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mercoledì 10 dicembre 2025

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

 

 

 

GIUSEPPE

CUTOLO

 



 Giuseppe Cutolo, di Napoli è  stato un giocatore   di calcio, ora è presidente del Volla  United,  e così si presenta: “ 

 

Ho iniziato a giocare a calcio nel settore giovanile Napoli fino agli allievi, queste le squadre successive; Casertana, allievi nazionali, Hermès Casagiove, eccellenza 3 anni, promozione con il Real Campania, San Giuseppe, Virtus Goti, San Martino e Valle Caudina.  

Poi Casertana allievi nazionali 

 

Da due anni sono il presidente del Volla United, l’anno scorso eravamo in terza categoria, abbiamo vinto il campionato e quest’anno siamo andati direttamente in prima.

 

 





La prima domanda che le voglio fare è la seguente lei è il presidente della Volla United, l’hanno scorso avete vinto il campionato, e quest’anno siete in prima categoria, come siete riusciti a raggiungere un risultato così importante?

 

Questo risultato così importante lo stiamo raggiungendo grazie alla nostra caparbietà, alla nostra costanza e al nostro essere una società solida, e con tanta voglia di portare il bel calcio in una città come Volla.

 

La stagione in corso come sta andando?

 

La stagione in corso è partita un po’ male, ma ci siamo ripresi alla grande, e adesso siamo tre punti dal primo posto.

 

Lei ha giocato in diverse squadre, come mai ha deciso di fare questo passo importante, qual è stata la sua motivazione principale?

 

Ho giocato in tante squadre ma alla fine ho preferito mettermi dall’altro lato della scrivania perché non avevo più stimoli per fare il giocatore e devo anche precisare che poche società sono serie come la nostra.


 


Soddisfatto di questa scelta? Oppure dentro di sé ha qualche dubbio?

 

Sono soddisfatto di questa scelta e a volte mi dispiace molto non essere in campo, ma ovviamente non posso.



E ora veniamo alla classica domanda a proposito della sua passione calcistica i  suoi genitori hanno cercato di assecondarla, oppure le hanno detto la classica frase: “...non sarebbe meglio che pensassi allo studio?”

 

Ti devo dire che ho studiato, mi sono laureato in Ortottica, e questo è un divertimento.

 

Lei ha giocato in diverse squadre, a quale è rimasto più   legato? 

 

La squadra è il Casagiove, peccato che oggi non esiste più, mi ha insegnato molto sotto diversi punti di vista: il crescere e di conseguenza come essere uomo.

 

Oltre al calcio quali altri sport segue con grande interesse?

 

Seguo il tennis e il basket. 






Lei giocava  nel ruolo di? 

 

Ero un attaccante.

 

Grandi discussioni con i mister le ha avute oppure ha sempre accettato le decisioni con serenità?

 

No, ti posso dire che non ci sono state mai discussioni.

 

 

Generalmente che ruolo aveva  all’interno del gruppo, mi spiego ascoltava i consigli dei compagni, discute serenamente con loro, oppure tendeva a imporre la sua volontà?

 

Ho avuto un bel rapporto con i compagni, e anche se ero under partecipavo sempre alle riunioni con i più grandi, e da grande sono stato un leader.


 



Un suo pregio e un suo difetto (calcisticamente parlando) 

 

Un difetto? Sono ansioso. Il pregio? Sono molto buono con tutti.

 

Se avesse la possibilità di tornare indietro, cambierebbe qualcosa, oppure è soddisfatto di dove è arrivato sino ad ora? 

 

Cambierei qualcosa in merito a quando ero piccolo, ero al Napoli e ho fatto qualche scelta sbagliata che non rifarei.

 

Un giocatore che lei ammira tantissimo? 

 

Sono tutti quelli che vestono la maglia del Volla United 

 

Purtroppo ci sono più stranieri che italiani, e già dal settore giovanile, nella primavera sono quasi tutti stranieri.

 




La nazionale italiana di calcio non esprime molto, perché pochi sono i successi, cosa non va nel calcio italiano?

 

Purtroppo ci sono più stranieri che italiani, e già dal settore giovanile, nella primavera sono quasi tutti stranieri.

 

Un sogno che vorrebbe che si realizzasse nell’immediato? 

 

Vedere il Volla nelle categorie superiori.


 



Ultima domanda: a  chi vorrebbe dedicare questa intervista?

La dedico al mio compagno di vita e di ogni avventura Alessio Girardi, che è sempre al mio fianco.

 


Grazie e buon natale e tutto il club di cui lei presidente.

 

 

10 12      2025

 

(Tutti i diritti riservati) 

 

domenica 7 dicembre 2025

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

 

GIORGIO

DI GRANDI 

  








Giorgio Di Grandi è un allenatore siciliano, questa è la seconda intervista.

 

Negli ultimi 3 anni la mia vita è stata in movimento ed evoluzione

 

Nel settembre 2022 sono tornato da solo in Toscana, in Sicilia non c’era lavoro ed ho preferito ritornare in quella che definisco la mia seconda città.

 

Sono entrato calcisticamente nella famiglia del Prato Nord e per due stagioni ho guidato un meraviglioso gruppo di ragazzi del 2008 e la stagione successiva mi hanno affidato la prima squadra per poi rientrare in Sicilia e guidare dei ragazzi in terza categoria con la Young Pozzallo stagione 2024/2025.

 

Adesso alleno nella mia città sempre terza categoria

 

 

 


La prima domanda è la seguente, come sta andando questa stagione calcistica?

 

In questa stagione con la società abbiamo condiviso l’obiettivo di provare a fare il salto di categoria, quest’anno il campionato è più competitivo, ma abbiamo una buona rosa per provarci, in queste prime battute di campionato abbiamo lasciato qualche punto per strada e guadagnato dei punti importanti fuori casa sarà un bel campionato fino alla fine!

 

Quali sono i suoi obiettivi finali? 

 

Vedendo la qualità anche umana dei ragazzi vorrei veramente puntare per le prime posizioni della classifica. ma tutto questo va fatto con il lavoro settimanale e ridurre tutti i gap possibili.



 




Il rapporto con la dirigenza com’è?

 

In questa stagione mi ritrovo ad avere una vera e propria struttura organizzativa, abbiamo un bravo direttore sportivo dove non manca mai il confronto su ogni dettaglio che non è poco per un allenatore, un presidente giovane, ambizioso con una passione incredibile, ma molto attento al bilancio e agli equilibri caratteriali di ogni singolo uomo , il Motia è un team, una squadra, una famiglia e poi c’è lui il vice presidente nonché capitano e leader indiscusso di questa squadra, trascinatore come pochi, è  grande esempio di condottiero dentro e fuori dal campo, sono felice e sereno per questa nuova avventura. 

 

Sono passati diversi anni dall’ultima intervista, lei lascia la Sicilia e torna da solo in Toscana, precisamente a Prato, immagino che ci si trovi bene, anche perché per lei è la seconda città, che cos’ha di particolare Prato che l’affascina così tanto?

 

Prato per me è casa, rinascita, opportunità, ha tanto verde, montagne, boschi ed io adoro tanto questo contesto di natura, per me è stato un richiamo forte, avevo vissuto un anno importante prima con l’esperienza alla Zenith Prato come vice allenatore in eccellenza, e poi una cosa importante è stato il lavoro quello che la Sicilia non è mai riuscita a darmi. 

Ho conosciuto persone importanti che mi hanno fatto sentire me stesso in ogni contesto ad ora ne ho ancora nostalgia di tutto e tutti.

 

Lei ha guidato per due anni i ragazzi del 2008 e poi le hanno affidato la prima squadra, che anni sono stati calcisticamente parlando?

 

Al rientro a Prato avevo già un accordo con il Prato Nord per guidare un gruppo di ragazzi 2006, ma poi per un mio ritardo di trasferimento mi hanno assegnato la maglia di un gruppo di ragazzi 2008, una storia ed un percorso meraviglioso che con il calcio forse non c’entra nulla, ma che mi ha lasciato umanamente tanto anche troppo. Il 70% di quella squadra un anno prima praticava un altro sport e a 15 anni partecipare ad un campionato agonistico è come andare in guerra con poche armi, ma è stato bello, è avvenuto un percorso di crescita per tutti, me compreso ha legato tre componenti importanti in questa avventura, società, squadra, genitori, abbiamo raggiunto l’unica vittoria sul campo  alla fine della stagione,  ma quando è arrivata sembrava di aver vinto tutto l’intero campionato e la cosa più incredibile è che non ci ha lasciati ultimi in classifica a discapito di un’altra società dove i ragazzi se li era cresciuti in casa. 

 

A fine stagione vengo richiamato dal vice-presidente con la proposta di allenare la prima squadra di seconda categoria, sono rimasto incredulo non me lo aspettavo ma ho accettato subito perché in fondo allenare una prima squadra è sempre stato un mio obiettivo, siamo partiti con l’obiettivo per loro sempre primario della salvezza cosa che accadeva da tre stagioni, ma grazie ad un grande gruppo squadra, veramente figli del Prato Nord, al meraviglioso presidente Degl’Innocenti al vice Brigandì, all’amico e direttore generale Fusilli e le grandi menti del consiglio abbiamo fatto una cavalcata storica con la conquista della prima categoria, sono momenti e stagioni che non potrò mai cancellare dai ricordi per tutte le dinamiche e uomini che anno contribuito a tutto questo!

 

Quando ci sono dei contrasti con i giocatori, lei come gli risolve?

 

Innanzitutto chiedo un chiarimento ed un confronto in privato, voglio capire da dove nasce il contrasto perché a volte si creano  situazioni così banali e risolvibili che non avrebbe nemmeno senso discuterne, ma agli inizi le frizioni nascono sempre per conoscersi bene e meglio ed è giusto ascoltarsi di più,  cosa non sempre facile per tutti.

 

E veniamo a questa domanda che faccio sempre: Qual è la principale qualità che deve avere un allenatore? 

 

Dal mio punto di vista l’empatia su tutto, devo cercare di entrare in quell’uomo che ho davanti farlo sentire a suo agio perché ho diverse informazioni da dare, egli recepire ogni cosa che io gli prospetto perché il cammino verrà affrontato insieme.

 

 


 

Lei come riesce a motivare i suoi giocatori per vincere una partita?

 

Con la consapevolezza, con il lavoro durante la settimana e credere sempre nei propri mezzi.

 

     Qual è il suo stato d’animo prima di una partita? Quali consigli dà ai giocatori?

 

Sono una persona che vive il momento, la partita inizio a viverla al primo appuntamento con i ragazzi la domenica con serenità, il calcio è imprevedibile sempre, quindi perché stare in ansia prima dell’evento!

Ai giocatori consiglio di essere se stessi e di collaborare sempre dentro la partita senza perdere mai la concentrazione e andare oltre ad ogni situazione.

 

E alla fine di una partita, invece? Ripensa a quello che ha sbagliato a livello tattico, oppure volta pagina? 

 

L’autovalutazione per me è sacra mi aiuta a tracciare le situazioni negative e curare dettagli che possano incidere sul risultato finale. 

 

Una partita da allenatore che vorrebbe dimenticare? 

 

Virtus Montale-Prato Nord, terminata con 3-0, sono accadute delle dinamiche extra-campo alla vigilia della partita che non ho gradito per niente. 

 

  Che cosa le sta dando il calcio e che cosa le sta togliendo? 

 

Ad ora il calcio non mi ha tolto nulla, è una professione, una passione attualmente che mi sta solo riempendo di esperienza conoscenze sia umane che professionali. 

 

Da allenatore qual è il suo miglior pregio e il suo peggior difetto?

 

Non saprei quale pregio potermi assegnare, forse uno su tutti è saper mettere a proprio agio il calciatore fin quando è possibile, un difetto che mi porto nelle prime squadre, forse complice il settore giovanile, è quello di cercar di accontentare tutti, ma non è sempre possibile anche perché è  il risultato finale è il giudizio di ogni scelta e decisione presa.

 

 

 

Se lei domani dovesse ricevere una chiamata da un club estero, accetterebbe questa nuova avventura?

 

Assolutamente si, sono molto favorevole all’idea anche come collaboratore se necessario.

 

Un sogno per il futuro?

 

Vorrei fare solo calcio in futuro, come capo allenatore, vice, collaboratore, dal mio primo corso mi sono sempre formato ed aggiornato con corsi extra ed in più l’esperienza che il campo e le stagioni calcistiche mi offrono sempre

 

A chi vorrebbe dedicare questa intervista?

 

A lei caro Paolo che ci da l’opportunità di farci conoscere tramite il suo blog e la sua persona, e poi a tutti i tifosi e  ai  calciatori compresi che credono  nella mia persona come uomo e allenatore

 

 

Grazie per avermi dedicato l’intervista e buone feste a te, al club e alla tua famiglia.

 

 

 

08   12     2025

 

(Tutti i diritti riservati) 

 

 

 

 

 

 

martedì 2 dicembre 2025

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

 

 

 

ALESSANDRO

IEMME




 

 Alessandro Iemme, di Roma, è stato prima un giocatore   calcio ora è allenatore. Così ci si presenta:

 

Inizio con la scuola calcio a San Basilio, (Roma), poi vado via e inizio a fare i campionati -serie- élite con il Tor di Quinto e con il Monterotondo, per poi passare alle prime squadre: sono in promozione con annessa vittoria del campionato al Tor Lupara e decido di continuo in questo club per altre due stagioni in eccellenza. 

Successivamente passo all’Atletico Vescovio sempre in promozione e al Casal Barriera sempre in promozione. 

Decido di scendere in prima categoria con il Santa Lucia Calcio dove divento capitano della squadra, però il cuore mi riporta alla squadra del mio quartiere il San Basilio vincendo altri due campionati. 

 

Successivamente mi trasferisco e chiudo al Tormarancio, qui inizio anche la carriera da allenatore e sono due anni che milito al Tormarancio.

 


La prima domanda che le voglio fare è la seguente che cosa le ha dato il calcio e che cosa le sta dando?

 

Il calcio da sempre è vita per me, non riesco a stare lontano dal pallone, ancora oggi mi regala emozioni, indescrivibili e in più mi ha regalato rapporti umani e legami molto forti. 

 


Lei allena da due anni il Tormarancio, che caratteristiche ha questo club?

 

La caratteristica principale di questo club è l’amicizia, ragazzi che si conoscono da anni e che  hanno deciso di giocare insieme. 

 

 



So che andate molto d’accordo perché siete anche un gruppo di amici, è così?

 

Si, è così siamo un gruppo unito e coeso. 

 




Qual è il vostro principale obiettivo, per farla breve: dove volete arrivare?

 

L’obbiettivo stagionale è chiaro: siamo primi e vogliamo rimanerci fino alla fine,  sono 2/3 anni che  proviamo a raggiungere questo traguardo,  potrebbe essere l’ anno buono. 

 

Questa è la classica domanda che faccio sempre: quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?

 

Diciamo che con il pallone ci sono nato fin da piccolo, giocavo solo con il pallone e non volevo altri giochi, per me esisteva solo il pallone,  quindi direi da sempre. 

 




I genitori preferiscono che il proprio figlio studi, anche per lei è stato così, oppure l’anno appoggiata nella scelta di intraprendere questo sport?

 

I miei genitori sono sempre stati focalizzati sullo studio, senza mai però impedirmi di fare quello che più amavo. 

 

Lei ha giocato in diverse squadre, a quale è rimasto più   legato? 

 

Ho giocato in molti piazze e sono rimasto legato a tutte le squadre, ho sempre avuto un bel rapporto con tutti i club  dove ho giocato, ma ad essere sincero la mia squadra del cuore è quella del mio quartiere dove ho vinto due campionati: il San  Basilio calcio. 





Lei giuocava nel ruolo di? 

 

Il mio ruolo era l’ attaccante.

 

 



Quand’era giocatore grandi discussioni con i mister le ha avute oppure ha sempre accettato le decisioni con serenità?

 

Diciamo che ora mi trovo da quest’altra parte e capisco molte situazioni, ho capito sin da subito che il ruolo del mister è difficile. Quando ero un giocatore ero uno un po’, come si dice  “fumantino” quindi non nascondo che qualche problemino con gli allenatori li ho avuti. 


 



Un suo pregio e un suo difetto (calcisticamente parlando)? 

 

Un mio pregio? Sicuramente il tiro in porta e il senso del gol. Un mio difetto? Che difendevo poco (ride).


 



Come mai la scelta di diventare allenatore?

 

La scelta di fare l’ allenatore è venuta perché questo ruolo mi è sempre piaciuto, inoltre  credo di aver il carisma giusto per esserlo. 


 



Secondo lei qual è la principale qualità che deve avere un allenatore?

 

La principale qualità di un allenatore è il saper entrare nella “testa dei calciatori” e riuscire a creare un gruppo unito e coeso.

 




Ho intervistato Simone Visca, che caratteristiche ha, calcisticamente parlando? 

 

Simone in campo è un leader. 


 



So che voi due siete molto amici, ma lei è anche il suo allenatore, questa situazione le crea qualche problema oppure no? (mi spiego l’allenatore decide come organizzare la partita e deve fare delle scelte, ecco il motivo della mia domanda)

 

Noi siamo molto amici fuori dal campo,  ma quando entriamo al centro sportivo ognuno ha il suo ruolo e va rispettato. 

 



 

Come fa a conciliare, famiglia, lavoro, con l’essere anche allenatore? 

 

Conciliare famiglia lavoro e sport non è facile,  però con l’ amore e dedizione cerco di non far mancare niente a nessuno. 


 



Un sogno che vorrebbe che si realizzasse nell’immediato? 

 

Un sogno nell’immediato è sicuramente vincere il campionato, un sogno più lontano è quello di allenare il San Basilio calcio.

 


A chi vorrebbe dedicare questa intervista?

 

Dedico questa intervista a mia moglie e ai miei due figli che mi supportano e che mi  seguono in ogni luogo.

 

 

Grazie 

 

03 12     2025

 

(Tutti i diritti riservati)