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venerdì 27 giugno 2025

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

 

 

LORETO LO BOSCO

 


   

 Loreto Lo Bosco, 35 anni, è un giocatore   di calcio è nato a Palermo e abita a Altavilla Milicia (PA), queste sono le squadre dove ha militato:

 

Inizia nell’ F.C. Torino nella stagione 2007-2008, per poi proseguire nei seguenti club: U.S. Pro Vercelli (due stagioni), Acqui Calcio 1911, Vallee D’Agoste Saint Christophe (due stagioni), Acireale Calcio (una stagione) Asti Calcio (tre stagioni), Argentina Arma (due stagioni) Sanremese (4 stagioni), Vado F.C. (3 stagioni) e quest’ultima stagione ha militato nel Ravenna. 146 sono i goal realizzati, collezionando 399 presenze. 

 

 

 

 


La prima domanda che le voglio fare è la seguente soddisfatto di come sia terminata questa stagione calcistica, avete raggiunto un importante obiettivo, come ci è riuscito, e come ci siete riusciti?

 

Ti posso dire che siamo stati ripescati per accedere alla serie C, dunque la stagione è stata positiva, è vero che abbiamo fallito il primo obiettivo che era quello di vincere il campionato, però abbiamo vinto una Coppa Italia, e pure una finale play off, e la vittoria ci permette di andare in serie C, non dalla porta principale, ma da quella secondaria. La società del Ravenna calcio merita una categoria superiore, in conclusione sono soddisfatto.

 


 




La prossima stagione sa dove andrà a giocare? Ha già ricevuto qualche chiamata, oppure pensa che sia giunto il momento di tornare a Palermo?

 

Sto valutando, sono molti anni che sono fuori, ho una famiglia, con due bambini a cui dover pensare. Sono siciliano e visto che sono vent’anni che sono fuori casa, il richiamo è molto forte. Vicino ho una casa e di conseguenza la voglia di tornare c’è. In questo momento non escludo nulla, le situazioni si possono evolvere e le proposte possono essere diverse, valuterò il da farsi assieme alla mia famiglia. Qualche proposta all’orizzonte c’è, per concludere ribadisco quanto detto sopra: valuterò per il mio bene e quello, ovviamente della mia famiglia.



 




Quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?

 

Questa malattia, è un qualcosa di viscerale che nasce dentro di te, a mio padre piace il calcio, ma non è mai stato un grande tifoso. Comunque questa passione è nata quando d’estate io,  il mio gemello e  i miei amici giocavamo a calcio, con qualsiasi cosa che si potesse trovare in un qualsiasi posto,  ad Altavilla Milicia, (un paesino vicino a Palermo). Questa passione secondo me nasce con te, è un qualche cosa di innato. Il giocare d’estate a calcio in quel paesino è stato determinante.

 






I suoi genitori hanno cercato di assecondarla, oppure le hanno detto la classica frase: “...non sarebbe meglio che pensassi allo studio?”

 

Sono andato via di casa che avevo 14 anni e non è stato semplice per loro che io mi allontanassi a quell’età, non mi hanno mai “messo i bastoni fra le ruote”, però la mia partenza gli ha fatti soffrire parecchio. Detto questo mi hanno sempre sostenuto e appoggiato per questa mia scelta di andarmene, ripeto non mi sono stati d’intralcio. Mi hanno lasciato libero di poter fare quello che volevo, quello che mi piaceva.



 




Ad un certo punto lei nel 2007 si trasferisce nel club F.C. Torino cin che modo è riuscito ad arrivare in questo prestigioso club?

 

A Torino se ben ricordo ci sono arrivato qualche anno prima, nel 2003 a 14 anni, ed è stato tutto molto veloce. 

 

Sino a 10, 11 anni giocavo per strada, la società del Bagheria calcio mi vide e spesso venivano dai miei genitori per chiedere se potessi firmare per il loro club. Nel giro di pochi anni  venni catapultato in mondo più grande di me, in due o tre anni ero sulla bocca di tutti, nel giro di poco tempo ci furono diverse chiamate, i miei genitori scelsero Torino perché la squadra gli fece capire che si sarebbero messi a disposizione per ogni cosa, ad esempio la scuola. Fra le tante fu quella che gli convinse a lasciarli partire.








Essendo giovane avrà sentito la mancanza di casa e degli amici, come è riuscito a superare quei momenti, di malinconia, se mi permette di usare questo termine?

 

Bella domanda, anche se ognuno di noi vive le situazioni in modo diverso. Non ti nego che hai usato il termine giusto, ma la malinconia c’è stata in quegli anni. Io penso che un ragazzo debba vivere la vita in maniera diversa, io invece ho bruciato le tappe. Non è stato facile a 14 anni staccarmi dalla mia famiglia, dai miei amici, dalla mia terra, dalle mie certezze, tutto ti porti dietro quando ti allontani da casa, però allo stesso tempo questa è stata un’esperienza che mi ha permesso di essere l’uomo che sono, non rimpiango nulla, ci mancherebbe ma non so se la farei vivere a mio figlio, perché non è stato facile ambientarmi a Torino, mi ha dato tanto, ma mi ha tolto parecchio.



 




Lei ha sempre giocato in Liguria e in Piemonte, ad un certo punto lei scende per andare a militare nell’Acireale, come mai questa parentesi?

 

Allora, a 18 anni ero in serie A, mi ritrovai catapultato in serie C, poi feci un’esperienza in D in valle d’Aosta, e in Valle d’Aosta sentii l’esigenza di avvicinarmi tanto in Sicilia, però in Sicilia mi conoscevano poco, e conoscevo poco il mercato, però ci fu questa parentesi per il desiderio di riavvicinarmi a casa. Queste furono le motivazioni di questa piccola parentesi siciliana.







Qual è la squadra dove lei ci ha lasciato il cuore?

 

Ti posso dire che, a causa della mia indole, in tutte le squadre dove io ho militato ci ho lasciato il cuore. In questo sport sono stato serio e professionale, senza mai dimenticare i valori umani. In tutti i posti dove io sono stato ho sempre lasciato il cuore e l’anima, se c’è una terra nella quale mi sono maggiormente legato questa è la Liguria. Qui sono diventato uomo, ho formato famiglia, è nata mia figlia e poi è arrivato un maschietto, come terra mi ricordava molto la mia Sicilia. Sono le squadre liguri quelle in cui sento un legame particolare, e la Liguria la porterò sempre nel mio cuore.








Fra i tanti goal che ha segnato  si  ricorda quello più bello?

 

Di goal belli ne ho fatti diversi, ma io do valore a ogni singolo goal, perché esso è il frutto dei sacrifici fatti durante gli allenamenti, ogni cosa gira attorno a quelle emozioni fatte di attimi che provi dopo aver segnato in porta, sono stati tutti belli, anche quelli meno decisivi per una vittoria, per ogni tiro ho sempre provato una grande gioia, in conclusione non ne ho uno in particolare da menzionarti.



 




Con i mister le discussioni ci sono,  lei le  ha avute oppure ha sempre accettato le decisioni con serenità?

 

Di discussioni ne ho avute diverse, tutto fa parte del gioco, e poi la discussione fa parte del mio carattere. Sono una persona che si prende sempre le sue responsabilità, non mi tiro mai indietro di fronte alle situazioni che si vengono a creare. Sono un ragazzo onesto, sono sempre stato molto umano, molto vero, con la mia indole è inevitabile che ci siano discussioni, poi queste discussioni sono state dettate da situazioni che sono poi terminate; ho comunque grande rispetto dei ruoli, e io l’ho sempre rispettato, scambi di vedute certamente, ma, mantenendo il rispetto verso quella figura.  Inoltre esse possono portare a un qualcosa di positivo. 



 




Generalmente che ruolo ha all’interno del gruppo, mi spiego ascolta i consigli dei compagni, discute serenamente con loro, oppure tende a imporre la sua volontà?

 

Nella mia carriera ho rivestito quasi sempre il ruolo di capitano, non so se per fortuna o sfortuna, di conseguenza l’essere un leader me lo sono sempre portato dietro, esso mi ha dato responsabilità, mi ha permesso di crescere sicuramente, alle volte però penso di essere stato, permettimi questo termine “rompipalle”, forse sarà la scuola calcio che ho frequentato quando ero nel Torino che mi  ha fatto capire l’importanza della disciplina, delle regole, del rispetto dei ruoli, e l’essere una persona seria ha contraddistinto  tutta la mia carriera.

Comunque precisato ciò ho messo il gruppo davanti a ogni cosa e sopra a ogni cosa, e alla mia età lo posso dire con serenità. Ho sempre ascoltato i miei compagni e quando potevo aiutarli io li ho aiutati, ho sempre messo l’anima e il cuore e da parte loro c’è sempre stato un grande aiuto, perché questo è lo sport. Da solo puoi fare poco in campo, in tutte le squadre dove sono stato i riscontri sono sempre stati positivi. Alcune volte mi sono dovuto imporre, perché credo molto nella disciplina. A volte ho dovuto fare il buono, a volte il severo.



 




A livello tecnico qual è il suo pregio? E un suo difetto? 

 

Posso dire che un mio pregio è il saper difendere la palla, penso. Difetto? Mi innervosisco quando il risultato non arriva,  vorrei risolvere la partita da solo, tendo a strafare insomma.

 






Sono anni che lei gioca al Nord, ci dica la verità quanto le è mancata la Sicilia?

 

La Sicilia mi è sempre mancata, ci sono nato, ho tutto in Sicilia: le mie origini, la mia infanzia, la mia famiglia, come fai a cancellare tutto questo? Impossibile, però non faccio la differenza tra quello che c’è al Nord e quello che c’è al Sud, la mia famiglia, e i miei figli hanno goduto dell’affetto dei paesi de Nord. Se ti sai comportare nella vita, il riscontro lo trovi sempre, dipende da te. Al mio matrimonio tante erano le persone del nord, tanti amici veri ai quali sarò legato per sempre. Indubbiamente la tua terra manca,  essa possiede qualcosa di magico, che ti trasmette tanto.

 






A Ravenna come si è trovato, è stato facile ambientarsi (questo vale anche per la sua famiglia)? 

 

A Ravenna ho trovato tantissimo affetto dai tifosi ravennati, vivere la città mi ha fatto capire l’importanza che riveste il calcio, la gente ti riconosce, ti saluta, ti chiede la maglia, portavo i miei figli a scuola e i bambini mi conoscevano, andavo dal meccanico, anche lui voleva la maglia, tutto ciò mi reso orgoglioso di far parte di questo club, sono dell’idea che il calcio è della gente, dunque è stato molto bello riscontrare tutto questo affetto. Devo anche dire che non è stato facile, perché io mio sono portato mia moglie e due bambini, senza pensare al trasloco, è stato un po’ complicato, ma non per colpa della città, sia chiaro, non è mai facile quando porti con te la famiglia.



 




Ho  intervistato tempo fa un suo compagno: Michele Guida, quali sono le sue doti migliori? 

 

Posso dire un gran bene. Michele è un giocatore stratosferico, fantastico, è un ragazzo che ha dimostrato grande professionalità, nonostante non abbia giocato con continuità, ha avuto modo di dimostrare le sue qualità. Le sue doti migliori penso che siano quelle tecniche, è un giocatore che della tecnica fa la sua dote migliore, egli mi ha dato l’opportunità di vedere tante belle giocate, tante belle prodezze, anche sotto l’allenamento, perché noi giocatori abbiamo una visione completa, per concludere ho bel ricordo di Michele.



 




Di lei si parla molto bene, tanti sono gli attestati di stima, mi dica come si riesce a raggiungere simili risultati (non a caso lei ha segnato tantissimi goal: 131)?

 

Diciamo che all’incirca siamo vicini a 131, penso 150, ma va bene anche questa cifra, gli attestati ci sono ed è la cosa più bella, io come ti ho detto prima faccio prevalere la parte umana e di conseguenza visto che in questo mondo tutto è complicato, alla fine tutto torna. Le persone apprezzano il lato umano, nel calcio girano tanti soldi, c’è molta competizione perché è uno sport di gruppo, ne giocano 11 e tu con i tuoi compagni ti giochi il posto, ripeto è tutto molto difficile, si parla di sport di gruppo, ma tu devi pensare a te stesso e questo è il paradosso. Alla fine, se sai vivere, se ti comporti bene, nel rispetto di tutto e di tutti, alla fine sarai apprezzato. Ti devo dire che non c’è un segreto, adesso che sono alla fine della mia carriera ho ricevuto molti attestati di stima,  e di questo ne sono fiero e orgoglioso, il calcio come diceva un mio allenatore è una parentesi della nostra vita, purtroppo, non è tutta la nostra vita, lo ripeto: è una parentesi. Alla fine di questa parentesi quello che ti rimane non sono i soldi, ma sono le persone che hai avuto modo di conoscere, di frequentare, di vivere, fondamentali sono le esperienze, i luoghi, i tifosi, le città, tutto questo mi rende orgoglioso di me stesso.



 




Un sogno che vorrebbe che si realizzasse nell’immediato? 

 

Che dire? Sono una persona semplice, il mio sogno è quello di vedere felice mia moglie e i miei figli, questo sogno e sognerò sempre. La mia famiglia è il centro di tutto. Se stanno bene loro, sto bene pure io.



 




A chi vorrebbe dedicare questa intervista?

 

Ma se devo dedicare qualcosa io la dedicherò sempre a loro perché sono la mia ragione di vita. Ogni cosa bella che potrò realizzare la dedicherò sempre a loro. Sono il motivo per il quale mi fanno andare e che mi faranno sempre lottare. 

 

 

 

 

Grazie 

 

28   06    2025

 

(Tutti i diritti riservati) 

 

 

 

 

mercoledì 25 giugno 2025

SEZIONE SPORT

 

 


Paolo Radi intervista

 

  

BONAVENTURA

ESPOSITO

 

 


     

 


Bonaventura Esposito, di Napoli, è stato un giocatore di calcio, e ora ci presenta questa nuova avventura.

 

FC Secondigliano: un nuovo capitolo del calcio napoletano

 

Siamo quattro appassionati di calcio, Esposito Bonaventura, Darioni Antonio, Eboli Lucio e Gaito Giuseppe, uniti dalla passione per lo sport e dalla voglia di creare qualcosa di nuovo e innovativo nella città di Napoli. Con anni di esperienza tra Eccellenza, Promozione e altre categorie dilettantistiche, abbiamo deciso di unire le forze per dare vita al FC Secondigliano.

 

Un progetto ambizioso.

 

Con l'obiettivo di rappresentare con orgoglio il quartiere di Secondigliano e la città di Napoli, abbiamo scelto mister Falanga come nostro allenatore per guidarci in questo percorso che inizia dalla Terza Categoria. Siamo pronti a lavorare sodo, a crescere e a migliorare per raggiungere i nostri obiettivi e diventare un punto di riferimento nel calcio napoletano.






La prima domanda che le voglio fare è la seguente: quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?

 

ll calcio ha sempre fatto parte della mia famiglia sia da tifoso che da giocatori, quindi non c ‘è un periodo preciso della nascita di questa passione.


 




I suoi genitori hanno cercato di assecondarla, oppure le hanno detto la classica frase: “...non sarebbe meglio che pensassi allo studio?” 

 

Sin da piccolo ho coltivato la passione per il calcio considerando che sia mio padre che mio nonno giocavano; mio nonno ai tempi fu assunto dal Banco di Napoli in virtù del suo talento, il lavoro è il risultato della posizione calcistica che aveva. Come già precisato, ho giocato sin da quando ero un bambino, all’età di 14 anni a causa di una leucemia riscontratami mi dovetti fermare per qualche tempo.

 

 

Lei ha giocato in diverse squadre, a quale è rimasto più   legato? 

 

La mia carriera è compresa tra squadre di promozione, squadre di categoria sino a squadre intersociali nell’ età adulta, ma dove sono rimasto più legato anche se si trova in bassa categoria e la Real Partenope 2017, all’epoca figuravo anche come co-fondatore. Ora la società non esiste più.

 

E ora veniamo a parlare di questo nuovo progetto, lei assieme a tre amici Antonio Darioni, Lucio Eboli e Giuseppe Gaito avete deciso di dare vita alla società calcistica: F.C. Secondigliano, quando avete maturato questa idea, e per quale motivo avete deciso di fare ciò?

 

Al termine dello scorso campionato ci siamo riuniti ed abbiamo deciso di fare qualcosa insieme, ognuno ha esposto le   proprie idee, per poi unirle in un progetto comune.



 


 



A Secondigliano c’è già una società, oppure la vostra è il primo club presente in questo quartiere?

 

A Secondigliano ci sono varie squadre e ognuna con le proprie ambizioni

 

Lei con i suoi tre soci avete un legame, un’amicizia da diverso tempo? 

 

Sì, è vero, ci conosciamo da diversi anni e siamo soprattutto amici uniti da questa grande passione.

 


Quello che avete deciso di fare è molto interessante e utile per il quartiere, direi che il progetto è molto bello, come mai avete scelto come mister il signor Falanga, si tratta di una vecchia conoscenza? 

 

Abbiamo scelto il mister Falanga perché si trova in linea con le nostre idee e vista la sua esperienza lo troviamo adatto al ruolo che occupa.

 

In quanto ai giocatori avete già una rosa, oppure alcuni sono da contattare? 

 

Per quanto riguarda la rosa abbiamo già la colonna portante della squadra ed essendo nati quest’anno siamo in cerca di giocatori per completare l’organico.

 






Il fatto che vogliate diventare un punto di riferimento per il calcio napoletano non può che farvi onore, ovviamente ci sarà da lavorare “sodo” come si dice in gergo, siete pronti dunque? 

 

Stiamo facendo del nostro meglio per mettere su un progetto affidabile e soprattutto che faccia parlare di noi, come tra l’ altro stiamo già facendo sfruttando i social.

 

Un sogno che spera che si realizzi nell’immediato?  

 

Più che di sogno parlerei di obiettivi, e il primo che abbiamo è di essere subito competitivi e puntare al gradino più altro di questa categoria.

 

A chi vorrebbe dedicare questa intervista? 

 

Questa interista la dedico ad i miei soci non che amici: Darioni, Eboli e Gaito,  senza di loro non sarebbe stato possibile avviare questo cammino.

 

 

 

Ovviamente appena partirà il campionato ci risentiremo, da parte mia auguro a lei e a suoi tre amici il meglio del meglio, perciò “imbocca la lupo” e grazie per aver accettato di essere intervistato.

 

 

 

 

 

 

 

Grazie 

 

25  06     2025

 

(Tutti i diritti riservati) 

 

martedì 24 giugno 2025

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

 

  

RAFFALE

RIVETTI 

 





     

Raffaele Rivetti di Napoli è un giocatore di calcio e così ci si presenta:

 

 

Mi chiamo Raffaele Rivetti, sono di Acerra (Napoli) e sono nato il nove novembre del 1983. 

 

Gioco nel ruolo di difensore centrale. Ho  iniziato nelle  ex Giovanili del  Napoli, successivamente  ho partecipato a 2 tornei di Viareggio con il Napoli primavera. Successivamente ho giocato in C2 a Melfi, di seguito tanta serie D: Nardò,  Ostiamare,  Pomigliano,  Sorianese,  eccellenza con:  l’ Acerrana - squadra dell mia città-   Ercolanese, Puteolana, Terracina,  Real Forio,  Procida,  Potenza;  in promozione con il Casalnuovo,  Cercola,  Barano, per concludere  in prima categoria con il   Cardito e il San Nicola La Strada (Caserta). Infine ci tengo a sottolineare che ho militato nella Virtus Entella di Chiavari (Ge), squadra che nella prossima stagione giocherà in serie B.

 

Nonostante l’età, il calcio per me è passione ed è stato anche un lavoro. Per è un amore incredibile, incondizionato

 




La prima domanda è la seguente, com’è terminata la stagione al San Nicola La Strada, soddisfatto delle sue prestazioni, oppure avrebbe potuto fare di più? 

 

Sono stato benissimo e mi sono divertito tanto, penso di aver disputato un buon campionato, magari si può fare sempre di più, ma nel complesso non mi posso lamentare.

 

La prossima stagione sa dove andrà a giocare? Le è arrivata qualche proposta?

 

Non so ancora se continuerò a giocare,  è ancora presto, non è facile  fare conciliare il lavoro con il calcio,  arrivi ad un certo punto che sei veramente stanco e che devi fare per forza fare una scelta insindacabile.

 

Quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?

 

Il calcio e stato sempre la mia passione da quando sono nato, non esiste attività più emozionante.



 




I suoi genitori hanno cercato di assecondarla, oppure le hanno detto la classica frase: “...non sarebbe meglio che pensassi allo studio?”

Mi hanno sempre assecondato, ma allo stesso mi hanno fatto capire l’importanza della scuola, dopo le medie ho continuato a studiare e alla fine mi sono diplomato. Com’ è giusto che sia; la scuola e importantissima.

 

Lei ha partecipato a due tornei a Viareggio con il Napoli primavera, lei era giovane, come ha vissuto quei momenti?

 

Giocare il torneo di Viareggio con la maglia del Napoli è stato un qualcosa di straordinario, questa esperienza ti rimarrà per sempre. Essermi confrontato con i più grandi calciatori di club del mondo è per me motivo di orgoglio.

 

Lei arriva in C2 con il Melfi, un bel traguardo, che tipo di esperienza è stata con questo club?

 

Giocare il primo campionato tra i grandi calciatori di diverso livello agonistico a Melfi è stato fondamentale, in quanto ti fa crescere sotto tutti i punti di vista.

 

Il suo curriculum è ampio, ha giocato in tantissimi club, qual è la squadra dove lei ha lasciato il cuore?

 

Ho giocato in tante squadre, ma l’emozione che  ti trasmette il giocare per l squadra della tua città: Acerrana ed essere il capitano e qualcosa di entusiasmante, che non si riesce a spiegare.

 

Oltre al calcio quali altri sport segue con grande interesse? 

 

Sinceramente oltre allo sport da me praticato ti posso dire che non esiste nessuno altro sport che  sa regalarti  emozioni come il calcio.

 

Si ricorda il suo goal più bello?

 

Da difensore in tanti anni di carriera ho fatto pochissimi gol, ma forse sono legato solo ad uno in particolare, è successo che vestivo la maglia dell’Acerrana, si disputava Mondragonese – Acerrana, risultano fu il seguente: 1 a 2, il mio fu il gol della vittoria.



 





Grandi discussioni con i mister le ha avute, le ha tutt’ora oppure ha sempre accettato e accetta le decisioni con serenità?

 

Ho sempre rispettato qualsiasi decisione del mio mister con serenità, come giusto che sia.

 

Generalmente che ruolo ha all’interno del gruppo, mi spiego ascolta i consigli dei compagni, discute serenamente con loro, oppure, vista la sua grande esperienza tende a imporre la sua volontà?

 

Al di là delle esperienze maturate, ritengo che un vero leader debba sempre confrontarsi con il resto dello spogliatoio e valutare insieme qualsiasi decisione da prendere.

 

Un suo pregio e un suo difetto (calcisticamente parlando)

 

Un pregio che mi ma sempre contraddistinto e che non devo mai mollare in ogni partita che disputo, questo a prescindere dal risultato, di difetti ne ho tanti, uno in particolare è che quando perdo una partita preferisco non sentire e non vedere nessuno.

 

Se avesse la possibilità di tornare indietro, cambierebbe qualcosa, oppure è soddisfatto di dove è arrivato sino ad ora? 

 

Se tornassi indietro rifarei tutto ciò che ho fatto, dunque: nessuno rimpianto.



 





Domani lei riceve un’offerta per andare a giocare fuori Italia, se la sentirebbe di lasciare ogni cosa per una nuova avventura?

 

Ormai vista l’ età sarebbe impossibile ricevere un offerta,  ma se fossi stato più giovane avrei accettato sicuramente, sarebbe  stato  un modo per  conoscere nuove realtà.

 

Un giocatore che lei ammira tantissimo? 

 

Nn ho un giocatore in particolare che  ammiro, però essendo un grande tifoso del Napoli in questo ultimo anno sono rimasto incantato da MC Tominay.

 

A chi vorrebbe dedicare questa intervista?

 

L'intervista la dedica a me stesso perché il calcio per me è vita e passione.

 

 

 

Grazie 

 

24  06   2025

 

(Tutti i diritti riservati)