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martedì 29 ottobre 2024

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

 

 

 

ROBERTO 

CARANNANTE

  



 


Roberto Carannante, è nato a Santa Maria Capua Vetere il 23 ottobre del 1968. Dopo una lunga carriera da calciatore ora è un allenatore.


Carriera da calciatore.


Tutte le giovanili del Napoli e prima squadra, presenza in Coppa Italia (poi vinta anno 86/87 anno in cui si è vinto anche lo scudetto c’era Maradona) panchina in Coppa UEFA a Tolosa.

87/88Catania, 88/89Rimini, 88/90 Frosinone, 90/91 Mantova, 91792 La Spezia, 92/93 Avellino, 93/94 Avellino, 94/95 Avellino,95/96 Casarano, 96/97 e 97/98 Savoia, 98/99 Giulianova; 99/00 Benevento, 00/01-01/02-02/03 Foggia, 03/04 Castel di Sangro, 500 sono le partite nei professionisti.

 

Carriera allenatore 

 

Castel di Sangro serie C, Puteolona, serie D, Ariano serie D, Pomigliano serie D, Trivento (vittoria del campionato e Coppa Italia, Triveneto serie D, Triveneto Serie D, Campobasso Lega Pro, Gladiator, Puteolana serie D, Turris serie D, Pomigliano, Giugliano serie D, Savoia, Pompei, Ercolano, Pomigliano calcio femminile serie A

 

 


La prima domanda che le voglio fare è  la seguente: lei  nella stagione 86/87, 24 agosto 1986, è nel Napoli e giocando contro la Spal vincete la Coppa Italia per due reti a zero.  Una bella vittoria, che ricordo ha di quel giorno formidabile? 

 

Una bella stagione, indubbiamente, inoltre ebbi la fortuna di esordire con la Spal, un’esperienza bellissima, ricordo la panchina al Tolosa in Coppa Uefa, non posso non menzionare Maradona, per noi ragazzini era un calciatore inarrivabile, un idolo in tutti i sensi.

 






Lei ha avuto bella carriera come calciatore, una bellissima carriera, 500 partite, come si riesce ad arrivare a un simile traguardo?

 

Sì, ho fatto più di 500 partite nei giocatori professionisti, e ci si arriva rinunciando a tanto, però ci vuole tanta abnegazione e voglia di migliorarsi. Bisogna curare il corpo e la mente

 

Se ho ben capito lei lo scorso anno ha allenato una squadra calcio femminile, che tipo di esperienza è stata? 

 

E’ stata una bella esperienza, è molto entusiasmante andare su campi veri, dove ci sono squadre di serie A importanti, inoltre le partite venivano trasmesse tutte le settimane su DAZN, vorrei aggiungere che le ragazze sono più ricettive e rispetto ai maschietti si impegnano molto di più durante gli allenamenti, bella esperienza che mi ha lasciato dei bei ricordi.


 




Da pochi giorni lei ha firmato per essere l’allenatore del Portici (eccellenza) cosa si aspetta da questa nuova esperienza?

 

Ho firmato con il Portici, è una bella piazza, con una grande storia, hanno avuto qualche problema in merito alla classifica, e quando la squadra va male paga sempre l’allenatore, assieme ai miei collaboratori, e calciatori cercheremo di dare sempre il massimo affinché la squadra possa fare un bel campionato.

 

I suoi genitori hanno cercato di assecondarla, oppure le hanno detto la classica frase: “...non sarebbe meglio che pensassi allo studio?”

 

I miei genitori ha sempre ritenuto la scuola molto importante, nel senso che volevano che io mi diplomassi e in effetti è stato così, ho il diploma di ragioniere. Ho fatto così contento papà, anche quando stavo in prima squadra con il Napoli, la scuola era sempre al primo posto perché pensava che “si potesse sgonfiare il pallone”. 

 






Lei ha giocato in diverse squadre, a quale è rimasto più   legato, 

 

Ho dei bei ricordi dovunque, però menziono: Avellino, Foggia, Mantova, La Spezia, Catania, Benevento, ho lasciato bei ricordi e pure loro mi hanno lasciato bei ricordi.

 

Grandi discussioni con i mister le ha avute oppure ha sempre accettato le decisioni con serenità?

 

Ti posso dire che ho un carattere forte, ho fatto sempre il capitano per circa 17 anni, ho sempre espresso la mia opinione e con il mister qualche parola di troppo ci può essere stata, non ero sempre d’accordo sulle loro scelte, però gli allenatori mi hanno sempre voluto bene, proprio perché il mio obiettivo era sempre quello di curare il gruppo e ti togliere qualche problema alla società e agli stessi allenatori.



 




Perché ha deciso a un certo punto della sua vita di diventare allenatore? 

 

L’ultimo anno l’hanno in C2 a Castel di Sangro, per 7 partite ho fatto pure l’allenatore, da difensore centrale ho realizzato 8 reti, tra l’altro mi avevano chiamato tantissime squadre, però la scelta di diventare allenatore era presa, il calcio non mi divertiva più. Era dunque arrivato il momento di cambiare professione.

 

Lei ha allenato diverse squadre, c’è una squadra a cui è rimasto più legato?

 

Ho allenato tante squadre, in C il Castel di Sangro, poi il Campobasso, ho allenato in serie D e alcuni anni in eccellenza, sono rimasto legato a tante squadre, in Molise ci sono rimasto 4 anni, e qui ho vinto Campionato e Coppa Italia, fermo restando che ci sono gli alti e bassi di qualsiasi lavoro.

 






Qual è la principale qualità che deve avere un allenatore? 

 

Direi che dev’essere un buon psicologo perché devi usare la psicologia con ognuno dei trenta giocatori che hai in squadra e ognuno ha le sue problematiche e i bisogni sono diversi, è fondamentale nella riuscita della squadra cercare di comprendere le loro debolezze.

 

    Un consiglio che darebbe a un giovane calciatore? 

 

    Direi di dare sempre il massimo e di sudare la maglia che porti.

 


 Che cosa le ha dato il calcio, e che cosa le sta dando in   questo momento?

 

Il calcio mi ha dato tutto quello che ho e ancora mi sta dando. Posso solo dire un grazie al calcio.

 






Un sogno per il futuro?

 

Direi di cercare di dire quello che penso, e cercare di lavorare per i propri principi e le proprie idee, ed è la cosa fondamentale per un allenatore.

 

 

Grazie 

 

29  10   2024 

 

(Tutti i diritti riservati) 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

domenica 13 ottobre 2024

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

 

GIACOMO

PELLICCIA

 


 

 Giacomo Pelliccia, classe 2022, è un giocatore di calcio di Napoli, Casalnuovo, ha militato nelle seguenti squadre: Napoli United, Viribus Somma Formia, e ora milita nella Real Forio, Eccellenza girone B, nell’ultima giornata dello scorso campionato ha subito una lesione al perone. 

 

Infine precisiamo che ha a avuto alcune proposte da parte di alcune squadre in serie D.

 


La prima domanda che le voglio fare è la seguente com’è terminata stagione 2024-2024.Si si ritiene soddisfatto delle sue prestazioni oppure poteva fare di più? 

 

Sono una persona che pretende tanto da s stesso. Sicuramente le soddisfazioni ci sono, ma direi che si può migliorare partita dopo partita, bisogna cercare di andare oltre ogni limite.

 

Nell’ultima giornata dello scorso campionato  lei ha subito un infortunio, com’è riuscito a superare quel periodo non certamente facile?

 

Superare momenti difficili come quello che ho vissuto non è affatto facile, ma la voglia e la determinazione che mi spingono verso questo mondo è più forte di ogni dolore fisico. La perseveranza e il supporto non solo  della mia famiglia, ma anche  degli amici più cari mi hanno aiutato ad uscirne da questo impasse.

 








Quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?

 

Questa è una delle mie preferite (come domanda). Ho sempre saputo che quel rettangolo verde sarebbe stata la mia casa. Fin da bambino, precisamente sin all'età di 5 anni condividevo tutto questo con mio nonno Giovanni. Poi dopo la sua scomparsa i miei genitori hanno fatto in modo che io continuassi a credere in quello che stavo facendo sostenendomi proprio come faceva lui.

 

I suoi genitori hanno cercato di assecondarla, oppure le hanno detto la classica frase: “...non sarebbe meglio che pensassi allo studio?”

 

Guardi, non sono mai stato un genio a scuola. Il calcio, anzi quel pallone è sempre stato tutta la mia vita. I miei genitori hanno sempre saputo che questo mondo mi sarebbe appartenuto più di ogni altra cosa. Nonostante ciò si sono sempre prodigati a farmi capire l’importanza per una vita futura dello studio.

 

Lei ha giocato in diverse squadre, a quale è rimasto più   legato? 

 

In ogni squadra in cui ho giocato ho lasciato una parte di me, con i vari club in cui ho militato  sono cresciuto sotto diversi aspetti (calcistici, psicologici) e sarò sempre grato di quello che ho appreso, in conclusione mi sento dirle solo questo .

 

Oltre al calcio quali altri sport segue con grande interesse? 


Sarò sincero, nessuno sport. Calcio forever 



Lei è giovane è ho letto su di lei molti commenti positivi, come si fa ad essere così stimanti ed apprezzati, come ci riesce lei?


Non c'è una formula particolare, forse la gente vede quanta passione io metta in questo "gioco”, non so forse dovremmo rivolgerla al pubblico la domanda.


Perché tutti provano a diventare calciatori? Che cosa gli attira, più la fama o i soldi? 

 

Credo che ci sia una suddivisione di categoria. Molti per soldi , altri per la gloria .Personalmente parlando io non riuscirei a vedermi se non come un calciatore e certo un po' di "fama"  nell'essere riconosciuto non guasta mai .



Si ricorda il suo goal più bello?

 

Si ricordo perfettamente quel goal, è ancora qui impresso nella mia mente. Quello in coppa Italia contro il Rione Terra.

 

Grandi discussioni con i mister le ha avute oppure ha sempre accettato le decisioni con serenità?

 

Secondo il mio parere i calciatori devono occuparsi della loro prestazione in campo, non che la loro opinione non possa essere importante, ma ad ognuno il proprio ruolo, quindi le decisioni del mister non si discutono: si accettano.

 

Generalmente che ruolo ha all’interno del gruppo, mi spiego ascolta i consigli dei compagni, discute serenamente con loro, oppure tende a imporre la sua volontà?

 

No, c'è uno spalleggiarsi a vicenda. Siamo un gruppo non un unico individuo, è giusto confrontarsi e non pretendere di prevalere.



 




Un suo pregio e un suo difetto (calcisticamente parlando) 

 

Pregio: Sicuramente il fatto di giocare considerando la squadra non solo un come un proprio tornaconto personale; difetto? Direi l'impulsività quando qualcosa in campo non mi piace.

 

Se dovesse ricevere domani una chiamata da un club estero, anche fuori dall’Europa, partirebbe immediatamente oppure ci rifletterebbe per qualche giorno, oppure non partirebbe?

 

La verità? Mi piacerebbe fare questa esperienza. Certo mi dispiacerebbe lasciare la mia famiglia e i miei amici,, però credo che sia una di quelle esperienze che almeno una volta nella vita andrebbe fatta.

 

Che cosa rappresenta per lei la città di Napoli? 

 

A presente il testo della canzone di Lucio dalla "Te voglio bene assai"? Ecco  Napoli per me rappresenta proprio quella catena che “scioglie o' sangue dint e vene”. È quel posto che ti rimarrebbe sempre nel cuore anche se andresti a vivere a chilometri di distanza. Napoli è come l'ossigeno di cui abbiano bisogno per respirare, senza siamo morti.

 

Famiglia e amici quanto sono importanti per lei? 

 

Sia la famiglia che gli amici sono le due facce della stessa moneta. Non potrei vivere senza, sono essenziali, entrambi ci aiutano a costruire quella che è la nostra identità e poter contare su entrambi è una gran fortuna.

 

Un sogno che vorrebbe che si realizzasse nell’immediato? 

 

Secondo lei? Ovviamente diventare un calciatore professionista, altro non desidero.




 


A chi vorrebbe dedicare questa intervista?

 

La dedica è sempre la stessa. Alla mia famiglia che mi ascolta e supporta. A chi ha sempre creduto in me, ma anche a chi non ci credeva.

 

 

 

Grazie 

 

 

 

 

13  10   2024 

 

(Tutti i diritti riservati) 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

sabato 12 ottobre 2024

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

 

 

 

SIMONE

VALLARELLI

 

  



 

 

Simone Vallarelli Simone ha 26 anni ed è nato a Terlizzi un piccolo paesino del nord barese, ora studia Scienze Motorie, visto che un domani gli piacerebbe allenare e insegnare. Simone Vallarelli gioca da diverso tempo al Futsal. 

 

Di seguito ci racconta gli ultimi due anni calcistici.



Negli ultimi due anni ho vissuto due stagioni sportive una all’opposto dell’altra. Partiamo dalla stagione 2022/2023, sono in quel di Bovalino (Reggio Calabria) per disputare il campionato nazionale di Futsal di serie A2, arrivo da una squadra fallita a campionato in corso il Catanzaro. 


Il primo impatto non è dei migliori, purtroppo i risultati stentano ad arrivare e da lì a poco ci ritroviamo in fondo alla classifica, ci svegliamo troppo tardi e non riusciamo ad evitare la retrocessione in serie B. 


Arriva però il bello di questo meraviglioso sport che subito ti dà l’occasione di vivere emozioni nuove e di riscatto, nella stagione appena trascorsa 2023/2024 mi accaso nella società Vitulano Drugstore Manfredonia militante nella nuova categoria serie A2 élite; il feeling con compagni di squadra e staff è subito lampante,  la stagione parte “col botto”,  sei vittorie di fila,  dopo un piccolo arresto e una ripresa repentina concludiamo la stagione al secondo posto, purtroppo però da quel momento la beffa: mi toccare saltare i play off per un infortunio al ginocchio sinistro, nonostante tutto sono lì nel rettangolo di gioco con i mie compagni che disputano un play off impeccabile conquistando la storica promozione in serie A. 


Ad oggi sono nell’ambiziosa società Marsala Futsal che vuole ben figurare e non solo in questo campionato di serie B,  io darò tutto me stesso per difendere questi colori e per raggiungere l’obiettivo prefissato. 










La prima domanda è la seguente, ho saputo che lei si è laureato in Scienze Motorie (Triennale), soddisfatto, immagino, immagino che non sia stato facile studiare e contemporaneamente giocare, come ci è riuscito?



 Paolo prima di iniziare ci tenevo a ringraziare te e i lettori per essere sempre vicino alle mie vicende sportive e non.



Esattamente, nel mese di luglio ho completato il mio percorso di studi diventando dottore nelle attività sportive e motorie. Il percorso è stato lungo e tortuoso e non ti nego che più di una volta la voglia di mollare ha fatto capolino, ma alla fine ce l’ho fatta. Purtroppo studiare e svolgere il lavoro di calcettista non è semplice, specie nel mio caso in cui gli esami si tenevano in Abruzzo ed io ero sparso in altre zone remote dell’Italia. Il covid in tal modo è stato d’aiuto, visto che per diversi gli esami si sono svolti in via telematica per precauzione.




Prima di entrare nello specifico, come prima domanda, le vorrei fare questa: se dovesse fare un bilancio di questi due ultimi anni quale sarebbe?


Dal punto di vista personale sono stati due anni intensi, è cambiato molto nella mia vita, si sono affacciate nuove persone che mi hanno arricchito ed altre ne sono uscite, ma il bilancio è assolutamente positivo perché ho l’idea che ogni anno vissuto sia un anno in più, e tu devi trarne il meglio: sempre, senza voltarti mai.



Lei arriva a Bovalino serie A 2 (Reggio Calabria) dopo aver militato nel Catanzaro, che ambiente ha incontrato, e si era ambientato bene?


A Bovalino sono arrivato dopo il fallimento del Catanzaro. Ho trovato da subito una società organizzata che ha provato a far di tutto per portare in alto il nome della città. Purtroppo nello sport come nella vita le cose non sempre vanno come le si immaginano. Per fortuna la città e gli amici conosciuti nel percorso hanno reso il mio percorso calabrese piacevole e porterò ognuno di loro sempre nel mio cuore.








Come mai non avete raggiunto la salvezza, c’è un motivo in particolare?


Con tutta sincerità Paolo non trovo un motivo valido. Si sa però che quando si fallisce un obbiettivo i responsabili sono tutti, giocatori staff e dirigenti; nonostante ciò posso garantirti che tutte e tre le variabili erano di grande livello e ad oggi non riesco a spiegarmi il verdetto del campo. Il campo comunque sia è sempre il padrone e quindi ci è toccato chinare il capo chiedere scusa ed apprendere un’ennesima lezione perché ciò che non uccide fortifica.




La stagione appena trascorsa 2023/2024 ha visto la sua presenza nella società Vitulano Drugstore Manfredonia militante nella nuova categoria serie A2 élite, come si è sentito nel tornare  a giocare nella sua regione?


Tornare a giocare in Puglia è stato strano, ma anche avvincente. Ero spinto da quella voglia in più di portare in alto la mia regione e la soddisfazione a obbiettivo raggiunto è stata doppia. 



Un anno favoloso, usando poche parole come ce lo saprebbe raccontare? 


Ricordo ancora con estrema gioia l’anno appena trascorso. Ogni singolo momento. Potrei racchiudere il tutto con una sola parola: BANDA; il nome che abbiamo dato al nostro gruppo. Ho avuto la fortuna di condividere lo spogliatoio con amici e giocatori fantastici e questa è stata senza dubbio l’arma che ci faceva andare in battaglia sicuri di vincere.



Non dev’essere stato facile saltare i play off a causa di infortunio; come ha superato quel momento? 


Uno dei periodi più brutti della mia carriera sportiva. Essere lì e non poter fare nulla per combattere al fianco dei miei compagni è stata una sensazione davvero dura. Ma ognuno di noi era complementare con l’ altro e ognuna aveva fiducia in una  qualsiasi parte  della squadra. Eravamo certi che questo gruppo meritava il traguardo massimo.








La squadra conquista la promozione in serie A, ora lei si trovo in un club importante, il Marsala Futsal, com’è stato contattato? 


La dirigenza del Marsala mi sta dietro da un po’ ed è stata la cosa che più mi ha convinto. Mi hanno lusingato fatto sentire importante alle volte quasi coccolato e questo non mi ha fatto esitare un minimo nello scegliere questo club  come la mia nuova avvincente avventura.



Marsala come tutti sanno non è vicino a Terlizzi, si sta ambientando bene.


A Marsala con me sono tutti super disponibili e gentili. Sin da subito mi hanno messo nelle condizioni di ambientarmi al meglio e di potermi esprimere al top in campo. E colgo l’occasione con questa intervista per ringraziare pubblicamente la dirigenza del Marsala Futsal lo staff e la città per avermi accolto da subito come uno di loro.



Ho letto molto bene su di lei, tanti elogi, come si riesce ad essere così stimati?


Guarda Paolo io penso e sono certo di una cosa, da sempre viene prima la persona e poi il calcettista. Quando si suda e si combatte realmente per lo stemma che abbiamo sul petto, piuttosto del cognome sulle spalle, la stima è automatica ed incondizionata la gente lo percepisce e lo apprezza. Poi chiaro le prestazioni aiutano.




Ancora del calcio a cinque se ne parla poco, come mai non riesce a trovare quello spazio che si meriterebbe di avere, da cosa può dipendere? 


Verissimo Paolo ma nel corso degli anni si sono fatti notevoli passi in avanti. Basti pensare alle piattaforme streaming create, agli eventi trasmessi dalle tv nazionali di rilievo e al pubblico che assiste ad ogni gara. Certo la strada è lunga ancora, ma se come accennato in questi giorni il Futsal sarà disciplina olimpica alle prossime olimpiadi allora potremmo dire che un importante tassello è stato inserito.



A un giovane che volesse intraprendere la sua carriera che consiglio gli darebbe? 


L ‘unico consiglio che mi sento di dare è:  di fare tutto spinto da un unico motore, ovvero quello della passione, non pensare al  fattore economico che arriverà, ma deve essere un premio meritato e gettarsi a capofitto in allenamenti e video perché una volta che si entra in questa disciplina non puoi più farne a meno, è un innamoramento fulminante. Il lavoro paga sempre e senza sacrificio i risultati non arrivano, bisogna ricordarselo sempre, ma tanto più si suderà tanto più cospicua sarà la ricompensa.



Lei si trova a Marsala, ma se dovesse ricevere un’importante offerta da un club estero partirebbe immediatamente oppure ci rifletterebbe per qualche giorno, oppure non partirebbe? 


Ad oggi Paolo penso a far bene a Marsala la città e la società mi ha cercato con insistenza accontentandomi in tutto quindi devo ancora restituire. In futuro non si sa. Sono certa di questo: ho a che fare con una società ambiziosa che vuole ben figurare nel Futsal nazionale. Gli ingredienti ci sono, ora spetta a noi cucinarli per bene. 







Il suo miglior pregio e il suo più grande difetto, ovviamente dal punto di vista calcistico?



Il mio più grande pregio sicuramente è il carisma e anche un po’ di leadership. Di sicuro il più grande difetto è buttarmi a capofitto nel Futsal magari trascurando affetti e quant’altro, questo a causa di una sconfitta o di un allenamento non fatto al massimo delle possibilità. Ma son fatto così, metto sempre tutto me stesso in ciò che faccio nel bene e nella cattiva sorte.



A chi vorrebbe dedicare quest’intervista?


Di sicuro la dedico alla mia famiglia che sono i miei primi tifosi a mio fratello che è tutta la mia vita ed anche alla mia ormai ex ragazza che in queste due stagioni è stata vicino a me, sopportandomi e sopportandomi, lo so che non è stato facile convivere con questo mio lavoro, ma lei è sempre stata una spalla in più per me purtroppo poi la vita non sempre va come deve andare.



Ti ringrazio per l’ intervista Paolo è stato super stimolante rituffarsi in questi due anni fatti di gioia e dolori



Grazie e alla prossima intervista 



Grazie 

 

12  10  2024 

 

(Tutti i diritti riservati)