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lunedì 13 ottobre 2025

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

 

 

ANTONIO

TARTARONE

 

 


     

 

 Antonio Tartarone è un giocatore   di Giugliano in Campania (Napoli), ha 17 anni e così si presenta: “ 

 

 

Incomincio dicendo che iniziai a giocare all’età di 5 anni in una scuola calcio vicino casa che poi fallì e da quel momento in poi cambiai svariate scuole calcio, a 13 anni decisi di iscrivermi in una scuola calcio che si chiama “Fro Calcio”. Ho sempre giocato difensore centrale ma quell’ anno il mister non credeva in me quindi decise di farmi giocare fuori ruolo come terzino sinistro a piede invertito, quell’anno do tutto me stesso allenandomi con costanza, dedizione e fame di vittorie. 

 

 

A fine anno ebbi la possibilità di andare nella Turris, ma la rifiutai sotto consiglio di papà perché per lui non ero ancora pronto. 

 

Cambiai nuovamente scuola calcio andando nel Real Casarea, una scuola calcio in provincia di Napoli, lì giocai nel mio ruolo tranne in una amichevole a Bari dove entrai dalla panchina come mediano, giocai comunque un’ottima partita. Dopo qualche mese il presidente chiama mio padre dandogli la notizia che il Bari voleva tesserarmi per la stagione 23/24, così dopo una lunga attesa il 26 luglio 2023 firmai con il Bari. 

 

 

Quell’ anno giocai poco, ma nonostante ciò continuai ad allenarmi, quell’esperienza mi aiutò comunque sia sotto l’aspetto umano che calcistico. Dopo quella stagione passai alla Casertana dov’è giocai praticamente tutte le partite e finendo la stagione a metà classifica, posso dire che si trattò una buona stagione.    Poi una volta svincolato decisi di andare a fare un provino di 3 giorni per il Cittadella, il risultato fu positivo, peccato che non se ne fece più nulla. Sotto consiglio di un procuratore decisi di cercare un campionato di Promozione per crescere e fare esperienza.  Ho modo di conoscere   Stefano Carta che mi vede giocare in un raduno di ragazzi, a settembre firmo per il Casapesenna e inizio il campionato con loro.

 

 

 







La prima domanda che le voglio fare è la seguente: lei quest’anno gioca nel Casapesenna, come si trova in questo club? Soddisfatto della scelta?

 

Sì, assolutamente mi sono ambientato bene sia con lo staff e sia con i miei compagni fin da subito.

 

Ho avuto modo di intervistare Stefano Carta, una persona squisita e competente, anche lei appena ebbe modo di conoscerla ha avuto questa sensazione? 

⁠⁠

Il direttore Stefano Carta si è sempre dimostrato interessato a me e super disponibile nei miei confronti e di questo gli sono grato.

 

Quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?

 

La passione per il calcio è una cosa che mi accompagna da bambino, trasmessa da mio padre e ancor prima da mio nonno, giocatore pure lui.

 







I suoi genitori hanno cercato di assecondarla, oppure le hanno detto la classica frase: “...non sarebbe meglio che pensassi allo studio?”

 

Mia mamma e mio padre sono sempre stati contenti che avessi un sogno e che lo inseguissi, anche loro insieme a me hanno fatto molti sacrifici e mi hanno sempre insegnato ad impegnarmi su ogni cosa che avessi deciso di fare, sia sullo studio che sul calcio.

 

 

 




Lei ha giocato in diverse squadre, a quale è rimasto più   legato? 

 

Il gruppo a cui mi sento più legato è quello dell’U14 alla Fro Calcio un gruppo unito, compatto e con un unico obbiettivo che era quello di vincere. Con alcuni dei miei ex compagni ci manteniamo ancora in contatto.

 

Lei ha giocato nel Bari, che tipo di esperienza è stata e che cosa ha imparato, da questa esperienza? 

 

⁠⁠L’esperienza con il Bari è stata fondamentale, perché si è trattata del primo incontro con il calcio professionistico giovanile e anche la prima volta lontano da casa.  Inevitabilmente mi ha fatto maturare sia dal punto di vista calcistico che umano.

 

Lei gioca nel ruolo di? 

 

⁠⁠Il mio ruolo primario è il difensore centrale, ma posso giocare anche terzino.

 

Si ricorda il suo goal più bello?

 

Giocando in difesa non ho realizzato molti gol ma ne ricordo uno particolarmente perché lo segnai da calcio di punizione 

 

Grandi discussioni con i mister le ha avute oppure ha sempre accettato le decisioni con serenità?

 

No, con i mister ho sempre cercato di imparare qualunque cosa mi venisse detta perché sono sempre stato del pensiero che loro ne sapessero più di me.

 

Generalmente che ruolo ha all’interno del gruppo, mi spiego ascolta i consigli dei compagni, discute serenamente con loro, oppure tende a imporre la sua volontà?

Con i miei compagni ho sempre cercato di stringere un rapporto di quasi fratellanza affinché prevalesse il rispetto reciproco, infatti mi piace dialogare ascoltando e dando indicazioni senza cercare di prevalere e sembrare presuntuoso.



 




Un suo pregio e un suo difetto (calcisticamente parlando) 

 

Un mio pregio credo sia l’anticipo, un’arma che ho sempre saputo usare, invece un difetto sicuramente la cattiveria agonistica è un qualcosa cosa che non si impara quando ci si allena, ma può essere tirata fuori e so che dovrò  farlo per entrare nel calcio che conta.

 

Lei è giovanissimo, ma de domani dovesse ricevere una proposta da club non italiano, se la sentirebbe di partire per questa nuova avventura?

 

Sì, assolutamente, sono sempre stato pronto mentalmente ad avventurarmi in un’esperienza all’estero ed è sempre stato un mio sogno perché so come lavorano e mi è sempre piaciuto il metodo che hanno con i giovani 

 

Un giocatore che lei ammira tantissimo? 

 

La risposta potrebbe essere banale ma il giocatore che ho sempre ammirato è Cristiano Ronaldo, per me rappresenta la figura del atleta perfetto che ha avuto la fame e la voglia di arrivare sul tetto del mondo riuscendoci più volte e sacrificando se stesso per arrivare a quell’obiettivo.

 

Famiglia e amici quanto sono importanti per lei? 

 

La famiglia per me è la cosa più importante perché ho avuto la fortuna di avere sempre un punto di riferimento, inoltre mi hanno  aiutato  nelle scelte prese sostenendomi, per quanto riguarda gli amici ne ho pochi di cui mi fido veramente,  siamo cresciuti insieme quindi siamo fratelli e mi hanno sempre sostenuto mi sostengono  nel mio sogno.

 

Un sogno che vorrebbe che si realizzasse nell’immediato? 

 

Riuscire ad andare a giocare all’estero più specificatamente in Spagna, Inghilterra o Germania.

 






A chi vorrebbe dedicare questa intervista?

 

Quest’intervista voglio dedicarla a mio nonno paterno che non c’è più a cui ho fatto la promessa di realizzare il mio sogno, con il suo aiuto dall’alto  e con i miei sacrifici ce la metterò tutta per riuscirci.

 

Grazie 

 

13  10     2025

 

(Tutti i diritti riservati) 

sabato 20 settembre 2025

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 


 

  GAETANO  

PONE

 



 

 

Gaetano Pone è un allenatore di calcio di Napoli e così ci si presenta.

 

Mi chiamo Gaetano Pone e sono nato a Napoli 31/01/78, inizio a giocare a calcio come tutti i bambini per strada senza regole l’unica regola era di vincere. Poi iniziai la scuola calcio che si chiamava Cavallino, nel ruolo di portiere. Vorrei anche precisare che all’epoca chi era bravo entrava con un provino e non pagava niente, ed io sono stato uno di quelli. Riprendendo il discorso dico che ho frequentato molto la scuola calcio, successivamente ho iniziato a giocare nelle categorie dilettantistiche sino ad arrivare da under all’eccellenza, per poi finire la mia carriera da calciatore in seconda categoria. Successivamente ho iniziato una nuova vita calcistica.

 

All’inizio allenavo i portieri, poi lo sono diventato per l’intera squadra. Ho iniziato in terza categoria fino ad arrivare in promozione riuscendo a vincere 3 campionati, da solo come mister, invece un campionato di promozione l’ho vinto come secondo.  Nella carriera sono arrivato 3 volte ai play off l’ultima volta è stata la scorsa stagione con il Sant’ Arpino.

 

Quest’ anno iniziò una nuova avventura a Marigliano con la Mariglianese Sveva”.

 

 

Come prima domanda le voglio fare questa: a livello personale che cosa le ha insegnato “il giocare per strada”, mi spiego meglio, è maturato prima?

 

Stare per strada anche nel gioco, ti fa maturare prima e ti fa vedere, uso questa espressione, “più lungo” mi spiego vedi tante di quelle situazioni che poi capisci con il tempo come voler vivere la tua vita.

 

Da come lei ci ha fatto capire chi non era bravo giocava pagando, oggi questo modo di fare continua, secondo lei che cosa si può fare affinché il pagare non esista più?

 

Ti posso dire che è un po’ difficile cambiare questa prassi che consiste nel pagare qualche addetto di una società per poter fare in modo che tuo figlio possa giocare, o stare in panchina.



 



Lei ha giocato in diversi club, qual è quello dove ci ha 

lasciato il cuore?

 

Il club al quale  sarò sempre legato da giocatore è il Real Pitone.

 

Perché ha deciso a un certo punto della sua vita di diventare allenatore? 

 

E’ stata la passione per questo gioco che mi ha portato a diventare allenatore dopo la rottura del ginocchio, e di conseguenza per non lasciare questo bellissimo bel sport sono diventato, appunto, allenatore.

 

L’anno passato con il Sant’ Irpino, che hanno è stato? Mi spiego, si è trovato bene? Ha ottenuto dei buoni risultati?

 

Per quando riguarda l’anno scorso passato al Sant’Arpino posso solo dire che  è stato un periodo molto bello  sia sotto aspetto di del gioco e sia dal punto di vista societario e dell’ambiente vicino al club.

 

Quest’anno lei è l’allenatore della Mariglianese Sveva, è contento di questa scelta? E che cosa si sente di promettere ai alla società e ai tifosi?

 

Sono molto contento di questa chiamata, ho trovato un altro club dove il primo fattore che conta è un ambiente sano composto   da ragazzi per bene. Quello che posso promettere e di cercare con il mio staff di raggiungere i play off.

 

Lei ha allenato diverse squadre, c’è una squadra a cui è rimasto più legato?

 

Da allenatore la squadra che rimasta nel cuore l’Afro-Napoli United.


 

 




Qual è la principale qualità che deve avere un allenatore? 

 

Sicuramente riguarda la capacità di mantenere un gruppo legato e unito di loro e capire l’esigenza che hanno, che è fondamentale affinché possa diventare un gruppo vincente.

 

 Che cosa le sta dando il calcio in questo momento e che cosa le sta togliendo? 

 

In tanto mi dà tanta adrenalina e mi fa sentire sempre giovane, però mi ha tolto del tempo per la mia famiglia e per mia figlia.

 

    Quali consigli dà ai giocatori prima di una partita?

 

    L’ unico consiglio  per i miei ragazzi  prima di una gara è l’entrare  in campo per  divertirsi , perché  in fin dei conti è pur sempre un gioco.

 

E alla fine di una partita, invece? Ripensa a quello che ha sbagliato a livello tattico, oppure volta pagina? 

 

Dopo una gara faccio sempre riflessione sulle mie scelte, anche se  si tratta di una vittoria.



 




Un suo pregio e un suo difetto dal punto di vista del suo modo di fare l’allenatore?

 

Ti posso dire il mio pregio è essere molto amico e legato con i ragazzi che alleno; il mio difetto è non essere presuntuoso, in certe occasioni occorre esserlo.

 

Lei ci ha detto che abita vicino a Scampia, quando si parla di Napoli spesso e volentieri si parla sempre di Scampia, perché secondo lei, qual è il motivo?

 

Perché è più semplice parlare di un quartiere che è già “sulla bocca di tutti”.




 

Un sogno per il futuro?

 

Il mio sogno è riuscire ad arrivare ad allenare un club professionistico.

 

A chi vorrebbe dedicare quest’intervista?

 

La  dedico a  mia moglie che mi sopporta, mi offre il suo incondizionato sostegno, a mia figlia, infine,  a mio padre che crede in me come allenatore.

 

 

 

 

 Grazie e buon lavoro

 

 21 09     2025 

 

(Tutti i diritti riservati) 

 

giovedì 18 settembre 2025

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

  

  MICHEAL 

DIPILATO

 

      


 


 Micheal Dipilato è un giocatore   di Roma di 27 anni e così si presenta: “Hoiniziato all’età di cinque anni trascorrendo tre anni nelle giovanili della Lazio dagli otto agli 11 anni; in prima squadra ho iniziato con il Trastevere in serie D, poi sono sceso in promozione con la maglia dell’Urbetevere, successivamente   ho militato nella Romulea e nel Grifone calcio.  Nell’attuale stagione mi trovo al Fregene Calcio. 

 

 

 





La prima domanda che le voglio fare è la seguente com’è terminata stagione 2024-2025. Lei ha realizzato 23 goal, si ritiene soddisfatto immagino? 

 

Sì, sono soddisfatto soprattutto per com’ era iniziata la stagione, sono stato per i primi due mesi a San Cesareo l’ambiente che mi era stato proposto in estate, per diversi motivi a metà ottobre ho chiesto di poter rescindere il contratto per trovare fortuna altrove. Due giorni dopo questa decisione è arrivata la chiamata del Fregene che si trovava in quel momento in una situazione di classifica complicata, però avevo visto fin dai primi allenamenti che c’era del potenziale per arrivare a conseguire un obiettivo importante: arrivare ai playoff e ci siamo riusciti “dopo una lunga cavalcata”.

 






In questa stagione lei milita nel Fregene Calcio, come mai ha scelto questo club?

 

La scelta di rinnovare con il Fregene è stata semplice, non ti nego che le richieste sono state diverse questa estate, però in me   non c’è mai stato un reale interesse nel voler cambiare “aria”. Sapevo quello che volevo e cioè: rimanere in un ambiente che l’anno scorso mi aveva dato tanto sia livello societario, che di spogliatoio e per questo volevo ricambiare questa fiducia rimanendo a “combattere” per gli obiettivi del Fregene.



 




Quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?

 

Fin da bambino in realtà, i miei genitori hanno provato a farmi praticare qualsiasi altro sport prima di portarmi a giocare a calcio, ma quello è sempre stato il mio desiderio fin da subito.

 

I suoi genitori hanno cercato di assecondarla, oppure le hanno detto la classica frase: “...non sarebbe meglio che pensassi allo studio?”

 

Diciamo che per farmi studiare da bambino il “ricatto” è sempre stato quello di togliermi il calcio, ma poi alla fine ha sempre prevalso il calcio.

 


Lei ha giocato in diverse squadre, a quale è rimasto più   legato? 

 

Diciamo che ogni squadra mi ha lasciato qualcosa, nel bene e nel male, alcuni gruppi mi sono rimasti nel cuore e con alcuni compagni ancora mi frequento fuori dal campo, mentre altri spogliatoi mi hanno lasciato meno, concludo dicendo che a livello umano sono stati comunque un bagaglio d’esperienza e di crescita personale.

 

Oltre al calcio quali altri sport segue con grande interesse? 

 

Altri sport che seguo e mi piacciono sono il Basket e la Formula 1 soprattutto quest’ultima, a casa tanto è sentita la Ferrari che il mio nome di battesimo deriva da Michael Schumacher.

 

Non è certamente facile realizzare 23 goal in una stagione,  qual è stato il suo segreto, oppure qual è il segreto per riuscire a raggiungere un simile traguardo?

 

Per  me non c’è un vero e proprio segreto, a livello personale posso dirti che l’importante, soprattutto per un attaccante, è farsi trovare sempre pronto anche nell’unica palla che può capitarti in una partita sfavorevole,  mentre, secondo me, la cosa che più riesce a permetterti di raggiungere determinati traguardi è il lavoro che fa tutta la squadra per arrivare al gol: senza i miei compagni che dietro di me danno “il fritto” per arrivare a mettere la palla in porta, non sarebbe certamente possibile realizzare tanti gol.

 

Grandi discussioni con i mister le ha avute oppure ha sempre accettato e accetto le decisioni con serenità?

 

Le discussioni più grandi le ho avute con i mister con i quali alla fine ho avuto il miglior rapporto umano anche fuori dal campo, i contradditori ci stanno, fanno parte del gioco, chiaramente    decidono loro chi gioca la domenica, quindi bisogna accettarle per forza.

 






Generalmente che ruolo ha all’interno del gruppo, mi spiego ascolta i consigli dei compagni, discute serenamente con loro, oppure tende a imporre la sua volontà?

 

Quando ero più piccolo cercavo di imparare il più possibile dai grandi e accettavo tutti i consigli possibili, ora che il grande tocca farlo a me, così cerco di incitare tutti i miei compagni, soprattutto i più giovani affinché tirino fuori tutto il loro potenziale che hanno a disposizione.

 

Un suo pregio e un suo difetto (calcisticamente parlando) 

 

Come pregio ti direi il colpo di testa, in merito ai difetti questi sono troppi.


 




Una domanda che faccio spesso è la seguente: se domani le arrivasse un’offerta per giocare qualche anno in un club fuori dall’Italia, se la sentirebbe di lasciare tutto e partire per questa nuova avventura?

 

Dipende da tanti fattori, ne dovrebbe valere la pena sotto tutti i punti di vista, una decisione favorevole mi  stravolgere la mia vita.

 

Un sogno che vorrebbe che si realizzasse nell’immediato? 

 

Raggiungere tutti gli obiettivi che mi sono posto.

 


A chi vorrebbe dedicare questa intervista?

 

A tutte le persone che hanno creduto in me in ambito calcistico.



 




Ultima domanda, un pronostico su chi potrebbe vincere quest’anno lo scudetto.

 

La squadra secondo me più attrezzata è il Napoli, soprattutto per il suo allenatore, poi se devo dirti un sogno ti direi la Roma di cui sono tifoso, Totti purtroppo ha smesso quindi la vedo dura.

 

 

 

Grazie 

 

18 09      2025

 

(Tutti i diritti riservati) 

 

 

 

 

lunedì 8 settembre 2025

SEZIONE SPORT

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

 

CARMINE

LIGUORI

 






Carmine Liguori è nato a Napoli ha lasciato il calcio giocato nel 2007 finisce col calcio giocato per intraprendere quello di allenatore. Ha conseguito il diploma UEFA B successivamente quello di match analista e dati del calcio.

 

 

 La prima esperienza è in una scuola calcio di Giugliano, poi pian piano si è diplomato UEFA B. 

 

 Come allenatore può vantare di: aver guidato il Pollena Calcio vincendo il campionato, la Virtus Afragola, il San Pietro a Paternò Ma le sottostazioni le ottiene con i giovani formandosi per tre anni con il Torino tramite l’Accademy Torino F.C. grazie ad una persona squisita come l'ex capitano del Torino Peppe Vives e un allenatore come Teodoro Coppola.

 

 

Le ultime esperienze sono state in piazze importanti come San Pietro; Patierno; 2020/21 Giugliano Calcio (4°divisione, girone G), 2021/2022 Nola Calcio (4°divisione girone H); 2022/23 Real Aversa (4°divisione girone I); 2023/24 Albanova Calcio, obiettivo salvezza raggiunto; 2024/25 Santamaria La Carità (5°divisione e con qualificazione ai play off. 

 

Inoltre un’esperienza che sta svolgendo con l’equipe Campania riguardare l’allenare una squadra formati da “disoccupati del calcio”, l’allenamento avviene grazie al coordinatore AIAC.

 

E che sono aperto a esperienze estere e fuori regione

 

 


La prima domanda che le voglio fare è la seguente: la stagione 2024-2025 è terminata bene, vi siete qualificati ai play off, se dovesse fare un bilancio che cosa direbbe?

 

Il bilancio è sicuramente positivo,  insieme al Mister  Antonio Maschio e allo staff abbiamo trovato una società serissima, una squadra predisposta al lavoro e all'ascolto, il tutto ci ha consentito di raggiungere un obbiettivo storico per la società.

 







Da quel che sappiamo lei è in attesa di sapere quale potrebbe essere la prossima squadra che andrà ad allenare, c’è un club particolare in cui le piacerebbe essere il mister?

 

Non fa differenza dove si va, quello che conta  è il trovare un progetto serio che ti consenta di fare la differenza sotto l’ aspetto gestionale,   tecnico -tattico, ma soprattutto che  offra continuità.

 

Prima di passare alle altre domande le volevo fare, abbiamo assistito a Collegno in Piemonte a un fatto molto grave, durante un torneo giovanile un portiere alla fine della gara è stato aggredito in malo modo dal papà di un bambino della squadra avversaria. Si è venuti a sapere che era stato il ragazzino ferito a colpire per primo il figlio del papà aggressore. Non è assurdo quello che avviene nel calcio? Secondo lei che cosa bisognerebbe fare per evitare episodi che al calcio fanno solo male?

 

Tutto questo non fa parte del calcio giocato, ma sicuramente è il contesto intorno alle società o alle scuole calcio che “non va”, ripeto, queste brutti episodi non appartengono al calcio giocato, va precisato bene che non dovrebbero mai succedere soprattutto tra giovani che devono fare sport e aggregazione.

 




Dell’esperienza che lei sta facendo con l’equipe Campania riguardante l’allenare una squadra formati da “disoccupati del calcio”, che cosa ci può dire? 

 

Si tratta di un’esperienza che mi sta formando sotto tanti punti di vista: sia gestionale sia nel conoscere ancora di più le caratteristiche di calciatori che un giorno potresti allenare o incontrare da avversari.  Ringrazio sia il coordinatore Antonio Trovato che il Mr. Tudisco per la fiducia posta nei miei confronti.

 

Se ricevesse una chiamata da un club fuori regione se la sentirebbe di partire, per affrontare una nuova avventura?

 

Certamente, ma non solo fuori regione,  ma anche fuori dall’Italia,   sono pronto a mettermi in gioco per dimostrare il mio lavoro e la mia professionalità.

 

Lei ha allenato diverse squadre, c’è una squadra a cui è rimasto più legato?

 

Confesso il mio peccato, il Giugliano è una squadra che mi ha dato tanto sotto tanti punti di vista, preciso anche che  la seguo volentieri quando posso.

 

Qual è la principale qualità che deve avere un allenatore? 

 

Ogni allenatore ha un punto forte, il mio forse è l'empatia.

 

     Qual è il suo stato d’animo prima di una partita? Quali consigli dà ai giocatori?

 

Prima di una partita lavoro sulla testa dei ragazzi, anche perché   il piano gara è stato affrontato durante la settimana. 

A questo riguardo concludo dicendo che Il mio stato d'animo è adrenalinico io vivo per quei maledetti 90 minuti.





 

E alla fine di una partita, invece? Ripensa a quello che ha sbagliato a livello tattico, oppure volta pagina? 

 

Di solito il giorno dopo rivedo la partita per cercare di migliorare gli errori fatti e elogiare i ragazzi per le azioni valide che hanno saputo costruire durante la partita.

 

Una partita da allenatore che vorrebbe dimenticare? 

 

Finale di Coppa Italia: Giugliano contro il Cervinara ,persa ai rigori. 

 

Un suo pregio e un suo difetto, dal punto di vista calcistico, (s’intende) ?

 

Ho tanti difetti …che sono anche tanti pregi. 

 

Lei è molto stimato come allenatore, saprebbe dirci i motivi? 

 

Questa domanda va fatta agli addetti ai lavori.

 

 Che cosa le sta dando il calcio e che cosa le sta togliendo? 

 

So solo che mi sta dando tanto, poi in futuro vedrò che cosa questo sport mi ha dato e che cosa mi ha tolto.

 

Un sogno per il futuro?

 

Entrare nei professionisti: o come componente staff o da tecnico: non mollo il mio sogno!

Approfitto per ringraziare lei Paolo sempre per la sua disponibilità, essere intervistato da lei è un piacere.

 






A chi vorrebbe dedicare questa intervista?

 

La dedica va a chi mi è vicino e mi supporta sempre, non è semplice per il lavoro che faccio ogni anno è difficile trovare la squadra adatta, perciò la dedica è per mia moglie e per mio figlio Giuseppe; ma mi consenta di concludere con una dedica a mio padre che spero sia fiero di me da lassù.

 

 

Grazie per l’intervista e per quello ha affermato, dicendo che è un piacere essere intervistato da me.

 

 

Grazie 

 

08 09     2025

 

(Tutti i diritti riservati)