartphone dove è stato e quanto costa. In sostanza uniamo la comunicazione tradizionale con quella digitale. Siamo pervasi da informazioni.



Quello che voglio è dire è questo: su Facebook, scriviamo molto, anche cose personali, poi però quando abbiamo la persona davanti, cala il “sipario del silenzio”. Non so, mi viene in mente questa situazione: “dallo psicologo forse siamo capaci di raccontare molto dal nostro intimo, poi capita che se per caso incontriamo il dottore in una situazione diversa, volgiamo lo sguardo dall’altra, come se ci vergognassimo”.  Non trova?


Vede, quando siamo davanti ad una tastiera o al nostro smartphone, ci sentiamo protetti. siamo noi che comunichiamo verso gli altri. Non ci preoccupiamo più di tanto delle reazioni che possiamo suscitare in chi ci legge.  È vero, abbiamo dei feedback, tipo un commento, un “mi piace”, ma si tratta di feedback estremamente asettici e completamente differenti dai feedback che potremmo avere da un nostro reale interlocutore.
Sul web si comunica principalmente attraverso la comunicazione scritta che potremmo paragonare a quella “verbale”, ma mancano gli altri due elementi cardine: la comunicazione non verbale e la paraverbale. Sono questi due elementi che ci offrono tantissime informazioni su come il nostro messaggio viene percepito. Capiamo istantaneamente se piacciamo o meno a chi abbiamo davanti da un suo sguardo, dalla tonalità di voce con cui ci risponde. Quindi nel mondo reale siamo più “vulnerabili”. Per questo ci apriamo di meno.
Lo stesso vale per lo psicologo. Ha mai sentito parlare di uno psicologo che tratta male i propri pazienti?


Tanti sono oggi i social network quale secondo lei influisce di più ne far cambiare, magari, idea alle persone su un determinato fatto culturale? Penso a Facebook, a Twitter, per esempio.



Facebook è senza dubbio il social network più potente.
La sua forza sta nell’essere accessibile a tutti, anche a chi non sa nulla di internet. Per creare un profilo ci vogliono circa 4 minuti. È quindi un social network per tutti. A prescindere da fattori anagrafici, stili di vita, livello culturale ed economico.
È il social network del “popolo” per eccellenza. Una piazza virtuale senza confini geografici e temporali.  È quello più utilizzato dalle aziende per farsi conoscere, dalle testate online per condividere notizie e aumentare il numero di lettori, è quello che più facilmente permette agli utenti di diventare “Narcisi” e “Voyeur”.
Se pensa che è stato utilizzato anche dai politici nelle campagne elettorali, capisce facilmente che è dedicato alla grande massa di utenti.
Twitter è invece un po’ elitario. Molti meno utenti, un modello completamente diverso. Scrivere in 160 caratteri non è roba per tutti. Solitamente il livello culturale di chi lo utilizza è medio alto. Ad oggi è quindi un social non adatto a tutti. C’è da dire però che Twitter è un canale di comunicazione tenuto molto sotto controllo da chi fa informazione. Solitamente infatti gli spiriti più critici sono proprio utenti di Twitter.



Un eccesso di informazioni che troviamo nel Web non può portare a 0 informazioni. E’ difficile distinguere cosa sia vero o cosa sia falso.


Sono in parte d’accordo. Troppe informazioni tendono a creare entropia, e se non ci fossero le tecnologie giuste, rischieremmo di non trovare più nulla.
Pensi a Google. Nel 2001 fu innovativo perché dava all’utente la possibilità di scrivere all’interno di un unico box di ricerca quello che voleva trovare. Questo era possibile perché il numero di pagine “indicizzate” in Google era di un miliardo e mezzo circa.
Dopo 5 anni, quando il numero di pagine indicizzate da Google crebbe esponenzialmente, Google dovette cambiare, dando all’utente la possibilità di selezionare a monte se stava cercando un’immagine, una notizia, un video etc..
In sostanza all’aumentare delle informazioni, Google cambiò il modo di far fare le ricerche agli utenti e ovviamente migliorò anche il suo algoritmo di ricerca.
È quello che succede oggi. Tante informazioni e nuovi modi di fruirne.
Questo ci  aiuta anche a capire cosa è vero e cosa è falso. Ma purtroppo non sempre è cosi. I fattori culturali ed anagrafici, in tal senso, giocano un ruolo cruciale. Basti pensare al Phishing ( la pratica di inviare mail associabili alla propria banca, inviate da truffatori  che vogliono carpire i dati di accesso del conto corrente del destinatario), tante sono le persone che ci cascano. Si tratta principalmente di anziani o di persone che non riescono a capire se la mail è inviata realmente dalla propria banca o meno.



Beppe Grillo afferma spesso che Internet è un sistema democratico, ma siamo sicuri che sia così?

Un sistema è democratico quando all’interno di un perimetro di regole, ognuno si comporta in maniera libera.
Internet è sicuramente uno strumento che permette ad ognuno di poter dire quello che pensa, a patto che rispetti le regole della moralità e del diritto civile e penale.
Credo che Grillo si riferisse all’aspetto politico e di comunità virtuale in cui ognuno può dire quello che pensa.
Io però vedo internet anche come un sistema economico. Dove si sono ormai imposti degli attori che in qualche modo influenzano il nostro comportamento.
Internet è ancora un modo de-regolato. Esistono tanti vuoti normativi, in particolare sulla privacy. Ed esistono poi tanti modelli pubblicitari che mirano a modificare le scelte degli utenti.
Navigando non le è mai capitato di visitare un sito e poi essere “perseguitato” da un banner che pubblicizza quel sito o un prodotto che ha visto precedentemente?
Ecco. Non so se sia democratico o meno. Sicuramente però è un aspetto da valutare quando si parla di libertà di scelta e democrazia.




Grazie al signor Gaetano Madia.
















giovedì 6 agosto 2015

GIOVEDI’




6 AGOSTO 2015


I VERI ITALIANI. I VERI PATRIOTI  




I verti patrioti parlano italiani, al Nord è diffuso dire: " Ci sono molti italiani negli atenei americani piuttosto che nei college". E' sbagliato in quanto piuttosto che è una congiunzione avversativa, ad esempio è corretto scrivere:" In vacanza preferisco andare al mare piuttosto che fare un viaggio". E' sbagliato scrivere. " Hai fame? Assolutamente " . Assolutamente ha un significato neutro è dev' essere accompagnato da sì o no:" Hai fame? Assolutamente sì". I veri patrioti parlano e scrivono in Italiano.


IN ITALIANO CARI LETTORI...











sabato 27 giugno 2015


S A B A T O

27 GIUGNO 2015




IO E IL CALCIO



INTERVISTA CON DOMENICO NAPOLI





Domenico Napoli è un giovane manager campano. Abbiamo deciso di rivolgergli qualche domanda….



Signor Domenico Napoli come vede l’attuale situazione economica italiana?

Una domanda non facile questa, la situazione economica Italiana non è delle più semplici, il paese è stretto nella morsa tra una spesa pubblica che non decresce e le grandi aziende che sbaraccano. La nostra economia è vittima di una errata programmazione industriale, incapace di leggere la storia e modificarsi. Ad esempio, al crollo del Muro di Berlino, solo pochi ed inascoltati economisti avevano previsto l’invasione dei nuovi potenti dell’Est, da democratici colonizzatori siamo diventati dei debitori dei potenti oligarchi e della potente economia Cinese. Il Paese però non è all’ultima spiaggia, ritengo opportuno che chi ci governa concentri il suo operato sullo sviluppo di una vera e propria economia del turismo, capace di esaltare quel patrimonio archeologico, culturale, paesaggistico, gastronomico che soltanto il nostro Paese possiede. Per far questo c’è bisogno di una presa di coscienza comune, di un orgoglio nazionale che non deve e non può manifestarsi soltanto in occasione delle partite della nazionale. Ogni italiano dovrebbe farsi testimonial della propria città, del proprio Paese, della propria stessa nazione. Per il bene comune.
  

Spesso si sente dire in televisione da alcuni uomini politici “ Noi del nord facciamo da traino all’economia meridionale, non si sente colpito da frasi di questo tipo?

Indubbiamente alcune zone del Nord hanno rappresentato e rappresentano un traino per la nostra economia ma, non posso soffermarmi anche su quelle tante aziende che al Sud sono scese solo per “rubare” fondi, aprire e chiudere aziende in un battito di ciglia.
Purtroppo il Sud paga una arretratezza infrastrutturale che il Nord non ha, così come un eccessivo tasso di scolarizzazione, magari dovremmo avere meno avvocati e più operai specializzati.
No, da meridionale non mi sento un parassita rispetto ad un abitante del Nord, anzi.

Lei quest’anno ha avuto un’esperienza particolare, è stato Direttore operativo del Taranto Calcio, come mai  e perché si è inserito in questo mondo?

Mi sono inserito in questo mondo per caso, quando un mio fraterno amico, l’ex calciatore Francesco Montervino, bandiera di Napoli e Salernitana, tarantino di nascita, compulsato da imprenditori e politici di Taranto, mi ha coinvolto come consulente nell’impresa di salvare il Taranto dal Fallimento e così, poi, mi sono ritrovato a gestire tutte le problematiche relative alle PR,marketing,  organizzazione e logistica della società.


Saprebbe fare un bilancio, più aspetti positivi o negativi, oppure la bilancia non pende né a destra e né a sinistra?

Sicuramente il bilancio è stato positivo, un’esperienza faticosa ma impagabile, per un appassionato di calcio, ritrovarsi in “mezzo al campo” soprattutto in una piazza così calda ed appassionata come quella di Taranto mi ha regalato brividi ed emozioni difficilmente descrivibili.
Peccato che a causa di alcune divergenze tra lo staff tutto e la proprietà la mia avventura è terminata anzi tempo, ad un passo dal sogno promozione.


Spesso si sente dire “il calcio è malato”; quali sono le cause che lo rendono, appunto “malato”: voglia di successo improvviso, soldi, sudditanza nei confronti dei tifosi, oppure, mancanza d’amore verso questo sport?

Dopo un solo anno di calcio, non mi sento in grado di esprimere giudizi sulla salute del calcio, quello che è certo è che per stare al passo con le altre nazioni, il nostro calcio necessita di una rifondazione che non può non partire da un regime fiscale più consono ed allineato al resto d’Europa.
Le pressioni da parte dei tifosi fanno parte del gioco, ne costituiscono una parte importante, ma non sono certo un fattore di sudditanza, piuttosto uno stimolo a migliorarsi. I tifosi pagano il biglietto, fanno chilometri per seguire la propria squadra e sostenere i propri colori, restano ore al sole, all’acqua ed al vento, i giocatori ed i dirigenti passano, i tifosi restano, sono loro la vera bandiera di una squadra, per questo meritano rispetto. 


Se la sentirebbe di portare la sue esperienza manageriale presso un’altra squadra?


Le emozioni che mi ha regalato quest’anno mi farebbero rispondere certamente si, ma i capelli bianchi che ho sulla testa mi consiglierebbero di farlo solo davanti ad un progetto concreto, pensandoci bene, senza lasciarsi trasportare dall’entusiasmo.