SEZIONE SPORT
Paolo Radi intervista
ROBERTO
CARANNANTE
Roberto Carannante, è nato a Santa Maria Capua Vetere il 23 ottobre del 1968. Dopo una lunga carriera da calciatore ora è un allenatore.
Carriera da calciatore.
Tutte le giovanili del Napoli e prima squadra, presenza in Coppa Italia (poi vinta anno 86/87 anno in cui si è vinto anche lo scudetto c’era Maradona) panchina in Coppa UEFA a Tolosa.
87/88Catania, 88/89Rimini, 88/90 Frosinone, 90/91 Mantova, 91792 La Spezia, 92/93 Avellino, 93/94 Avellino, 94/95 Avellino,95/96 Casarano, 96/97 e 97/98 Savoia, 98/99 Giulianova; 99/00 Benevento, 00/01-01/02-02/03 Foggia, 03/04 Castel di Sangro, 500 sono le partite nei professionisti.
Carriera allenatore
Castel di Sangro serie C, Puteolona, serie D, Ariano serie D, Pomigliano serie D, Trivento (vittoria del campionato e Coppa Italia, Triveneto serie D, Triveneto Serie D, Campobasso Lega Pro, Gladiator, Puteolana serie D, Turris serie D, Pomigliano, Giugliano serie D, Savoia, Pompei, Ercolano, Pomigliano calcio femminile serie A
La prima domanda che le voglio fare è la seguente: lei nella stagione 86/87, 24 agosto 1986, è nel Napoli e giocando contro la Spal vincete la Coppa Italia per due reti a zero. Una bella vittoria, che ricordo ha di quel giorno formidabile?
Una bella stagione, indubbiamente, inoltre ebbi la fortuna di esordire con la Spal, un’esperienza bellissima, ricordo la panchina al Tolosa in Coppa Uefa, non posso non menzionare Maradona, per noi ragazzini era un calciatore inarrivabile, un idolo in tutti i sensi.
Lei ha avuto bella carriera come calciatore, una bellissima carriera, 500 partite, come si riesce ad arrivare a un simile traguardo?
Sì, ho fatto più di 500 partite nei giocatori professionisti, e ci si arriva rinunciando a tanto, però ci vuole tanta abnegazione e voglia di migliorarsi. Bisogna curare il corpo e la mente
Se ho ben capito lei lo scorso anno ha allenato una squadra calcio femminile, che tipo di esperienza è stata?
E’ stata una bella esperienza, è molto entusiasmante andare su campi veri, dove ci sono squadre di serie A importanti, inoltre le partite venivano trasmesse tutte le settimane su DAZN, vorrei aggiungere che le ragazze sono più ricettive e rispetto ai maschietti si impegnano molto di più durante gli allenamenti, bella esperienza che mi ha lasciato dei bei ricordi.
Da pochi giorni lei ha firmato per essere l’allenatore del Portici (eccellenza) cosa si aspetta da questa nuova esperienza?
Ho firmato con il Portici, è una bella piazza, con una grande storia, hanno avuto qualche problema in merito alla classifica, e quando la squadra va male paga sempre l’allenatore, assieme ai miei collaboratori, e calciatori cercheremo di dare sempre il massimo affinché la squadra possa fare un bel campionato.
I suoi genitori hanno cercato di assecondarla, oppure le hanno detto la classica frase: “...non sarebbe meglio che pensassi allo studio?”
I miei genitori ha sempre ritenuto la scuola molto importante, nel senso che volevano che io mi diplomassi e in effetti è stato così, ho il diploma di ragioniere. Ho fatto così contento papà, anche quando stavo in prima squadra con il Napoli, la scuola era sempre al primo posto perché pensava che “si potesse sgonfiare il pallone”.
Lei ha giocato in diverse squadre, a quale è rimasto più legato,
Ho dei bei ricordi dovunque, però menziono: Avellino, Foggia, Mantova, La Spezia, Catania, Benevento, ho lasciato bei ricordi e pure loro mi hanno lasciato bei ricordi.
Grandi discussioni con i mister le ha avute oppure ha sempre accettato le decisioni con serenità?
Ti posso dire che ho un carattere forte, ho fatto sempre il capitano per circa 17 anni, ho sempre espresso la mia opinione e con il mister qualche parola di troppo ci può essere stata, non ero sempre d’accordo sulle loro scelte, però gli allenatori mi hanno sempre voluto bene, proprio perché il mio obiettivo era sempre quello di curare il gruppo e ti togliere qualche problema alla società e agli stessi allenatori.
Perché ha deciso a un certo punto della sua vita di diventare allenatore?
L’ultimo anno l’hanno in C2 a Castel di Sangro, per 7 partite ho fatto pure l’allenatore, da difensore centrale ho realizzato 8 reti, tra l’altro mi avevano chiamato tantissime squadre, però la scelta di diventare allenatore era presa, il calcio non mi divertiva più. Era dunque arrivato il momento di cambiare professione.
Lei ha allenato diverse squadre, c’è una squadra a cui è rimasto più legato?
Ho allenato tante squadre, in C il Castel di Sangro, poi il Campobasso, ho allenato in serie D e alcuni anni in eccellenza, sono rimasto legato a tante squadre, in Molise ci sono rimasto 4 anni, e qui ho vinto Campionato e Coppa Italia, fermo restando che ci sono gli alti e bassi di qualsiasi lavoro.
Qual è la principale qualità che deve avere un allenatore?
Direi che dev’essere un buon psicologo perché devi usare la psicologia con ognuno dei trenta giocatori che hai in squadra e ognuno ha le sue problematiche e i bisogni sono diversi, è fondamentale nella riuscita della squadra cercare di comprendere le loro debolezze.
Un consiglio che darebbe a un giovane calciatore?
Direi di dare sempre il massimo e di sudare la maglia che porti.
Che cosa le ha dato il calcio, e che cosa le sta dando in questo momento?
Il calcio mi ha dato tutto quello che ho e ancora mi sta dando. Posso solo dire un grazie al calcio.
Un sogno per il futuro?
Direi di cercare di dire quello che penso, e cercare di lavorare per i propri principi e le proprie idee, ed è la cosa fondamentale per un allenatore.
Grazie
29 10 2024
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