SEZIONE SPORT
Paolo Radi intervista
ROBERTO
AVITABILE
Roberto Avitabile oltre che giocatore di calcio è ora un giovane allenatore. e così si presenta: “
"Mi chiamo Roberto Avitabile 07/05/2003 sono nato ad Acerra provincia di Napoli.
Cresciuto nelle scuole calcio del Santissimo Salvatore, Atletico Pompei, Boca Soccer e Terzigno, a 14 anni avviene il passaggio nel settore giovanile della Sarnese in Serie D, dopo un anno il salto con i giovanissimi della Cavese in Lega Pro.
L'anno dopo, e ci rimango tre anni, con la Turris a Torre Del Greco sempre in Lega Pro. Da grande ho indossato le maglie del Savoia, Aversa Normanna in Eccellenza e Serie D.
Adesso il mio futuro è concentrato sulla scuola calcio e sui piccoli. Attualmente sono un allenatore degli Aquilotti, scuola calcio di Santa Maria la Carità."
La prima domanda è la seguente lei allena in una scuola calcio, Gli Aquilotti di Santa Maria, presso Santa Maria la Carità, in che modo è riuscito a far parte di questa scuola?
Ho iniziato a far parte di questa grande famiglia grazie ad un compagno di squadra con il quale ho condiviso lo spogliatoio per diversi anni, un giorno dopo un allenamento mi chiese di sposare il progetto Aquilotti insieme a lui. Preso dall'entusiasmo risposi subito di sì, e non avrei mai potuto fare scelta migliore.
Se all'inizio mi avessero detto che avrei avuto così tante soddisfazioni e mi sarei circondato di così tanta competenza ci avrei creduto poco, ma lo ringrazierò sempre per avermi concesso quest'opportunità.
Com’è la sua giornata lavorativa?
Essendo un ragazzo molto giovane la mattina mi dedico ai miei studi per poi il pomeriggio recarmi un'oretta prima dell'inizio dell'allenamento al campo per preparare tutta la seduta per i miei “piccoli aquilotti”. Ogni allenamento per me è un'occasione per divertirmi, per esprimere la mia passione, per conoscere meglio non solo i miei piccoli atleti, ma anche me stesso e per conoscere sempre sfumature nuove di questo lavoro.
Generalmente gli Aquilotti che età hanno?
Io mi occupo della categoria 2017- 2018 anche se il nostro progetto abbraccia tutte le categorie.
Secondo lei cos’è più semplice, premesso che di semplice non c’è nulla; allenatore i ragazzini o gli adolescenti?
Penso che ogni cosa abbia il suo tempo, e come hai detto tu non c'è nulla di semplice, ma per me per arrivare a contare fino a 10 bisogna partire da uno.
Ritengo che per imparare ad allenare i grandi, bisogna saper prima approcciarsi bene al mondo dei piccoli ed imparare da loro. In futuro vorrei provare ad occuparmi anche di atleti più grandi, ma per il momento è giusto concentrarsi su tutto quello che c'è da imparare nel mondo calcistico dei piccoli.
Qual è la qualità, in genere, che deve avere un allenatore?
La qualità più importante, secondo me per un allenatore di calcio è quella di avere empatia con i suoi giocatori. Ho sempre pensato che io per il ragazzino debba essere, ancor prima che il suo allenatore, una persona su cui poter contare per il proprio percorso di crescita.
Dico questo perché, perché in questo modo il ragazzino, anche nell'errore si sentirà sicuro, si fiderà di me, sapendo che una mia correzione verrà fatta solo ed esclusivamente per il suo bene, e questo è importante perché si sa, solo sbagliando si impara. Credo poi che, un gruppo unito con il proprio allenatore può raggiungere grandi risultati.
Come si rapporta con loro, mi spiego: mantiene un atteggiamento distaccato, oppure si pone in maniera confidenziale?
In maniera assolutamente amichevole, mi piace sentirmi parte di loro, scherzare con loro, riempirci d'affetto e mettere a loro disposizione tutto il mio cuore e la mia passione, ma allo stesso modo stabilire regolare precise alle quali attenersi, comunque il rapporto tra me e i miei piccoli è qualcosa che a parole non riesco a spiegare.
Da come so spesso e volentieri i genitori si intromettono nella gestione dei propri figli, a lei è successo di avere qualche diverbio?
Personalmente no, mi ritengo molto fortunato. Abbiamo creato un gruppo molto unito, e di questa unione ne sono parte integrante i genitori, che non fanno mai mancare il loro sostegno e presenza sia agli allenamenti sia alle partite.
Per me è molto importante sapere che sono contenti del mister dei loro figli, perché mi affidano la loro cosa più cara e per questo vedendo tutta la mia passione e dedizione per i figli, hanno deciso di fare questo viaggio insieme a noi
Abbiamo capito che per lei è molto importante far parte di questo progetto, quali sono i motivi?
Le motivazioni sono varie, la più importante è che sento questa scuola calcio come una seconda pelle. Nel nostro progetto sono il più giovane, ma sono circondato da persone piene di esperienza, ed ogni giorno cerco di rubare qualcosa da ognuno di loro. Abbiamo uno staff, sia societario che tecnico, che raramente ho incontrato.
Siamo guidati dal nostro presidente Angelo Massa che, soprattutto per i più giovani come me, è una guida, una persona pronta a dare consigli e a ripagare il duro lavoro. Ci stiamo togliendo tantissime soddisfazioni e nuovi progetti prendono vita, in ultimo abbiamo la collaborazione con la Sampdoria, grazie alla quale siamo diventati Samp Accademy.
Le piacerebbe un giorno di allenare dei giocatori più grandi?
Sì, l'ambizione di tutti è quella di arrivare ai traguardi più importanti e io lavoro per quello. Il mio focus ora sono i piccoli, poi più in là, con la giusta esperienza e maturità avrò piacere anche ad approcciare a giocatori più grandi, anche se quest'anno ho l'onore di essere il secondo di Leopoldo Elefante, allenatore dell’Under 15 della nostra prima squadra militante in Eccellenza, a mio avviso è una persona che io ritengo estremamente competente.
Ora qualche domanda sul passato recente, visto che lei è molto giovane, quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?
Sin da piccolo, è stato un amore a prima vista. Ricordo che mia mamma mi diceva che quando eravamo per strada e non avevo la possibilità di calciare un pallone, giocavo lo stesso calciando mozziconi di sigarette. Quello tra me e il calcio è stato un amore a prima vista, una passione irrefrenabile, e adesso questa stessa passione cerco di trasmetterla ai più piccoli che hanno lo stesso sogno che avevo io da bambino.
I suoi genitori hanno cercato di assecondarla, oppure le hanno detto la classica frase: “...non sarebbe meglio che pensassi allo studio?”
Per descrivere ciò che hanno fatto i miei genitori per me non basterebbero le parole.
Mi hanno accompagnato in tutte le fasi del mio percorso, sostenendomi sempre dinanzi ad ogni difficoltà hanno passato infinite giornate ad accompagnarmi anche in trasferte lunghissime solo per vedermi giocare. Sono stati sempre la mia spalla su cui appoggiarmi e anche tutti i grazie del mondo non basterebbero a ripagare ciò che loro hanno fatto per me. Accanto ad un supporto sportivo hanno sempre però preteso da me risultati scolastici, dicendomi che a prescindere dalla formazione sportiva è fondamentale, ed anche più importante, avere una formazione culturale.
Perché ha un certo punto lei ha interrotto la carriera da calciatore?
Ho avuto tanti infortuni ma non ho mai mollato, anche dopo una pericardite da Covid sono ritornato in campo. Tutti gli allenatori che ho avuto mi dicevano che ero anche piuttosto bravo, ma alla fine tutta la sporcizia di questo mondo calcistico dove le raccomandazioni hanno la meglio (ed altre cose non giuste), ha avuto la meglio sulla mia tenacia.
Grandi discussioni con i mister le ha avute oppure ha sempre accettato le decisioni con serenità?
Sono sempre un atleta che ha rispettato le scelte di suoi allenatori, anche se delle volte queste non erano da accettare. Ho sempre pensato che la miglior risposta ad una scelta che non ritieni giusta sia il lavoro e il duro allenamento, quindi no, non ho mai avuto particolari discussioni con i miei allenatori.
Generalmente che ruolo ha all’interno del gruppo, mi spiego ascolta i consigli dei compagni, discute serenamente con loro, oppure tende a imporre la sua volontà?
All'interno del mio attuale gruppo di lavoro, essendo il più giovane, tendo sempre ad ascoltare qualsiasi cosa detta dai miei colleghi, questi elargiscono tani consigli utili per la mia formazione. Penso che all'interno di un gruppo sia giusto ascoltare le opinioni di tutti, e alla fine per il bene comune prendere quella che è la decisione più adatta. Credo anche che i richiami che ti vengono fatte da persone più grandi servano a crescere, e vengono fatti solo se questi vedono in te possibilità e margini di miglioramento.
Un giocatore che lei ammira tantissimo?
Un giocatore che ammira tantissimo del passato è Roberto Carannante, storico capitano di Foggia ed Avellino, con il quale ho avuto il piacere di lavorare al Savoia Calcio quando lui ne era l'allenatore come suo calciatore. Un giocatore invece del presente che ammiro tantissimo è il centrocampista della nazionale italiana e dell'Inter Nicolò barella. È un calciatore che ammiro oltre che per le spiccate qualità tecniche per la sua tenacia. È sanguigno, sempre l'ultimo in campo a mollare ed è uno di quelli che dà il 101% per la maglia che indossa.
Un sogno che vorrebbe che si realizzasse nell’immediato?
Tutti i sogni hanno bisogno del loro tempo per realizzarsi, entro l'anno conto di laurearmi in scienze motorie, e sogno anche grazie a questa laurea di raggiungere risultati ambiziosi soprattutto come allenatore, lavoro nel quale mi sto togliendo già tantissime soddisfazioni.
A chi vorrebbe dedicare questa intervista?
Dedico questa intervista a tutti coloro che mi sostengono ogni giorno, alla mia famiglia, alla mia splendida fidanzata Fabiola e ai miei amici più cari e in ultimo, non per importanza, la mia bellissima casa: gli Aquilotti di Santa Maria.
Grazie
14 01 2025
(Tutti i diritti riservati)