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venerdì 8 gennaio 2016


 PAOLO RADI INTERVISTA…









8  GENNAIO 2016





CONVERSAZIONE

CON ALBERT EDWIN FLURY 





RITRATTO DI ARTISTA

 Albert Edwin Flury nasce nel 1974 a Busto Arsizio (Varese), da madre Italiana e padre Svizzero/Inglese. Sin da bambino dimostra di possedere una grande capacità nel mondo della pittura. Queste spiccato senso dell’arte  lo portano ad acquisire, all’età di soli sei anni, uno speciale Attestato di Benemerenza rilasciato dal Presidente del Consiglio Regionale  Sergio. Ora è uno dei più celebri ritrattisti in Italia e nel mondo.




Signor Albert Edwin Flury, lei è un famoso ritrattista, la parola Arte, quale significato assume per lei?

Arte per me è creazione, bellezza, armonia. E’ valore, passione e sacrificio. E’ tutto e nulla nello stesso tempo ma, me lo consenta, è quanto di più sublime l’animo umano possa generare. In tutte le sue declinazioni: dalle arti figurative alla musica fino all’architettura. 








 Raffaello viene comunemente chiamato, il pittore della bellezza (ovviamente riferito al genere della ritrattistica), a suo avviso dopo di lui chi sono per lei i maggiori ritrattisti?


Raffaello è certamente cultore di bellezza. Anche se, a mio avviso, molti sono gli artisti che eccellono nel Rinascimento in questo. Pensiamo alla Cecilia Gallerani di Leonardo, la famosa “Dama con l’ermellino”. Oppure allo splendido profilo della giovane dama del Pollaiolo fino all’Annunciata di Antonello da Messina. I grandi nomi sono moltissimi. Personalmente ho una particolare predilezione per i pittori di corte di Sette e Ottocento. In particolare, potrei citare Louise Elisabeth Vigée-Le Brun che divenne pittrice ufficiale di Maria Antonietta. Oppure gli inglesi Gainsborough e Reynolds che nel XVIII secolo ritrassero molti loro contemporanei immortalandoli in magnifici dipinti. Passando al  XIX secolo, Franz Xavier Winterhalter fu un maestro nella ritrattistica operando in svariate corti e Paesi.  Non dimentichiamo anche Francesco Hayez. Adoro questi pittori poiché i loro ritratti sono sempre riconoscibili per stile e per tecnica. Questa è una caratteristica che considero basilare rispetto al valore di un artista e ritrattista: la riconoscibilità del tocco e del cromatismo.  








Nel 1900 l’arte muta aspetto, o meglio, l’arte diventa meta-arte, pensiamo alle opere di Marcel Duchamp, ritiene che questo di tipo di arte abbia influenzato anche il genere della ritrattistica, pensiamo a certi ritratti di Picasso ad esempio?



 Nulla avviene per caso. Il ‘900 ha ancora molti segreti da confessare ed il mercato dell’arte, spesso inquinato e depredato della committenza che per secoli l’aveva caratterizzato, ha destabilizzato il secolare concetto di sublimazione dell’arte imponendo anche in essa l’estremizzazione di una cultura relativista che caratterizzerà tutto il ‘900 e che, nei nostri giorni, sta raggiungendo eccessi inaspettati in ogni settore della nostra quotidianità.  Una ricerca recente ha dimostrato come la Cia abbia influito sul mercato dell’arte del XX secolo.  Picasso ritrattista? Non posso esprimermi. Certamente non è il modello di artista al quale io mi possa ispirare. Potrei invece citarle Pietro Annigoni, ritrattista del ‘900 che ammiro poiché non rinunciò ai valori estetici in arte e divenne ritrattista ufficiale di Elisabetta II.  Il tempo è un galantuomo; un giorno, se Dio vorrà, ogni cosa ritroverà il giusto posto nella scala dei valori.









Generalmente che cosa le chiedono i suoi committenti? Che cosa vogliono che lei ritragga in particolare?


Sicuramente si aspettano di essere somiglianti. Inutile nascondersi dietro ad ipocrisie: un ritratto che non somigli ad un soggetto non può dirsi un ritratto. Detto questo, devo riconoscere che in genere mi lasciano totalmente libero di interpretare il dipinto e la loro figura. Forse poiché chi desidera un mio ritratto ha già avuto modo di apprezzarne le caratteristiche e, quindi, sa cosa aspettarsi nel momento di cui perfeziona la commissione. Io tendo però sempre a coinvolgere i miei soggetti nella realizzazione: decidiamo insieme la posa e gli abiti. Spesso inserisco nel ritratto  anche vedute particolari legate alla vita o alla storia del soggetto.  




Lei è molto conosciuto negli Stati Uniti d’America, in Francia, in Inghilterra, che cosa rappresenta per lei, la fama, la celebrità, un punto d’arrivo, oppure un approdo per poi rielaborare nuove forme espressive?



Vede, fin da bambino desideravo realizzare ritratti. Ho iniziato ad esporre, a diciotto anni, i miei lavori per strada, nei centri storici aggregandomi ad associazioni artistiche.  Era faticoso ma, quelle estemporanee, mi permettevano di trovare i miei primi committenti e di iniziare un percorso artistico a me sconosciuto. Ho un bellissimo ricordo di quelle esperienze dal gusto un po’ bohémien...Poi arrivarono le prime commissioni importanti. La cosa affascinante dell’essere ritrattista è che le occasioni arrivano inaspettate e, all’improvviso, ti ritrovi a ritrarre il Primo Presidente di Cassazione, un famoso Professore o un esponente della Nobiltà. La fama non è un punto di arrivo. Semmai è proprio il contrario: è un’occasione affinché un pubblico sempre maggiore possa conoscerti portandoti a poter ritrarre personalità affascinanti e stimolanti del nostro vivere contemporaneo o passato. 







Qualcuno che è rimasto un po’ deluso da un’opera che le avevano commissionato?

Senza falsa modestia posso dirle che i miei committenti sono sempre rimasti soddisfatti del loro ritratto. Anche in virtù del fatto che, come ho espresso poc’anzi, il mio modus operandi è quello di coinvolgere, quando possibile, il soggetto nelle fasi di realizzazione. 










Il personaggio che ha avuto maggior piacere mentre elaborava il ritratto c’è? Oppure ogni persona la colpisce in egual misura?

Ogni personalità è differente da un’altra per cui sempre è grande il mio interesse nel ritrarla. Tuttavia ho una particolare predilezione per  i ritratti importanti, grandi, che mi possano dare maggior occasione di creatività. Tra i ritratti a figura intera citerei l’Arcivescovo di Milano Angelo Scola, la Marchesa d’Aragona, il cav. Giampaolo Guida, il console Gianalberto Scarpa Basteri con la moglie Ludovica e, ultimo eseguito, il dott. Danilo Iervolino, Presidente dell’Università Pegaso.  





Come ultima domanda l’opera pittorica a cui lei è più legato, infine se dovesse scegliere di portare con sé su un’isola un ritratto di un artista del 1500, 1600, 1700, quale opera porterebbe?


 E’ una domanda crudele…Ma se proprio dovessi portare un solo ritratto, pur amando molto il ‘700, credo che sceglierei il ritratto per eccellenza: Monna Lisa ovvero “La Gioconda” di Leonardo che è, tra l’altro, il quadro più famoso al Mondo.







Grazie per l’intervista.










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