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mercoledì 29 gennaio 2020

  

A CURA DI PAOLO RADI 




CON 



  NEVIO  
 CARRAFIELLO 




Nevio Carrafiello, è nato il 9 agosto del 1999 a Salerno, in una famiglia non molto agiata economicamente, a casa c’erano spesso liti e problemi di ogni tipo. Solitamente il sogno di ogni bambino è fare l’astronauta, il pompiere o il calciatore, lui desiderava diventare calciatore.


 Aveva intorno ai 7 anni quando conosce  coloro che sarebbero diventati una seconda famiglia e così alla tenera età di 11 anni viene iscritto alla scuola calcio Millenium, dove oltre ad incominciare a conoscere il vero significato del calcio impara il significato dell’amicizia. 


Appena adolescente viene chiamato, dopo vari provini, nei “giovanissimi nazionali” e negli allievi dell’Avellino dove passa 2 anni. All’età di 16 anni viene convocato dalla salernitana dove la prima parte dell’anno la trascorre con gli allievi e la primavera, mentre nella seconda metà dell’anno, finalmente, incominciano le convocazioni con la prima squadra. Indescrivibile, ci dice: “fu la sensazione quando venni convocato dalla nazionale italiana under 18”. 

Finito l’anno con la salernitana, senza purtroppo aver esordito, si trasferisce a Rieti in D dove vince il campionato e sale in serie C. Viene richiamato dalla nazionale per gli Under 19, ma sfortunatamente per un infortunio deve rinunciare.

Dopo la vittoria di campionato abbandona il Rieti e passa al Portici in D dove disputa 24 presenze, dopo il Portici viene contattato dal presidente della Nocerina dove trascorre metà anno. A causa di varie motivazioni si trasferisce all’Agropoli in serie D (provincia di Salerno) dove si trova attualmente. Ci tiene a precisare che: “Mi ritengo fortunato a praticare questo sport dove sono stato sempre sostenuto in tutti i modi dalla mia fantastica famiglia. 

Grazie a loro non mi è mancato mai niente e mi hanno sempre appoggiato in ogni mia scelta. E da un anno a questa parte si è aggiunta un’altra figura importante nella mia vita cioè la mia ragazza che anche essa mi supporta e soprattutto sopporta affrontando con me la dura vita di un calciatore. A queste persone devo tutto”.












    


   La prima domanda è un classico: quando ha scoperto che il gioco del calcio sarebbe stata la sua più grande passione?

Non l’ho scoperto, è il calcio che ha scoperto me. È il gioco di ogni bambino e come tale ero il primo a praticarlo per le strade con i miei amici. Mi hanno iscritto alla Scuola Calcio Millenium Salerno e da lì è iniziato tutto.





Se non avesse scelto il calcio, quale altro sport le sarebbe piaciuto praticare? 

Per fortuna questa domanda non me la sono mai dovuta porre, sin da bambino ho sempre, e solo, visto il calcio nel mio futuro.










All’età di 7 anni lei conosce quella che sarebbe stata la sua seconda famiglia, ci potrebbe dire qualcosa di più in merito a questa “seconda famiglia”? 

È iniziato tutto nel campetto vicino casa mia, lì ho conosciuto vari bambini tra cui Rosario e Simone, da compagni di “squadra”, siamo diventati sempre più “stretti”. Fino a stare sempre insieme, ero spesso a casa loro dove ho conosciuto Tina e Lello i quali mi hanno accolto a braccia aperte e trattato sempre come il terzo figlio. So che posso contare in tutto e per tutto su di loro.









ll’età di 11 anni lei viene iscritto alla società Millenium e sappiamo che in quella società lei conosce il significato della parola “amicizia”, ci potrebbe spiegare meglio come conobbe questo significato e chi glielo fece conoscere? 

Molti dei miei compagni di squadra di allora, sono ancora al mio fianco nella vita privata. Sono nate amicizie che negli anni non si sono mai sgretolate, ma che si sono fatte sempre più forti. È grazie alla Millenium se ho conosciuto i miei migliori amici.





Lei verso i 17 anni viene convocato nella Nazionale under 18. Come riuscì a essere preso e che tipo di esperienza fu? 

È arrivato senza neanche che me ne accorgessi, da un momento all’altro ero stato convocato, ero stato notato per i progressi che avevo fatto durante la stagione calcistica. Impossibile descrivere la sensazione.





Com’è stata la sua prima esperienza da titolare? 

La mia prima esperienza ufficiale da titolare fu a Rieti, ma non la ricordo tale, per me la prima esperienza da titolare fu l’amichevole della Salernitana contro la Sangiovannese, ricordo ancora l’ansia e la pressione prima della partita, anche se era una semplice amichevole.











Fra le tante squadre in cui lei è stato, quale ricorda più volentieri? 

Sarebbe opportuno dire “l’esperienza nel Rieti” dove vincemmo il campionato. Ma nel cuore ho la Salernitana, per me da lì è iniziato tutto.






 Lei adesso milita in serie D nell’Acropoli, e sappiamo che ha un gran talento, a suo avviso quale sarebbe la principale qualità che deve avere un calciatore? 

La passione. La voglia e la serietà di dare il massimo per la propria squadra. Ovviamente ogni calciatore deve conoscere i propri limiti essere consapevole di   cosa può e cosa non può fare,  ma  soprattutto dare.





     Perché tutti provano a diventare calciatori? Che cosa gli attira, più la fama o i soldi? 

Provano tutti a diventarlo perché, può sembrare, per chi non lo pratica un lavoro facile, leggero. A parte la fama e i soldi, la cosa che mi ha sempre dato la forza di andare avanti è poter fare un lavoro che a me piace molto e che non mi pe; ,ogni giorno ringrazio di poter fare qualcosa che amo.











Che cosa le ha sta dando il calcio e che cosa le sta togliendo, (se ovviamente le toglie qualcosa)?  

ll calcio mi sta dando tutto. Quello che magari prima non avevo, ora  me lo sta ridando questo fantastico lavoro, conoscere ragazzi diversi di ogni tipo di città, girare tutta l’Italia, cambiare albergo quasi ogni settimana, l’affetto dei tifosi e tanto altro.

Mi sta togliendo sicuramente il divertimento, le serate con amici, fare tardi la sera , seguire un alimentazione giusta , ma toglie anche tante altre cose che ogni calciatore sa.






    Qual è il suo stato d’animo prima di una partita?

Prima di una partita c’è quel vuoto nello stomaco, tra ansia e adrenalina, ma appena si scende in campo svanisce tutto, riesco a gestirla quasi sempre, poi basta l’aiuto dei tifosi, dei compagni, del mister e inizia la partita nel modo migliore. Personalmente un modo per darmi la carica prima di ogni partita è stare 10-15 minuti isolato con le cuffie ad ascoltare l’inimitabile Capo Plaza e il mitico Peppe Sock.










E alla fine di una partita, invece? Ripensa a quello che ha sbagliato, oppure volta pagina? 

Di solito anche per un goal sbagliato ci ripensi fino alla prossima partita e proprio questo che ti dà la giusta carica per fare meglio, non bisogna mai abbattersi, capire i propri sbagli serve per fare sempre meglio.






Il suo goal più bello?

Il mio goal più bello e stato in primavera con la Salernitana, partii quasi dall’area di rigore nostra e saltai tutta la difesa avversaria in velocità e arrivato nell’area di rigore, con il sinistro, misi la palla nell’angolo più alto dove il portiere era impossibile che la prendesse






Una partita che vorrebbe dimenticare? 

Sicuramente vorrei dimenticare la seconda di campionato contro il Cassino, ebbi un brutto infortunio che mi tenne fuori dal campo per 2 mesi e mezzo e fu  per colpa di questo infortunio che  dovetti rinunciare alla convocazione in nazionale in Giappone.





Un suo pregio e un suo difetto?

Sono troppo buono e mi fido troppo delle persone e non so se sia un pregio o un difetto.



Come  descriverebbe se stesso nei riguardi di una persona che non conosce nulla di lei?

Credo sia una domanda un po’ impossibile da rispondere, potrei dire qualunque cosa, ma ad ogni persona posso dare un’impressione diversa: è soggettivo. Spero solamente di dare l’impressione di ciò che sono realmente. Mi metto sempre a disposizione degli altri e spero possano dire solo cose positive su di me.





 La famiglia che cosa rappresenta per lei? 

Tutto. Non tutti i genitori appoggiano i figli in un lavoro che è così imprevedibile. Spesso e volentieri sono i genitori i primi a frenarti in questi sogni così pazzi, come diventare un calciatore, ma i miei no! Sono sempre lì per me, sempre sugli spalti a tifare per me. 







    
   Che valore dà all’amicizia? 

Beh credo che come per tutti l’amicizia, se vera, ha avuto e ha un ruolo fondamentale nella mia vita. Ho avuto la fortuna di trovare sin da piccolo degli amici che chiamarli tali sarebbe sminuirli, sono fratelli. È sempre grazie al calcio che li ho conosciuti e anche loro hanno la mia stessa passione e svolgono il mio stesso lavoro. 

Questo è un bellissimo aspetto del lavoro del calciatore, la possibilità di conoscere sempre persone nuove che come te vivono per il calcio.







C’è una figura importane nella sua vita da un anno, la sua ragazza, la domanda è; quanto conta l’amore per la sua vita personale e per la sua carriera? 


Fino a poco tempo fa non conoscevo il significato della parola “amore “...E' successo tutto così in fretta, tutto così all’improvviso quando ho conosciuto la persona che ha completato la mia vita.Ora so cosa significa questa parola .Mi ha cambiato totalmente la mia vita in modo più che positivo ...ci vorrebbero molte più parole per risponderti a questa domanda, ma ti dico solo che: per le la mia ragazza è tutto! Fa parte di me, della mia famiglia, dei miei ami. Ha cambiato in modo positivo la mia carriera perché ogni scelta che voglio fare la si fa insieme e molte volte, anzi, quasi sempre, ha ragione lei; sento che insieme a lei  può cambiare qualcosa in questo percorso particolare della mia esistenza,  questo perché sono sereno, sono felice e quando si provano  tutte queste sensazioni  puoi solo fare meglio e dare il meglio di te stesso. Con lei  vedo un vero e proprio FUTURO positivo.



Un sogno che vorresti che si realizzasse? 

“Scegli il lavoro che ami e non lavorerai neanche un giorno della tua vita”. Per me questo è già un sogno che si realizza, spero di emergere al 100% e poter fare a vedere a tutti quanto io valga realmente; spero di poter "vivere di calcio! "



     Grazie   

a cura di Paolo Radi  





29        01    2020
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