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venerdì 3 maggio 2019




PAOLO RADI PRESENTA    









CONVERSAZIONE 

CON 



ENZO POTENZA  




“PANE e CALCIO”





Enzo Potenza ha 49 anni ed è di Napoli, è allenatore professionista di calcio e attualmente allena a Malata in Premier League, presso Senglea Athletic Football Club.
È subentrato alla terza giornata di campionato, con la squadra che era a zero punti, il girone di andata è stato chiuso con quattro punti, ma in quello di ritorno hanno realizzato una media straordinaria, tutto ciò ha permesso loro di evitare i play out. 
In Italia ha allenato diverse squadre di serie D, e del girone di Eccellenza in Campania, inoltre ha allenato il Formia (Lazio).
L’essere curioso è una sua caratteristica, come anche quella di mettersi in gioco, di viaggiare per scoprire nuovi posti e come ci dice lui:” non torno mai dove sono già stato”.









La prima domanda è un classico: quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?

Il calcio è sempre stata la mia passione sin da bambino ho fatto la trafila nel settore giovanile del Napoli negli anni di Maradona ed era bellissimo tecnicamente, ero un ottimo giocatore, ma correvo e mi sacrificavo poco. Successivamente sono stato ad Ischia poi Campania Puteolana rispettivamente squadre di serie C per poi andare a Castelvetrano in provincia di Trapani disputando 2 campionati di serie D.





Perché ha deciso di diventare allenatore? 

Ho deciso di fare l’allenatore perché sono sempre stato appassionato di strategie, poi in famiglia abbiamo sempre mangiato “pane e pallone” con mio padre che ha avuto una discreta carriera nei dilettanti campani per poi fare l’allenatore fino a concludere con la fondazione di una scuola calcio, di questa scuola facevamo parte sia io che i miei fratelli Eugenio e Roberto, anche loro con una discreta carriera da calciatori. Eugenio attualmente allena una squadra in trentino Alto Adige poiché vive a Trento. Come si evince effettivamente è stato “pane e pallone!”









Prima di trasferirsi a Malta, lei ha allenato diverse squadre, c’è una squadra a cui è rimasto più legato?

Sono rimasto molto legato ad una squadra che mi ha dato l’opportunità il Camaldolesi  poi diventato Internapoli, cercando di riprendere il blasone di quest’ultima nei dilettanti Campani. Il presidente era Francesco Di Marino persona straordinaria alla quale sono molto legato, tutt’ora ci sentiamo costantemente posso dire che per me è stato il mio padre putativo. Nel mio percorso ho conosciuto tante persone con le quali abbiamo instaurato un rapporto fantastico penso all’Albanova, squadra, di eccellenza campana, composta da tanti dirigenti giovani che adoro e che non posso fare a meno di non sentire costantemente.

 Penso alla famiglia Cafasso presidenti di un quartiere storico di Napoli chiamato: Pianura, dove abbiamo vinto un campionato di eccellenza più un ripescaggio mancato in serie C; sono persone acute perbene e competenti con una serietà da far invidia a presidenti di serie A, tutto ciò è fantastico! Successivamente ho allenato il Capri calcio, di cui è presidente Francesco Floro Flores, attualmente proprietario dello zoo di Napoli, persona perbene creatosi dal nulla, ma di grande nobiltà e con una grandissima potenza economica.




A ottobre, se mi pare di aver capito bene, lei viene chiamato a Malta, per allenare il Senglea calcio, com’è stato il primo approccio con i giocatori, i dirigenti e infine, si è ambientato bene?


Sono arrivato a Malta a fine settembre è stato per me un onore conoscere persone impegnate in un campionato di serie A. Diciamo che Nando Salvati mi ha voluto fortemente insieme al procuratore Paolo Palermo ed il suo fido collaboratore Mimmo Cangiano. 
Salvati era un punto di forza poi per una scelta personale ha deciso di fare rientro in Italia. 


 Al Senglea sono stato accolto è trattato benissimo dal club con a capo il dottor Ruben De Bono insieme al Albert Cumbo, Richi Curmi ed Ivan Curmi; loro mi hanno sempre fatto sentire come se fossi a casa mia diciamo che tutto il comitato e’ stato straordinario nei miei confronti, sono persine che ricorderò con grande affetto e stima. 
 Lo stesso staff tecnico con Darren Vella e Georg Attard è sempre stato immenso nei miei riguardi e non fare altro che ringraziarli. 


I calciatori meritano un plauso particolare, in quanto sono grandissimi professionisti che hanno dimostrato sul campo la loro straordinarietà anche in termini di attaccamento ai colori nonostante sono gran parte stranieri provenienti da ogni angolo del pianeta. Mi sono ambientato benissimo perché riesco ad adattarmi in qualunque contesto abbia lavorato, tanto sul campo quanto a casa lavorando sull’ analisi video di calciatori delle squadre avversarie. Ho dovuto amalgamare culture diverse, inoltre ho dovuto migliorare il mio inglese; ho lavorato tanto tanto tanto e la salvezza è stato il giusto premio a mio avviso i ragazzi devono essere ricordati nel tempo perché l’impresa è stata veramente degna di un film!

Centimetro dopo centimetro abbiamo sudato e lottato come "guerriglieri" è stato stupendo!!!









A Malta la stagione è finita bene, quali sono stati gli ingredienti di questo successo? 

Gli ingredienti sono stati il gruppo in primis, nonostante le varie etnie maltesi francesi argentini brasiliani ungheresi georgiani italiani ( nel girone di andata ) croati e serbi ; stare insieme è stato un lavoro di squadra, di rispetto reciproco,   con la voglia di non smettere di credere nella salvezza  ci siamo conquistati ogni centimetro poi come nella vita ci vuole anche pizzico di fortuna e questa affinché ti  venga a trovare bisogna cercarla volerla, anche viaggia di pari passo con il lavoro quotidiano.











Che cosa ci può dire della realtà calcistica di questa piccola nazione, è molto diversa da quella italiana? Oppure ci sono dei punti in comune? 

Diciamo per certi versi è diversa Malta ha i suoi tempi in ogni cosa lo stress è ai minimi termini, esiste la cultura dell’accoglienza e il rispetto delle regole, si avvicina molto alla cultura inglese. Ovviamente esistono anche dei difetti, le infrastrutture sono poche, un banale incidente determina un notevole traffico poiché non ci sono arterie secondarie.


 Amo viaggiare quindi per me il sogno è confrontarmi sempre con nuove culture, quest’anno nella mia squadra nel girone di ritorno non c’erano italiani quindi ho dovuto lavorare il triplo per far capire principi e concetti, ma è stato per me un motivo per mettermi in discussione ed e ‘ stata un’esperienza straordinaria. Mi piacerebbe restare e poi con il tempo avere l’opportunità di fare altre esperienze in diversi paesi. Un problema è stata la famiglia e la lontananza da mia moglie e mia figlia, ma siamo riusciti a sopperire con le alternanze un saluto affettuoso e grazie dell’interessamento.










  


Grazie   

a cura di Paolo Radi  





03    05    2019 
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