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domenica 10 maggio 2020


A CURA DI PAOLO RADI 









UNA CONVERSAZIONE
     

     
 CON  




MATTEO 
CALDERARO  








Per mio fratello  Marco


Matteo Calderaro è nato a Cosenza il 7/02/97 e abita a Montalto Uffugo, cosi ci  si presenta: “Ho fin da subito iniziato a giocare a calcio nella squadra vicino casa mia la Tavernese dove mi notò il Cosenza e all’età di 13 anni iniziai a giocare nel settore giovanile. L’anno dopo la società fallì così mi trovai senza squadra, ma nel luglio del 2011 mi acquisto il Catania allora in serie A. Dopo due anni andai in serie B al Crotone facendo il terzo portiere e successivamente a Cosenza poi a Gallipoli e al Castrovillari infine in varie eccellenze d’Italia.” 











Come prima domanda le voglio fare questa, il mondo dello sport è stato stravolto, come ogni settore della vita, secondo lei, tutto tornerà come prima, oppure anche il calcio subirà dei cambiamenti? 

Inevitabilmente il mondo in generale è stato stravolto, fermandosi giustamente, si è andato a creare un buco economico che a mio avviso non recupereremo mai, difficilmente tornerà tutto come prima, soprattutto nel calcio dove i presidenti autonomi sono sempre meno, ci sarà un calo anche perché l’azienda del paese, che ti fa ti sponsorizza, ora è stata costretta a stare ferma e di conseguenza a perdere utili che magari erano destinati alle società. 





Se potesse decidere lei, quando e con quali modalità farebbe ripartire il campionato di serie A e B, oppure tutti gli altri campionati delle varie categorie?

Guardi io sinceramente non farei ripartire nessun tipo di campionato: nemmeno la serie A, è una responsabilità troppo grande da assumere, la vita non è una partita di calcio per cui concluderei qui il Campionato cercando di evitare qualsiasi malcontento.





Si ricorda il momento preciso in cui ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua unica e più grande passione?

Sì, magari da ragazzino quando ti si chiede “cosa vorresti fare da grande?” Molte volte ci si sente rispondere “il calciatore “. Ecco, io ero io quel ragazzino, ho iniziato a giocare a calcio perché il mio migliore amico Vittorio Gallo lo faceva prima di me, poi pian piano crescendo notai che la “cosa” era diventata interessante e quando mi acquisto il Catania ho iniziato a crederci realmente











I suoi genitori hanno l’hanno appoggiata senza condizioni nello scegliere questa attività agonistica? 

Qui mi scappa il sorriso, inizialmente mia mamma quando chiesi l’iscrizione a scuola calcio, era assolutamente contraria tant’è che ci portò (a me e mio fratello) ad una scuola di danza, scelta dettata dal fatto che nel calcio vedeva troppi infortuni, non mi sono mai fatto così tanti pianti in vita mia come in quel momento, però poi una volta intrapreso il percorso calcistico sono diventati i nostri primi tifosi sempre a sostenerci su ogni scelta presa.






Le occasioni per praticare altri sport non le saranno mancate, possibile che non ci sia stata qualcun’altra attività agonistica che potesse interessarla? 

Si assolutamente sono interessato ad altri sport tipo tennis a mio avviso uno sport molto completo, o la pallavolo e perché no anche il basket, ma non li ho mai praticati ho sempre trovato che il calcio lo calzasse a pennello.





Lei a 14 anni si trovava al Catania calcio, che cosa ricorda di quei mesi, mi spiego, si è ambientato subito, ma in particolar modo quanto le mancava la famiglia?  

E’ stata la mia prima esperienza fuori casa e ricordo ancora la sensazione quando dovetti lasciare i miei genitori dietro al cancello del centro sportivo, però avevo molta fame e poi lì stavo davvero bene (non che a casa stessi male, però avevo il mio percorso da fare), ho avuto la fortuna d’incontrare oltre che un ottimo preparatore dei portieri uno splendido amico che mi ha fatto crescere molto e a cui vanno i miei più calorosi ringraziamenti Mister Granata,  questo ha contribuito in parte a tamponare la mancanza della famiglia .














Come mai ha scelto il ruolo di Portiere, se ne è accorto lei che era portato, oppure è stato consigliato da qualche allenatore?

Guardi sinceramente è il portiere che ha scelto me, in un amichevole da piccolo il mio primo allenatore Sergio D’acri mi mise in porta, quei per caso, e da quel momento sono rimasto in quel ruolo.





Dopo due anni lascia il Catania e si trasferisce in serie B con il Crotone, come terzo portiere, un bel traguardo, come ricorda quel momento?

Mi ricordo il mio arrivo in sede e il direttore “Gino Porchia (grande persona) che mi dice” da oggi sei aggregato in prima squadra “ero strafelice, ma consapevole del fatto che confrontarmi con Gomis e Secco non sarebbe stato facile, ma sono cresciuto molto anche osservando Alfred a mio avviso uno dei portieri più forti, ma ahimè sottovalutato.





Perché tutti provano a diventare calciatori? Che cosa gli attira dipiù: la fama o i soldi? 

Non so realmente perché tutti provano a diventare calciatori, ma tendiamo a vederli come idoli e poi il calcio è un gioco molto semplice per cui tutti sono capaci a giocarci è per questo che nascono le categorie, poi credo che la fama e i soldi lasciano il tempo che trovano, anche perché entrambi, come tutto, d’altronde, ha un inizio e una fine. Sicuramente i soldi fanno comodo, ma non sono tutto nella vita.













Nell’ ultimo periodo lei ha giocato nella squadra: Insieme Ausonia e ha raggiunto ottimi risultati, inoltre è diventato molto amico di Luigi Gioia, com’è nata questa amicizia? 





Gigi è una grande persona, mi ricordo il mio arrivo nell’Insieme Ausonia (Frosinone) fu la prima persona che mi accolse nello spogliatoio chiedendomi se avessi bisogno di qualcosa, è nato tutto lì in quella domanda, poi io penso che in uno spogliatoio si è tutto fratelli e questo ha favorito a rendere la nostra amicizia unica.






Lei è un portiere e Luigi è stato il suo Capitano; che cosa vi accomuna, dal punto di vista sportivo? 

Gigi è stato un capitano dietro le quinte, non quei capitani appariscenti, forse a livello sportivo ci accomuna il famoso “lancio lungo e pedalare”, lui era molto veloce e bravo sotto porta e il più delle volte quando mi usciva , provavo a lanciarlo alle spalle delle difese avversarie, e lui con la sua velocità riusciva quasi sempre ad arrivare a tu per tu con il portiere,  per poi scemare l’occasione...ah ah ah ah  ah ah diciamo che non è stato in “per Gigi...  ma gli voglio bene comunque










 La sua parata più bella? 

Penso che la bellezza di una parata non sia tanto l’estetica, ma l’importanza diciamo che sono più le volte in cui la palla entra che quella in cui è tra le mie mani (...ride)però ricordo più di una parata fondamentale.

Al 90” ad Ausonia contro il Don Orione ho fatto una parata su punizione che ha portato i 3 punti a casa, o magari qualche rigore parato con la Paolana o al Trebisacce. 

Ecco si ricordo un rigore per il Trebisacce – Morrone, dove il numero9 della Morrone si accinge a battere il rigore per poi neutralizzato da me, è stato bello non per la parata in sé, ma perché il 9 della Morrone è stata l’ultima maglia indossata da mio fratello Marco.






Che cosa le ha dato il calcio e che cosa le ha tolto o le sta togliendo? 

Guardi sicuramente le emozioni che può dare il calcio sono difficili da spiegare, la stessa paura di prendere un gol o la paura di sbagliare, l’adrenalina prima di entrare in campo, magari in un campo strapieno, dove i tifosi sono la parte più bella. In più ti fa crescere tanto il calcio. Togliendo... guardi molto poco l’unica cosa che rimpiango ad oggi è il tempo che ho tolto alla mia famiglia, però nella vita si fanno delle scelte .





Il suo più grande difetto?

Su questa domanda avrei un mondo da scrivere difetti tantissimi non basterebbe una sola intervista, però piano piano li sto limando, sicuramente sono troppo impulsivo,  ma diciamo che è un difetto professionale, in molti casi il portiere si  trova a prendere scelte d’impulso avendo poco tempo a disposizione;  mi fermò qui altrimenti le ruberei davvero molto tempo se dovessi descrivere tutti i miei difetti.





Il suo più grande pregio?

Al contrario della domanda precedente qui c’è pochissimo da dire,  ma nonostante ciò,  non sono bravo a trovare i miei pregi, preferisco che siano gli altri a elencarli.






Se dovesse descrivere se stesso con poche parole, che cosa direbbe? 

Sono un uomo, leale, rispettoso e che tiene molto ai rapporti umani al di là del campo. Ho dei principi fondamentali passati dalla mia famiglia a cui devi dire un grazie enorme per come sono ora.



Gli amici che ruolo ricoprono nella sua vita quotidiana?

Gli amici per me sono molto fondamentali, sono la famiglia che però ti scegli e se dovessi realmente ringraziarli per quello che fanno per me: non sarebbe mai abbastanza! Grazie mille davvero.






Quanto è importante la famiglia per lei? 

In una scala da 1 a 3 metterei la famiglia al primo posto poi gli amici e poi il calcio per cui sono al primo posto,  è davvero importante per un ragazzo crescere in una famiglia sana e devo dire che io sono stato molto fortunato, i miei familiari sono davvero persone eccezionali e mi hanno insegnato il vero senso della parola famiglia.







Il 12 agosto del 2019 lei e la sua famiglia subite una grande tragedia: suo fratello Marco, un ottimo giocare, muore a 20 anni in un incidente d’auto, la domanda sarà banale, da quel momento com’ è cambiata la sua vita? 

Da quel momento ogni giorno per me è il 12 agosto; tutto è cambiato in modo radicale, ritrovo ogni mattina appena mi alzo il suo letto intatto e questa cosa mi lacera ad ogni mio risveglio , ma non c’è un solo momento durante la giornata che non sia nella mia testa , da quel giorno ho creduto meno in Dio e magari ho dato realmente importanza alle “cose vere” perché non c’è esempio più lampante che la perdita di una persona cara che la sera prima era con te a scherzare e ridere e la mattina dopo non la trovi più.

 Forse è stato un errore troppo grande darlo sempre per scontato, non immaginavo di doverne parlare così in un’intervista, avrei preferito parlare di quanto fosse stato forte in campo la domenica precedente, “nessuno colpisce forte come fa la Vita” (cit. Rocky). Però siamo qui io e la mia famiglia e se sono qui a giocare e ad andare avanti, lo faccio soprattutto per lui, e mi piace pensare che sia sempre a fianco a me, anche ora sto parlando con lei. 

Spero ogni notte prima di addormentarmi di vederlo in sogno. Mi creda è (mi piace parlare al presente) una persona fantastica oltre che un ottimo attaccante e lo amo più di ogni altra cosa.















Cosa direbbe di Marco a chi non lo ha conosciuto? 

Non sanno cosa si sono persi, un ragazzo umile, pacato, serio mai una parolina di troppo o mai troppo poche, sempre la cosa giusta al momento giusto, grande amico oltre che fratello impareggiabile molte volte vedendo lo schifo sulla Terra penso che una persona così non c’è la meritavamo: è davvero di un altra categoria.









Per il futuro cosa si immagina?

Per il mio futuro immagino di giocare a calcio ed esprimermi al massimo, per poi diventare allenatore e trasmettere qualcosa ai ragazzini crescendo tanti piccoli numeri 9 e sperando diventino forte come Marco.

Spero che lui mi aiuti in questo progetto. In conclusione vorrei salutarlo a mio modo: TI AMO FRATELLO



Grazie   

a cura di Paolo Radi   





10 05      2020 

(Tutti i diritti riservati)  





















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