SEZIONE SPORT
Paolo Radi intervista
GIOVANNI
CAIAZZO
Giovanni Caiazzo è da molto tempo nel mondo del calcio, così ci si presenta:
“Mi chiamo Giovanni Caiazzo, nasco a Massa Di somma nel 1989 e comincio a muovere i primi passi nella gloriosa San Nicola Castel Cisterna, la Scuola Calcio di Vincenzo Montella e Antonio Di Natale, vinciamo 3 campionati regionali ed una Coppa Italia regionale.
A 16 anni salgo ad Empoli per la preparazione pre campionato voluto fortemente dall'allora DS del settore giovanile Carli, ma a causa della lontananza con la famiglia decido di tornare a casa.
Gioco con la Puteolana 1909 e l'anno dopo arrivo al Gaeta vincendo il campionato di eccellenza da under, l'anno dopo facciamo il campionato di serie D.
All'età di 22 anni causa problemi fisici intraprendo la carriera di scout prendendo il patentino alla Dream Of Soccer e collaborando con diversi club professionistici per poi diventare responsabile del settore giovanile con l'Ercolanese nel 2011.
Divento scout per la Campania sempre per il Gaeta, diverse le mie collaborazioni con diversi club dilettantistici campani come operatore di mercato questo sino alla chiamata della Polisportiva Gricignano come direttore sportivo, questo anno abbiamo vinto il campionato di seconda categoria.
Dal 2023 sono iscritto all'albo degli osservatori italiani ed attualmente frequento il corso presso l'università del Salento per diventare Direttore Sportivo Professionista con esame finale a Coverciano.”
Come prima domanda le voglio fare questa: secondo lei dove sta andando il calcio italiano, prima tutti, anche i non esperti, conoscevano i nomi dei principali calciatori italiani, ora invece è diverso. Secondo lei perché?
A mio avviso il problema del calcio italiano sta a monte, non si punta più sui vivai e questo avviene da un po’ di anni, questo succede anche a causa di assenza di strutture che permettano lo svolgimento delle attività giovanili. In questo modo le società preferiscono andare sul mercato internazionale per avere un prodotto già pronto.
Questa domanda è un classico: quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?
La passione è nata all'età di 4 anni quando mio padre mi ha portato per la prima volta allo stadio San Paolo di Napoli, è stata un’emozione unica che mi ha dato la sensazione che quello fosse lo sport che avrei voluto praticare.
Come lei sa i genitori sarebbero più contenti che i propri figli studiassero, i suoi invece l’hanno sostenuta oppure le hanno detto: “Prima pensa allo studio e al calcio dopo”?
I miei genitori hanno sempre detto che qualsiasi cosa avrei fatto l'avrei dovuta fare con impegno e sacrificio, senza mettere una davanti all'altra, ma far combaciare le due situazioni di pari passo.
Un’esperienza importante sono stati gli anni passati al San Nicola Castel Cisterna, la scuola calcio di Vincenzo Montella e Antonio Di Natale, che cosa ricorda di quell’esperienza?
A quei tempi non era semplice far parte di quella scuola calcio, perché a differenza delle altre facevano una selezione, il loro progetto era quello di preparare i ragazzi al professionismo.
A 16 anni lei sale ad Empoli, poi però decide di tornare a casa. Il ds del settore giovanile il signor Carli lavora per la scuola calcio che lei frequentava?
Il presidente della nostra scuola calcio era lo scout dell'Empoli per la Campania, questi mi segnalò al ds Carli che dopo avermi visionato decise di prendermi nel loro gruppo.
Dopo essermi allenato per 2 settimane con loro decisi poi di tornare a casa perché non ero pronto a lasciare la mia famiglia.
Se potesse tornare indietro rifarebbe quella scelta?
Se potessi tornare indietro è resterei all’ Empoli Calcio, che da sempre è uno dei migliori settori giovanili d'Italia.
Come sono state le esperienze alla Puteolana 1909 e al Gaeta? Soddisfatto delle prestazioni che lei ha fornito?
Dopo ho avuto delle esperienze con la Puteolana 1909, lì ho conosciuto un grande uomo di calcio il presidente Gennaro Fiore, e Gaeta dove sono stati gli anni più belli della mia esperienza non solo calcistica ma anche di vita.
Ho conosciuto delle splendide persone come l'attuale presidente Francesco Di Cecca, il presidente dell'epoca Massimo Magliozzi e il vice presidente Giuliano Pierro che mi ha fatto da padre in quegli anni lontano da casa.
A 22 dopo un infortunio diventa scout, collabora con diversi club professionistici e diventa responsabile del settore giovanile dell’Ercolanese, come ha vissuto quei momenti, era giovanissimo all’epoca?
Ho iniziato la mia carriera dirigenziale a 23 anni come osservatore prima e responsabile del settore giovanile poi.
Da qualche anno invece ho deciso di collaborare come scout non solo per le giovanili, ma anche per le prime squadre dopo aver operato nel mercato laziale e campano per diversi anni.
Quest’anno con Polisportiva Gricignano come direttore sportivo, avete vinto il campionato di seconda categoria, un bel traguardo, come ci siete arrivati?
Quest'anno sono stato direttore sportivo alla polisportiva Gricignano, non avevo mai voluto legarmi ad un club in particolare.
Però visto che si trattava della, squadra del paese in cui abito ho accettato questa proposta e grazie - non solo al mio operato, ovviamente - al presidente Lettieri al mister Lampitelli e D’Ambrosio, alla società e a tutto lo staff abbiamo vinto il campionato.
Non è certamente semplice svolgere il suo lavoro. bisogna guardare tante partite, osservare più giocatori contemporaneamente, intraprendere lunghi viaggi e poi bisogna tener in conto i fallimenti; lei al giorno quante ore dedica a vedere le partite?
Io sono uno che ama stare sui campi e non guardo solo le partite, ma anche gli allenamenti, per capire non solo le qualità calcistiche, ma anche quelle caratteriali del calciatore che mi interessa, quindi tutta la settimana giro sui campi principali e quelli di periferia.
Quando vede giocare un ragazzo che cosa la colpisce di più, oppure che cosa dovrebbe colpirla maggiormente?
In un ragazzo la prima cosa che guardo sono le capacità cognitive, leggere la giocata prima e sapere già cosa fare memorizzando le situazioni di gioco, poi per me è molto importante il carattere e la serietà
Generalmente che rapporti ha con gli allenatori e i presidenti di club?
Con gli allenatori e i presidenti ho un rapporto molto amichevole e sono uno che ama il rispetto dei ruoli, l'organizzazione societaria nel calcio vale più dei soldi.
Dal punto di vista lavorativo, qual è il suo più grande difetto e il suo più grande pregio?
Il mio più grande difetto forse è anche il mio più grande pregio è che sono meticoloso nella scelta di un calciatore e valuto a 360 gradi la persona prima che il calciatore.
Un giocatore che lei ammira tantissimo e uno che ammira meno?
Ovviamente essendo napoletano ho amato ed amo ancora oggi Diego Armando Maradona. Invece gli unici che non stimo sono tutti quei calciatori che hanno sporcato il gioco più bello del mondo con il calcio scommesse.
Un sogno per il futuro?
Mi auguro di poter crescere passo dopo passo, anche perché sto frequentando il corso per diventare direttore sportivo professionista con l'università del Salento, l’esame finale sarà a Coverciano.
A chi vorrebbe dedicare quest’intervista?
Dedico questa intervista a mio nonno che mi ha sempre seguito nella mia carriera calcistica ed è venuto a mancare qualche anno fa.
Grazie
17 04 2024
(Tutti i diritti riservati)
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