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интервју
CONVERSAZIONE
con
ALESSANDRO FRICANO GAGLIARDO
a cura di Paolo Lorenzo Radi
Alessandro Fricano Gagliardo, Attore siciliano, con formazione
ufficiale in Arte Drammatica presso la ESAD Valencia (Spagna) e il Rose Bruford
College di Londra negli anni 2009-13, durante i quali ha preso parte a diverse
produzioni teatrali recitando fluentemente in inglese e spagnolo, diretto da
registi quali Simon Usher, Jane Bertish, Antonio Diaz Zamora e Vicente Genovés.
Ha frequentato diversi workshops fra cui quello del Method Acting a Londra
diretto da Sam Rumbelow.
Ha partecipato a uno spot tv per la marca ''Cofrusa'' ed è comparso
in diverse serie tv in Spagna. Interpreta il ruolo di protagonista nel film Libera
me
(2015), psicodramma con sfumature da thriller
sul tema della violenza di genere, vincitore come Best Feature Film al Los
Angeles Cine Fest e selezionato in piu manifestazioni in giro per il mondo.
Alessandro sei un
attore che ha fatto del palcoscenico la sua vita, come mai questa scelta, hai
visto un film o un dramma teatrale che ti ha particolarmente colpito, oppure
era un tuo desiderio che avevi sin da bambino?
Entrambe le cose. Un desiderio che avevo da bambino
per gioco, quando mi immedesimavo continuamente in personaggi di film o
telefilm che guardavo in tv. Ma il cinema per primo, e non il teatro, ha
catturato la mia immaginazione da piccolo, in maniera speciale la visione
all’età di nove anni di "Nuovo Cinema Paradiso" di Giuseppe
Tornatore, mio conterraneo, e di altri film che la mia maestra delle elementari
ci proiettava a scuola. Il teatro è arrivato per me molto dopo, ai tempi
dell’Università, e ne rimasi subito cosi affascinato da voler perseguire una
formazione professionale.
Ti sei formato in
Arte drammatica presso la ESAD di Valencia, perché questa città e cosa ti
ha lasciato di positivo?
Avevo
trascorso qualche mese a Valencia, città splendida che mi era subito piaciuta
per la gente, l’atmosfera e l’amore per il teatro..e cosi mi sono fermato per
studiare nella scuola ufficiale dopo attente prove di selezione. Sono stati
quattro anni stupendi quelli vissuti a Valencia, anche con tante difficoltà,
cadute ed enormi soddisfazioni. Un’importante esperienza formativa per capire
me stesso e il mio rapporto con la recitazione.
Ad un certo
punto ti trasferisci in a Londra, e hai recitato in diverse produzioni, quale
differenze hai notato tra un città come Valencia e la grande e multietnica
Londra?
Una
città e cultura quella britannica che già conoscevo e mi aveva sempre
affascinato, che ha una straordinaria tradizione e legame profondo con il
teatro e la recitazione dove certamente Shakespeare la fa da padrone (ma non
solo, il West End offre tutti i generi) e gli inglesi ne sono molto orgogliosi.
Ho avuto la fortuna di potervi ritornare con una borsa di studio e terminare la
mia formazione attoriale in una prestigiosa scuola come hai menzionato prima
tu. E’ stata una splendida esperienza potermi cimentare in diverse produzioni
teatrali in lingua inglese, fra cui Pinter e autori del teatro elisabettiano,
durante la quale ho migliorato la cura per il dettaglio e disciplina, tanto
necessarie in questo mestiere.
I londinesi che percezione hanno
dei drammaturghi italiani, so ad esempio che spesso viene rappresentato il
dramma Vestire gli ignudi di Pirandello, ma a parte questo celebrato autore,
sono a conoscenza di quanto succede in Italia, oppure sono legati al passato?
Nel
periodo trascorso in Inghilterra, l’impressione che ho avuto è che gli inglesi,
molto legati alla loro cultura, sembrano essere rimasti al passato per quanto
riguarda gli autori italiani. Pirandello, rimane certamente l’autore più rappresentato
(con Sei personaggi in cerca d’autore, oppure Così è se vi pare..) poi direi
anche Dario Fo, Mario Fratti... Oggi, più probabilmente, gli inglesi sono
attratti dalla letteratura di Camilleri e del suo personaggio di enorme
successo "Montalbano" nella fortunatissima serie trasmessa sulla BBC.
Ho visto il film
Libera me, un film che mi ha colpito per la tua recitazione, tra l’altro è
stato premiato in un importante film festival di Los Angeles, il Los Angeles
cine fest, come ti sei calato nel ruolo? Lo ammetto eri talmente convincente
che quando ci siamo sentiti per la prima volta, tu mi hai detto: “ guarda che
io non sono così”.
Sì,
l’ho detto... ha ha… sorpreso da alcuni commenti e sguardi infastiditi di una parte
del pubblico alla prima del film per via del ruolo da cattivo che interpreto. A
parte gli scherzi, sono contento di come sia andato il film nei festival e di
essere riuscito a realizzare un film che tratta di un dramma sociale purtroppo
molto attuale, la violenza di genere, e di contribuire a lanciare dei messaggi
forti. Mi sono preparato documentandomi il più possibile. Concentrandomi oltre
che sull’aspetto fisico, sulla psicologia di un soggetto instabile. Poi di
grande aiuto ed ispirazione nella creazione del mio ruolo sono stati i dipinti presenti
nel film (di un eccellente artista bagherese, Arrigo Musti) con i quali il mio
personaggio instaura un sorta di rapporto morboso.
Ultimamente sei stato a New
York, che cosa ci puoi raccontare di questa esperienza. Hai stretto rapporti
ci collaborazione, hai partecipato a dei provini, infine chi lavora nel cinema
di questa città è ferma ancora ai grandi film del neorealismo oppure segue con
passione le produzioni italiane?
E’
stata un’esperienza molto positiva sotto diversi aspetti, durante la quale ho
stretto contatti e preso parte a più progetti indipendenti, sia di serie che di
film. Ho anche portato avanti un mio progetto di serie web la cui azione si svolge
in parte proprio nella "Grande Mela". New York è infatti una città
ideale per fare cinema, presentando infinite possibilità e scorci che la
rendono unica. Quanto agli americani, sono aperti e curiosi, con una
incredibile voglia di fare, sempre attenti ad accogliere il meglio di quanto si
riesce a creare anche oggi nel nostro cinema (vedi Tornatore, Sorrentino...),
seppur non paragonabile ai fasti delle
produzioni di un tempo che hanno fatto la storia del cinema.
Drammaturgo italiano
preferito, mentre invece chi sceglieresti come autore straniero?
Pirandello.
Shakespeare.
In genere come
scegli un copione, ti attira la trama in generale, il personaggio, o il
cast con cui dovrai lavorare.
Direi
proprio un insieme di fattori. Sicuramente la storia, i temi affrontati
nell’opera e il personaggio che dovrò interpretare. Cosi come l’idea di regia,
sia essa in teatro o sul set. Anche il gruppo di lavoro è importante.
La tua famiglia come
vive la tua carriera di attore, avrebbe voluto che diventassi avvocato o
medico, come sognano tutti i genitori oppure ti hanno appoggiato sin
dall’inizio?
Probabilmente
sognavano altro per me eh eh.Non è stato facile per loro, ma credo che alla
fine si siano convinti della mia passione e determinazione nel perseguire
questo mestiere.
A tuo avviso che
cosa manca al cinema italiano per ritrovare quella vena creativa che lo aveva
reso famoso nel mondo negli anni cinquanta e sessanta?
Questa
domanda richiederebbe più tempo e soprattutto più pagine per scrivere … Secondo
me c’è bisogno di una ventata d’aria fresca, bisognerebbe dare maggiore spazio
ai tanti talenti creativi che purtroppo no trovano opportunità, respinti molto
spesso da un sistema che invece di puntare più sulla qualità e originalità
insiste su "sicure" ma sterili ripetizioni...Non bisogna dimenticare i
grandi del passato ma anzi vederli e rivederli, studiarli…
Hai mai pensato di
diventare regista? E se ci hai pensato che tipo di film vorresti girare?
Ad ora
non ci ho mai pensato. Vorrei continuare a recitare e migliorarmi tanto in
questo. Un giorno chissà.
Alessandro quando reciti con dei
registi stranieri che cosa porti con te del tuo essere siciliano?
Metto
sempre tutto me stesso al servizio dei registi e delle storie da raccontare
attraverso i personaggi che interpreto, attingendo al mio bagaglio di
esperienze e vissuto sia in Italia e che all’estero. Certamente il mio essere
siciliano, con i suoi colori e chiaro-scuri, è un’altra componente importante
di me e di arricchimento in questo lavoro con qualsiasi regista, e perciò fiero
di portarla sempre dentro .
30 Aprile 2017