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sabato 8 giugno 2024

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

 

 

 

ANTONIO 

RUSSO

 





 

 

 Antonio Russo è un giocatore   di Botricello (Catanzaro) e queste sono le squadre dove ha giocato.

 

Anno 2005/2006 Modena primavera, 2006/2007 Modena primavera/serie B, 2007/2008 Noicattaro C2 girone C ( 1  goal), 2008/09 Mezzocorona  C Girone A ( 1 goal), 2009/2010 Giacomense C2 girone B, 2010/2011 Giacomense C2 girone B (2 goal), 2011/2012 Asti serie D (2 goal) e poi Sambiase (2 goal), 2012/2013 Sambiase serie D (6 goal), 2013/2014 Atletico Botricello 1° categoria (10 goal) e poi Cutro promozione (11 goal), 2014/2015 Cutro eccellenza (20 goal), 2015/2016 Sersale eccellenza (29 goal), 2016/2017 Sersale serie D (4 goal), e poi Vigor Lamezia Eccellenza (5 goal), 2017/2018 Isola Capo Rizzuto eccellenza (6 goal) e poi Vigor Lamezia, promozione (16 goal), 2018/2019 Cotronei eccellenza (21 goal), 2019/2020 Sersale eccellenza (26 goal), 2020/2021 Promosport promozione e poi Sersale eccellenza  mini torneo (2 goal), 2021/2022 Promosport promozione 4 goal e poi Sersale eccellenza (10 goal), 2022/2023 Isola Capo Rizzuto eccellenza (16 goal), 2023/2024 Sersale promozione (4 goal) e poi Mesoraca promozione (7 goal).

 

 




La prima domanda che le voglio fare è la seguente com’è terminata stagione 2023-2024, da come ho capito lei ha iniziato con il club Sersale per poi terminare al Mesoraca, si ritiene soddisfatto delle sue prestazioni oppure poteva fare di più? 

 

La stagione 23-24 non è andata per come volevo, ho fatto 11 gol, 4 con il Sersale e 7 con il Mesoraca ma comunque al di sotto dei miei standard questo anche perché la stagione precedente ho un avuto un infortunio che mi ha bloccato per parecchi mesi e quindi mi ha fatto iniziare male, ma adesso sto bene e questo è l’importante.

 

La prossima stagione sa dove andrà a giocare, c’è qualche proposta in arrivo? 

 

Ancora non so dove andrò a giocare, ho avuto qualche contatto ma nulla di concreto, comunque ancora è presto e non c’è fretta.

 

Questa e la prossima sono le domande che faccio sempre: quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?

 

L’ho scoperto da subito perché quando sono nato nel 1989 mio zio Francesco Ortolini il fratello di mia madre giocava in serie B con il Catanzaro e mi ha trasmesso la sua passione.


 



I suoi genitori hanno cercato di assecondarla, oppure le hanno detto la classica frase: “...non sarebbe meglio che pensassi allo studio?”

 

Mia madre è morta quando avevo 5 anni, mio padre mi ha sempre assecondato nelle mie scelte, ed io ho sempre avuto il sogno di diventare un calciatore professionista.

 

Lei giovanissimo va al Modena e ci rimane per ben due anni, per prima cosa com’è riuscito ad andarci, mi spiego meglio, l’hanno notata qualche talent scout, o che altro?

 

Giocavo negli allievi del Catanzaro che si trovava in serie B ma quell’anno falli e quindi tutti i ragazzi rimanemmo svincolati e iniziai a guardarmi in torno fin quando ci fu l’opportunità di andare a fare un provino al Modena, dopo qualche giorno in primavera mi fecero la proposta di firmare lì ed io accettai.

 

Era molto giovane, si era ambientato bene?

 

All’inizio non è stato facile, il primo anno fuori di casa a 17 anni, cambiai scuola viaggiavo con autobus e treni per arrivare ai campi di allenamento, fortunatamente avevo mia zia Roberta a Bologna che era per me un appoggio importante e mi ha aiutato a non sentire troppo la mancanza di casa.

 

Dopo il Modena lei è stato in diverse città italiane, se dovesse scegliere un club in quale tornerebbe?

 

Sì, sono stato in parecchie zone dell’Italia, Bari, Trento, Ferrara, Asti, tutte città bellissime che mi hanno lasciato ognuna dei ricordi, ma l’esperienza più bella sicuramente è stata a Ferrara con la Giacomense una squadra di serie C , un gruppo di persone fantastiche che ancora oggi sento.



 




Ad un certo punto, decide di lasciare certe categorie  e di andare a giocare vicino a dove abita, come mai questa decisione?

 

Io ero ad un bivio se continuare nel mio sogno o iniziare a lavorare nell’attività di famiglia, mio padre ha un negozio di scarpe e abbigliamento che si Scarpa&co in più all’epoca aveva anche altri 2 negozi, quindi c’era la possibilità di iniziare una vita diversa e comunque di continuare a giocare vicino casa, e quindi ho deciso così anche perché sono molto legato alla mia Calabria e sono tornato a casa.

 

Ha qualche rimpianto, oppure ritiene che sia stata la scelta più giusta?

 

Sono felice della scelta fatta ma consapevole che ho interrotto il sogno, però ad oggi mi sono preso le mie soddisfazioni sia nel calcio dilettantistico che nel lavoro ed ho una stabilità economica Grazie a quella scelta.



 




Oltre al calcio quali altri sport segue con grande interesse? 


Seguo lo sport in generale, mi piacciono un po’ tutti, ma il tennis lo seguo molto e colgo l’occasione di fare i complimenti a Sinner per essere diventato il numero 1 al mondo. È un vanto per l’Italia intera.


Lei gioca nel ruolo di attaccante, fra i tanti goal che ha segnato qual è il migliore?

 

Ho fatto 205 gol in carriera, ne ho fatto tanti molto belli, ma uno dei gol più belli è stato in una finale di coppa Italia vinta per 2-1 con una mia doppietta, Sersale - Sambiase io ero a Sersale.

 

Grandi discussioni con i mister le ha avute oppure ha sempre accettato le decisioni con serenità?

 

Ho sempre accettato le scelte del mister, fortunatamente sono stato sempre un giocatore importante e per lo più ho sempre giocato, ed ho avuto sempre ottimi rapporti con i miei allenatori soprattutto negli ultimi 10 anni sono stato anche un punto di riferimento per loro e ne sono orgoglioso di questo. 

 

Generalmente che ruolo ha all’interno del gruppo, mi spiego ascolta i consigli dei compagni, discute serenamente con loro, oppure tende a imporre la sua volontà?

 

Nello spogliatoio cerco di essere un punto di riferimento per i miei compagni, ascolto sempre tutto e tutti e poi naturalmente dico la mia in modo da crescere e migliorarci tutti insieme, penso che il confronto sia alla base della crescita.


 




Un suo pregio e un suo difetto (calcisticamente parlando) 

 

Un pregio che ho gran sinistro, il difetto che il destro non lo è altrettanto.

 

Lei è vive a Botricello, che cosa rappresenta questo luogo per lei?

 

Botricello rappresenta tutto per me, un paese di 5 mila abitanti che si trova tra Catanzaro e Crotone sulla costa, un mare bellissimo e soprattutto un luogo dove si vive bene.

 

Famiglia e amici quanto sono importanti per lei? 

 

Sono fondamentali, anche per questo la mia scelta di tornare a casa a 24 anni, perché avere gli amici con cui sei cresciuto e vederli tutti i giorni è la famiglia che ti ama non ha prezzo, non c’è posto migliore nel mondo.

 

Un sogno che vorrebbe che si realizzasse nell’immediato? 

 

Un sogno, beh che dire, a livello sportivo di continuare a divertirmi e a prendermi le mie soddisfazioni nel mondo del calcio adesso da calciatore e magari fra qualche anno da allenatore.

 

A chi vorrebbe dedicare questa intervista?

 

L’intervista la dedico alle mie due splendide figlie Adele 5 anni e Alice, quasi 3, che sono la mia vita e il mio orgoglio più grande.

 

 

 

Grazie 

 

08 06   2024 

 

(Tutti i diritti riservati) 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

venerdì 7 giugno 2024

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

 

RICHARD 

GROBELNA 

 


 

Richard Grobelna  è un giocatore   di calcio di Napoli e così si presenta:

 

 

“Mi chiamo Richard Grobelna sono nato il 27 maggio del 1998 a Napoli e ho anche la nazionalità polacca per via di mia madre. In Polonia, ho incominciato a giocare a calcio da piccolissimo, avevo circa 1 e mezzo quando già davo   i primi calci alla palla.

 

Ho sempre sognato di diventare un calciatore e a questo sogno, non ho vergogna di dirlo anche se ho 26 anni, ci credo ancora perché nella vita non bisogna mai mollare specialmente se si tratta di un sogno.

 

 

Dall’ età di un e mezzo fino e sino 18 anni dormivo con il pallone accanto a me e  se non c’era non riuscivo a dormire.

 

Ho incominciato a giocare con frequentando tante scuole calcio tra le quali: Puteolana, Pigna calcio, Mariano Keller Promotion per poi finire nella Turris dove avevo appena compiuto 16 anni.

 

Quell’anno e stato uno dei più emozionanti della mia vita, feci in un solo campionato 28 reti e con me c’erano tanti ragazzi forti infatti molti dei miei amici se ne andarono l’anno dopo perché ebbero le chiamate da squadre importanti come:

 

Livorno, Fiorentina, Bologna, Udinese, fui chiamato anche io a fare il provino a Udine; e andammo io e un altro ragazzo che giocava con me che era terzino. Ero veramente emozionato di provare questa nuova esperienza che però andò male perché durante il provino infortunai, presi una distorsione alla caviglia, e così tornai a Napoli dove mi chiamò il mio allenatore: Vincenzo Marigliano,  purtroppo ora non c’è più,  mi disse:  “Guarda vedi di recuperare presto perché voglio mandarti ad Arezzo, dopo una settimana ero già partito per arrivare,  feci il primo allenamento,  mi chiamò il presidente della squadra e  mi fece subito firmare.

 

 

Io emozionato non vedevo l’ora di iniziare, c’erano tanti ragazzi di Napoli e feci subito amicizia. Fu un bel campionato, il girone d’andata terminò   con 9 gol dopodiché a causa della gelosia di un ragazzo venni mandato a Napoli. Era geloso perché secondo lui “gli avevo rubato il posto nella squadra”, visto che il ragazzo era raccomandato e la famiglia pagava alla società per farlo giocare decisero di non rinnovarmi il contratto. Fu una grossa delusione e ci rimasi talmente male in merito a ciò che mi era accaduto che decisi di non giocare per 2 anni.

 

 

Avevo appena compiuto 19 anni e tanti amici mi dicevano che sarei dovuto ritornare a giocare,  in tanti credevano nel mio potenziale. Firmai per la prima volta con una squadra di prima categoria che era la Boys Pianurese, dovetti ricominciare da capo perché erano due anni che non giocavo e non ero al 100% delle mie potenzialità.

 

Così quell’anno non ebbi molto spazio avevo fatto poche presenze e 0 gol, dopo un anno me ne andai e provai una nuova esperienza, il direttore sportivo Giulio Zampini aveva un forte interesse per me, inoltre era il direttore e presidente della squadra ASD Città di Marano, la squadra all’epoca militava in prima categoria, ma con tanti ragazzi che avevano un’esperienza al livello di promozione eccellenza e qualcuno proveniva dalla serie D. 

 

Loro mi diedero fiducia, cercai di ritrovare me stesso e quell’anno chiusi con 3 gol; avevo imparato tanto dai ragazzi e dal mister Pelliccia insieme al direttore. Posso dire che mi hanno insegnato tanto sia calcisticamente che al di fuori.  Lo stesso direttore, l’anno dopo, decise di fondare una   squadra ad Arzano: l’Arzanese.

 

 

Quell’ anno fu una delusione sia per me che per la squadra, il direttore avevo formato una squadra vincente di prima categoria, però con tanti ragazzi erano presuntuosi e per colpa loro fu esonerato il mister. 

 

 

Decisi di seguirlo, andai al San Petro sempre squadra di prima categoria che stava retrocedendo, mi disse: “Andiamo con questi ragazzi e portiamoli alla salvezza”, infatti grazie al mister ci salvammo, ma anche al mio contributo, feci 4 gol per la salvezza, dopo questa esperienza andai con la Maued San Pietro il club era formato da tanti ragazzi eccezionali come il bomber Emiliano Marino che era anche il capitano; nacque un’amicizia all’istante anche perché aveva tanta fiducia in me.

 

 

 

Visto che non giocai tanto e decisi di andarmene,  mi chiamò il direttore Zampini sempre lui, devo dire che non mi ha mai abbandonato e ha sempre creduto in me,  mi portò in promozione la squadra era la Virtus Afragola, si è trattata  di una bellissima esperienza, conobbi  il mister Boemio,   è  stato lui l’artefice di me stesso perché  mi diede tanti consigli sia sotto l’aspetto della tattica  sia che come calciatore in generale, anche perché aveva molta esperienza con tanti campionati vinti serie D ed d’ Eccellenza. 

 

 

Mi ricordo che quell’anno grazie ai suoi consigli feci 8 gol solo nel girone di andata.

 

 

Dopodiché per quel che concerne il girone di ritorno decisi di non giocare per problemi personali. 

 

L’anno successivo mi richiamò, di nuovo, il direttore Zampini mi propose di andare insieme a lui in prima categoria al Melito Calcio,  il direttore aveva  costruito all’inizio una squadra che è diventata una poi una  favola, perché? Noi eravamo partiti con 3 sconfitte e tutti incominciarono a deridere di noi, tanti opinionisti dicevano che non ci saremmo nemmeno salvati, ma poi successe un fatto: il mister Pelliccia e il direttore ci fecero diversi discorsi per motivarci, così ognuno di noi  diede in quel momento  tutto se stesso. 

 

Dopo le 3 sconfitte incominciarono ad arrivare tante vittorie uno dietro un'altra, ed infatti da quel momento incominciarono anche i nostri i video sui Tik Tok, tutti incominciarono a conoscerci tramite i social perché era un bellissimo gruppo. Lo siamo   stati e lo siamo ancora tante altre squadre iniziarono a copiare i nostri video.

 

Con il Melito siamo arrivati in finale dei play off del girone. Lo vincemmo contro il Qualiano Calcio 0-1 al 118esimo del secondo tempo supplementare:  fu una delle  vittoria  più belle  della mia carriera, poi arrivammo a giocare  la semifinale contro il Gragnano, vincemmo fuori casa 1-2,  gli artefici del gol furono:  il sottoscritto e Pengue l’ altro esterno, una ragazzo molto “forte”,  incominciarono i festeggiamenti per la finale dove ci aspettava un altra trasferta pesante e difficile contro la Rocchese. 

 

 

Arrivammo a Roccapiemonte che si trova provincia di Salerno, la squadra aveva una tifoseria come se si trovasse in serie D, l’atmosfera era straordinaria, noi eravamo molto carichi.   Dopo 15 minuti del primo tempo stavamo sotto già di 3-0, non riuscivo a credere che dopo tutta questa strada la nostra storia sarebbe dovuta finire in quel modo finire, guardai in faccia i miei amici e dissi ai ragazzi: “Ma cosa sta succedendo?” 

 

 

Non poteva finire così! Non oggi, anche perché avevo fatto una promessa a mia nonna che non c’era più, la promessa era che un giorno sarei diventato campione. e da quel momento mi diedi una svegliata. Incominciai a divertirmi e far emozionare con le mie giocate anche i tifosi avversari, riuscì a prendere un calcio di   rigore e segnammo il 3-1. 

 

 Concluso il primo tempo tornammo nello spogliatoio dove il mister Pelliccia ci fece un bel discorso motivazionale: iniziò il secondo tempo carichi a “mille” con una delle mie giocate feci l’assist del 3-2, iniziamo a credere che   la rimonta fosse possibile, incominciammo ad attaccare sempre con il nostro gioco perfetto che aveva costruito il mister Pelliccia. Ci venne dato   un calcio d’angolo dove a battere fui sempre io.

 

Presi la palla la baciai e la misi in mezzo, sul primo palo trovò Francesco Rossi uno dei terzini più forti cui io abbia mai giocato, mette la testa e infila il pallone per il 3-3, la Rocchese era calata di morale ed era il momento giusto per fargli “male” all’ 80esimo ci siamo presi un rigore del 4-3.

 

Incominciarono i festeggiamenti, ma mancava ancora tanto per la fine della partita, 10 minuti più il recupero e stavamo anche in 9, (furono espulsi Rossi e Pezzella) ma noi avevamo deciso di mollare, dovevamo vincerla noi quella partita e cosi è stato, al triplice fischio scoppiò la festa.  Io piansi perché avevo mantenuto quella promessa a mia nonna, ho chiuso quest’anno con 16 reti, ma la cosa più bella e che il Melito Calcio ora è in promozione, portato una squadra in promozione; dopo 30 anni, possiamo dire di aver fatto la storia.”

 

 




La prima domanda che le voglio fare è la seguente: la stagione è terminata nei migliori dei modi, quanto è soddisfatto delle sue prestazioni da 1 a 10?

 

Questa stagione la valuto con un 10. All’inizio abbiamo avuto molte critiche, queste  ci sono servite per crescere e soprattutto ci hanno dato la carica per dare il meglio e l’abbiamo dimostrato durante tutto il campionato, difatti alla fine siamo campioni!

 

La prossima stagione sa dove andrà a giocare? 

 

Al momento ho tantissime proposte, molto presto incontrerò il mio direttore, che sarà anche il mio procuratore. Sto valutando.



 




Suo papà è di Napoli, sua mamma è polacca, quanto tempo ha vissuto in Polonia?

 

Non ho mai vissuto in Polonia, ma ci vado regolarmente in vacanza.

 

I suoi genitori hanno cercato di assecondarla, oppure le hanno detto la classica frase: “...non sarebbe meglio che pensassi allo studio?”

 

Assolutamente no. Mi hanno sempre incitato e sostenuto nell’inseguire questa passione.

 

Lei è giovane, vanta già un bel curriculum, e gode della stima di tanti addetti ai lavori, le chiedo come si riesce a realizzare tutto ciò e ad essere così stimati?


Non c’è nessun trucco in particolare per arrivare dove sono, semplicemente centrale nella mia carriera è la passione che ci metto, oltre alla costanza e la voglia di fare sempre meglio.

 







Lei ha giocato in diverse squadre e come a quale è rimasto più   legato? 

 

Ho adorato tutte le squadre in cui sono stato, ma difronte ad una preferenza scelgo il Melito, non solo per il campionato svolto, ma per il legame che abbiamo stabilito che va oltre il calcio.

 

Passiamo all’esperienza aretina. Bellissima esperienza, sino a quando decidono di sostituirlo con un altro ragazzo, lei ha menzionato il termine gelosia, se la sente di raccontarci com’è andata?

 

Il calcio non è sempre rose fiori. C’è costantemente competizione e questo spesso comporta insicurezze che si tramutano in quella che definisco gelosia, in quanto dal primo giorno di contratto ho sempre giocato in campo, lasciando spesso in panchina l’altro esterno destro. Questo ha generato una lite e allora presidente ha ritenuto che il ragazzo lasciato in panchina avesse ragione, motivo per cui me sono andato.



 




Dopo questa esperienza viene mandato a Napoli e per due anni decide di non giocare, la domanda è d’obbligo, che cos’ha fatto in questi due anni?

 

Nei successivi due anni a Napoli ho lavorato, mettendo in pausa la mia passione. Sono stati i miei amici ad incitarmi a tornare a giocare a calcio.

 

Oltre al calcio quali altri sport segue con grande interesse? 

 

Seguo solo calcio e qualche volta anche il tennis.

 

Grandi discussioni con i mister le ha avute oppure ha sempre accettato le decisioni con serenità?

 

Ho sempre preferito evitare, in quanto sono del parere di portare rispetto ai miei superiori. Nella maggior parte dei casi le discussioni sono sempre state costruttive e mi hanno aiutato tantissimo a crescere calcisticamente.

 






Generalmente che ruolo ha all’interno del gruppo, mi spiego ascolta i consigli dei compagni, discute serenamente con loro, oppure tende a imporre la sua volontà?

 

Sono sempre stato un punto di riferimento per la mia squadra, mi hanno sempre tenuto in considerazione nelle scelte, per cui imporre la mia volontà non è stato necessario, per concludere  non abbiamo mai avuto discussioni significative.

 

Un suo pregio e un suo difetto (calcisticamente parlando) 

 

Il mio pregio è avere un sinistro d’oro, il difetto è:  reagire (a volte) impulsivamente quando sono sotto pressione.

 

Lei è nato Napoli che cosa rappresenta questo luogo per lei?

 

Sono orgoglioso di essere napoletano. Napoli per me è casa, la mia comfort zone.

 

Se oggi ricevesse un’offerta da un club calcistico fuori dall’Europa, partirebbe immediatamente o preferirebbe pensarci su?

 

Non ci penserei due volte.



 




Famiglia e amici quanto sono importanti per lei? 

 

La famiglia per me è sacra. Per quanto riguarda le amicizie, ritengo di averne di buone solo calcisticamente.

 

Un sogno che vorrebbe che si realizzasse nell’immediato? 

 

Un sogno che vorrei si realizzasse nell’immediato sarebbe sicuramente quello di arrivare in Serie A.

 


A chi vuol dedicare questa intervista?

 

Questa intervista la dedico alla mia ragazza perché è stata il mio punto di riferimento, ogni volta che scendevo in campo e guardavo sugli spalti vedovo lei che era seduta li a guardare le mie partite, mi sostiene sempre in ogni momento ed lei l’artefice di tutto, se quest’anno ho dato il meglio di me stesso è anche merito suo.

 

 

 

Grazie 

 

 07  06    2024 

 

(Tutti i diritti riservati) 

 

 

giovedì 6 giugno 2024

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

 

 

 

ALESSANDRO

CAMPAGNA  

 



 

Alessandro Campagna di Napoli è direttore  della Real Sangiovannese.

 

 

 

Come prima domanda le voglio fare questa sabato 25 maggio, è una data che lei e tutti i componenti della squadra ricorderete per molto tempo.  La Real Sangiovannese approda in Promozione. Questo è successo perché avete battuto lo Sporting Ponte ai calci di rigore! Nello spareggio con i beneventani, ad uscire vincitrice è la squadra di San Giovanni a Teduccio, e dunque che cos’ha provato quando l’arbitro ha fischiato la fine della partita?



Al fischio finale ho provato un mix di emozioni. Ti passano davanti agli occhi tutti i sacrifici fatti durante l’anno e soprattutto tutti i sacrifici che hanno fatto i ragazzi per raggiungere questo traguardo. Vincere è sempre bello, ma è sempre difficile farlo.

 






Secondo lei a cosa è dovuto questo successo? 

 

Io credo che il successo sia legato al fatto che siamo una famiglia. Inoltre i nostri presidenti si sono affidati a persone di spessore del settore, come il direttore Ibello Ciro e il direttore Correale Ciro, che hanno allestito una squadra che è riuscita in primis a vincere il campionato per poi dominare nei play off. 

 

Quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?

 

Il calcio è stata la mia passione fin dai primi passi, purtroppo non avendo nessuno che mi seguiva non sono riuscito ad arrivare ai livelli che avrei voluto, sono stato costretto quindi ad appendere le scarpette al chiodo in tenera età, con poche esperienze nei settori giovanili importanti, il mio sogno sarebbe stato quello passare al calcio amatoriale. 

 

Oggi mi ritrovo nella Real Sangiovannese per l’affetto e la stima che provo per i presidenti. Prima di ora non ero mai stato in nessuna società in veste di dirigente, questa è la mia prima esperienza e per fortuna in così poco tempo, due anni, abbiamo conseguito due promozioni.

 






Lei è il direttore sportivo, per chi non è del mestiere, qual è la sua mansione?

 

No, non sono il direttore sportivo. Sono semplicemente un uomo di fiducia della società e sono legato moltissimo alla squadra e a tutti i suoi componenti.

 

La squadra quando è stata fondata? 

 

La squadra è stata rifondata tre anni fa, ma io e il presidente Errico siamo entrati sulla “giostra” a settembre del 2022. Abbiamo iniziato  il cammino dalla seconda categoria per poi  approdare oggi in promozione.

 

Come ha conosciuto il signor Ciro Ibello, 

 

Ho avuto il piacere di conoscere il direttore Ibello a settembre del 2023, quando per fortuna il nostro presidente l’ha chiamato in società.

 

 Sono onorato di aver conosciuto una persona così schietta, onesta e con sani principi. L’augurio che mi e che gli faccio è di continuare questa cavalcata insieme a lui.

 

 






Come sono i suoi rapporti con giocatori, con l’allenatore, con il presidente?

 

Posso dire solo una parola: fantastico, perché sono la persona della società più vicina a loro, dal momento che sono in panchina in ogni partita. 

 

Con il mister c’è una stima reciproca e abbiamo un rapporto eccezionale, ci confrontiamo su ogni cosa. Beh… che dire i presidenti sono più che fratelli, per me ed è solo grazie a loro che sono in questa nuova avventura. 

 

Un sogno per il futuro?

 

Sicuramente è quello di crescere insieme alla Real Sangiovannese e soprattutto insieme a tutte le persone presenti in società.

 

A chi vorrebbe dedicare quest’intervista?

 

Alla mia famiglia, sicuramente, perché per seguire la squadra, ho dovuto togliere tempo a loro. Mi sono dedicato totalmente al progetto per raggiungere gli obiettivi fissati, ovviamente ciò richiede tempo e dedizione.

 

 

 

 Grazie 

 

 06 06    2024 

 

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