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sabato 6 settembre 2025

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

 

 

 

LEO

SIBOLDI

 


                                                             https://liradipaolo.blogspot.com/ 





Leo Siboldi è un giocatore   di calcio, classe argentino, nato il 6 gennaio del 1998 che gioca a Barcellona, queste sono le squadre dove ha militato: Argentina: 2010-2013 Club Belgrano San Nicolas (settore giovanile), 2013-2014 Club Atletico Rosario Central (settore giovanile), 2014-2015 Defensores de Belgrano – Villa Ramallo (serie C); Italia: 2017 Atletico Torrenova (Roma), 2018 Orrolese (Cagliari), 2019 Valle del Tevere, eccellenza (Rieti), 2021 Ortona Calcio, serie D (Pescara), 2022 Poggio Mirteto (Rieti); Barcellona: 2024 -2025 Pena Malaga- Vincets Molyvell – Federazione catalana 2da ref – serie D.

 



 


 



La prima domanda che le voglio fare è la seguente com’è terminata stagione 2024-2025.Si si ritiene soddisfatto delle sue prestazioni oppure poteva fare di più? 

 

Ho presso la responsabilità di essere capitano della prima squadra, sono soddisfatto perché ho dato il meglio di me stesso, inoltre siamo rientrati nei primi 5 posti.

 






Nella stagione che è appena iniziata lei gioca ancora nel Pena Malaga- Vincets Molyvell? 

 

Sì, sono ancora in questa squadra, è una società in crescita e ciò ti motiva molto.

 

Lei è nato in Argentina e tutti noi conosciamo l’importanza che il calcio ha per gli argentini, la sua passione per il calcio quando è nata? 

 

Ho iniziato a giocare a calcio all’età di 4 anni, noi argentini vogliamo essere campioni sin da subito!

 

Ad un certo punto lei si trasferisce in Italia, in che modo è arrivato, mi spiego meglio, c’è stato un procuratore italiano che la conosceva e che le ha fatto la proposta di venire da noi, oppure è successo in un altro modo?

 

È stato un procuratore che stava cercando giocatori argentini, da diversi mesi lui cercava di convincermi a venire in Italia, al momento opportuno ha parlato con mio papà, e così ho avuto il permesso di arrivare in Europa.

 

Come si è trovato in Italia, si è ambientato subito oppure ci sono voluti diversi mesi?

 

Tutto ciò che riguarda l’Italia è speciale, appartiene ad “un altro mondo”, ma venire da solo e senza parlare la lingua è stato un sfida per me, mi sono subito ambientato bene e dopo pochi mesi la lingua faceva parte della mia vita.

 

Ci dica la verità quanto le mancava la sua famiglia, gli amici, (anche perché non è facile lasciare il luogo dove si nasce per andare in un altro continente) ? 

 

È troppo difficile, lasciare la tua terra dove c’è tutto, ma sapevo che mettere “i piedi” in un altro continente sarebbe stato un nuovo inizio per me e per la mia famiglia, ho avuto alti e bassi all’inizio, ma l’amore della mia famiglia mi ha fatto superare le varie difficoltà.

 

Lei ha giocato in diverse squadre, a quale club è rimasto più   legato? 

 

La squadra che sempre rimarrà nel mio cuore sarà sempre il Torrenova, poi viene l’Orrolese, qui ho trascorso dei bellissimi momenti, ho avuto delle ottime amicizie, inoltre abbiamo vinto una Coppa Italia.

 

Che differenza c’è tra il calcio argentino e quello italiano?

 

Noi argentini non siamo nati per perdere, anche se non hai un grande talento, certamente ti devi allenare molte ore se vuoi stare al passo e allo stesso livello con gli altri. 

Sin da piccoli nasciamo con la mentalità di aiutare, se lo necessita, la nostra famiglia.

Il calcio italiano per coloro che iniziano a giocarlo sin da piccoli è solo passione, pensi più al divertimento.







Lei gioca nel ruolo di? 

 

Io gioco in diversi ruoli: terzino destro, anche sinistro e gioco anche a centrocampo.

 

Dall’Italia lei si traferisce a Barcellona. Come hai ha scelto questa città, conosceva qualcuno, mi spiego: aveva degli amici, dei parenti, oppure è stato chiamato da un procuratore?

 

E’ stato una decisione difficile lasciare la mia Italia sapendo che tanti sarebbero stati gli amici che avrei lasciato, a Barcellona avevo tantissimi amici che mi motivano affinché partissi dall’Italia, alcuni giocano nel Pasion Xeneixe, Boca Juniors de Barcelona.

 

Perciò sapevo che se mi fossi trasferito sarebbe come stato tornare a vivere in Argentina, in primis per la lingua e poi perché in città ci sono tantissimi argentini. 

Ci tengo a precisare che mi è dispiaciuto tantissimo lasciare l’Italia.

 

Come si trova in questa grande città, si è ambientato bene?

 

Mi trovo molto bene, è una città bellissima, mi ci sono  affezionato subito, è la città ideale per migliorare ogni aspetto della nostra personalità.

 

Un suo pregio e un suo difetto (calcisticamente parlando) 

 

Non saprei, se mi rendo conto che devo migliorarmi, cerco di allenarmi nel miglior dei modi.

 

Un giocatore che lei ammira tantissimo? 

 

Lionel Messi, è un bell’esempio sia per lo sport del calcio, sia per la persona che è.  

 

Famiglia e amici quanto sono importanti per lei? 

 

Ti dico che la mia famiglia è la mia vita, loro sono tutto per me, cercherò sempre di fare loro tutto quello di cui avranno bisogno, mi sono sempre rimasti vicini. 

Gli amici sono quelle persone che ti sono vicini sia nei momenti belli sia in quelli brutti, sono importati perché sai che ci saranno sempre.



 




Un sogno che vorrebbe che si realizzasse nell’immediato? 

 

Giocare sempre calcio per tutta la vita, è quello che sempre chiedo a Dio , perché questo spot è una meraviglia.

 





A chi vorrebbe dedicare questa intervista?

 

Alla mia ragazza, lei mi ha fatto conoscere il vero amore, inoltre sono molto legato a suo figlio che gioca a calcio, in conclusione, lei mi ha cambiato la vita.

 



Grazie 

 

06 09    2025

 

(Tutti i diritti riservati) 

 

 

 

 

 

 

 

 


martedì 2 settembre 2025

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

   

FRANCESCO

BRIGHI

      






Francesco Brighi, classe 1996, è un giocatore di calcio di Roma, le giovanili le ha giocate nella Cisco Roma, poi ha militato nelle seguenti squadre:

Sant’Angelo Romano, Vigor Perconti e Casal Barriera. Nel girone di eccellenza 2021-2022, girone B Lazio, si è posizionato nella classifica marcatori al 6° posto con 17 goal.

 

 









La prima domanda che le voglio fare è la seguente durate un allenamento lei ha subito un grave infortunio: rottura del malleolo e dei legamenti, e sono 8 mesi che lei è lontano dal campo, quando pensa che rientrerà in campo?

 

Piano, piano, ti posso dire che ogni giorno che passa mi sto sentendo sempre meglio, ho fatto un grande percorso di riabilitazione con il mio fisioterapista e ora spero a breve di riunirmi al gruppo.








In che modo è riuscito a superare questi mesi? Inoltre, c’è qualche persona che le è stata accanto?

 

Sono stati mesi tosti, sapere che non puoi fare quello che più ti piace e  che ti fa sentire vivo non è semplice da superare, questa consapevolezza mi ha fatto comprendere che ci sarebbe voluto molto tempo prima di poter ricominciare l’attività agonistica, se molli un secondo e ti “butti giù” corri il rischio di non ricominciare più, sicuramente devo ringraziare la mia ragazza e la mia famiglia che mi sono stati molto vicini.

 






La stagione è iniziata, in quale club lei sta militando? 

 

Casal Barriera, in eccellenza.


Quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?

 

Il calcio è sempre stata la mia passione sin da subito, ho iniziato a 4 anni ed oggi che ne ho 29 ancora non ho ancora smesso.

 

I suoi genitori hanno cercato di assecondarla, oppure le hanno detto la classica frase: “...non sarebbe meglio che pensassi allo studio?”

 

I miei genitori mi hanno sempre assecondato su ogni scelta che ho fatto, mi hanno sempre lasciato la facoltà di scegliere liberamente e li ringrazio di questo.  

 

Lei ha giocato in diverse squadre, a quale è rimasto più   legato? 

 

E’ vero, ho giocato in tante squadre ma poi rimani legato sempre dove sei stato bene con i compagni , e l’ambiente esterno,  penso che qui al Casal Barriera io mi stia trovando bene sotto ogni  punto di vista.



 




Nella stagione 2021-2022 lei si classifica al sesto posto per goal segnati, direi un bel successo, le chiedo come si riesce a raggiungere determinati obiettivi?

 

Il 2022 è stato un grande campionato, ho fatto 18 gol in eccellenza, si è trattata della classica annata dove tutto “girava bene” sicuramente oltre alla fortuna c’è sempre un gran  lavoro e una gran dedizione. 

 

Lei era stato preso alcuni fa all’Aquila Calcio, poi per motivi personali ha deciso di tornare a Roma, rifarebbe quella scelta?

 

Sicuramente quando mi hanno preso all’ Aquila ero piccolo, non avevo neanche 18 anni, c’erano situazioni  che non mi stavano bene, ma  soprattutto non mi sono trovavo bene con l’ambiente, forse, se fossi stato più maturo, avrei aspettato un po’ prima di andarmene.

 


 




Questa è una domanda che faccio spesso, se domani lei dovesse ricevere un’offerta per giocare in un club fuori dall’Italia se la sentirebbe di lasciare tutto e partire per questa nuova avventura?

 

Arrivato ormai a 29 anni non lascerei mai la squadra dove sono ora per andare fare un’esperienza all’estero.

 

In questo momento chi è il miglior attaccante nel campionato italiano?

 

Il miglior attaccante nel campionato italiano secondo me è Lautaro Martinez.



 




Un sogno che vorrebbe che si realizzasse nell’immediato? 

 

Di poter fare sempre meglio.

 

A chi vorrebbe dedicare questa intervista?

 

La dedico a me stesso.

 

Grazie 

 

03  08     2025

 

(Tutti i diritti riservati) 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

giovedì 14 agosto 2025

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

 

 

 

GENNARO 

DE FRANCESCO

 





Gennaro De Francesco, prima giocatore di calcio, ora allenatore, così si presenta:

 

"Mi chiamo Gennaro De Francesco, e Classe 1985.

La mia vita calcistica è iniziata tra le stradine e le mura della mia città: cioè Napoli. dove si respira, (anche se oggi molto meno) aria di passione e senso di rivalsa attraverso il calcio.

Giocavamo nella spensieratezza e nel divertimento più assoluto, e bastava pochissimo: un pallone, qualche maglietta, zaino o addirittura pietre per delineare le porte, amici veri e: pronti via. Stavamo ore ed ore a giocare nel caldo, nel fango, nel freddo e nella pioggia: nessuno poteva fermarci!!

 

Come ruolo in campo, nasco attaccante esterno o ala, come preferite, ma ho ricoperto tutti ruoli, tranne il portiere perché ero, e sono ancora oggi bassino (168 cm).

All’età di 13 anni, accompagnando un amico ad alcuni allenamenti, iniziai a giocare per puro caso in una scuola calcio del mio quartiere che all’epoca si chiamava: San Paolo.

Da quella scuola sono usciti tanti giocatori che hanno poi giocato  nei campi di serie A, e in club fuori dall’Italia, giusto per citarne uno: Antonio Nocerio,  ex Juventus, Milan, Avellino, etc.

 

Quell’ anno, alternavo con la mia categoria (giovanissimi) anche quella degli allievi, facevo 2 partite a settimana (che energia che dovevo avere) alla fine, vinsi il mio primo campionato nella categoria giovanissimi regionale, fu un’emozione immensa. però sbagliai il rigore, traversa piena (ride) avrei volvo metterla nell’angolino alto. Vabbè vincemmo lo stesso. I rigori li sbaglia chi ha il coraggio di calciarli non è forse così?

 

Rimasi nella stessa scuola calcio per altri due anni per giocare il campionato allievi, arrivammo il primo anno quinti e al secondo terzi, se ricordo bene.

 

L’anno successivo approdai in una società sempre di Napoli che si chiamava Montesanto, e partecipai al campionato Juniores Regionale. Dopo l’avventura con  il Montesanto, mi fermai per quasi un anno a causa di una forte pubalgia, tra l’altro  feci molta fatica per guarire. Rientrai a giocare partendo da una Terza Categoria, all’epoca il presidente era il grande Vinicio, Ex giocatore del Napoli. L’anno dopo militai in una squadra di seconda categoria la A.B. Terracina sempre nel Napoletano. L’anno dopo andai in promozione con la Virtus Baia, l’anno successivo, sempre in promozione, con la San Gennarese, decisi di chiudere con il calcio giocato l’anno dopo, in eccellenza, con il Capri. 

 

 

Sì, purtroppo mi sono fermato a 21 anni (per scelta mia) non come dicono tutti “è, ma l’infortunio etc”, l’infortunio se non è grave, guarisci.

 

Mi sono fermato per volontà mia, perché sentivo dentro me il desiderio di allenare, già quando giocavo ero molto propenso al gioco di squadra e alla tattica, dialogavo molto con i miei allenatori sul come trovare soluzione per risolvere alcune problematiche in campo. e da quel momento grazie al mio carissimo mister e amico Giovanni D’Alessio e all’altro mister Raffaele Di pasquale, ho intrapreso questa strada; fare l’allenatore.

 

Ho iniziato nel 2008 come collaboratore tecnico con la Juniores Nazionale della Puteolana 1902 con il Mister Giovanni D’Alessio. In seguito a diverse esperienze nelle scuole calcio Elite, come quella di Pasquale Foggia e delle Fiorito Football Club, nel periodo Giugno-Luglio 2014 ho conseguito il diploma di allenatore UEFA B.

 

Dopo questa qualifica ho lavorato per diversi club dilettantistici come allenatore della juniores regionale e vice allenatore della prima squadra sia nella Sibilla Bacoli in eccellenza sia nella Puteolana 1909 in promozione.

 

Inoltre ho fatto anche esperienze allenando nel calcio femminile, queste le società: Woman Calvizzano, Napoli Soccer e Villaricca calcio. Nell’ultima ci sono rimasto per due anni raggiungendo la finale di coppa Campania bloccata poi dalla pandemia covid-19.

 

Dopo una breve esperienza nel calcio femminile ripasso a quello maschile dove sono stato per 3 anni consecutivi il vice allenatore di Diego Maradona in prima squadra – eccellenza - nelle società di: Napoli United e Pompeia proposito di quest’ultima la dovetti lasciare per problemi personali.

Ripresi poi a febbraio scendendo di categoria, dove ho lavorato in promozione come vice Allenatore di Faustino Canè con la società Casal di Principe.

 

Quest’anno calcistico passato, purtroppo, sono riuscito a chiudere l’anno lavorando negli ultimi 2 mesi con la società Casoria Calcio in prima categoria, sono stato vice Allenatore al fianco del Mister e professore Raffaele Di Pasquale.

 

In questo periodo estivo sono approdato in Serie D con la Real Normanna, però ho dovuto interrompere il rapporto lavorativo per alcune divergenze con l’allenatore."

 

 

 

 

 

 

 

La prima domanda è questa, lei ha raccontato molto nella presentazione, di conseguenza le chiedo, sino ad oggi il calcio cosa le ha dato e cosa le ha tolto?

 

Per tanti il calcio è gioie e dolori, e secondo me potrebbe essere giusta come affermazione. Il calcio è gioia quando si raggiungono obiettivi importanti, quando si vince una partita o un campionato e sono dolori quando si “fallisce” in una gara, anche se in realtà la parola fallire per me non esiste. Comunque mi ha dato tanto. Nei momenti difficili ho sempre trovato rifugio nei campi da calcio, per me è fonte di sfogo, di rivalsa, di rinascita e di riflessione; stare in campo anche quando non c’è nessuno mi fa stare bene. Quel silenzio e quell’atmosfera da stadio ti portano  ad aprire la mente e stare con te stesso camminando semplicemente con un pallone fra i piedi.

 

Non mi ha tolto quasi niente, magari il tempo di stare di più con la famiglia, gli amici, ma si sa, il lavoro è il lavoro. Ma bene o male il tempo lo si trova sempre.

 

 

Per la stagione entrante c’è qualche novità, visto che ha lasciato la collaborazione con la Real Normanna?

 

Ho ricevuto diverse proposte, sempre in Campania e nel campionato di eccellenza; poi si era aperta una pista per andare a Malta, purtroppo  per vari motivi generali, non siamo riusciti a portare avanti la trattativa, ma sono comunque propenso a prenderla in considerazione qualora si potesse riaprire uno spiraglio.

 

Ci ha riferito che quand’era un ragazzino lei e i suoi amici giocavate spensierati anche in mezzo alle intemperie, mi pare di aver capito che oggi il calcio che si gioca in mezzo ad una strada non sia più, per quale motivo?

 

È una domanda complessa da rispondere, potrei iniziare col dire che probabilmente il forte impatto tecnologico abbia influito tanto con la realtà e nel vivere il calcio di strada e la vita in generale. Potrei dire anche che i genitori di oggi sono diventati molto premurosi, e i loro figli, ovattati, non vivono esperienze come: socializzare con tanti ragazzi, essere liberi di esprimere la loro personalità, giocare e provare l’emozione di fare una partita sotto la pioggia. Ci sono adulti che ancora oggi evitano di giocare a calcetto quando piove, cosa “assurda”.

 

Noi non avevano pressioni, giocavamo liberi da tutto e tutti, senza l’ossessione di dimostrare, se non a te stesso, il tuo valore da uomo e calciatore.

 

Generalmente i genitori dicono: “Non sarebbe meglio che pensassi a studiare invece di giocare a calcio dalla mattina alla sera”; anche a lei hanno detto così? Oppure l’hanno sostenuta nelle scelte?

 

Penso che siano due cose distinte e separate e credo che si possono fare entrambe le cose.

Credo che il comunicare e far capire che studiare sia  importante per crescere prima come persona e poi nell’ambito lavorativo sia la cosa migliore da fare, poi si sa, ogni individuo è predisposto per qualcosa: ci sono talenti che non hanno studiato e talenti che hanno anche due lauree.

A me personalmente non hanno mai detto nulla, a me hanno sempre fatto ragionare, non mi hanno mai imposto nulla, mi hanno lasciato di libero di intraprendere la mia strada.



 




Anche se ce l’ha spiegato, che cosa l’ha spinta diventare allenatore? Forse il calcio giocato l’aveva delusa?

 

Il calcio giocato non mi ha deluso, alcune persone forse sì, ed è per questo che il calcio ha preso una brutta direzione. Come detto prima, ho sempre avuto l’indole di allenare: gestire, organizzare, studiare giocatori e squadre avversarie etc etc, cose che fa un allenatore, quindi ho deciso di addentrarmi in questo mestiere e farlo nel migliore dei modi.

 

Lei ha allenato diverse squadre, c’è una squadra a cui è rimasto più legato?

 

Diciamo che sono rimasto legato un po’ a tutte, forse quella più particolare è il Napoli United al primo anno  battemmo tutti i record dei nostri predecessori, arrivando anche ad una semifinale Play off eliminati a causa di una regola “per me” assurda!

 

Lei è stato il mister di squadre di calcio femminili, qual è la differenza principale tra il calcio maschile rispetto a quello femminile?

 

In un primo luogo dico la cultura calcistica, poi la differenza a livello condizionale, c’è troppa differenza tra uomo e donna su questo piano. Sul piano tecnico, contestualizzandolo, si può sempre migliorare, non a caso  oggi vediamo le calciatrici in serie A con un tasso tecnico molto elevato rispetto al passato.

Una lancia a favore delle donne la devo lanciare: sono molto più propense al lavoro e all’apprendimento

 

Qual è la principale qualità che deve avere un allenatore? 

 

L’empatia e la comunicazione sono le chiavi del successo, al di la delle competenze tecnico-tattiche, il saper ascoltare ed entrare nella testa dei calciatori, questo riveste la massima importanza.

 

     Qual è il suo stato d’animo prima di una partita? Quali consigli dà ai giocatori?

 

    In realtà sono sempre stato abbastanza tranquillo, pensieroso si, ma tranquillo e sereno. 

 

    Ai calciatori lascio la libertà di vivere il momento senza troppe pressioni. Ogni giocatore ha il suo rituale, la propria scaramanzia prima della partita, quindi li lascio soli con loro stessi. Entrati nello spogliatoio si pensa poi al resto. Il consiglio che do ai calciatori, è quello di vivere la partita con divertimento e spensieratezza, mantenendo comunque alta l’attenzione sui compiti e  le funzioni in campo.

 

E alla fine di una partita, invece? Ripensa a quello che ha sbagliato a livello tattico, oppure volta pagina? 

 

A fine partita preferisco lasciare le cose come stanno, qualche elogio o pacca sulla spalla quello sì, Ma non posso ricordarle tutte le situazioni, quindi, rivedo la partita e faccio le giuste osservazione alla ripresa degli allenamenti. Poi, lo stato d’animo dipende un po’ dall’andamento della partita e della prestazione. Faccio palesare poco il mio stato d’animo. Tanto quando le “cose” sono fatte bene o male i giocatori importanti lo riconoscono.

 

Una partita da allenatore che vorrebbe dimenticare? 

 

Come gia detto prima, la semifinale play off dove siamo stati eliminati per una regola “assurda”. Sono rimasto davvero con l’amaro in bocca.



 




Un suo pregio e un suo difetto, a livello calcistico s’intende?

 

Un pregio importante è che non mi abbatto mai, poi lascio valutare agli altri.

Un difetto che mi appartiene è che sono troppo esigente e se vedo arroganza e presunzione metto subito le crocette.

 

Se le proponessero un bel contratto con un club straniero, accetterebbe immediatamente, ci penserebbe oppure direbbe no senza rifletterci minimamente’

 

Accetterai immediatamente, ovviamente con le giuste osservazioni e valutazioni. Il calcio spagnolo e inglese mi affascinano molto.

 

Se avesse la possibilità di tornare indietro, quale scelta non farebbe?

 

Di essermi fidato di persone sbagliate che come uomini e soprattutto come uomini di calcio, sono veramente pari a zero!

Sono esperienze che fanno crescere.

 

Un sogno per il futuro? 

 

Essere il miglior modello di me stesso ogni giorno! Ovviamente poi, allenare nei professionisti.

 

A chi vorrebbe dedicare questa intervista?

Amia madre che non c'è più, mi ha sempre sostenuto in tutto.

A mia Figlia Jasmine che è la realizzazione di un sogno e che mi dà tanta gioia e forza.

A me stesso!

Perché quando ho avuto bisogno, ho sempre trovato la mia spalla!

 

 

 

 Grazie 

 

14 08     2025 

 

(Tutti i diritti riservati)