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lunedì 19 febbraio 2024

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

 

 

 

LUIGI

DI  MARTINO




  


   

 

Luigi Di Martino ha un passato di calciatore, ora oltre ad essere un docente di informatica è allenatore di una squadra di calcio.

 

È nato a San Giuseppe vesuviano il 28 di febbraio del 1978, i miei primi passi nel mondo del calcio sono avvenuti nella scuola calcio Pasquale Avino ad Ottaviano.

 

Nel 1993 esordisce con Ottaviano nei dilettanti, con il Nola, è in C1 e queste sono le altre squadre: Tor di Quinto, Scafatese, Sangiuseppese, Riop Sangiuseppe, San Giorgio a Cremano, due anni consecutivi al Riop Sangiuseppe, Ceccano, 5 anni consecutivi al Riop Sangiuseppese, Terzigno, Striano, Ottaviano, San Vitaliano, Ottaviano, Sangennarello e Carbonarese.

  

Consegue il patentino UEFA B e diventa allenatore.

 

I club Carbonarese e Sangennarello sono dove ha fatto i primi anni da allenatore e giocatore a Carbonara vince il campionato di terza a Sangennarello il primo anno vincono la Coppa Campana e il campionato di seconda. Poi l’anno dopo inizia solo ad allenare e raggiungendo i play off.

 

In prima categoria ha allenato a Terzigno per un periodo, poi si trasferisce alla Sarnese in promozione, successivamente sono 4 gli anni in promozione a Sangiuseppe e dopo il covid decide di lasciare.

 

L’anno scorso è stata una bella annata ricca di soddisfazioni al San Vitaliano, si sono salvati con netto anticipo e quest’anno non ha potuto rifiutare la chiamata del Saviano

 

 Al Saviano purtroppo sono senza campo a causa dei lavori di ristrutturazione del Peppino Pierro di Saviano, si allenano e giocano ad Ottaviano, quindi sono sempre in trasferta. Sono nel girone C del campionato di promozione Campania.

 

Stanno ottenendo dei bei risultati con una squadra molto giovane, il loro obiettivo stagionale è una salvezza tranquilla, comunque sono riusciti ad arrivare a metà campionato a ridosso dei play off. Così ci dice: “Anche se è molto difficile raggiungerli, quasi impossibile però nel calcio bisogna sognare “.



 


 


 

La prima domanda è la seguente: quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?

 

Penso di essere nato con la passione per il calcio, ho iniziato prestissimo a calcare il campo del mio paese visto che da piccolo l’avevo sotto casa. Quindi questa passione mi accompagna da sempre!

 

Le chiedo possibile, è una domanda che faccio a tanti, che non ci fosse un altro sport che avrebbe potuto interessarla?

 

Non so se qualche altro sport mi avrebbe appassionato come il calcio, non riesco ad immaginarmi in un altro contesto che non sia uno spogliatoio di uno stadio. Probabilmente avrei praticato un altro sport di squadra, perché l’adrenalina che ti dà lo spogliatoio, le emozioni che ti offre un gruppo nel bene o nel male te le possono regalare solo gli sport di squadra.

 

 Però questo è un parere totalmente personale, anche perché già da allenatore provi altre sensazioni, essendo un uomo solo con il suo staff da guidare hai tante altre responsabilità che magari da calciatore non hai.

 

La responsabilità di un gruppo, la responsabilità di una società, anche la responsabilità di scegliere la formazione la domenica è un qualcosa che non si può spiegare, devi essere un po’ papà un po’ psicologo un po’ allenatore un po’ confidente, tanto per essere chiari per i tuoi ragazzi devi essere un po’ tutto,  un punto di riferimento che deve sempre dare l’esempio, soprattutto per i più giovani, anche perché li devi  aiutare nella crescita non solo sportiva. Io penso che aiutare un ragazzo a crescere sotto il punto di vista umano valga più di vincere cento partite.

 





 



In questo momento lei allena il club ASD Saviano 1960, come sta andando il campionato? 

 

A Saviano quest’anno si respira davvero una bellissima aria, già da agosto mi sono reso conto di aver costruito con i miei dirigenti una rosa importante. Il nostro obiettivo è stato sempre raggiungere una salvezza tranquilla, e la stiamo raggiungendo senza troppi patemi, anzi i ragazzi fino a qualche settimana fa hanno addirittura accarezzato il sogno di raggiungere i play off. Adesso siamo lì ad una manciata di punti dal quinto posto, ma probabilmente per differenza punti dalla seconda manco si giocheranno i play off, mancano 10 partite e sono sicuro che i miei ragazzi daranno il massimo poi al fischio finale dell’ultima partita tireremo le somme. Per adesso la soddisfazione più grande è aver fatto debuttare più di una decina di ragazzi provenienti dall’Under 18 e addirittura uno della classe 2007, e non è poco soprattutto per una società che punta a crescere.

 

Lei è stato in tanti club ed ha maturato un’esperienza da far invidia a tanti calciatori, qual è la squadra dove lei ha lasciato il cuore?

 

 

Devo dirti la verità, chi mi conosce lo sa, io metto sempre il cuore in ogni mia esperienza sia quando ero ancora calciatore e ancor di più da allenatore. Cerco di dare sempre tutto, in modo da non aver nessun rimpianto alla fine, ma soprattutto cerco di farlo in maniera professionale.

 

 Tante le squadre e i campionati che mi sono rimasti nel cuore, da calciatore sicuramente la Sangiuseppese in cui ho militato tanti anni anche da capitano,  da allenatore sicuramente la Real Sangennarello dove ho iniziato ad allenare tra i grandi, una realtà che purtroppo partendo dalla seconda vincendo coppa e campionato  in prima partecipando ai play off, ha avuto la possibilità di partecipare al campionato di promozione essendo stata ripescata, ma sfortunatamente non si è più iscritta ai campionati.

 

 Però nel cuore le porto un po’ tutte, dal San Giorgio a San Vitaliano, passando da Ceccano e Scafatese. Ovviamente quelle che mi hanno permesso di sognare di più del Napoli e del Nola.

 

Per 5 anni consecutivi lei ha militato nel RIOP Sangiuseppese, che cosa ha lasciato in questo club?

 

Ho militato tanti anni nella Riop, probabilmente è la società a cui ho dato di più e che mi ha dato di più, mi domando, ma in questo club cosa ho lasciato?  Spero tanti bei ricordi oltre che il cuore, soprattutto perché con la proprietà c’è stato sempre un bellissimo rapporto.

 

Oggi mi sento ancora con tanti calciatori del epoca che al tempo erano dei ragazzini, qualcuno sono riuscito addirittura ad allenarlo, Ma il piacere più grande è sempre quello di aver lasciato umanamente un bellissimo ricordo.



 




Ad un certo punto lei subisce un infortunio, mi sa dire quando e in che squadra militava? 

 

Un brutto infortunio al tendine a Nola, lesione del tendine e conseguente operazione, nel 1995/96 quell’ anno passai dal Napoli al Nola che doveva partecipare per la prima volta al torneo di Viareggio con il mister Luigi Sorianiello allenatore e Vincenzo Adamo direttore. Sfortunatamente restai fermo per un po’ e non partii per Viareggio.

 

Perché ha deciso a un certo punto della sua vita di diventare allenatore? 

 

Non so perché ho deciso di allenare e in che preciso momento, so solo che probabilmente quando giocavo ero forse l’allenatore in campo, ma forse perché parlavo più dei miei mister ad un certo punto. Chissà sarà stato il destino.

 


 





Da allenatore c’è qualche partita che vorrebbe dimenticare?

 

Dimenticare nessuna partita, anzi le partite giocate peggio sono quelle che dovrebbero aiutarti a migliorare e a correggere gli errori per non ripeterli successivamente. 

 

 Che cosa le sta dando il calcio e che cosa le sta togliendo? 

 

Certo che questa passione toglie tanto tempo alla famiglia, mia moglie quando mi ha conosciuto condivideva con me questa passione poi con l’arrivo dei figli si è dedicata a loro abbandonandomi un po’, ma è giusto così,  anzi forse dovrei anche io dedicarmi un po’ di più ai miei figli perché spesso mi rendo conto che dedico al calcio tantissimo tempo tra allenamenti e partite .

 

     Qual è il suo stato d’animo prima di una partita? Quali consigli dà ai giocatori?

 

Prima di una gara cerco di non trasmettere troppa ansia alla squadra, anzi cerco di soprattutto nell’ allenamento prima della gara di dargli più informazioni possibili sugli avversari trasmettendo ai ragazzi la tranquillità di come affrontare la gara.

 






Un sogno per il futuro?

 

Progetti per il futuro? Non saprei vivo questo sport con tutta la mia passione giorno per giorno, senza pormi limiti poi vedremo, anche se oggi sono felicissimo e soddisfatto di quello che sto facendo con il Saviano, magari crescerò con questa società magari no!

 

A chi vorrebbe dedicare quest’intervista?

 

Questa intervista, se proprio devo dedicarla a qualcuno, la dedicherei a mia moglie che mi sopporta e supporta sempre con tanta pazienza.

 

 

Grazie 

 

19  02  2024

 

(Tutti i diritti riservati) 

 

venerdì 9 febbraio 2024

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

 

 

 

ANDREA

BERTAZZOLI

 






 Andrea Bertazzoli è un giocatore   di calcio di 21 anni e abita a Brescia così ci si presenta:

 

Per prima cosa ho fatto tutto il settore giovanile all’Inter per poi passare alla Cremonese in prestito, poi sono tornato all’Inter dove ho militato per una sola   settimana in prima squadra, sono poi passato al Brescia in serie B, sfortuna vuole che mi rompo il ginocchio, passo l’anno dopo a giocare in serie D al Franciacorta dove le mie prestazioni sono buone!

Quest’anno fino a gennaio sono stato a Varese, e in questo momento sono andato all’ Atletico Castegnato

 

 

 


La prima domanda che le voglio fare è la seguente, come sta andando questa stagione calcistica? Soddisfatto delle sue prestazioni?

 

Questa stagione calcistica è iniziata cosi così, all’inizio a Varese ho trovato poco spazio avendo davanti giocatori che l’ anno prima militavano da capitano in serie B, da quando sono arrivato all’atletico castegnato è cambiato tutto in positivo, ora sto bene e sono molto contento di come sto giocando, spero di andare avanti così e aiutare la squadra al meglio.

 

 

Quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?

 

Fin da piccolo, mi è stata tramandata da mio zio materno che anche lui ha avuto un passato da calciatore.

mi sono innamorato di questo sport anche grazie a mio nonno che è sempre stato appassionato di calcio.

 

 

I suoi genitori hanno cercato di assecondarla, oppure le hanno detto la classica frase: “...non sarebbe meglio che pensassi allo studio?”

 

I miei genitori mi hanno sempre supportato in qualsiasi cosa, l’importante per loro era che io fossi felice e quando giocavano lo percepivano, li devo assolutamente ringraziare per essermi sempre stati vicino.

 

 

Com’è stata la sua esperienza nel settore giovanile dell’Inter? 

 

È stato un piccolo sogno, in quanti possono dire di giocare per la squadra di cui tifano? Credo in pochi!

Ho avuto l’onore di passare anche per la prima squadra con l’Inter di Conte ed è stata veramente un emozione bellissima!

 

 






ha militato in serie B nel Brescia, purtroppo subisce un infortunio al ginocchio, si ricorda che cosa ha provato in quel momento? 

 

Quel momento è stato bruttissimo, vedi i tuoi sogni che si stanno per esaudire sgretolarsi davanti a te, per fortuna ho avuto una persona molto importante per me che mi ha aiutato standomi vicino, è anche grazie a questa lui  se poi sono ritornato a fare del calcio il mio lavoro!

 

 

Lei è giovane e ha tutte le porte aperte, e ovviamente i sacrifici che sta facendo sono tanti, com’è organizzata la sua giornata tipo?

 

Sono un ragazzo molto attento ai particolari, curo tutto, alimentazione, allenamento, e testa.

Mi sveglio faccio colazione, poi palestra, pranzo e vado al campo ad allenarmi poi torno a casa, solo qualche eccezione per stare con i miei amici più stretti!

 

 

Una domanda che faccio spesso è la seguente: grandi giocatori si nasce oppure lo si diventa grazie a un duro allenamento e a uno stile di vita adeguato?

 

Credo che sia un po’ entrambi, sicuramente ci deve essere una base di “talento” ma se poi non si ha uno stile di vita e di allenamento adeguato non si va da nessuna parte.



Lei gioca nel ruolo di? 

 

Sono una seconda punta molto duttile

 

 

Si ricorda il suo goal più bello?

 

Il mio gol più bello credo sia stato nelle giovanili, mi ricordo di un gol contro il Manchester United arrivato da un cross che ho messo a rete con una mezza rovesciata da quasi fuori area.

 



 




Grandi discussioni con i mister le ha avute oppure ha sempre accettato le decisioni con serenità?

 

Assolutamente no.

Sono un ragazzo che rispetta molto le decisioni degli altri, io faccio il mio, poi non sta a me scegliere chi scende in campo.

 

 

Un suo pregio e un suo difetto (calcisticamente parlando) 

 

Come pregio Credo di essere molto rapido e tecnico, e anche se non sono molto alto credo che di testa sono abbastanza forte, mentre come difetto credo appunto che non ho questa grossa fisicità

 

 

Abbiamo saputo che aveva ricevuto una proposta di andare a giocare in Grecia, come mai poi ha deciso di rimanere in Italia?

 

L’ho rifiutata perché ho preferito restare in Italia e mettermi in mostra qui sperando di scalare le categorie!

 

 

Un giocatore che lei ammira tantissimo? 

 

Ammiro tantissimo Lautaro Martinez, credo che sia uno che muore in campo per la squadra e in questo mi ci rivedo molto.






 



Famiglia e amici quanto sono importanti per lei? 

 

Sono fondamentali, credo che avere delle persone su cui contare sia una delle cose che mi fa stare meglio

 

 

Un sogno che vorrebbe che si realizzasse nell’immediato?

 

Arrivare all’ obbiettivo di squadra che abbiamo e poi l’anno prossimo chissà.

 


A chi vorrebbe dedicare questa intervista?

 

A tutte le persone che mi sono state vicino in questi anni, se saranno tra questi, chi leggerà, lo capirà!

 

 

Grazie

 

 

09 02    2024

(Tutti i diritti riservati) 

 

 

 

 

 

 

giovedì 8 febbraio 2024

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

 

 

 

SEBA

LAMACCHIA

 

 

      


 

Seba Lamacchia è un giocatore argentino nato il 21 maggio  del 1986 a Dolores e così ci si presenta:

 

“Ho cominciato a giocare alla età di 21 anni, dopo aver frequentato l’Università.  Ho iniziato con il calcio in una squadra di serie D in Argentina, ho fatto un anno con il  Club Atlético Atlas, subito dopo sono andato in serie B, nel Deportivo Morón, ci sono rimasto per due anni, per continuare poi nello Sportivo Italiano in Serie B (tre gli anni in cui ho giocato), successivamente ho militato, sempre in serie B, in questi due club: Estudiantes di Buenos Aires,  Atlètico Platense e  Deportivo  Riestra. 

 

In Argentina ho giocato più di 250 partite, quasi 13 anni di professionismo, poi ho deciso di venire a giocare in Italia, sono stato in Sicilia, promozione anno 2019, poi eccellenza: in Sardegna, Puglia, Lazio, in serie D ho giocato in Molise.

 

Ora mi trovo in Sardegna con la Villacidrese sperando si riuscire di salvare la squadra.”

 

 


Lei ha iniziato a giocare a 21 anni. Come mai a quest’età?

 

Ho cominciato a giocare a 21 anno quando ho finito la scuola visto che avevo 17 anni. I miei genitori mi inviarono a Buenos Aires per frequentare , però giocare a calcio è stato sempre un mio sogno, nella capitale feci alcuni provini per delle squadre di serie D, il provino è andato bene e dal luglio del 2007 ho iniziato a giocare. 

 

Non ho ben capito, lei aveva iniziato l’Università e poi l’ha lasciata?

 

L’Università sì l’ho lasciata perché ho svolto altre attività, comunque non mi sono mai laureato, sono contento di essere riuscito ad entrare nel mondo del calcio, anche se riconosco che la scuola è molto importante.



 


 


Ha giocato 250 partite in 13 anni, direi che sono tanti, come si raggiunge un simile traguardo?

 

Ho fatto più di 350 partite, è incredibile di come passa il tempo, uno riesce a raggiungere questo traguardo perché il calcio per è passione e quando uno ha una meta da raggiungere riesce a fare tutto. Ciò è dovuto alla fortuna, ma simili obiettivi si raggiungono con molto lavoro e tanti sacrifici.

 

 

Che cos’ha il calcio argentino di differente rispetto al calcio italiano?

 

Allora le differenze sono tante, non si può paragonare il calcio professionistico da quello dilettante, l’unica cosa che hanno in comune è la passione, la voglia, poi durante la settimana si svolgono tanti lavori diversi, e pure il giorno della partita, in conclusione mi sono reso conto di quanto siano passionali gli italiani, ma questo in qualsiasi sport.

 

 

Ad un certo punto decide di lasciare l’Argentina per venire in Italia, come mai ha deciso di lasciare la sua nazione?

 

Nel 2018 ho avuto un intervento alla colonna vertebrale, è stato un intervento importante. Ti devo dire che ho la cittadinanza italiana dal 2013, inoltre mai avrai pensato di lasciare l’Argentina visto che la situazione politica era buona, nessuno si fidava della mia condizione fisica, ho conosciuto un procuratore italiano che mi ha prospettato questa opportunità, il procuratore l’ho conosciuto tramite Lautaro Fernandez, un caro amico argentino (in Argentina militava nella Platense) che giocava in Calabria in quel momento, o in Sicilia, anche se non mi ricordo bene. Cosi appena arrivato in italia sono andato a giocare in Sicilia, nel club Pozzallo.

 

 

Appena arrivato in Italia si è trovato bene, si è ambientato con facilità?

 

Mi sono trovato bene, abbiamo diverse cose in comune, il cibo, l passione per il calcio, in Argentina ci sono italiani e spagnoli, appena arrivato in Italia ho imparato la lingua, e posso dire che sono contento di essere qui in Sardegna.

 

 

Lei gioca nel ruolo di? 

 

Sono difensore centrale, sono il famoso libero, anche se oggi poche squadre usano il ruolo del libero.

 

 







Si ricorda il suo goal più bello?

 

Ne ho fatti diversi, ma ti posso dire che il goal più importante l’ho fatto 2 settimane fa, fondamentale per la squadra dove gioco ora.

 

 

In Italia ha giocato in diversi club, ha un bel ricordo di tutti questi club?

 

Sono arrivato in Sicilia, e ho giocato nel New Pozzallo, poi sono stato in Sardegna: Monteponi Iglesias e Arbus, ho militato nell’ Agnonese, Molise, anche se l’esperienza è stata piccola, in Puglia nel Castellanaeta nel Lazio a Sora e nel Città di Anagni, di nuovo mi sono trasferito in Sardegna al Budoni dove abbiamo vinto il campionato d’eccellenza, poi al Bonovra e  adesso mi trova a  Villacidro nel club Villacidrese.

 

I ricordi non possono essere che bellissimi, mi hanno aperto la porta di casa, sono nate delle belle amicizie. 

 

Cosa ci può dire di questa esperienza calcistica in Sardegna?

 

L’esperienza in Sardegna è stata bellissima, mi piacerebbe rimanere qui, la gente è fantastica.

 

 

Un suo pregio e un suo difetto (calcisticamente parlando) 

 

La mia personalità, a volte mi aiuta a volte no, sono un ragazzo “sanguigno”, con un carattere forte, perciò questo mio modo di essere è utile in certe situazioni, meno in altre. Sono contento di essere così.

 

Un giocatore che lei ammira tantissimo? 

 

Sono cresciuto guardando Juan Romàn  Riquelme, è il presidente del Boca Juniors , e poi Diego, Diego è il calcio.

 

 

Famiglia e amici quanto sono importanti per lei? 

 

Se ho giocato tanto in Argentina è perché loro mi sono sempre stati vicino, la famiglia è tutto, gli amici passano e poi in questo tipo di lavoro sempre si fanno nuove amicizie, visto che si entra in uno spogliatoio con 30 persone nuove.

 

 

A chi vorrebbe dedicare questa intervista?

 

Ai miei genitori che sono sempre presenti, la motivazione per andare avanti ha riguardato sempre e solo loro.

 

Grazie 

 

 

08   02   2024

martedì 6 febbraio 2024

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

 

 

 

ARMANDO

DI MARTINO









  Armando di Martino è nato a Gela, il trentuno gennaio 1993, un giocatore e gioca a calcio nel ruolo di portiere. Questo il suo curriculum:

 

 

Stagione 2006/2007: F.C. Messina Peloro categoria giovanissimi 93 e 8 presenze da titolare con gli allievi nazionali classe 1990/91. Maggio 2007: prima convocazione in nazionale presso centro tecnico federale di Coverciano. Dalla stagione 2007/08 alla stagione 2011/12 al Torino F.C nelle categorie giovanissimi, nazionali classe 92, allievi nazionali classe ’93 e Primavera. Dicembre 2008 stage presso centro tecnico federale di Coverciano di 16 portieri di cui 8 classe 93.

 

 Stagione 2012/2013, Lupa Frascati (Roma) campionato serie D 23 presenze, stagione 2014/2015 Atletico Gela, stagione 2015/2016 Modica eccellenza, stagione 2016/2017 Licata calcio eccellenza, stagione 2017/2018 Ragusa Calcio Eccellenza, stagione 2018/2019 Ragusa eccellenza, stagione 2019/2020 Gela eccellenza, stagione 2020/2021 Ragusa eccellenza, stagione 2021/2022 Ragusa eccellenza (vittoria coppa e campionato23 pres.), stagione 2022/2023 Comiso/Gela eccellenza, nell’anno in corso sono al Gela calcio, sempre in eccellenza.


 

 




La prima domanda che le voglio fare è la seguente, come sta andando la stagione in corso? Soddisfatto delle sue prestazioni?

 

La stagione in corso sta andando abbastanza bene, sia a livello personale che di squadra. A livello personale sono contento delle mie prestazioni e spero di alzare sempre l’asticella e soprattutto sto rincorrendo un record di “clean sheet” (partite senza subire gol) e per adesso sono a 8 e devo dire che non sono poche.

 

 A livello di squadra sono molto soddisfatto perché nonostante siamo una squadra giovane e partita per salvarsi siamo quarti in classifica.

 

 

Quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione? E perché ha scelto il ruolo di portiere?

 

Ho scoperto che il calcio sarebbe diventata la mia grande passione   la prima volta che ho messo piede in un campo di calcio, all’età di 6 anni. Da piccolo sia nei videogiochi che nelle partite in tv mi affascinava il ruolo del portiere perché era l’unico diverso sia per gioco che per l’abbigliamento e fin da piccolo mi sono messo in porta per non uscirne mai più!



 


 


I suoi genitori hanno cercato di assecondarla, oppure le hanno detto la classica frase: “...non sarebbe meglio che pensassi allo studio” (anche se lei gli ha resi fieri, è laureato in Scienze Motorie)?

 

I miei genitori mi hanno sempre supportato nelle mie scelte e non hanno mai messo ostacoli tra me e il calcio, anche loro hanno fatto molti sacrifici. La laurea magistrale in sport e management è un la fine di un percorso scolastico che avevo promesso a mia mamma quando sono andato via di casa 18 anni fa.

 

 

A 14 anni lei viene preso al Torino, nelle categorie giovanissimi, che esperienza è stata, immagino fondamentale?

 

Dopo Messina, il Torino a 14 è stato un’esperienza bellissima durata sei anni, ai tempi era il settore giovanile più titolato d’Italia e questo mi riempiva di orgoglio e comunque la maglia granata è una maglia gloriosa e storica.

 

Che cosa ha lasciato a Torino e che cosa ha imparato?

 

A Torino ho lasciato parte del mio cuore. Ho imparato molto, a 14 anni sono arrivato e a 20 sono andato via, praticamente l’adolescenza l’ho passata lì e le lezioni di vita sono state molto e me le porto ancora dentro.


 


 


Non sentiva la mancanza di casa, degli amici, della sua città?

 

Ovviamente sentivo la mancanza di casa e degli amici, ma la passione per questo sport era la mia forza ogni giorno.

 

Altra esperienza importante e altro ambiente a Roma, che cosa ci può raccontare a tal proposito?

 

A Roma è stata una bella esperienza, nulla a che vedere con Torino, ma è durata poco e per me è stata la solita tappa del mio percorso.

 


Fra le tante squadre in cui Lei ha giocato a quale è rimasto più   legato? 

 

La squadra a cui sono rimasto più legato è il Ragusa. Sono stato lì 5 anni e ho vinto 2 campionati e 2 coppe. 



 





Oltre al calcio quali altri sport segue con grande interesse? 


Nutro molto interesse per la formula 1.



La sua miglior parata se la ricorda?

 

La mia più bella parata una decina di anni fa Gela atletico Gela. Un colpo di reni su tiro di testa di Nicotra.

 

 

Grandi discussioni con i mister le ha avute oppure ha sempre accettato le decisioni con serenità?

 

Grandi discussioni no, perché ho sempre avuto rispetto dei ruoli, ma adesso ti potrei dire che “qualcosina” non avrei dovuta tenerla dentro.

 

 

Generalmente che ruolo ha all’interno del gruppo, mi spiego: ascolta i consigli dei compagni, discute serenamente con loro, oppure tende a imporre la sua volontà?

 

Mi impongo in campo e contro i miei avversari, con i miei compagni sono sempre il primo ad aiutarli e a disposizione per tutto, mi piace consigliare e prendere consigli, aldilà di essere il vice capitano, mi sento un punto di riferimento e questo mi riempie di orgoglio perché è davvero un gruppo importante composto da gente fantastica.

 








Un suo pregio e un suo difetto (calcisticamente parlando) 

 

Un pregio la posizione, e il mio livello tra i pali, però, fuori dai pali potrei fare meglio.

 

Se avesse la possibilità di tornare indietro, cambierebbe qualcosa, oppure è soddisfatto di dove è arrivato sino ad ora?

 

Il calcio che è la  mia passione è diventato anche il mio lavoro e questo per me è bellissimo, ovviamente non sono soddisfatto perché la mia carriera poteva andare diversamente, ma non cambierei nessuna delle mie scelte se dovessi tornare indietro,  in quel momento per me erano la scelte migliori, forse  mi comporterei diversamente in determinate circostanze.

 

Un giocatore che lei ammira tantissimo? 

 

Come portiere mi piace molto Oblak.

 

Famiglia e amici quanto sono importanti per lei? 

 

La famiglia è al primo posto per me. Ovviamente gli amici hanno anche il loro posto nel mio cuore.

 

Un sogno che vorrebbe che si realizzasse nell’immediato? 

 

Vincere il campionato con il Gela (ride). 

 

 

A chi vorrebbe dedicare questa intervista?

 

Dedico questa intervista alla mia famiglia che c’è sempre stata e continua ad esserci e a darmi tanta forza, poi lo dedico a tutte quelle persone che mi vogliono bene e mi sopportano nella quotidianità.

 

Grazie 



 06 02  2024

 

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