SEZIONE SPORT
Paolo Radi intervista
LEONARDO
GARGIULO
Leonardo Gargiulo, di Castellamare di Stabia (NA) è un giocatore di calcio e così si presenta: “
Come tutti i ragazzini inizio a giocare a l’età di 6 anni nel settore giovanile della Juve Stabia fino ad arrivare in prima squadra in serie C2 facendo qualche apparizione nel 2000 in coppa Italia.
Nel 2001 andai in ritiro con la Juve Stabia in C2, ma dopo 10 giorni di ritiro la squadra fallì.
Presi una decisione di andare a militare nel Sorrento Calcio che allora giocava in serie D e decisi di rimanerci dal 2001 appunto sino al 2006. Con. Questo club ha vinto: un play off, il campionato di Serie D e la Coppa Italia, un campionato di serie C2 e la super coppa.
Campionati vinti con i seguenti club: Gragnano in eccellenza, Vico Equense in promozione, Santa Maria La Carità in promozione, Virtus Stabia in promozione, per un totale di 6 campionati vinti.
Tre i club dove ho giocato menziono: S.S. Cassino, 1927, Vico Equense, Calcio Pomigliano, Libertas Stabia, Gragnano, Afragolese, Puteolana, Salernum Baronissi e ACD Santa Maria Per La Carità.
mentre nelle ultime due stagioni ho giocato nella Virtus Stabia, promozione, 28 partite 2 goal, e in questa nella Stabia City, 15 partite giocate.”
La prima domanda che le voglio fare è la seguente com’è terminata stagione questa stagione? Si ritiene soddisfatto oppure ha qualche rimpianto?
Personalmente non è stata la stagione che speravo. A gennaio ho deciso di fare un passo indietro, una scelta ponderata. Ma sono contento per la squadra e per i miei compagni: l’obiettivo è stato raggiunto e questo conta. Rimpianti? Nessuno. Le scelte si fanno con il cuore, e io non ho mai voltato lo sguardo indietro.
Lei ha 42 anni e gioca sin da quando ne aveva 6, una vita passata nel rettangolo verde, la domanda mi sembra scontata: che cosa le ha dato il calcio e che cosa le ha tolto?
Il calcio mi ha dato tanto, è stato ed è la mia vita. Ho iniziato da ragazzino nel settore giovanile della Juve Stabia e piano piano sono arrivato alla prima squadra. È stato un viaggio incredibile, fatto anche di momenti difficili: nel 2010, ad esempio, ho affrontato un brutto infortunio al legamento crociato e al menisco.
Ma il calcio è forse cos? Ti mette alla prova e ti spinge al limite. Nonostante tutto, non sento che mi abbia tolto nulla, chiudendo questo ragionamento ti posso dire che sono orgoglioso del mio percorso.
Quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?
Credo che ogni bambino sogni di diventare un calciatore. Poi, col tempo, con l’esperienza, inizi a capire che per te non è solo un gioco. È una vocazione, un qualcosa che ti scorre dentro.
I suoi genitori hanno cercato di assecondarla, oppure le hanno detto la classica frase: “...non sarebbe meglio che pensassi allo studio?”
I miei genitori mi hanno sempre sostenuto. Mi hanno accompagnato in ogni scelta, senza mai impormi nulla. Questo è un dono prezioso, e gliene sarò sempre grato.
Da come sappiamo un’esperienza fondamentale è stata la sua permanenza calcistica nel Sorrento Calcio, vincendo anche tanto. In poche parole come definirebbe questa sua avventura nel Sorrento Calcio?
Sorrento è stata la mia prima vera casa calcistica. Era il 2001 quando ho iniziato. Sei anni intensi, in cui sono cresciuto tantissimo sia come calciatore e sia come uomo. Abbiamo vinto playoff, un campionato di Serie D, la Coppa Italia, la C2 e la Supercoppa. Ricordi bellissimi, che porterò per sempre nel cuore.
È rimasto ancora in contatto con il club?
Sì, i rapporti sono rimasti buoni, anche se nel frattempo la società e i dirigenti sono cambiati. Ma il legame affettivo resta.
Diversi sono i campionati che lei ha vinto, qual è la sua qualità che le ha permesso di essere fondamentale nelle partite che lei ha giocato?
Forse la mia forza è sempre stata quella di non mollare mai. Dare il massimo, essere d’esempio, affrontare tutto con spirito costruttivo. Anche nei momenti duri ti posso garantire che non mi sono mai tirato indietro.
Non è certamente facile riuscire ad essere ancora in pista sino alla sua età, vorrebbe dirci il suo segreto per essere così costante?
Non credo nei segreti. Credo nella passione, nella voglia di mettersi in gioco, sempre. Ogni stagione per me è come fosse la prima. Lo stesso entusiasmo, la stessa fame
Lei ha conseguito il patentino Uefa B, ha già qualche proposta per la prossima stagione calcistica?
Sì, l’ho preso nel 2012. Al momento però voglio ancora giocare qualche stagione. Poi, chissà, mai dire mai.
Il suo ruolo è quello di essere difensore, precisato questo, si ricorda il suo goal più bello?
Sì, è facile ricordarli anche se non sono tanti! Ma ce ne sono alcuni speciali: uno da fuori area con il Sorrento, uno importantissimo con il Vico Equense e quello con il Santa Maria la Carità, dedicato alla nascita di mia figlia: quel gol… è stato il più bello in assoluto.
Ultimamente vista la sua grande esperienza, grandi discussioni con i mister le ha avute oppure ha sempre accettato le decisioni con serenità?
Mai grosse discussioni. Ho sempre accettato le decisioni con serenità. È vero però che alcuni allenatori, magari, facevano fatica a confrontarsi con uno della mia età, ma il rispetto è sempre stato alla base.
Generalmente che ruolo aveva e ha all’interno del gruppo, ascolta i suggerimenti di tutti i giocatori, oppure tende a imporre la sua visione di gioco?
Mi piace confrontarmi, sono una persona semplice e rispettosa. Penso che ognuno abbia qualcosa da insegnarti. Ascoltare è fondamentale e alla fine credo che questo atteggiamento venga percepito e apprezzato.
Un suo pregio e un suo difetto (calcisticamente parlando)?
Il mio pregio è l’impegno. Sempre. Anche nei momenti più difficili non ho mai smesso di mettermi in discussione. Il difetto? Forse la permalosità, però ci sto lavorando.
Di lei si parla molto bene, come si riesce ad essere così apprezzati e benvoluti nell’ambiente calcistico (tutti noi sappiamo che non è facile essere giudicati bene, in quanto si tende sempre a criticare in negativo ogni aspetto) ?
Fa piacere sentire questo che hai appena detto. Per me è la vittoria più bella. I risultati passano, il calcio finisce, ma la persona resta. E se lascio un buon ricordo come uomo, allora vuol dire che qualcosa di buono l’ho fatto.
Terminata questa intervista squilla il telefono e le propongono di allenare una squadra fuori dall’Italia. Se la sentirebbe di accettare questa nuova sfida e trasferirsi con la famiglia all’estero?
Sarebbe una sfida affascinante, certo. Ma per adesso non ci penso. In futuro, chissà.
Un sogno che vorrebbe che si realizzasse nell’immediato?
Continuare a giocare finché il fisico me lo permetterà. E dare ancora il mio contributo, dentro e fuori dal campo.
A chi vorrebbe dedicare questa intervista?
A me stesso, alla mia famiglia e a tutte le persone che mi sono state vicino lungo questo bellissimo cammino.
Grazie
03 05 2025
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