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sabato 24 maggio 2025

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

  

FABRIZIO

DE DOMINICIS




     


 

Fabrizio De Domincis si presenta:


 

Mi chiamo Fabrizio De Dominicis, detto Dedo, sono nato a Roma il 5 febbraio del 1957, e ho diploma/laurea ISEF Urbino 1980. Sono tifoso della Roma e amante di tutti gli sport!

 

Sono insegnante di educazione fisica alla scuola privata Santa Maria di Roma.

 

Inoltre sono stato istruttore e poi allenatore di nuoto della squadra esordienti A della Vis  Nova, e allenatore di calcio a 5 (oggi futsal).

 

 

Ho giocato a calcio con le giovanili della A.S. Roma (1969), poi in 1° categoria nella Vis Nova Calcio, e successivamente   giocatore di calcio a 5: serie A Roma ((1984).

 

Infine ho organizzato Campi estivi per ragazzi delle scuole medie. In pensione dal 2024, mi godo la vita, giocando a tennis, andando al cinema, teatro e visitando Roma, che non conosco per niente.

 

 


 

Come prima cosa   la voglio ringraziare per aver accettato l’intervista, e questa è la prima domanda, com’è nato questo interesse per le varie attività sportive, è stata una sua scelta oppure è stato guidato da qualcuno?

 

L'interesse per lo sport era di casa. Papà ero tifoso della Roma calcio, mi portava sempre con lui allo stadio, gli piaceva giocare a tennis come a mamma, e in più ero un po' 'vivace ‘, per cui dovevo scaricarmi in qualche modo. Ho iniziato, come quasi tutti i ragazzi, a giocare al calcio con la scuola.

 

Da giovanissimo lei inizia a giocare a calcio, in genere i genitori ripetono sempre la solita frase: “ Non è meglio che pensi allo studio?” Anche a lei i genitori hanno detto questo?

 

Be’ per essere sincero, fu per ‘colpa’ di mia madre, che non mi sono potuto trasferirmi a Bologna o a Napoli, (le 2 società che erano interessate a me).

All’epoca avevo 12/13 anni, e frequentavo le scuole media; e  poi dicevano che dovevo studiare, andò in questo modo.



 




Lei ha militato nelle giovanili dell’A.S. Roma, che ricordi ha di quell’esperienza, (immagino molto positiva)? 

 

Sì, ho giocato nelle giovanili dell'AS Roma nel 1969/70, ai tempi in cui la prima squadra era allenata da Helenio Herrera, detto il Mago.

La domenica mattina giocavo il campionato e il pomeriggio andavo a fare il raccattapalle allo stadio Olimpico. Ricordi bellissimi ed emozionanti!

 

L’ambiente che lei ha conosciuto è diverso, secondo lei, dall’attuale? 

 

Assolutamente sì. Prima si pensava a divertirsi, a giocare, e non c'era tutto questo attaccamento al Dio denaro!

Adesso, purtroppo l'ambiente è stato inquinato dai procuratori, e ciò vale anche per i ragazzi di 13/14 anni. Non so se le responsabilità siano anche dei genitori, oggi tutti sono  permissivi e non presenti, il famoso no,  non lo usano più!

 

Ad un certo punto decide di giocare al futsal, come tutti sanno si tratta del calcio a 5, probabilmente uno spot di nicchia; non trova?

 

Sì, è così, dopo il calcio a 11, deluso dalla violenza sul campo e fuori, ho deciso di cambiare sport, frequentando i circoli di tennis romani ho potuto vedere che si giocava 5 contro 5 sul campo in terra rossa, senza rete al centro. Erano gli anni 80/90 e il calcio a 5 aveva preso piede nel Lazio, e in parte al nord Italia.

 

Giocando 5 contro 5 in campo ridotto, il successo è arrivato subito. Poi però, ha avuto un calo negli ultimi anni lasciando il posto al calcio a 8. Adesso abbiamo la  Lega Ufficiale calcio a 8 e il Campionato.

 

Ottiene un grande successo, perché arriva a giocare in serie A, qual è stato il suo segreto per essere arrivato in cima alla vetta?

 

Nel periodo 1988/89 ho giocato in seria A ,calcio a 5 (poi il nome è stato cambiato in Futsal), tanto divertimento, tante belle partite e un livello di gioco molto alto.

Il segreto del successo all'epoca, è' stato lo spogliatoio, amici giocatori e giocatori amici. Eravamo veramente affiatati. Tant’è che, ancora oggi, a distanza di parecchi a anni, ci frequentiamo con le rispettive mogli e figli.

 

Perché in televisione viene dato poco spazio, pochissimo credo, (eppure è molto interessante e personalmente a me piace)?

 

Il discorso dello spazio televisivo, purtroppo, va sempre verso i soldi. Pochi sponsor hanno creduto nel calcio a 5.Poi le variazioni delle regole, pallone a rimbalzo controllato e la richiesta della federazione di giocare al coperto, hanno fatto il resto.

 

Lei è stato pure allenatore di questo sport, e mi viene da chiederle, qual è la dote principale che deve avere un allenatore?

 

Si ho allenato in serie C e l'under 18.

Oltre la tecnica e il sapere insegnare le regole e gli schemi, bisogna essere un grande psicologo, non bisogna lasciare niente al caso.

E’ fondamentale parlare spesso con i giocatori, in gruppo o anche da soli, conoscere bene le dinamiche dei giocatori e trovare con loro le soluzioni.

Questo, per me, vale anche per la massima serie.

 

Altra esperienza, e le faccio i complimenti più sinceri, lei è diventato allenatore di nuoto, per gli esordienti in serie A della Vis Nova, la differenza principale di essere un allenatore di calcio e di nuoto, qual è?

 

Grazie. La differenza tra allenare i giocatori e i nuotatori è abissale. Uno: e uno sport di squadra, e l'altro, è uno sport individuale.

Tutti e due sono affascinanti, e lo si vede anche ora, sono le 2 federazioni con più iscritti d'Italia.

 

Quando era un giocatore com’erano i suoi rapporti con i mister che ha avuto, discuteva serenamente con loro, oppure a volte c’erano degli screzi perché lei non accettava le loro scelte?

 

Il rapporto con i miei allenatori, è sempre stato cordiale e di rispetto. Anche se tante volte non ero d'accordo con delle scelte, ma le rispettavo e se qualcosa non andava, cercavo sempre il dialogo e le spiegazioni.

 






Adesso arriviamo a questa domande che mi sta molto a cuore, finite le superiori, decide di far domanda per frequentare l’ISEF, all’epoca si chiamava così, supera l’idoneità e per forza di cose si trasferisce a Urbino; che ricordi ha di questa piccola e splendida città  (come le ho raccontato io abito vicino a Urbino e la citta la conosco benissimo) ?

 

Dopo il liceo scientifico, ho scelto di fare l'Isef, all'epoca si chiamava così, oggi IUSM, e dato che era a concorso a numero chiuso, a Roma non mi presero, così optai per Urbino, ebbi  tante soddisfazione, dopo le prove obbligatorie, medico-sportive e culturali, arrivai 16 esimo su 1500!

Mi piaceva troppo fare e insegnare lo sport, ho rinunciato al lavoro dei miei genitori ben avviato da 3 generazioni (gioielleria, coppe e medagli sportive, al centro di Roma).

E poi… frequentare l’università fuori sede e specialmente a Urbino, è stato bellissimo. Ho conosciuto tanti ragazzi e ragazze da tutta Italia, e ci siamo divertiti da morire! Ancora adesso, ogni tanto ci sentiamo.

 

Secondo lei il calcio di oggi è profondamente cambiato rispetto a quello che lei ha conosciuto? Oppure fondamentalmente è lo stesso?

 

Il calcio come sport, è' sempre lo stesso:  il campo, 2 squadre da 11, un pallone e un arbitro. Ma tutto quello che lo circonda, i giornalisti, le scommesse, le tv anche a pagamento,  lo ha reso solo una macchina da soldi. Basta leggere le formazioni delle squadre di serie A, ti rendi conto che ci non sono più giocatori italiani, mi spiego ci sono, ma sono pochi e in qualche squadra non abbiamo nessun italiano

I flop della nazionale italiana, ne è una conseguenza.

 

Sono tante le domande che lei vorrei fare, sicuramente, se lei è d’accordo ne faremo un’altra di intervista, lei ora gioca a tennis, per lei lo sport cosa rappresenta? 

 

E già , per adesso gioco a tennis, obbligato da 2 infortuni in periodi distanti, alle ginocchia (ho 2 protesi complete, ma non mi arrendo)!

Per me lo sport è e sarà sempre alla base della mia vita quotidiana, è come una medicina!

 

A chi vuol dedicare questa intervista?

 

La dedica non può essere che per i miei genitori, papà Roberto e mamma Anna!

Mi hanno educato in modo ineccepibile, con i valori solidi di educazione, rispetto e onestà.

Un saluto a tutti e grazie Paolo per l'intervista!

A presto

 

Fabrizio

 


 Grazie 

 

24 05     2025 

 

(Tutti i diritti riservati) 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

martedì 20 maggio 2025

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

 

GIUSEPPE

BRANDI

 

 


 

Giuseppe Brandi è un allenatore di calcio ed abita a Napoli (classe 1978).

 

Ha allenato: i bambini dell’Arci Scampia (pulcini), le giovanili del Neapolis, le giovanili del Gladiator, prima squadra Melito, in questo momento si trova in un Academy, dove fa il differenziato allenando la tecnica dei bambini. 

 

 


Come prima domanda le voglio fare questa: quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?

 

Fin da piccolo ho iniziato a dare i primi calci,  poi crescendo  ho iniziato a giocare in serie C a  Vigevano, ero forte, purtroppo sono stato costretto abbandonare perché facevo il militare,  inoltre sono  diventato padre di  una bambina molto presto.

 

Perché ha deciso a un certo punto della sua vita di diventare allenatore? 

 

Mi è piaciuto diventare un allenatore anche  per passione che nutro verso questo sport, e anche per trasmetterla ai miei ragazzi.

 

Qual è la principale qualità che deve avere un allenatore? 

 

 Sicuramente la prima qualità di un allenatore e la professionalità e la pazienza e sicuramente la costanza.

 

 Che cosa le sta dando il calcio e che cosa le sta togliendo? 

 

Il calcio per ora mi sta dando solo gioia, perché ho iniziato con i grandi ad allenare e ora mi sono concentrato un po' sui piccoli e  questi  mi stanno dando tante soddisfazioni.

 

     Qual era (ho scritto al passato perché lei allena dei bambini in questo momento) il suo stato d’animo prima di una partita? Quali consigli dava ai giocatori prima di una partita?

 

Il mio stato d'animo prima di una partita è comunque di fargli stare a loro agio i ragazzi e la prima cosa che cerco sempre di fargli capire è dove sbagliano, è dagli  errori che poi possono migliorare durante la partita. 

 

E alla fine di una partita, invece? Ripensava a quello che ha sbagliato a livello tattico, oppure voltava pagina? 

 

Alla fine di una partita ci ripenso,  perché anche gli allenatori possono sbagliare, cerco di migliorare anche su me stesso studiando  qualche schema-modulo per come approcciare la prossima partita.

 

Una partita da allenatore che vorrebbe dimenticare? 

 

Avendo allenato un molte partite con varie squadre, tante sono state le emozioni, però  non mi va di dimenticare nulla.



 




Un suo pregio e un suo difetto dal punto di vista del suo essere allenatore?

 

Un pregio?  Forse, sempre per essere umile all’inizio, ti posso dire che dopo tanti anni di esperienza sui campi sono qualificato, di conseguenza qualcosina di tattica e tecnica penso di averlo insegnato ai ragazzi, difetto?  Sono molto nervoso, alle volte, quando i ragazzi sbagliano. 

 

In questo momento lei sta allenando dei bambini, come si rapporta con loro (anche perché immagino che non sia facile)?

 

Sì, sto allenando ai bambini nati nel 2017, sono soddisfatto di loro e del lavoro che svolgono durante gli allenamenti, mi danno tante soddisfazioni, per ora il calcio dev’essere solo divertimento.

 

Molto spesso i genitori intervengono sulle scelte che fa l’allenatore quando si deve scendere in campo, come sono i suoi rapporti o come sono stati i suoi rapporti?

 

Certamente,  purtroppo ci sono genitori  ai quali  non piacciono le scelte dei mister, io cerco sempre di fargli capire che sono  tutti uguali, non ho preferenza alcuna. 

 

Secondo lei grandi giocatori si nasce, oppure ci si può diventare con un duro allenamento quotidiano e con uno stile di vita molto rigido?

 

Io credo che se un giocatore ha  fame di emergere e se l’allenamento  è svolto con costanza vedrai i risultati e potrai fare la vita da professionista.

 

Questa domanda le faccio spesso, poniamo il caso che lei riceva una telefonata da un club estero, se la sentirebbe di partire con la sua famiglia per questa nuova avventura?

 

Andare fuori no,  preferirei sempre allenare qui in Campania con i ragazzi.

 






Che cosa rappresenta per lei Napoli?

 

Napoli per me rappresenta molto: sono cresciuto sono uno scugnizzo come si dice qui, ed è bellissimo vivere qui.

 

Un sogno nel cassetto?

 

Un sogno nel cassetto per me era sarebbe stato quello di diventare un calciatore, purtroppo ho un brutto rimorso e sono deluso, ma ora direi che il mio sogno è quello  di aprire un giorno una scuola calcio.

 

A chi vuol dedicare questa intervista?

 

La dedico alla mia famiglia e tutta la società FFT Academy Elite.

 

 

 

 Grazie 

 

21 05    2025 

 

(Tutti i diritti riservati) 

 

 

 

 

 

 

 

domenica 18 maggio 2025

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

 

  

SILVIO

        CARFORA


 


 

 


Silvio A. Carfora, di Caserta (anno 2000) è un giocatore di calcio, ruolo attaccante. Le giovanili le ha fatte nella F.C. Casertana, sino agli allievi nazionali. Poi è stato fermo per problemi personali per qualche anno. Ha ripreso militando nell’Accademy San Nicola, realizzando 36 goal nel primo anno e 26 goal nel secondo anno (capocannoniere del girone).

Nella stagione seguente ha giocato nel Mondragone City, 25 goal.

 



 





La prima domanda che le voglio fare è la seguente, la stagione al Mondragone City è terminata nel migliore dei modi, 25 i goal segnati. Come si è riesce a raggiungere un simile risultato?

 

Si paolo la stagione è terminata nel migliore dei modi vincendo un campionato che non è mai stato in discussione. I 25 goal totali tra coppa e campionato sono stato frutto del lavoro di tutto soprattutto dei miei compagni di squadra che mi hanno sempre dato la possibilità di esprimermi al meglio.

 






Per la prossima stagione ha già avuto qualche proposta, oppure pensa di rimanere al Mondragone City?

 

Paolo il campionato è finito da poco ora meritato riposo poi si penserà al futuro.

 

All’ Accademy San Nicola lei realizza se ho ben capito, più di 50 goal in due anni, a questo punto vorrei che spiegasse ai lettori come si riesce ad arrivare a una simile vetta; dunque lei come ci è riuscito?

 

Sì, prima di arrivare a Mondragone sono stato a San Nicola. I goal sono sempre frutto di lavoro e tanta voglia di fare sempre.


 

 




Grandi discussioni con i mister le ha avute, le ha,  oppure ha sempre accettato e accetta le decisioni con serenità?

 

No con il mister abbiamo sempre avuto un gran bel rapporto ci ha sopportato tutto l’anno e ti garantisco che con un gruppo come il nostro non è stato facile anche per questo lo ringrazio di tutto.


 

 




C’è qualcuno che vorrebbe ringraziare?

 

Volevo chiudere ringraziando tutta la società del Mondragone city il presidente che non mi ha fatto mai mancare nulla, il mister, tutto lo staff e tutti i miei compagni, i uomini veri e grandi giocatori. 

 

In particolare il bomber Castiello che è diventato come un fratello per me.

Infine saluto mio zio Orazio che è sempre con me in qualsiasi scelta che prenda.

 

 




Grazie 

 

18 05     2025

 

(Tutti i diritti riservati)