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sabato 3 agosto 2019



A CURA DI PAOLO RADI 








 UNA CONVERSAZIONE 
    

    
 CON 







SALVATORE
AMARANTE





Salvatore Amarante è nato il 30 aprile 1995 a Torre Annunziata in provincia di Napoli.
Ha terminato gli studi con il diploma di liceo scientifico. Sin dall’ età di 5 anni ha iniziato a muovere i primi passi tra varie scuole calcio sino a 14 anni dove ha proseguito poi con gli Juniores regionali della Scafatese.

Da lì tanti campionati di promozione: Boschese e Juve Pro, Poggiomarino di cui era under, per poi passare alla Santa Maria la Carità, poi A.S.D. Virtus Ottaviano, A.S.D. Torrese, Intercampania e San Valentino Torio. In questo momento non vuole sbilanciarsi su dove andrò a giocare perchè ci sono state tante richieste e sicuramente andrò nella squadra più idonea per me.
Non so dove andrà nei prossimi anni, ha tanti progetti nella vita: “mai dire mai e crederci sempre” non è un miraggio, ma è il suo motto.










La prima domanda è un classico: quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?

Sin da subito, i miei genitori mi hanno raccontato che a pochi anni giocavo con un pallone, poi crescendo è rimasta questa passione dentro di me che giorno per giorno è cresciuta sempre di più. Anche perché vivo e ho vissuto in una città Torre Annunziata dove il calcio lo si vive 24 ore al giorno in tutti i luoghi. Ricordo che da bambino giocavamo sui campi asfaltati per ore e ore intere.




Se non avesse scelto il calcio, quale altro sport le sarebbe piaciuto praticare? 

Per me il calcio è stato sempre il mio preferito come sport, ma ti dico che mi sarebbe piaciuto anche fare tennis.










Che cosa le sta dando il calcio e che cosa le sta togliendo? 

Questa è una bella domanda, sicuramente ci sono tante cose positive che il calcio ti dà in ogni singolo momento e credo che bisogna farsi tesoro di ciò e godertele perché di sicuro non mancheranno quelle negative. In questi dieci anni mi sta dando tutto, sempre nuove emozioni, nuove esperienze, ma è importante che di offre la possibilità di conoscere sempre nuove persone. 
Quello che può toglierti il calcio credo che sia solo il tempo che ognuno di noi potrebbe regalare alla propria fidanzata, moglie, o alla propria famiglia. E ti costringe a sacrificare te e chi ti sta intorno.





Per la prossima stagione sa dirci qualcosa?

Per la prossima stagione ci sono state tante richieste qui dalle mie parti, tra eccellenza, promozione e prima categoria, ora tocca scegliere bene, quello che conta è il progetto giusto e trovare persone che veramente ci tengono alla squadra e al progetto preso in causa. 










Questa mattina ho letto la frase del presidente dell’Associazione Calciatori, credo, l’importante è quello che dice: “Per giocare bene non serve solo avere dei piedi buoni, ma è utile la testa”. Secondo lei cosa significa questa frase?  

Credo che al giorno d’oggi può essere un’affermazione giusta, sicuramente ognuno di noi avrà le sue caratteristiche, le sue abilità tecniche, ma credo che il fattore “testa” incida molto. Credo che tutto parta da lì, se realmente ognuno di noi si pone un obiettivo usando la testa potrebbe riuscirci. Quindi quello che posso consigliare è di usare la testa, di crederci sempre e non mollare alla prima caduta.





Lei ha frequentato il Liceo Scientifico ritiene che prendere il Diploma delle scuole superiori serva per sapersi muovere meglio in un ambiente difficile come quello del calcio?

No, assolutamente. Credo che la scuola sia la base di tutto, al di fuori di qualsiasi decisione uno prenda. L’istruzione è importante, in una qualsiasi circostanza tu ti trovi, ossia: il calcio, un altro sport, oppure una qualsiasi altra professione.







Ha intenzione di proseguire gli studi, magari iscrivendosi a Scienze Motorieoppure per il momento vuole seguire solo la carriera nel mondo del pallone? 

Bella domanda. Mi piacerebbe iscrivermi a Scienze Motorie, anche perché sto seguendo un altro percorso, ovvero quello di allenare i bambini.





     Il suo goal più bello?

Penso: San Valentino vs Torio Banzano, 3-0. È stato quello il più bello per me, venivamo da 5 partite e 4 sconfitte e un pareggio, con 0 goal all’attivo, con un cambio allenatore a settimana che si rivelò la giusta cura per noi. Infatti quella partita è stata la rinascita di tutto il campionato, con l’1 -0 siglato da me dopo appena 12 minuti su un cross di mio fratello e io ho insaccato, di testa. Ne approfitto per salutare il mister Vittorio De Carlo nonché ex calciatore e grande professionista. E auguro le migliori fortune al San Valentino calcio.








Un suo pregio? 

Di pregi non sarei abituato a parlarne da solo. Vorrei che li elencassero le persone che mi circondano, ma quello che posso dirti è che sono deciso e ambizioso e in qualunque cosa mi pongo di fare, cerco di riuscirci. Un altro è che mi piace molto allenarmi, perché credo che l’allenamento sia alla base di tutto e senza non ci potrà essere una conseguenza (mi riferisco alla partita) positiva. 



Un suo difetto? 

Difetto? Direi difetti, ne ho tanti. Quello che più è notevole è il mio essere testardo.



   



  


    Che cosa rappresenta la famiglia per lei? 

Per me la famiglia è alla base di tutto. Intendo per famiglia la mia fidanzata, i miei genitori e mio fratello. Ci tengo molto a loro e grazie a loro che mi ritrovo a essere ciò che sono oggi. Mentre la mia fidanzata mi dà forza ed è sempre presente.










 Lo scrittore Goethe disse si Torre Annunziata:” Pranzammo a Torre Annunziata con la tavola disposta proprio in riva al mare.
Tutti coloro erano felici d'abitare in quei luoghi, alcuni affermavano che senza la vista del mare sarebbe impossibile vivere. A me basta che quell'immagine rimanga nel mio spirito” Anche per lei è così? 


 Certo che è così. Non perché sono nato e vivo a Torre Annunziata, ma veramente riesce a darti emozioni uniche in ogni suo singolo posto. 

  









Grazie   

a cura di Paolo Radi   





03 08     2019 
(Tutti i diritti riservati)  










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