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giovedì 14 agosto 2025

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

 

 

 

GENNARO 

DE FRANCESCO

 





Gennaro De Francesco, prima giocatore di calcio, ora allenatore, così si presenta:

 

"Mi chiamo Gennaro De Francesco, e Classe 1985.

La mia vita calcistica è iniziata tra le stradine e le mura della mia città: cioè Napoli. dove si respira, (anche se oggi molto meno) aria di passione e senso di rivalsa attraverso il calcio.

Giocavamo nella spensieratezza e nel divertimento più assoluto, e bastava pochissimo: un pallone, qualche maglietta, zaino o addirittura pietre per delineare le porte, amici veri e: pronti via. Stavamo ore ed ore a giocare nel caldo, nel fango, nel freddo e nella pioggia: nessuno poteva fermarci!!

 

Come ruolo in campo, nasco attaccante esterno o ala, come preferite, ma ho ricoperto tutti ruoli, tranne il portiere perché ero, e sono ancora oggi bassino (168 cm).

All’età di 13 anni, accompagnando un amico ad alcuni allenamenti, iniziai a giocare per puro caso in una scuola calcio del mio quartiere che all’epoca si chiamava: San Paolo.

Da quella scuola sono usciti tanti giocatori che hanno poi giocato  nei campi di serie A, e in club fuori dall’Italia, giusto per citarne uno: Antonio Nocerio,  ex Juventus, Milan, Avellino, etc.

 

Quell’ anno, alternavo con la mia categoria (giovanissimi) anche quella degli allievi, facevo 2 partite a settimana (che energia che dovevo avere) alla fine, vinsi il mio primo campionato nella categoria giovanissimi regionale, fu un’emozione immensa. però sbagliai il rigore, traversa piena (ride) avrei volvo metterla nell’angolino alto. Vabbè vincemmo lo stesso. I rigori li sbaglia chi ha il coraggio di calciarli non è forse così?

 

Rimasi nella stessa scuola calcio per altri due anni per giocare il campionato allievi, arrivammo il primo anno quinti e al secondo terzi, se ricordo bene.

 

L’anno successivo approdai in una società sempre di Napoli che si chiamava Montesanto, e partecipai al campionato Juniores Regionale. Dopo l’avventura con  il Montesanto, mi fermai per quasi un anno a causa di una forte pubalgia, tra l’altro  feci molta fatica per guarire. Rientrai a giocare partendo da una Terza Categoria, all’epoca il presidente era il grande Vinicio, Ex giocatore del Napoli. L’anno dopo militai in una squadra di seconda categoria la A.B. Terracina sempre nel Napoletano. L’anno dopo andai in promozione con la Virtus Baia, l’anno successivo, sempre in promozione, con la San Gennarese, decisi di chiudere con il calcio giocato l’anno dopo, in eccellenza, con il Capri. 

 

 

Sì, purtroppo mi sono fermato a 21 anni (per scelta mia) non come dicono tutti “è, ma l’infortunio etc”, l’infortunio se non è grave, guarisci.

 

Mi sono fermato per volontà mia, perché sentivo dentro me il desiderio di allenare, già quando giocavo ero molto propenso al gioco di squadra e alla tattica, dialogavo molto con i miei allenatori sul come trovare soluzione per risolvere alcune problematiche in campo. e da quel momento grazie al mio carissimo mister e amico Giovanni D’Alessio e all’altro mister Raffaele Di pasquale, ho intrapreso questa strada; fare l’allenatore.

 

Ho iniziato nel 2008 come collaboratore tecnico con la Juniores Nazionale della Puteolana 1902 con il Mister Giovanni D’Alessio. In seguito a diverse esperienze nelle scuole calcio Elite, come quella di Pasquale Foggia e delle Fiorito Football Club, nel periodo Giugno-Luglio 2014 ho conseguito il diploma di allenatore UEFA B.

 

Dopo questa qualifica ho lavorato per diversi club dilettantistici come allenatore della juniores regionale e vice allenatore della prima squadra sia nella Sibilla Bacoli in eccellenza sia nella Puteolana 1909 in promozione.

 

Inoltre ho fatto anche esperienze allenando nel calcio femminile, queste le società: Woman Calvizzano, Napoli Soccer e Villaricca calcio. Nell’ultima ci sono rimasto per due anni raggiungendo la finale di coppa Campania bloccata poi dalla pandemia covid-19.

 

Dopo una breve esperienza nel calcio femminile ripasso a quello maschile dove sono stato per 3 anni consecutivi il vice allenatore di Diego Maradona in prima squadra – eccellenza - nelle società di: Napoli United e Pompeia proposito di quest’ultima la dovetti lasciare per problemi personali.

Ripresi poi a febbraio scendendo di categoria, dove ho lavorato in promozione come vice Allenatore di Faustino Canè con la società Casal di Principe.

 

Quest’anno calcistico passato, purtroppo, sono riuscito a chiudere l’anno lavorando negli ultimi 2 mesi con la società Casoria Calcio in prima categoria, sono stato vice Allenatore al fianco del Mister e professore Raffaele Di Pasquale.

 

In questo periodo estivo sono approdato in Serie D con la Real Normanna, però ho dovuto interrompere il rapporto lavorativo per alcune divergenze con l’allenatore."

 

 

 

 

 

 

 

La prima domanda è questa, lei ha raccontato molto nella presentazione, di conseguenza le chiedo, sino ad oggi il calcio cosa le ha dato e cosa le ha tolto?

 

Per tanti il calcio è gioie e dolori, e secondo me potrebbe essere giusta come affermazione. Il calcio è gioia quando si raggiungono obiettivi importanti, quando si vince una partita o un campionato e sono dolori quando si “fallisce” in una gara, anche se in realtà la parola fallire per me non esiste. Comunque mi ha dato tanto. Nei momenti difficili ho sempre trovato rifugio nei campi da calcio, per me è fonte di sfogo, di rivalsa, di rinascita e di riflessione; stare in campo anche quando non c’è nessuno mi fa stare bene. Quel silenzio e quell’atmosfera da stadio ti portano  ad aprire la mente e stare con te stesso camminando semplicemente con un pallone fra i piedi.

 

Non mi ha tolto quasi niente, magari il tempo di stare di più con la famiglia, gli amici, ma si sa, il lavoro è il lavoro. Ma bene o male il tempo lo si trova sempre.

 

 

Per la stagione entrante c’è qualche novità, visto che ha lasciato la collaborazione con la Real Normanna?

 

Ho ricevuto diverse proposte, sempre in Campania e nel campionato di eccellenza; poi si era aperta una pista per andare a Malta, purtroppo  per vari motivi generali, non siamo riusciti a portare avanti la trattativa, ma sono comunque propenso a prenderla in considerazione qualora si potesse riaprire uno spiraglio.

 

Ci ha riferito che quand’era un ragazzino lei e i suoi amici giocavate spensierati anche in mezzo alle intemperie, mi pare di aver capito che oggi il calcio che si gioca in mezzo ad una strada non sia più, per quale motivo?

 

È una domanda complessa da rispondere, potrei iniziare col dire che probabilmente il forte impatto tecnologico abbia influito tanto con la realtà e nel vivere il calcio di strada e la vita in generale. Potrei dire anche che i genitori di oggi sono diventati molto premurosi, e i loro figli, ovattati, non vivono esperienze come: socializzare con tanti ragazzi, essere liberi di esprimere la loro personalità, giocare e provare l’emozione di fare una partita sotto la pioggia. Ci sono adulti che ancora oggi evitano di giocare a calcetto quando piove, cosa “assurda”.

 

Noi non avevano pressioni, giocavamo liberi da tutto e tutti, senza l’ossessione di dimostrare, se non a te stesso, il tuo valore da uomo e calciatore.

 

Generalmente i genitori dicono: “Non sarebbe meglio che pensassi a studiare invece di giocare a calcio dalla mattina alla sera”; anche a lei hanno detto così? Oppure l’hanno sostenuta nelle scelte?

 

Penso che siano due cose distinte e separate e credo che si possono fare entrambe le cose.

Credo che il comunicare e far capire che studiare sia  importante per crescere prima come persona e poi nell’ambito lavorativo sia la cosa migliore da fare, poi si sa, ogni individuo è predisposto per qualcosa: ci sono talenti che non hanno studiato e talenti che hanno anche due lauree.

A me personalmente non hanno mai detto nulla, a me hanno sempre fatto ragionare, non mi hanno mai imposto nulla, mi hanno lasciato di libero di intraprendere la mia strada.



 




Anche se ce l’ha spiegato, che cosa l’ha spinta diventare allenatore? Forse il calcio giocato l’aveva delusa?

 

Il calcio giocato non mi ha deluso, alcune persone forse sì, ed è per questo che il calcio ha preso una brutta direzione. Come detto prima, ho sempre avuto l’indole di allenare: gestire, organizzare, studiare giocatori e squadre avversarie etc etc, cose che fa un allenatore, quindi ho deciso di addentrarmi in questo mestiere e farlo nel migliore dei modi.

 

Lei ha allenato diverse squadre, c’è una squadra a cui è rimasto più legato?

 

Diciamo che sono rimasto legato un po’ a tutte, forse quella più particolare è il Napoli United al primo anno  battemmo tutti i record dei nostri predecessori, arrivando anche ad una semifinale Play off eliminati a causa di una regola “per me” assurda!

 

Lei è stato il mister di squadre di calcio femminili, qual è la differenza principale tra il calcio maschile rispetto a quello femminile?

 

In un primo luogo dico la cultura calcistica, poi la differenza a livello condizionale, c’è troppa differenza tra uomo e donna su questo piano. Sul piano tecnico, contestualizzandolo, si può sempre migliorare, non a caso  oggi vediamo le calciatrici in serie A con un tasso tecnico molto elevato rispetto al passato.

Una lancia a favore delle donne la devo lanciare: sono molto più propense al lavoro e all’apprendimento

 

Qual è la principale qualità che deve avere un allenatore? 

 

L’empatia e la comunicazione sono le chiavi del successo, al di la delle competenze tecnico-tattiche, il saper ascoltare ed entrare nella testa dei calciatori, questo riveste la massima importanza.

 

     Qual è il suo stato d’animo prima di una partita? Quali consigli dà ai giocatori?

 

    In realtà sono sempre stato abbastanza tranquillo, pensieroso si, ma tranquillo e sereno. 

 

    Ai calciatori lascio la libertà di vivere il momento senza troppe pressioni. Ogni giocatore ha il suo rituale, la propria scaramanzia prima della partita, quindi li lascio soli con loro stessi. Entrati nello spogliatoio si pensa poi al resto. Il consiglio che do ai calciatori, è quello di vivere la partita con divertimento e spensieratezza, mantenendo comunque alta l’attenzione sui compiti e  le funzioni in campo.

 

E alla fine di una partita, invece? Ripensa a quello che ha sbagliato a livello tattico, oppure volta pagina? 

 

A fine partita preferisco lasciare le cose come stanno, qualche elogio o pacca sulla spalla quello sì, Ma non posso ricordarle tutte le situazioni, quindi, rivedo la partita e faccio le giuste osservazione alla ripresa degli allenamenti. Poi, lo stato d’animo dipende un po’ dall’andamento della partita e della prestazione. Faccio palesare poco il mio stato d’animo. Tanto quando le “cose” sono fatte bene o male i giocatori importanti lo riconoscono.

 

Una partita da allenatore che vorrebbe dimenticare? 

 

Come gia detto prima, la semifinale play off dove siamo stati eliminati per una regola “assurda”. Sono rimasto davvero con l’amaro in bocca.



 




Un suo pregio e un suo difetto, a livello calcistico s’intende?

 

Un pregio importante è che non mi abbatto mai, poi lascio valutare agli altri.

Un difetto che mi appartiene è che sono troppo esigente e se vedo arroganza e presunzione metto subito le crocette.

 

Se le proponessero un bel contratto con un club straniero, accetterebbe immediatamente, ci penserebbe oppure direbbe no senza rifletterci minimamente’

 

Accetterai immediatamente, ovviamente con le giuste osservazioni e valutazioni. Il calcio spagnolo e inglese mi affascinano molto.

 

Se avesse la possibilità di tornare indietro, quale scelta non farebbe?

 

Di essermi fidato di persone sbagliate che come uomini e soprattutto come uomini di calcio, sono veramente pari a zero!

Sono esperienze che fanno crescere.

 

Un sogno per il futuro? 

 

Essere il miglior modello di me stesso ogni giorno! Ovviamente poi, allenare nei professionisti.

 

A chi vorrebbe dedicare questa intervista?

Amia madre che non c'è più, mi ha sempre sostenuto in tutto.

A mia Figlia Jasmine che è la realizzazione di un sogno e che mi dà tanta gioia e forza.

A me stesso!

Perché quando ho avuto bisogno, ho sempre trovato la mia spalla!

 

 

 

 Grazie 

 

14 08     2025 

 

(Tutti i diritti riservati) 

 

mercoledì 13 agosto 2025

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

 

 

 

GIANLUCA

CRISPINO 

 

 Gianluca Crispino, di Cardito, è  un giocatore di calcio; nella stagione 2021/2022 ha giocato al Cercola, arrivando  quinti e per il distacco punti non hanno potuto fare il i play off, poi nella stagione 2022/2023 ha giocato al Cercola arrivando secondi in campionato, dopo la vittoria ai play off, sono andati a giocare la finalissima contro la Pro-Sangiorgese, partita che è terminata 0 a 0, successivamente è andato  a militare al Cardito per due anni, l’obiettivo era la salvezza ed è stato raggiunto. Visto che abita a Cardito e che è pure capitano non può che essere onorato di queste imprese.

 







La prima domanda che le voglio fare è la seguente com’è terminata stagione 2024-2025.Si si ritiene soddisfatto delle sue prestazioni oppure poteva fare di più? 

 

Ho dato sempre il massimo in tutte le gare. 

 

La prossima stagione giocherà sempre nel Cardito?

 

La prossima stagione giocherò nel Casal Di Principe.

 

All’inizio ha frequentato qualche scuola calcio?

 

Sì, ho frequentato la scuola calcio Cardito. 

 

I suoi genitori hanno cercato di assecondarla, oppure le hanno detto la classica frase: “...non sarebbe meglio che pensassi allo studio?”

 

I miei genitori mi hanno sempre appoggiato perché sapevano che era la mia più grande passione. 



Lei ha giocato in diverse squadre, a quale è rimasto più   legato? 

 

Ho giocato con tante squadre in Campania, il legame piu forte riguarda due squadre: il Cercola Fox e il Cardito Calcio.


Lei gioca nel ruolo di? 

 

Difensore centrale. 

 

Grandi discussioni con i mister le ha avute oppure ha sempre accettato le decisioni con serenità?

 

Ho sempre accettato decisioni con serenità. 

 

Generalmente che ruolo ha all’interno del gruppo, mi spiego ascolta i consigli dei compagni, discute serenamente con loro, oppure tende a imporre la sua volontà?

 

Non decido, propongo quello che per me è giusto e poi se c’è la volontà di tutti si attuano le mie proposte.

 

Un suo pregio e un suo difetto (calcisticamente parlando) 

 

Difetto: sono molto pignolo all’interno dello spogliatoio e questo è il mio difetto. Pregio: sono molto amichevole e socievole con tutti.

 

Un giocatore che lei ammira tantissimo? 

 

Sergio Ramos. 

 

Famiglia e amici quanto sono importanti per lei? 

 

La mia famiglia è al primo posto gli amici vengono subito dopo.

 

Un sogno che vorrebbe che si realizzasse nell’immediato? 

 

A chi vorrebbe dedicare questa intervista?

 

L’intervista la dedico a mia figlia Aurora che è la figura più importante della mia vita.

 

 

Grazie 

 

13   08    2025

 

(Tutti i diritti riservati) 

martedì 12 agosto 2025

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

  

NUNZIO

PELLICCIO

 



Nunzio Pelliccio è un giocatore   di Napoli, ruolo terzino sinistro (qualche volta esterno alto) e questa è la sua carriera.

 

Sibilla Bacoli – serie D-; Portici – promozione – con vittoria ai play off.  Stasia Calcio – eccellenza, finale persa ai play off (dopo questo club sono stato fermo per due anni sia per problemi famigliari, sia perché non avevo più gli stimoli giusti).  Atletico Vollese – prima categoria - con vittoria play off.  

 

 Sporting Barra – 1°categoria – vittoria campionato (fase pandemia) con 5 giornate di anticipo e vincente come terza per chiusura campionato, tre gli anni di permanenza in questa squadra. 

 

Virtus Ottaviano – 1°prima categoria – con vittoria campionato.  Virtus Ottaviano – promozione -. Virtus Ottaviano – promozione – secondo anno, Sant’Irpino – 1°categoria – semifinale persa ai play off. 

 

Nella prossima stagione militerò ancora con il Sant’Irpino.

 

Su 9 anni giocati 47 sono i goal.

 

 

La prima domanda che le voglio fare è la seguente com’è terminata stagione 2024 -2025.Si si ritiene soddisfatto delle sue prestazioni oppure poteva fare di più? 

 

A riguardo degli obiettivi generali della stagione 24/25 posso dire di averli centrati a pieno, infatti siamo arrivati a fare i Play Off. Purtroppo, però a livello personale non è andato secondo i miei piani, infatti ho collezionato solo 3 Gol e 9 assist in un anno solare. Ma per il resto mi sento più che soddisfatto, perché abbiamo centrato gli obiettivi societari.

 

La prossima stagione lei giocherà ancora con il club: Città di Sant’Irpino, immagino che ci sia un bel rapporto fra lei e la squadra, è così? 

 

Sì, sono voluto rimanere fortemente a Sant'Arpino perché ho un conto in sospeso con questa bella realtà, mi piacerebbe portare la società in promozione, non so se riusciremo a centrare il primato, ma sicuramente ci saranno i Play Off e se dovesse andare “tutto storto” faremo di tutto per vincere e portare il Sant'Arpino in promozione. 

Ci tengo a precisare che con la società ho un bel rapporto sia umano sia extra calcistico.

 






Quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?

 

Purtroppo ho iniziato tardi a frequentare la scuola calcio, infatti la mia prima annata calcistica risale all’età dei 13 anni ma come si suol dire “se il talento c’è l’hai, ce l’hai”. E da quel momento che ho capito che potevo fare qualcosa di buono. Purtroppo non sono stato seguito tanto (per mia disgrazia) non avevo persone che mi sono state vicino per il mio bene, bensì per altro, e questo l’ho scoperto col tempo quando ho intuito che quelle persone erano sparite dalla mia vita. E parliamo di familiari!

 

I suoi genitori hanno cercato di assecondarla, oppure le hanno detto la classica frase: “...non sarebbe meglio che pensassi allo studio?”

 

I miei genitori purtroppo non sono stati un bene per me, più che altro potevo essere qualcuno se non c'erano loro che mi hanno ridimensionato fin troppo bloccandomi mentalmente; avrebbero  dovuto essermi d’aiuto e sostenermi quando  faceva una prestazione opaca.

 







Lei ha giocato in diverse squadre, a quale è rimasto più   legato? 

 

Quella dove sono rimasto più legato è la Virtus Ottaviano che oggi a due anni sarebbe la Virtus San Gennarello. Dove ho ancora un ottimo rapporto con quei giocatori passati da lì ad altre società.  

 

Lei ha vinto campionati, ha realizzato 47 goal, la domanda è d’obbligo, in che modo si riescono a raggiungere determinati risultati, ha un segreto particolare?

 

Il modo per raggiungere quegli obiettivi e divertirsi e lasciar divertire la squadra. Perché per vincere campionati o realizzare tanti gol non si ha bisogno di prime donne o gruppi e gruppetti in uno spogliatoio. 

Io specialmente amo stare in uno spogliatoio dove c'è allegria e quando bisogna far sul serio si cambia modalità e si è uomini al 100%, ovviamente tutti insieme.

 

Oltre al calcio quali altri sport segue con grande interesse? 

 

Purtroppo non seguo altri sport. Ma ce n’è solo uno in particolare che col tempo quando smetto col calcio vorrò farlo: è il calcio a 5. Oltre al fatto che ci vogliono piedi buoni devi stare sempre sul pezzo anche mentalmente, si lascia correre la palla ed è un gioco dove chi ha più pazienza vince.

 

Si ricorda il suo goal più bello?

 

Il goal più bello e significativo per me è stato con la Virtus Ottaviano sul campo di Visciano. Li nessuno mai aveva vinto e quella partita era così importante per la certezza della vittoria campionato. Quella partita non la giocai dall'inizio, ma entrai nell'ultimo quarto perché avevo avuto un problema muscolare in allenamento.  

 

Ma il bello è che prima di entrare dissi ad un amico "Tranquillo ora entro faccio Goal e vinciamo” infatti 5 minuti dalla fine su punizione feci lo 0-1 e abbiamo vinto, la vittoria   era valsa per un’ipotetica vittoria di campionato.

 

Grandi discussioni con i mister le ha avute oppure ha sempre accettato le decisioni con serenità?

 

 

Purtroppo da giovane ne ho avute di discussioni, per mia colpa, dato che ero giovane e nessuno nasce senza che farà sbagli in futuro.  Po col tempo ho capito i miei errori e sono migliorato, vorrei precisare questo: come ho detto sopra i miei sbagli li ho fatti, ma di sbagli ne hanno commessi anche gli allenatori, questo dovuto al fatto che erano molto presuntuosi. La loro presunzione a cosa gli ha portati? A non allenatore più.  Chissà perché! Non aggiungo altro. 

 

Concludo dicendo che con tempo ho conosciuto davvero grandi allenatori ai quali son rimasto molto legato.

 

Lei ha un grande esperienza, di conseguenza che ruolo ha all’interno del gruppo, mi spiego ascolta i consigli dei compagni, discute serenamente con loro, oppure tende a imporre la sua volontà?

 

In squadra son sempre stato un simpaticone per gli amici, quando c'è modo di scherzare sono sempre in prima linea e tutti noi scherziamo. Ma quando vedono che inizio a fare sul serio perché è raro che io sia serio capiscono che non è il momento di scherzare e iniziano ad ascoltarmi ed essere uomini nel momento giusto. Ma dove son andato credo di aver lasciato un gran ricordo di me.



 




Un suo pregio e un suo difetto (calcisticamente parlando)? 

 

Il mio pregio calcisticamente è quel di dare sempre il massimo in partite importanti e in  quelle meno importanti. 

 

Il mio difetto è quello di non accettare una sconfitta perché chiunque vorrebbe sempre vincere.

 

Se avesse la possibilità di tornare indietro, cambierebbe qualcosa, oppure si ritiene soddisfatto di dove è arrivato sino ad ora? 

 

Se dovrei tornare indietro nel tempo ci vorrei tornare con questa mentalità d'oggi giorno perché sicuramente con questa mentalità sarei a calcare campi più importanti e sarei in grado di allontanare quelle persone che sono state solo un male per la mia crescita.

Ma dato che non si può tornare indietro nel tempo, mi ritengo più che soddisfatto. Ho famiglia gioco a calcio (dilettanti) e lavoro.

 

Questa è una domanda che faccio spesso: se lei domani ricevesse una proposta allettante da un club estero, se la sentirebbe di partire per questa nuova avventura? Oppure direbbe di no? 

 

Purtroppo no, perché voglio  che la mia scelta non influisca sul  percorso dei miei figli, e poi  oggigiorno sono troppo legato alle mie origini.

 

Un giocatore che lei ammira tantissimo? 

 

Sono troppo amante di Theo Hernandez che d'altronde giocava anche nel mio club del cuore. Diciamo che le sue falcate i suoi goal e i suoi assist son stato uno sprono in più per me per fermi tornare nel calcio, diciamola tutta 6/7 anni fa avevo smesso per un po’,’ non avevo più stimoli giusti. Comunque sia, a malincuore,  lui per me sarà il mio idolo a vita anche sapendo che adesso vestirà un'altra casacca a malincuore.



 




Lei è nato a Napoli, che cosa rappresenta questo luogo per lei?

 

Napoli per me è tutto, Napoli mi ha donato vita, Napoli mi ha fatto diventare uomo, Napoli mi ha regalato una famiglia ed io sarò grato alla mia città per sempre.

 

Nella sfera degli affetti, famiglia e amici quanto sono importanti per lei? 

 

Sono molto importanti, più che altro la cosa più importante nella mia vita è la famiglia.

 

Un sogno che vorrebbe che si realizzasse nell’immediato? 

 

Non ho sogni, al momento mi vivo il momento giorno per giorno. 

 

A chi vorrebbe dedicare questa intervista?

 

A tutte le persone che ho avuto l'onore di conoscere col tempo, m< soprattutto alla mia piccola famiglia composta da mia moglie e dai miei figli.

 

 

Grazie 

 

12 08     2025

 

(Tutti i diritti riservati) 

lunedì 4 agosto 2025

SEZIONE SPORT

  

Paolo Radi intervista

 

 

ENZO

CACACE






 

Mi chiamo Vincenzo Cacace e nasco a Napoli, nel 1984 mi trasferisco a Castel Volturno sin da piccolo ed è qui che inizio a calcare i primi campi di calcio riuscendo ad esordire in eccellenza negli anni 90 proprio col Castel Volturno. Il calcio è stato sempre la mia vera passione ma lasciai per vari fastidi fisici, dedicandomi da subito alla crescita del mio lavoro.  Attualmente sono un imprenditore nel mondo Pet, ho vari punti vendita (MR FROG) tra cui uno vicino Aversa a Lusciano che aprirò a giorni.  In oltre gestisco un mio Brand (SAFETY PET) del settore che commercializzo a livello internazionale già da tempo.

 

Mi riaffaccio attivamente nel mondo del calcio l’anno scorso con il Castelvolturno con il ruolo di co-presidente, la mia passione e la tanta voglia di fare -  spesso mi sono preso la responsabilità di prendere spesso decisioni importanti - alla fine sono risultate decisive alla permanenza tranquilla nel girone.

 

I primi segnali di profonda stima tra me e la Rea Normanna nascono l’anno scorso in entrambe le partite di campionato, ma tutto si è consolidato nel trasferimento di Cristian Orefice dal Castel Volturno proprio alla Normanna trasferimento avallato fortemente da me.

Nella finale di ritorno col Modica ero presente ad Aversa e ho assistito a uno spettacolo unico, dopo qualche giorno mi sono visto con la presidenza per congratularmi personalmente e da qui che nasce l’idea di un mio inserimento nella società Granata. 

 

 

 

 




Per prima cosa mi congratulo con lei per essere vicepresidente della Real Normanna, come sta vivendo questo bel momento?

 

L’impatto è stato dei migliori, con gli organi dirigenziali c’è stata intesa immediata e sin da subito mi sono sentito a casa, sentire la fiducia di tutto lo staff per me è stato di fondamentale importanza e mi ha facilitato tantissimo ad entrare subito nelle nuove dinamiche dirigenziali.

Si sta lavorando tutti uniti per qualcosa di buono, noi tutti  speriamo di ottenere i successi che merita tutto l’ambiente Granata.

 






Di lei ho letto grandi parole di stima, tutti apprezzano la sua voglia di fare e la sua determinazione nel far sì che una squadra dia sempre il meglio, come si arriva ad essere così stimati, ma anche ben voluti nell’ambiente?

 

Sono quasi un cinquantenne e sono cresciuto con la voglia di fare bene, ma sempre con la massima correttezza e la massima determinazione. Sono in una società sana ed ambiziosa basata sulla lealtà sportiva ed è anche per questo che sono felice di essere qui.

 

Questa è la classica domanda che faccio sempre: quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?

 

Ho praticato calcio sin dall’età di 5 anni e la mia passione per il calcio la manifestai sin da subito.  Sono contento di aver trasmesso a 2 dei miei 3 figli questa grande passione, sicuramente saranno i primi tifosi della Normanna.






 

I suoi genitori, generalmente dicono sempre classica frase: “...non sarebbe meglio che pensassi allo studio?” Anche a lei è successo?

 

Ringrazio i miei genitori che mi hanno sempre lasciato libero di divertirmi giocando a calcio e di studiare con la frequenza giusta, tutto ciò senza darmi quell’apprensione allo studio limitandomi nello sport.

 

Lei esordisce con il Castel Volturno, poi però a causa di un infortunio, lascia il mondo del calcio, se non ci fosse stato quell’infortunio, la sua carriera calcistica sarebbe stata diversa?

 

Non ero un cattivo calciatore e nelle giovanili mi facevo rispettare da libero col vizio del goal. Ho giocato nelle giovanili del Castelvolturno, arrivando fino in promozione ed eccellenza, poi ho militato nei seguenti club: Cancello Arnone nel Sacro Cuore e a Piana di Monte Verna, vincendo un campionato di prima categoria, poi a causa, come dicevo prima, di continui  fastidi fisici e di impegni lavorativi ho deciso presto di appendere gli scarpini al chiodo.

 

Lei si riaffaccia al mondo del calcio come co-presidente del Castel Volturno calcio, per prima cosa le voglio chiedere come si è chiusa la stagione 2024-2025?

 

La stagione al Castelvolturno è stata positiva, ottenendo una salvezza già a febbraio, ma la cosa più importante è l’ aver visto tanti giovani che hanno avuto un’evoluzione calcistica importante, oggi mi contattano tanti calciatori della scorsa stagione e questo significa tanto per me. 



 





Per quale motivo lei ha voluto che il giocatore Cristian Orefice andasse a militare nella Real Normanna?

 

Dissi al ragazzo queste parole: “Inizia ad andare tu che poi ti raggiungo tra qualche mese”, scherzo chiaramente.

Cristian era destinato ad un’altra società, ma il loro continuo tentennamento ci stava spazientendo, così ci fu una chiamata amichevole tra me e il presidente Diana e finimmo per parlare di Orefice.

 

Io capii subito che l’interessamento era sincero da parte della Real Normanna e che poteva essere una scelta determinante ai fini del campionato del club e del ragazzo stesso. In seguito il direttore Lentini non impiegò tanto a convincere il ragazzo a cambiare destinazione, Orefice si entusiasmò subito di questa possibilità e alla fine accettó di buon grado.

 

Ho letto che l’essere vice-presidente della Real Normanna è “è stata una scelta di cuore”, in che senso, lo desiderava da tempo; oppure che altro? 

 

Innanzitutto devo dire che essere vice-presidente alla Real Normanna è molto gratificante, ma nello stesso tempo mi riempie di responsabilità e impegno, certamente dovrò lavorare tanto e con attenzione per portare avanti questo incarico sempre in maniera onerosa, seria ed onesta.

 

Nell’ambiente calcistico campano tutti parlano in maniera positiva della Real Normanna, che cos’ha questo club di così attraente, mi perdoni se uso questo termine, oppure di speciale, per chi è appassionato di calcio?

 

La Real Normanna è una società modello, seria e funzionale strutturata che ha come interesse comune quello della vittoria, la forza di questa società è nella società stessa, composta da persone ambiziose e vincenti, questo lo hanno già dimostrato nell’anno calcistico appena trascorso.



 




Cosa si aspetta lei da questa squadra? 

 

I ragazzi sono tutti super concentrati nelle dure sedute che quotidianamente si susseguono, attualmente manca ancora qualche calciatore in rosa e lo stiamo cercando, sono sicuro che alla fine, e grazie al gran lavoro dei Direttori, completeremo la rosa, in modo da poter dire la “nostra” anche in serie D. A proposito della serie D mi sento di ringraziare tutti i protagonisti che ci hanno permesso oggi di essere in questa categoria: in primis mister Sancez e tutti gli altri protagonisti (purtroppo non sono qui con noi per vari motivi), auguro a tutti ancora tante vittorie e grosse soddisfazioni.

 

Cosa vuol dire ai tifosi?

 

Ai tifosi dico di starci vicino sempre, come solitamente fanno, anche in alcuni passi falsi in cui potremmo incappare, una cosa è certa: sicuramente vedranno i nostri ragazzi “buttare” nel rettangolo di gioco l’ultima goccia di sudore a disposizione combattendo col coltello tra i denti;  sempre in qualsiasi situazione e in qualsiasi campo.



 




Ultima domanda: un sogno per il futuro?

 

In questo momento il mio sogno riguarda,  innanzitutto, vedere per molto tempo un calcio importante ad Aversa, ma il sogno più desiderato sarebbe quello  di arrivare ad un traguardo importante, e quest’obiettivo lo  si raggiunge solo con tanto lavoro, sacrificio e dedizione; ed è quello della militanza nei professionisti in breve tempo. 

 


Forza Real Normanna 

Uniti si vince

 

 

 Grazie e buon lavoro.

 

 

 

 05      08    2025

 

(Tutti i diritti riservati)