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martedì 7 settembre 2021

di PAOLO RADI 

 

 


 

 

 

 

 

 



CONVERSANDO CON...

     

 

 

 

GIUSEPPE “PEPPE”   

SOLITRO 

 

 

 

 

 

 

 Giuseppe Solitro è un giovane giocatore nato nel 1996 a Napoli, così ci si presenta “:


“Avevo 6 anni quando mio padre mi scrisse alla scuola calcio Arci Scampia, dopo di che ad 11 anni sono passato subito al Napoli e ci sono rimasto 2 anni, dopo Napoli, mi sono trasferito ad Ascoli per altri 2 anni, poi sono passato con la Lupa Roma in serie D, dopo di che ho firmato con la Neapolis sempre in D.


 Successivamente ho militato a Francavilla nel Sinni, poi Ercolanese, 3 anni in D collezionando 85 presenze, poi ultimo anno sono stato in serie C con l’Akragas, ma per soli 15 giorni. Poi ho fatto un’esperienza in Slovacchia in serie B con il Petrezalka, in Austria con il Mattesburg, dimenticavo: sono stato anche con la Puteolana a Pozzuoli in eccellenza e con la Sessana sempre eccellenza. Dopo aver vinto il campionato con la Caprese, l’anno successivo sono passato con l’Anacapri calcio e per problemi legati alla pandemia siamo stati fermi per diverso tempo. In questo momento sono tesserato con il Real Anacapri, ma non so ancora che progetti hanno; attendo notizie per poi vedere altrove “.

 

 





 


 

 

Il Covid ha stravolto le nostre vite, come ha vissuto questo lungo momento di pausa? Riusciva ad allenarsi quotidianamente?

 

Personalmente ho passato dei brutti periodi con il COVID, ma penso che lo sia stato per tutti noi, per quanto riguarda il calcio non mi sono mai fermato per allenarmi, anche perché non vedevo l’ora di ripartire.




 





Quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?

 

L’ho scoperto fin da subito, da quando ero bambino avevo solo 6 anni quando stavo per le strade, già per le strade… sono cresciuto con pane e calcio e sin da subito ho capito che quello sport sarebbe stato la mia passione più grande. 

 








I suoi genitori hanno cercato di assecondarla, oppure le hanno detto la classica frase: “...non sarebbe meglio che pensassi allo studio?”

 

I miei genitori? Purtroppo ho passato un periodo buio con loro quando sono passato con l’ Ascoli, sono stato 2 anni da solo senza poter sentire mio padre, questo per motivi personali, ma mi è sempre stato vicino con il calcio a ha sempre creduto in me e anche adesso ci crede ancora.

 








Lei ha giocato in diverse squadre, a quale è rimasto più   legato? 

 

La squadra che sono stato più legato che mi ha fatto sentire a casa è stato il Francavilla nel Sinni anche, perché li abbiamo scritto un pezzo di storia.

 








In che modo lei è arrivato a giocare in Slovacchia con il Petrezalka, serie B, un traguardo importante, era arrivato in alto. Com’è stata questa esperienza, si era ambientato bene?

 

In Slovacchia sono arrivato tramite un agente che mi vide giocare in Italia, subito mi portò lì, credeva molto in me, appena sono arrivato in Slovacchia mi sono resto conto che sarebbe stata un’esperienza unica per me, ed è stato così, saper di giocare con una squadra che pochi anni fa sì era confrontata in Champions mi procurò una grande soddisfazione, sono stato bene, poi per motivi familiari ho abbandonato.



 




Poi si è traferito in Austria per giocare con il Mattesburg e che ricordo di questo club?

 

Con il Mattesburg in Austria il ricordo più bello è quello della struttura calcistica, non ho mai visto un’organizzazione del genere, si è trattata di un’esperienza unica.

 








Oltre al calcio quali altri sport segue con grande interesse? 


Solo il calcio amo e seguo.









Perché tutti provano a diventare calciatori? Che cosa gli attira, più la fama o i soldi? 

 

A mio parere il diventare calciatore non lo si fa per soldi, semmai è un sogno che si vuole realizzare, quando si arriva ad alti livelli non pensi più ai soldi, pensi solo a fare bene e far sapere ai propri fan che tu sei una persona umile e professionale, per me  i soldi non contano.

 








Lei gioca nel ruolo di? 

 

Io gioco esterno alto se c’è bisogno anche basso

 








Si ricorda il suo goal più bello?

 

Il mio goal più bello è stato quello ad Ercolano contro  l’Agropoli al 95 esimo,  serie D.

 









La sua carriera è costellata di successi, ma anche di qualche delusione se avesse la possibilità di tornare indietro, cambierebbe qualcosa, oppure è soddisfatto di dove è arrivato sino ad ora? 

 

Sono amareggiato è arrabbiato con me stesso, se potessi tornare indietro lo farei proprio in questo momento.

 









Il suo più grande difetto e il suo più grande pregio (calcisticamente parlando)?

 

Il mio grande difetto è quello di non essere “cinico” sotto porta, il mio pregio è quello di essere devastante, a mio avviso, quando mi trovo davanti un solo giocatore, 

 











Un giocatore che lei ammira tantissimo? 

 

Il calciatore a cui mi ispiro e Marhez del Manchester city.

 

Lei è nato a Scampia, ed io ho intervistato diversi giocatori, che cosa rappresenta per lei questo quartiere? 

 

Scampia non è il quartiere che tutti pensano che sia, ogni quartiere ha i suoi difetti, ma nel nostro piccolo siamo persone umane accoglienti e la maggior parte di noi ama il calcio.

 









Quanto è importante la famiglia per lei? 

 

La famiglia prima di tutto.

 



Un sogno che vorrebbe che si realizzasse nell’immediato? 

 

Il mio sogno è sempre stato quello di esordire in serie A. È difficile, ma non impossibile tutto può succedere!





 




 

 

 

 Grazie   

 

a cura di Paolo Radi   

 

 

07 09        2021 

 

(Tutti i diritti riservati)  

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

lunedì 6 settembre 2021

di PAOLO RADI 

 

 

 


 

 

 

 

 

CONVERSANDO CON...

     

 

 

 

CIRO   

SILVESTRE

 






 

Ciro Silvestre è un giovane giocatore di calcio di Napoli. Così, ci si presenta: 

 


“Mi chiamo Ciro silvestre nato a Napoli il 17/05/1994.

La mia carriera calcistica l’ho cominciata nell’Udinese e al Messina con una breve parentesi, prima del fallimento della società, per poi passare a Pisa, sempre una breve parentesi, per poi far ritorno a casa per militare nell’Aversa Normananna (provincia di Caserta) squadra militante all’epoca nel campionato di serie C2, (oggi gioca in serie D) in quell’anno aveva calciatori che oggi giocano in serie B come Gaetano Letizia con il Benevento.

 

 Ho trascorso 4 anni ad Aversa passando dalle giovanili sino alla prima convocazione in prima squadra davanti a quasi 2000 persone. Mi ricordo quando a Campobasso salì quel tunnel e trovai 2000 persone a tifarti contro, (mi sembrava un sogno Paolo). I miei 4 anni ad Aversa, posso dirti, che sono stati quelli più intensi è più belli, ad oggi ancora sono tanti gli amici con i quali mi sento al telefono, ci scriviamo pure! 

 

Dopo 4 anni sono andato in prestito alla Casertana FC militante nel campionato di serie D, sono rimasto un anno a Caserta, purtroppo poi venne a mancare mia mamma, fu un tale dispiacere che decisi di fermarmi: la testa non me lo permetteva.

 

Un anno dopo un anno decisi di tornare a giocare e andai nel Valle D’Aosta la squadra locale che militava in serie D, rimasi poco tempo, la mancanza di casa si faceva sentire e decisi di tornare in Campania. 

 

Decisi di andare a giocare con l’Anacapri FC (isola di Capri), ci rimasi   un anno, e fu anche quello un anno speciale perché ho avuto modo di conoscere il presidente Nello d'Esposito, e il magazziniere il signor Pasquale Vallone che è una persona che porterò sempre nel cuore.

 

Successivamente andai a giocare per una squadra e società che ho sempre portato nel cuore sin da bambino l’U.S. Arzanese 1924.  Dopo aver trovato lavoro ho lasciato definitivamente il calcio, (per questa stagione sono svincolato).

 

 

 



 

Come prima domanda le voglio fare questa, da un anno e 6 mesi il mondo dello sport è stato stravolto, come ogni settore della vita, secondo lei, tutto tornerà come prima, oppure anche il calcio subirà dei cambiamenti?  Bisogna tenendo presente che proprio in questi giorni si parla di una nuova variante e di possibili focolai? Anche se adesso per certi eventi pubblici ci sarà l’obbligo del Green Pass.

 

Paolo, purtroppo il Covid è stato un disastro per tanti settori, ovviamente non solo quello calcistico, padri di famiglia che hanno perso il lavoro, negozi chiusi, attività che hanno fallito, persone che sono state ricoverate senza l’assistenza dei propri cari; sono già 2 anni che combattiamo con questo “mostro” sicuramente un giorno ne usciremo e ritornerà tutto alla normalità, di varianti ne abbiamo diverse e spero che magari vaccinandoci tutti si sistemerà anche questa situazione. A ottobre dello scorso anno per mia fortuna, pur essendomi ammalato, l’ho avuto in forma leggera e in pochi giorni ero già guarito, ma comunque ho avuto molta paura. 

 

 

 

Come ha vissuto questi lunghi mesi di lockdown, riusciva ad allenarsi oppure no? 

 

ll lavoro mi ha tenuto lontano da tutto perché nel periodo del lockdown il mio settore lavorativo, che è quello delle spedizioni, non si è fermato e così  non ho avuto tempo per  allenarmi. 

 

 

 

Quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?

 

Diciamo che  io non l’ho scoperto, per mia fortuna  sono nato con il pallone in mano e quindi già da piccolo sapevo che il calcio sarebbe stata l’attività  più importante, per me il calcio è vita, il calcio ci fa sognare e dico a tutti i ragazzi e pure ai bambini: ‘sognate, sognate e sognate, pensate sempre e solo a divertirvi e vedrete che i risultati arriveranno sempre con umiltà’. 

 


 


 

 

I suoi genitori hanno cercato di assecondarla, oppure le hanno detto la classica frase: “...non sarebbe meglio che pensassi allo studio?”

 

I miei genitori sono stati per me un punto forte per la mia carriera mi hanno sempre detto che studiare era la priorità e che il calcio veniva in secondo piano, ma io essendo amante di questo sport ho fatto il contrario, l’ho sempre messo davanti a tutto e forse un po’ me ne pento, anche se la mia famiglia mi a sempre appoggiato su ogni mia scelta dandomi consigli giusti affinché seguissi la giusta strada.

 

 

 

Lei ha giocato in diverse squadre di diverse regioni italiane. In quale si è trovato meglio?  

 

E’ vero sono stato in diverse società, ma la mia esperienza più bella è stata in Campania precisamente con l’Aversa Normanna, ho conosciuto persone fondamentali per la mia crescita calcistica ed umana, mi hanno aiutato tanto e tanto devo ad alcune persone di quella società che all’epoca militava in serie C, persone quali: mister Gianni Fabozzo, mister Nicola Romaniello e tutto il resto dello staff. Anche le altre sono state bellissime esperienze, brevi, ma intense, sono stato al Messina con il direttore Angelo Alessandro, all’ Udinese con il direttore A. Carnevale, li ringrazio tutti, come ringrazio le altre società della mia carriera calcistica.

 






Com’è arrivato a giocare in Val D’Aosta e in che squadra ha giocato? 

 

La Valle D’Aosta è stata una brevissima parentesi li ci sono arrivato grazie ad un amico fraterno Antonio Orefice che conoscendo il direttore del Valle D’Aosta mi presentò e decisi di partire per questa regione. Poi a causa della lontananza da casa questa esperienza è durata poco, ma la ricordo con grande nostalgia.

 

 

 

Si era ambientato bene in quella realtà di montagna?

 

Ho cercato di ambientarmi, però alla fine, come ho detto prima, ha prevalso la lontananza dalla mia famiglia e così ho deciso di tornare

 

 

 

Un’esperienza fondamentale è stata l’aver giocato nell’Aversa Normanna, come mai? Forse perché è maturato a livello calcistico

 

Come già spiegato prima l’esperienza con l’Aversa Normanna mi ha aiutato a crescere sia calcisticamente sia mentalmente, sono stati 5 anni intensi (campionati nazionali che ho affrontato dando tutto me stesso), ho conosciuto persone fantastiche veri   uomini prima che calciatori e sono nate delle belle amicizie. 


In campo, mi passi questa frase, “abbiamo sempre detto la nostra” ricordo ancora quando andammo a Frosinone, era  prima in classifica con 0 sconfitte, la sera feci tardi al ritiro, perché ebbi un dolore ai denti; il giorno mi addormentai sul  pullman e così il mister Nicola  Romaniello venne e disse:  ‘oggi parti dalla panchina perché stai dormendo’ io non mi opposi  e vuoi sapere come finì quella partita? 0-1 per noi, grazie a un mio gol nel secondo tempo a fine partita. A fine gara andai dal mister e lo abbracciai e gli dissi: ‘Hai visto? Mi hai punito e te l’ho fatta vincere’; tra l’altro avevamo un bel rapporto tutti noi giocatori, eravamo molto affiatati. E per questo li ringrazio.

 

 


 


 


Dopo un anno a Caserta, come lei ci ha raccontato, le viene a mancare sua Mamma, e decide di fermarsi. Ci scusi la domanda, che può sembrare superficiale, non riusciva più a concentrarsi, oppure c’è dell’altro?

 

Dopo quei 5 anni ad Aversa la società decise di mandarmi in prestito alla Casertana militante quell’ anno in SERIE D, fu un anno per me non proprio brillante,  sfortunatamente venne a mancare mia mamma per colpa di un brutto male e da lì è cominciata la mia carriera in salita, questo perché mi allenavo con tanti pensieri e non avevo più la testa per andare avanti. Finito l’anno e decisi di staccare un po’ la spina. Ma anche quella è stata una bella esperienza. 

 

 

 

L’ultima esperienza calcistica è stata nell’U.S. Arzanese 1924, che tipo di esperienza è stata? 

 

L’ US Arzanese 1924 è una società che io ho sempre portato nel cuore fin da bambino, anche essendo di un paese limitrofo la domenica andavo a vedere le partite quando giocava in C2 e mi piaceva molto la modalità con cui impostavano le gare.  Quel sogno che avevo sin da piccolo (di far parte di quella squadra) si è avverato. Quando andavo a vedere le partite dicevo a mio padre che un giorno  mi sarebbe piaciuto far parte di quel club, poi per cause lavorative ho dovuto staccare “ la spina completamente” per concentrarmi di più sul lavoro, in conclusione:   questa società  la porterò sempre nel cuore.

 

 



 

Perché tutti provano a diventare calciatori? Che cosa gli attira, più la fama o i soldi?

 

L’ unica cosa che posso dire in questo caso è che oggi i calciatori pensano più ai soldi che alla fama o magari al nome che possono farsi giocando in serie A, ad esempio conosco un detto che recita:’ quando scendi in campo ricordati che il nome che porti davanti e quello che farà importante quello che porti dietro’. 


Invece oggi vedo solo prime donne che corrono solo e sempre dietro ai soldi e questo è un esempio sbagliato per i bambini, è ovvio che il calcio è diventato solo business e la passione è poca. 

 










Lei giuoca nel ruolo di attaccante si ricorda il suo goal più bello?


Ne ho tanti di ricordi di gol belli, ma se devo dirti la verità il gol più bello per me è stato proprio quello che citato prima, nella partita contro il Frosinone,  ricordo che presi la palla nella piccola area, ero solo davanti al portiere aspettai che i difensori mi venissero contro, li saltai e tirai sotto le gambe del portiere, il mister da lontano mi guardava per dirmi che se avessi sbagliato me ne sarei tornato a casa a piedi.

 

 




 

 

Che cosa le sta dando, o che cosa le ha dato, e che cosa le sta togliendo, o le ha tolto? 

 

il calcio mi ha dato tanto, ma tanto in tutti i sensi, ho avuto modo di conoscere persone speciali che ancora oggi sento, sono diventato maturo, ho acquisito molta  esperienza:  il calcio a me ha dato e non ha tolto. 

 

 

 




 

Lei ci detto che la miglior scuola calcio è la strada? Perché?

 

Il calcio si impara per strada perché è li che vedono i veri talenti alcuni sono stati scoperti proprio dalla strada, le scuole calcio possono insegnare la tecnica, ma il vero calcio è quello che si impara per strada; ricordo ancora quando scendevo la mattina di sabato e tornavo alle 21:00 con a casa la mia mamma che mi sgridava… che bei ricordi!

 

 

 

Lei abita a Casavatore, vicino a Secondigliano, ho intervistato tanti ragazzi di Secondigliano e Scampia, e tutti mi hanno spiegato che la realtà non è quella che si vede nelle fiction, perché secondo lei molti di Napoli e di alcuni quartieri hanno in mente solo una certa realtà? 

 

Come le ho detto abitiamo in un posto dove tutti i giorni i media “uccidono” la città di Napoli, una cosa dev’essere chiara: la realtà di Napoli non è solo quella che fanno vedere in tv. Napoli e tutt’altro, è storia è arte con delle persone con un gran cuore grande pronte ad aiutare il prossimo anche se non hanno nulla. Se magari i media non raccontassero tante cose false, questà città sarebbe un posto ancora più bello, anzi il sud sarebbe ancora più bello! 

 

 





 



 Famiglia, fidanzata e amici quanto sono importanti per lei?

 

Per me la famiglia viene prima di tutto e quella che ti cresce e che fa tanti sacrifici per vederti realizzare i tuoi sogni, i genitori ti seguono passo dopo passo fino a che non diventerai ciò che hai sempre sognato, così almeno essi sperano.


La mia fidanzata e la mia spalla mi segue in tutto ciò che faccio, mi offre le giuste motivazioni e mi sostiene nelle decisioni che ogni giorno prendo, la ringrazio per ciò che fa per me ogni giorno, lei mi appoggia  nelle scelte buone o sbagliate che siano,  e sempre lì al mio fianco.



 Gli amici, quelli veri è ovvio, ti sono vicini in qualunque momento ti sostengono come se fossero fratelli, ed  è per questo motivo che mi rende fiero di chiamarli, appunto: amici!

 

 



Lei avrà tanti estimatori vista la sua carriera, veramente ha deciso di appendere le scarpette al chiodo? Oppure si tratta di una decisione momentanea? 

 

Estimatori è una parola un po’ grande, ho tanti amici questo certamente, nel mio piccolo mi sono fatto voler bene da tante persone e non è poco, oggi mi sento ancora con il mio ex procuratore una grande persona e un grande esperto di calcio, il signor Walter Martucci, ex direttore del Arezzo calco, poi con quelle persone che già citate prima ho ottimi rapporti. Ancora oggi sulla decisione di lasciare il calcio non posso dirti che sarò definitiva, perché nel mio cuore c’è sempre una speranza di ricominciare, in fondo puoi avere 10, 15, 30, 40, ma dentro un ragazzo che gioca a calcio ci sarà sempre quel bambino che non vorrà mai smettere; io non ho detto addio al calcio, per me è sempre stato un arrivederci e chissà magari un giorno potrò riabbracciarlo. 

 



 




 

A chi vuol dedicare quest’intervista?

 

A mia madre, spero sempre che possa essere orgogliosa di me, sono sicuro che mi è sempre vicina, anche se da lassù.

 

 

 

 

 

 

 

Grazie   

 

a cura di Paolo Radi   

 

 

 

 

       06 09 2021 

 

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