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venerdì 22 gennaio 2016






22    GENNAIO  2016



LE RIFLESSIONI





Riflessioni sulla difesa personale femminile

a cura di Sergio Santini








Sergio Santini si forma da ragazzo in diverse arti marziali tradizionali tra cui Kung-Fu, Judo e Wing Tsun. Avvicinatosi al mondo del Krav Maga si addestra con il Maestro Michele Farinetti, fondatore di IDS Italia (www.ids-italia.com) e nel contempo consegue diverse certificazioni nel mondo della difesa personale civile e professionale, tra cui il prestigioso titolo di Istruttore ASP-USA per l'insegnamento dell'uso del baton.
Attualmente insegna Krav Maga e difesa personale a Sesto san Giovanni."
Noi gli abbiamo chiesto una riflessione inerente ai recenti fatti di Colonia.








I recenti avvenimenti di Colonia, hanno fatto balzare agli onori della cronaca il problema della aggressioni ai danni delle donne, una piaga i cui numeri non accennano a diminuire, e che i media ripropongono solo ciclicamente, ma su cui non andrebbe mai abbassata la guardia.
Su questo tema si sono scatenate discussioni su quali siano le migliori strategie e tecniche difensive, si sono versati fiumi di inchiostro su questa o quella arte marziale e sui sistemi più efficaci.
Intanto, a mio modo di vedere, vanno chiariti e spazzati via alcuni miti urbani che riguardano la difesa personale, sia femminile che in generale, perché sapere cosa aspettarsi e cosa NON fare, è importante almeno quanto sapere cosa fare:
1-la difesa personale non è una questione matematica. Non esiste un’equazione o una formula che dia l’automatica garanzia di successo, e chiunque vi “venda” la formula dell’invincibilità (“In 2 settimane vi trasformeremo in macchine da guerra!”) vi sta raccontando una bugia.
2-ci sono reazioni fisiologiche e psicologiche che sono semplicemente inevitabili e imprevedibili. Non si può pensare di uscire da una palestra ed essere preparati ad affrontare qualsiasi minaccia; la paura e lo stress sono elementi potenti e incontrollabili, e si scatenano in chiunque, dall’impiegato che non ha mai fatto sport al soldato più addestrato.
3-La fuga È a tutti gli effetti una tattica di difesa personale, anzi, talvolta è la migliore tattica che esista. Già Sun Tzu diceva: “La miglior battaglia è quella che vinciamo senza combattere”.
4-in particolare per le donne, la parte più difficile della violenza subita è quella successiva alla violenza stessa che, se non affrontata correttamente, e con l’aiuto di uno specialista, può avere strascichi che durano per tutta la vita. La vergogna e la paura sono sempre i nemici più pericolosi.
A questo punto la domanda che potrebbe sorgere ovvia è: ma allora, cosa si può fare concretamente?
La risposta non è certamente semplice, e poche righe non possono avere la pretesa di essere complete o esaustive, ma ci sono soprattutto alcune precauzioni che possiamo adottare, che possono essere veri e propri salvavita.
Innanzitutto recita un ruolo determinante la consapevolezza di se stessi e dell’ambiente in cui ci muoviamo; addestramento e capacità contano poco se ignoriamo la minaccia: elementi fuori posto, persone sospette e ambienti ostili devono necessariamente farci scattare un campanello di allarme e metterci in guardia. Il tipo fermo in penombra al lato del marciapiede che si guarda in giro, e che non abbiamo mai visto nel quartiere, È sospetto, e se possibile dobbiamo evitarlo. Cambiare lato del marciapiede, in un caso del genere, può essere una buona precauzione. Se dobbiamo andare a prendere la macchina in un garage sotterraneo, è bene muoversi senza tenere lo sguardo fisso sul cellulare, ma dando una “distratta” occhiata in giro lungo il percorso, magari conoscendo l’ubicazione delle videocamere di sicurezza.
Si tratta di diventare le guardie del corpo di noi stessi, di cominciare a muoversi nell’ambiente circostante con gli occhi aperti. Sempre più spesso, vedo persone che camminano con la testa “dentro” lo smartphone, del tutto inconsapevoli di quello che accade loro intorno. Iniziare a pensare che in mezzo a una folla possa aggirarsi uno scippatore, o che la sera dietro un albero in un parco, possa essere nascosto un malintenzionato, è già di per se una strategia difensiva.
Questo, ovviamente, non vuol dire diventare paranoici, o guardare il prossimo con sospetto, o peggio ancora, con ostilità. Vuol dire prendere consapevolezza che il pericolo esiste, e che nascondere la testa sotto la sabbia ignorandolo, non ci salva, ci rende solo bersagli più facili. Non bisogna vergognarsi di essere sospettosi, quando c’è un motivo per esserlo, meglio un sospetto in più che un rischio di troppo.
 La regola è “non paranoici, ma attenti”.
Per concludere, vorrei lasciarvi quello che è probabilmente il consiglio più importante: a salvare la vita nei casi più estremi, non sono nè la tecnica nè la tattica, ma è la volontà. Volontà di sopravvivere, consapevolezza di potercela fare e volontà di non arrendersi MAI, sono le cose che ci faranno tornare a casa “sani” e salvi.






Grazie al signor Sergio Santini per questo interessante contributo

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