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martedì 14 gennaio 2025

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

  

ROBERTO

AVITABILE



     


 

 

Roberto Avitabile oltre che giocatore   di calcio è ora un giovane allenatore.  e così si presenta: “ 

 

"Mi chiamo Roberto Avitabile 07/05/2003 sono nato ad Acerra provincia di Napoli. 

 

Cresciuto nelle scuole calcio del Santissimo Salvatore, Atletico Pompei, Boca Soccer e Terzigno, a 14 anni avviene il  passaggio nel settore giovanile della Sarnese in Serie D, dopo un anno il salto con i giovanissimi della Cavese in Lega Pro.

 

 L'anno dopo, e ci rimango tre anni, con la Turris a Torre Del Greco sempre in Lega Pro. Da grande ho indossato le maglie del Savoia, Aversa Normanna in Eccellenza e Serie D. 

 

Adesso il mio futuro è concentrato sulla scuola calcio e sui piccoli. Attualmente sono un allenatore degli Aquilotti, scuola calcio di Santa Maria la Carità."

 


La prima domanda è la seguente lei allena in una scuola calcio, Gli Aquilotti di Santa Maria, presso Santa Maria la Carità, in che modo è riuscito a far parte di questa scuola?

 

Ho iniziato a far parte di questa grande famiglia grazie ad un compagno di squadra con il quale ho condiviso lo spogliatoio per diversi anni, un giorno dopo un allenamento mi chiese di sposare il progetto Aquilotti insieme a lui. Preso dall'entusiasmo risposi subito di sì, e non avrei mai potuto fare scelta migliore. 

 

Se all'inizio mi avessero detto che avrei avuto così tante soddisfazioni e mi sarei circondato di così tanta competenza ci avrei creduto poco, ma lo ringrazierò sempre per avermi concesso quest'opportunità.

 

Com’è la sua giornata lavorativa? 

 

Essendo un ragazzo molto giovane la mattina mi dedico ai miei studi per poi il pomeriggio recarmi un'oretta prima dell'inizio dell'allenamento al campo per preparare tutta la seduta per i miei “piccoli aquilotti”. Ogni allenamento per me è un'occasione per divertirmi, per esprimere la mia passione, per conoscere meglio non solo i miei piccoli atleti, ma anche me stesso e per conoscere sempre sfumature nuove di questo lavoro. 




 




Generalmente gli Aquilotti che età hanno?

 

Io mi occupo della categoria 2017- 2018 anche se  il nostro progetto abbraccia tutte le categorie.

 

Secondo lei cos’è più semplice, premesso che di semplice non c’è nulla; allenatore i ragazzini o gli adolescenti?

 

Penso che ogni cosa abbia il suo tempo, e come hai detto tu non c'è nulla di semplice, ma per me per arrivare a contare fino a 10 bisogna partire da uno. 

 

Ritengo che per imparare ad allenare i grandi, bisogna saper prima approcciarsi bene al mondo dei piccoli ed imparare da loro. In futuro vorrei provare ad occuparmi anche di atleti più grandi, ma per il momento è giusto concentrarsi su tutto quello che c'è da imparare nel mondo calcistico dei piccoli.

 

Qual è la qualità, in genere, che deve avere un allenatore? 

 

La qualità più importante, secondo me per un allenatore di calcio è quella di avere empatia con i suoi giocatori. Ho sempre pensato che io per il ragazzino debba essere, ancor prima che il suo allenatore, una persona su cui poter contare per il proprio percorso di crescita. 

 

Dico questo perché, perché in questo modo il ragazzino, anche nell'errore si sentirà sicuro, si fiderà di me, sapendo che una mia correzione verrà fatta solo ed esclusivamente per il suo bene, e questo è importante perché si sa, solo sbagliando si impara. Credo poi che, un gruppo unito con il proprio allenatore può raggiungere grandi risultati. 

 

Come si rapporta con loro, mi spiego: mantiene un atteggiamento distaccato, oppure si pone in maniera confidenziale?

 

In maniera assolutamente amichevole, mi piace sentirmi parte di loro, scherzare con loro, riempirci d'affetto e mettere a loro disposizione tutto il mio cuore e la mia passione, ma allo stesso modo stabilire regolare precise alle quali attenersi, comunque  il rapporto tra me e i miei piccoli è qualcosa che a parole non riesco a spiegare. 

 

Da come so spesso e volentieri i genitori si intromettono nella gestione dei propri figli, a lei è successo di avere qualche diverbio?

 

Personalmente no, mi ritengo molto fortunato. Abbiamo creato un gruppo molto unito, e di questa unione ne sono parte integrante i genitori, che non fanno mai mancare il loro sostegno e presenza sia agli allenamenti sia alle partite. 

 

Per me è molto importante sapere che sono contenti del mister dei loro figli, perché mi affidano la loro cosa più cara e per questo vedendo tutta la mia passione e dedizione per i figli, hanno deciso di fare questo viaggio insieme a noi

 

Abbiamo capito che per lei è molto importante far parte di questo progetto, quali sono i motivi? 

 

Le motivazioni sono varie, la più importante è che sento questa scuola calcio come una seconda pelle. Nel nostro progetto sono il più giovane, ma sono circondato da persone piene di esperienza, ed ogni giorno cerco di rubare qualcosa da ognuno di loro. Abbiamo uno staff, sia societario che tecnico, che raramente ho incontrato. 

 

Siamo guidati dal nostro presidente Angelo Massa che, soprattutto per i più giovani come me, è una guida, una persona pronta a dare consigli e a ripagare il duro lavoro. Ci stiamo togliendo tantissime soddisfazioni e nuovi progetti prendono vita, in ultimo abbiamo la collaborazione con la Sampdoria, grazie alla quale siamo diventati Samp Accademy.

 

Le piacerebbe un giorno di allenare dei giocatori più grandi?

 

Sì, l'ambizione di tutti è quella di arrivare ai traguardi più importanti e io lavoro per quello. Il mio focus ora sono i piccoli, poi più in là, con la giusta esperienza e maturità avrò piacere anche ad approcciare a giocatori più grandi, anche se quest'anno ho l'onore di essere il secondo di Leopoldo Elefante, allenatore dell’Under 15 della nostra prima squadra militante in Eccellenza, a mio avviso è una  persona  che io ritengo estremamente competente.



 




Ora qualche domanda sul passato recente, visto che lei è molto giovane, quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?

 

Sin da piccolo, è stato un amore a prima vista. Ricordo che mia mamma mi diceva che quando eravamo per strada e non avevo la possibilità di calciare un pallone, giocavo lo stesso calciando mozziconi di sigarette. Quello tra me e il calcio è stato un amore a prima vista, una passione irrefrenabile, e adesso questa stessa passione cerco di trasmetterla ai più piccoli che hanno lo stesso sogno che avevo io da bambino.

 

I suoi genitori hanno cercato di assecondarla, oppure le hanno detto la classica frase: “...non sarebbe meglio che pensassi allo studio?”

 

Per descrivere ciò che hanno fatto i miei genitori per me non basterebbero le parole. 

 

Mi hanno accompagnato in tutte le fasi del mio percorso, sostenendomi sempre dinanzi ad ogni difficoltà hanno passato infinite giornate ad accompagnarmi anche in trasferte lunghissime solo per vedermi giocare. Sono stati sempre la mia spalla su cui appoggiarmi e anche tutti i grazie del mondo non basterebbero a ripagare ciò che loro hanno fatto per me. Accanto ad un supporto sportivo hanno sempre però preteso da me risultati scolastici, dicendomi che a prescindere dalla formazione sportiva è fondamentale, ed anche più importante, avere una formazione culturale.

 

Perché ha un certo punto lei ha interrotto la carriera da calciatore?

 

Ho avuto tanti infortuni ma non ho mai mollato, anche dopo una pericardite da Covid sono ritornato in campo. Tutti gli allenatori che ho avuto mi dicevano che ero anche piuttosto bravo, ma alla fine tutta la sporcizia di questo mondo  calcistico dove  le raccomandazioni hanno la meglio (ed altre cose non giuste), ha avuto la meglio sulla mia tenacia. 

 

Grandi discussioni con i mister le ha avute oppure ha sempre accettato le decisioni con serenità?

 

Sono sempre un atleta che ha rispettato le scelte di suoi allenatori, anche se delle volte queste non erano da accettare. Ho sempre pensato che la miglior risposta ad una scelta che non ritieni giusta sia  il lavoro e il duro allenamento, quindi no, non ho mai avuto particolari discussioni con i miei allenatori.

 

Generalmente che ruolo ha all’interno del gruppo, mi spiego ascolta i consigli dei compagni, discute serenamente con loro, oppure tende a imporre la sua volontà?

 

All'interno del mio attuale gruppo di lavoro, essendo il più giovane, tendo sempre ad ascoltare qualsiasi cosa detta dai miei colleghi, questi elargiscono tani  consigli utili per la mia formazione. Penso che all'interno di un gruppo sia giusto ascoltare le opinioni di tutti, e alla fine per il bene comune prendere quella che è la decisione più adatta. Credo anche che i richiami che ti vengono fatte da persone più grandi servano a crescere, e vengono fatti solo se questi vedono in te possibilità e margini di miglioramento.

 

Un giocatore che lei ammira tantissimo? 

 

Un giocatore che ammira tantissimo del passato è Roberto Carannante, storico capitano di Foggia ed Avellino, con il quale ho avuto il piacere di lavorare al Savoia Calcio quando lui ne era l'allenatore come suo calciatore. Un giocatore invece del presente che ammiro tantissimo è il centrocampista della nazionale italiana e dell'Inter Nicolò barella. È un calciatore che ammiro oltre che per le spiccate qualità tecniche per la sua tenacia. È  sanguigno, sempre l'ultimo in campo a mollare ed è uno di quelli che dà il 101% per la maglia che indossa.

 




Un sogno che vorrebbe che si realizzasse nell’immediato? 

 

Tutti i sogni hanno bisogno del loro tempo per realizzarsi, entro l'anno conto di laurearmi in scienze motorie, e sogno anche grazie a questa laurea di raggiungere risultati ambiziosi soprattutto come allenatore, lavoro nel quale mi sto togliendo già tantissime soddisfazioni. 

 

A chi vorrebbe dedicare questa intervista?

 

Dedico questa intervista a tutti coloro che mi sostengono ogni giorno, alla mia famiglia, alla mia splendida fidanzata Fabiola e ai miei amici più cari e  in ultimo, non per importanza, la mia bellissima casa: gli Aquilotti di Santa Maria.



Grazie 

 

14   01    2025

 

(Tutti i diritti riservati) 

 

 

lunedì 13 gennaio 2025

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

 

 

 

ALESSIO

FLOCA

 


 

 

  Alessio Floca è un giovane giocatore   di calcio   e così si presenta: 

 

Mi chiamo Alessio Floca ho 18 anni e sono nato il 15 aprile del 2006, sono un ragazzo tranquillo, educato e molto solare.

 

La mia passione per il calcio è nata da bambino, all’età di 6 anni ho cominciato a giocare a calcio nell’ oratorio del mio paese, il ruolo era  fare il difensore, ma non  mi piaceva, non era per me, così son passato dopo pochi mesi a fare il portiere,  e  mi divertivo e pensavo che quello sarebbe stato  il mio ruolo perfetto, insomma mi piaceva fare i tuffi e volare in alto come qualsiasi portiere al mondo.

 

Questa passione me l’ha trasmessa papà perché anche lui quando era un ragazzino era un portiere e mi ha sempre raccontato  la sua esperienza; ero molto incuriosito e felice di provare questo ruolo e per questo ringrazierò sempre  mio papà che mi ha trasmesso questa fantastica passione, me la porterò dietro per sempre.

 

 

Da piccolo trovavo spesso molte difficoltà perché non giocavo mai e mi sembrava che gli altri componenti della squadra mi stessero escludendo, ma non ci facevo molto caso e andavo avanti per la mia strada, anche perché ero piccolo e non ragionavo come un ragazzo adulto. Comunque mi son divertito moltissimo e ho imparato tante nozioni, per farla breve le basi del calcio,  ho conosciuto molti amici, oggi  non sento più nessuno perché ognuno   uno ha preso strade diverse e tra tutti quelli l’unico che va avanti con il suo sogno da calciatore sono io.

 

 

All’età di 13 anni io e mio papà abbiamo deciso di cambiare il livello, mi sono trasferito in una squadra vicina al mio paese che si chiama Chiari Football Club. In questa società son cresciuto moltissimo sotto ogni punto di vista grazie al mio preparatore dei portieri che fa di cognome Visagio e a due allenatori che mi hanno dato fiducia Claudio Prandelli e Massimo.  Ho avuto alti e bassi, ma grazie al mio carattere forte e  al mio  papà ho sempre superato qualsiasi difficoltà nel bene e nel male.

 

 

Ho conosciuto anche in quella società molti compagni che mi hanno sostenuto e aiutato, in particolare mi ricordo del compagno Paolo portiere anche lui, avevamo un bel rapporto, ci trovavamo bene insieme e ci divertivamo in ogni allenamento. Dopo questa fantastica avventura di 3 anni al Chiari queste persone non le ho più viste, anche perché ognuno aveva altre strade da prendere e io ho proseguito inseguendo il mio sogno che è quello di diventare un portiere professionista.

Ho militato in diverse squadre, non le menziono non, per far pubblicità o altro, ma perché mi hanno trattato molto male e non ho mai giocato cosi per quasi due anni non avevo un posto fisso in una squadra di un certo livello. A 17 anni sono arrivato al Rezzato calcio, mi hanno dato un po’ di fiducia, mi hanno fatto crescere e ripartire da 0, ho incontrato persone molto simpatiche e gentili come se fossero la mia famiglia. Nel club ho avuto il piacere di conoscere il un mio preparatore di nome Matteo Bonometti, mi ha cresciuto e mi ha insegnato tanto per essere un buon portiere, mi ha sempre sostenuto, aiutato nelle difficoltà, abbiamo   riso e scherzato in ogni allenamento, per farla breve  per me è come un fratello. 

 

 

A questo punto mi sembra giusto ringraziare anche il mister del Rezzato, questi mi ha trattato come se fossi suo figlio, inoltre mi son sentito come se fossi casa mia. Intanto che giocavo al Rezzato ho conosciuto il mio procuratore Tedesco Claudio che mi ha aiutato a fare diversi provini, anche se non tutti sono andati tutti a buon fine. Lo considero oramai come un secondo papà perché mi ha sempre aiutato e sostenuto e ha sempre cercato una via per me per far in modo che il mio sogno si possa realizzare. Lo ringrazio e lo ringrazierò sempre per tutto ciò che ha fatto fin ora per me. A proposito dei   provini negativi voglio precisare che il loro esito negativo ha fatto sì che mi abbattessi a livello psicologico, questo perché sembrava che questo maledetto sogno si stesse allontanando sempre di più. Questo periodo è durato sino a quando non mi fece fare un provino il Chievo Verona in serie D. Sono  stato preso, però  i sacrifici sono mille, e tanti  sacrifici gli ostacoli negativi.  Diciamo che un passo verso il mio sogno l’ho fatto, però c’è ancora tanta strada da fare verso il professionismo e se un giorno dovessi riuscire a raggiungerlo, voglio dedicare questa importante traguardo ai miei allenatori che mi sono stati vicino, a papà, alla mia ragazza Anna che, detto sinceramente,  ha assistito a tutto quello che è successo  durante la mia carriera, conosce  i miei ostacoli, gli  infortuni e le varie discussioni,  infine lo dedicherò  al mio procuratore Claudio detto anche CLA. 

 

 

Questa è in breve la mia storia, ma non dovrei scrivere per mesi quello che mi è successo. Io son arrivato fin dove sono grazie a Claudio, ma soprattutto grazie al mio papà perché lui c’è sempre stato per me sin dalla nascita, mi ha sostenuto sempre facendo in modo che io potessi sempre più progredire in questo sport. Ci tengo a precisare che il suo supporto è stato non solo psicologico, ma anche economico.  Egli aveva dei periodi in cui economicamente c’erano dei grossi problemi, ad esempio non pagava l’affitto pur di mandare me a calcio e di conseguenza comprarmi guanti e scarpe e altro; lui ha sempre creduto in me, ha fatto e sta facendo mille sacrifici in continuazione affinché il mio   sogno da calciatore professionista si possa realizzare.

 

Papà mi ha cresciuto insieme a mia nonna sin da piccolino, perché mia mamma decise tempo fa di prendere un’altra strada con altri uomini, quindi son sempre stato solo con papà e la nonna.

 


Non so cosa significhi avere una mamma vicino che ti aiuta e ti sostiene nei momenti bui, papà ha dato il massimo per far in modo che io potessi andare nei vari club a giocare per far in modo che il mio sogno si potesse avverare. Manca poco al mio sogno e lo ringrazio moltissimo, ho avuto molti ostacoli avendo solo un papà e una nonna che ti crescono; è difficile perché alcune volte di devi “arrangiare “proprio perché la mamma non è presente.   Con il calcio spesso ho bisogno di passaggi per andare in stazione che si trova a 3/4 km da casa mia e quando non c’è nessuno amico o conoscente che riesca ad accompagnarmi, o qualche Pullman, prendo la bici per andare in stazione, da lì prendo il treno e vado a Verona per allenarmi ogni giorno pensando al mio sogno che ho dalla nascita.  Questo sogno lo realizzerò anche se molte persone non credono in me perché sono invidiose, ma son certo che ce la farò non solo per me stesso, ma soprattutto per portare il cognome di papà in alto, affinché lo possano gridare le persone allo stadio rendendolo fiero. 

 

 Poter vedere papà fiero e le persone che ho accanto per me felici, sarebbe un dono magnifico, tutto ciò mi dà più forza in questo inferno per raggiungere l’obiettivo. 

 

Questa è po’ la mia storia e la mia carriera ovviamente c’è altro, ma ho raccontato ciò che mi stava a cuore di più, e ripeto che è grazie alle persone che ho accanto che son arrivato dove sono ora. Voglio di nuovo ringraziare queste persone, grazie papà, grazie nonna, grazie Anna, e grazie Claudio che fai parte della famiglia e sei come un secondo papà,   ringrazio pure anche due amici in particolare che son stati fondamentali nel mio percorso e che si chiamano Stefani e Anis. 

 

 

Ora il mio sogno sta andando avanti e sono al Chievo Verona e sto lottando per avere il mio posto, faccio molti sacrifici tornando stanco morto a casa verso le  21 o le 22 e ciò accadde tutti i giorni.

 

Questi son sacrifici che si devono fare, ma che nessuno vede perché vede solo i risultati finali e magari giudica, ma questo non è importante perché non si deve ascoltare nessuno e quello che conta  è andare avanti per la propria strada sicuri  se stessi e poi in futuro chissà dove finirò per giocare,  se sarò vicino o lontano da casa questo non lo saprò,  ma l’unica cosa che so e che non importa dove sarò un domani,  perché io darò tutto me stesso,  per la mia famiglia e per  tutte le persone elencate che mi son state vicino, un giorno le ringrazierò e cercherò di farle avere  una vita migliore rispetto a quella che conducono adesso. Con questo chiudo spero che un giorno io possa essere ancora qua a leggere questa storia scritta da me mentre sono un portiere professionista con il cognome del  papà sulle “spalle”. 

 

Il sogno continua

Alessio Floca

 



 


 

 


La prima domanda che le voglio fare è la seguente come sta andando la stagione calcistica, si ritiene soddisfatto oppure pensa che potrebbe fare di più?

 

La stagione calcistica per ora sta andando bene, sono soddisfatto per dove sono arrivato, però ovviamente dovrò  fare molto di più per ottenere il mio posto e andare sempre più in alto verso il mondo del professionismo, però son sicuro che ci riuscirò.


 



Si ricorda il momento preciso in cui si è resoconto che voleva praticare questo sport?

 

Il momento preciso non me lo ricordo, so solo che all’età di 6 anni mio papà mi ha mandato a praticare questo fantastico sport e da lì tutta questa passione ha preso forma la quale sarà sempre dentro di me.

 

Lei studia alle superiori e nel contempo al pomeriggio va a Verona per allenarsi, come riesce a conciliare lo studio e lo sport; voglio dire non si stanca? Non ha dei momenti in cui vorrebbe smettere tutto quanto?

 

Allora sicuramente non è facile perché non sono mai a casa,  parto la mattina e torno a casa la sera per le 9 ma anche 10. Questi sono sacrifici da fare se si vuole arrivare a un determinato obbiettivo, sono ossessionato da questa passione, poi ovvio c’è anche lo studio che è un problema, provo a stare sempre attento a scuola, almeno capisco di più questo perché a casa il tempo per studiare è veramente poco.

 






Ho intervistato diversi portieri e tutti mi hanno detto che il ruolo del portiere è quello più difficile, in fin dei conti il portiere è sempre solo, non è così?

 

Il ruolo del portiere  è un ruolo molto difficile perchè hai tante e grosse responsabilità sulle spalle e devi essere forte mentalmente per poter andare avanti e non abbatterti.  Devi dirigere tutta la squadra in un momento importante della gara, ma anche negli  allenamenti, poi in questo ruolo sei anche da solo e  devi affrontare molte situazioni di conseguenza  devi essere forte mentalmente, solo così riesci ad andare avanti senza avere troppi pensieri.

 


Oltre al calcio quali altri sport segue con grande interesse? 

 

Diciamo che io seguo solo il calcio però alcune volte seguo anche la Formula 1.

 

Si ricorda la sua parata più bella?

 

La parata più bella che ho fatto è stata durante la stagione in cui ero al Chiari Football Club dove ho giocato contro il Rigamonti. Ho  fatto molte parate belle e importanti poi ovviamente ce ne sono tante di parate belle, ma quella partita da dove ho cominciato a crescere e a migliorare non la scorderò mai.

 

Grandi discussioni con i mister le ha avute oppure ha sempre accettato le decisioni con serenità?

 

All’inizio le decisioni le ho accettate però appena vedevo che c’erano più “problemi” ne parlavo subito col mister e lo staff,  ovviamente durante la carriera incontri sempre momenti difficili e bui che ti portano a scegliere un’ altra strada in un altro club.



 




Anche se lei è molto giovane, generalmente che ruolo ha all’interno del gruppo, mi spiego ascolta i consigli dei compagni, discute serenamente con loro, oppure tende a imporre la sua volontà?

 

Con tutti i miei compagni vado molto d’accordo parlo tranquillamente e se mi danno qualche consiglio lo accetto, poi anche io se c’è bisogno di aiutare qualcuno lo faccio e spero che anche io possa ricevere quando ne avrò bisogno una mano. In  una squadra è molto importante la comunicazione tra i compagni e soprattutto stare bene e andare d’accordo con i compagni, l’allenatore e tutto lo staff.

 

Un suo pregio e un suo difetto (calcisticamente parlando)? 

 

Un mio pregio è quello che mi alleno sempre e sono ossessionato da questo sport e non riesco a farne a meno e ho molte abilità, invece un mio difetto nel ambito calcistico riguardano   i piedi, ma ultimamente li ho migliorati, detto ciò  non ho altro da aggiungere.

 

Un portiere che lei ammira tantissimo? 

 

Il portiere che ammiro è Pierluigi Gollini, che spero di incontrarlo il più presto possibile.

 

Terminata la scuola e conseguito il diploma lei riceve una chiamata da un club estero. Cosa fa: accetta subito e decide di pensarci per qualche giorno, oppure rifiuta l’offerta?

 

Sicuramente mi prendo due o tre giorni per pensarci bene e parlarne con papà, però se saprei che quella sarebbe  la strada giusta per raggiungere obiettivi  importanti accetterei la proposta; è molto difficile lasciare amici e famiglia e andare chissà dove e vederli di conseguenza poco, ma se hai un sogno e sei consapevole che lo vuoi davvero farai  di tutto pur di realizzarlo, anche  perché prima o poi i sacrifici verranno ripagati.

 






Che cosa consiglierebbe a un ragazzino che volesse intraprendere la sua stessa carriera?

 

La prima cosa che gli direi è di stare tranquillo e sereno in porta perché son due cose molto fondamentali e importanti per un portiere. Gli direi di essere sempre costante e di non abbattersi mai se dovesse incontrare tanti ostacoli, perché per arrivare al successo devi passare attraverso “un’inferno di ostacoli”, gli direi anche di non mollare mai il suo sogno, perché se non molli e fai tanti sacrifici prima o poi sicuramente avrà ciò che desidera. In conclusione è uno sport che ti insegna a lottare.

 

Lei ha una grande ammirazione per suo padre, ammirazione sconfinata direi, se dovesse descrivere con poche parole a qualcuno che non lo conosce, che cosa scriverebbe?

 

Direi che mio papà è una persona molto educata e gentile che è pronta ad aiutarti se sei in un momento difficile, lui pur di vederti felice farebbe qualsiasi cosa, lascia tutto e fa il possibile per far star bene te, di papà come lui ce ne son pochi, anzi lui è l’unico, per me. Infine è una persona molto costante e decisa che sa ciò che vuole dalla vita e ha sempre una strada da prendere, inoltre   porta sempre a termine e raggiunge ciò che vuole.

 

A chi vorrebbe dedicare questa intervista?


Questa intervista la dedico a tutte le persone che sono all’interno di questa intervista, però in particolare la dedico a mio papà.

 


 


 

 


Grazie 

 

13  01    2025

 

(Tutti i diritti riservati) 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

mercoledì 8 gennaio 2025

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

 

 

 

CLAUDIO

TEDESCO 

 



 


Claudio Tedesco, di Napoli abita a Milano,  nel 2017 ho fatto scouting per il Vicenza quando era in B, poi nel 2019 è stato responsabile juniores al Pavia, dal 2020 è procuratore, il successo è ottimo e ha lanciato diversi giocatori nei professionisti.

 

 

 

 

Quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?

 

Dopo la morte di mio padre mi appassionai, fino poi a lavorare come scouting per il Vicenza nel 2017.

 

Lei dal 2020 è procuratore e segue tanti giocatori, ma prima di passare a quest’argomento le vorrei fare qualche domanda inerente alla professione che faceva prima; l’Osservatore calcistico. Non è certamente semplice fare l’osservatore calcio, bisogna guardare tante partite, osservare più giocatori contemporaneamente, intraprendere lunghi viaggi e poi bisogna tener in conto i fallimenti; lei al giorno quante ore dedica a vedere le partite?

 

Tutti i pomeriggi vedo allenamenti e nei week end vedo partite per cercare di individuare talenti da far crescere, preciso che  con me  ho avuto dei  giocatori che  sono poi diventati professionisti.

 

Perché molti giocatori ripetono la solita frase (quelli che non sono riusciti ad arrivare a certi obiettivi: “Non ho avuto le giuste conoscenze, se le avessi avute sarei arrivato molto più in alto”?

 

Nel calcio di oggi serve sempre il procuratore che ti dà visibilità, perché se capiti in società sconosciute visibilità non ce n’è, e poi trovi anche società che nascondono gli eventuali interessi di società di livello più alto.

 

Quando vede giocare un ragazzo che cosa la colpisce di più, oppure che cosa dovrebbe colpirla maggiormente? 

 

In questo momento conta il carattere e la mentalità, ma in un giocatore dopo questo devi vedere prima di tutto se ha velocità, controllo palla e intelligenza calcistica.

 

Lei ha fatto lo scouting per il Vicenza quando era in serie B, che esperienza è stata?

 

Lavorare per il Vicenza società storica è stata un’esperienza fantastica,  questa  mi ha fatto crescere tanto e conoscere tante persone ed è per questo che ringrazio l’allora responsabile scouting Piero Borella.

 

Altra esperienza importante quella del 2019 quando è stato responsabile juniores al Pavia, di questa che cosa ci racconta?

 

Anche a Pavia è stata una esperienza di crescita perché bisognava ricostruire là juniores e penso di aver fatto bene.

 

Che rapporti ha con gli allenatori e i presidenti di club? 

 

Con presidenti direttori e mister ho ottimi rapporti di stima e rispetto.

 

Successi e delusioni si equivalgono oppure maggiori sono i successi rispetto alle delusioni? 

 

Sono stati più successi che delusioni, sono riuscito a far esordire  giocatori all’epoca minorenni bei professionisti, ho preso giocatori dai campionati provinciali e portati nei settori giovanili professionisti.

 

Lei ora è un Procuratore, com’è la sua giornata lavorativa?

 

La mia giornata lavorativa e sentirmi con i miei giocatori, confrontarmi con le società per organizzare i provini e a breve girerò l’Italia per andare a trovare i miei giocatori e per fare il punto sulla situazione.

 

Ci può fare qualche nome di giocatore che ha lanciato nel mondo del professionismo?

 

Giocatori che ho lanciato nei professionisti ce ne sono ma te ne dico uno in particolare che da minorenne è riuscito ad esordire in serie C con il Novara: Yanis Saidi.

 


 




Qual è la qualità maggiore che deve avere un procuratore?

 

La qualità che deve avere il procuratore e sapersi confrontare con le società e relazionarsi con i propri giocatori.

 

Il suo più grande difetto e il suo più grande pregio, dal punto di vista lavorativo? 

 

Il mio difetto se così si può chiamare e l’insistenza, mentre il mio pregio è che tutti mi vogliono bene e che ottengo sempre quello che mi prefiggo.

 

Chi sono i suoi modelli di riferimento? 

 

Il modello vero e proprio non ne ho, preferisco essere me stesso

 

Oltre al calcio quali altri sport segue con grande interesse? 

 

Seguo solo il calcio.


Un giocatore che lei ammira tantissimo e uno che ammira meno? 

 

Un giocatore che ammiro tanto è Kvara, mentre   uno che ammiro meno e Leao che è discontinuo.

 

Se avesse la possibilità di tornare indietro, cambierebbe qualcosa, oppure è soddisfatto di dove è arrivato sino ad ora? 

 

Sono soddisfatto così.

 

Un sogno per il futuro?

 

Il mio sogno per il futuro è vedere i miei giocatori realizzare i loro sogni e raggiungere i loro obiettivi.

 



 Grazie 

 

 08 01    2025 

 

(Tutti i diritti riservati)