A CURA DI PAOLO RADI
UNA CONVERSAZIONE
CON
ANDREA
CARLINI
Andrea Carlini, tifoso della Lazio e ammiratore di Ronaldinho è cresciuto nelle giovanili del Pescara e Frosinone per poi approdare con i grandi in serie D con Chieti Civitanova, Isola Liri Astrea, in eccellenza a Cassino e Tor Sapienza vincendo il campionato di eccellenza con il Cassino.
Successivamente si è trasferito al Sezze, in promozione, vincendo il secondo campionato. Fino a dicembre ha giocato nella sua città: Ceccano. Al momento è di nuovo sono la Sezze in Eccellenza.
Quando ha iniziato la sua carriera agonistica?
All’età di 14 anni sono stato convocato sia dal Torino sia dal Pescara, ho deciso Pescara perché era più vicino, dato che tornavo ogni settimana, visto che soffrivo di nostalgia: Vorrei precisare che sono stato anche 10 giorni a Torino, mi volevano far firmare. Longo era l’allenatore, e Gambetto era direttore sportivo. La scelta del Pescare fu dovuta comunque alla distanza.
A suo avviso come dovrebbe essere affrontato questo sport del calcio?
Penso che il Calcio sia una passione che va affrontata con la massima serietà divertimento e sorriso. Un giocatore deve essere sereno per dare il massimo.
I suoi genitori hanno cercato di assecondarla, oppure le hanno detto la classica frase: “...non sarebbe meglio che pensassi allo studio?”
Diciamo che nello studio non sono mai stato portato e loro lo sapevano, però mi sono sempre stati vicini in ogni scelta che prendevo, non mi hanno mai detto:” Quello non lo devi fare”. Ho sempre fatto quello che volevo io.
Lei abita a Ceccano altre occasioni per praticare altri sporci saranno state, possibile che non ci sia stata qualcun’altra attività agonistica che avrebbe potuto interessarla?
Oltre al Calcio mi piace il Tennis e il Basket, ma senza averli mai praticati seriamente.
Lei ha giocato in tantissime squadre, a quale è rimasto più legato?
Sicuramente sono rimasto legato a parecchie squadre tra i primi posti metto il Chieti il Cassino con i loro fantastici tifosi e al Sezze dove c'è un ambiente bellissimo e mi trovo veramente alla Grande!
Sono rimasto molto legato a Federico Di Francesco ora alla Spal... Ci sentiamo molto spesso. È una persona meravigliosa e di grande umiltà. Ha sempre avuto la testa sulle spalle.
Tutti ambiscono a salire di categoria o ai soldi, ma cosa veramente per questo sport?
Non conta la categoria o i soldi, ma la passione per questo sport.
Lei gioca nel ruolo di?
Io gioco nel ruolo di attaccante esterno. Sono mancino di piede.
Che cosa le ha dato il calcio e che cosa le ha tolto?
Il calcio è una palestra di vita. Ti dà e ti toglie... Ci sono delusioni e grandi gioie. Ti fa conoscere molte persone. Quando avevo 16 anni e giocavo nel Pescara ho avuto l'onore di allenarmi qualche volta in prima squadra e conoscere molti personaggi importanti tra questi Mister Zeman, Insegne e Immobile. Etc. E anche nell’anno successivo giocatori come: Perin e Gaetano D'Agostino, Insigne e Verratti.
Il suo più grande difetto?
Il mio più grande difetto è stata la discontinuità.
Il suo più grande pregio?
Il pregio è il dribbling
Ho intervistato diversi giocatori e molti mi hanno ripetuto la solita frase: “Non conta essere molto bravi, ci vuole il procuratore adatto, servono le conoscenze per arrivare in serie B e A, alcune società di chiedono delle cifre esagerate per poter entrare”. Possibile? Corrisponde a verità? Io pensavo che fosse fondamentale il saper tirare in porta, mentre invece scopro che non è così fondamentale. Ho capito bene? Oppure sono le solite lamentele di chi non è riuscito ad arrivare in alto?
ll Calcio, lo si sa è ad oggi lo sport più praticato nel mondo e diventa sempre più difficile oggi diventare un calciatore di alto livello.
Quanto pensa che sia importante essere in forma dal punto di vista psicologico?
La testa penso sia la cosa fondamentale di uno sportivo. Puoi avere tutto il talento che vuoi, ma senza di essa non si va da nessuna parte, poi è necessario il duro lavoro!
Ho intervistato prima di lei un suo amico, Ludovico Le Rose che tipo di calciatore è, e cosa vi accomuna?
Con Ludovico abbiamo giocato un anno insieme nel Frosinone. È un ragazzo con i valori: grande educazione, umiltà e molto bravo nel suo ruolo
Se dovesse descrivere se stesso con poche parole, che cosa direbbe?
Non mi sono mai descritto, so di avere delle doti che non sfrutto al massimo, forse il carattere o la discontinuità.
Quant’ è importante per la famiglia?
La famiglia per me viene prima di tutto! Mi ha sempre sostenuto in questi anni sia nel bene che nel male.
Che cosa si aspetta dal futuro
Per il futuro continuo a divertirmi con la massima serietà, pratico questo sport sin dai 5 anni, è uno sport che amo e continuerò a farlo con la massima serietà. Sono ottimista sul mio futuro.
Grazie
a cura di Paolo Radi
13 01 2020
(Tutti i diritti riservati)
Nessun commento:
Posta un commento