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lunedì 10 giugno 2024

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 


 

STEFANO 

SARRITZU

 


 

 


 

Stefano Sarritzu è nato a Quartu   Sant’Elena   il 19 maggio del 1992 gioca a calcio nel ruolo di attaccante.

 

Così ci si presenta:

 

“Posso iniziare dicendo che   ho sempre giocato nelle giovanili di  club dilettantistici, ma, mai professionisti, all età di 15 anni, ero giovanissimo, faccio il mio primo debutto in prima squadra nella categoria promozione all’ Orione 96.

 

All’età di 16 anni firmo per il Selargius squadra che militava a quel tempo nel campionato di Serie D e rimasi lì fino al compimento di 20 anni, giocando 3 stagioni in serie D e totalizzando 40 presenze e 12 goal .

 

A 20 anni gioco meta stagione nella squadra della mia città, a Quartu Sant'Elena nel Quartu 2000, società che militava a quel tempo in promozione, totalizzando solo 2 gol, ma feci i play off.

A 21 anni firmo in eccellenza al Sanluri Calcio realizzai 15 gol e 12 assist facendo il play off. 

A 22 anni mi prese il Castiadas squadra sempre sarda come quelle elencate precedentemente che militava nel campionato di eccellenza, quell’ anno soli 6 gol e 8 assist ma facendo un secondo posto e andai a vincere il play off che permise al club di andare in serie D.

A 23 anni andai alla Palma Monteurpino sempre sarda in eccellenza quell’ anno 16 gol 12 assist. 

L’ anno dopo rifirmai per la Palma Montefortino, ma poi a dicembre ritornai al Castiadas totalizzando 11 gol e 10 assist più finale play off.

A 25 anni mi prende la Torres squadra storica sarda in eccellenza quell’anno vinsi il campionato totalizzando 16 gol e 14 assist in 32 presenze.

A 26 anni rimango alla Torres e gioco in serie D realizzando 11 gol e 12 assist in 30 presenze.

 

A 27 anni firmo il mio primo biennale in serie B con il Pescara, il club mi diede in prestito al Pineto e al Chieti, totalizzando solo 3 gol,  il campionato poi  si fermo per il Covid.

A 28 anni torno alla Torres in serie D, ma non feci gol fino a quando nel mercato di dicembre mi prese il Latina con cui vinsi il campionato di Serie D con 7 gol e 8 assist e 18 presenze.

 

A 29 anni firmo in serie D per il Flaminia zona di Roma, feci solo 2 gol in coppa Italia e 2 gol in campionato, 13 furono le presenze.

 

A 30 anni firmo per l ‘Aquila, eccellenza, vinco il campionato realizzando 28 presenze 7 gol e 11 assist.

 

A 31 anni rimango all’ Aquila (quest’ anno) e gioco il campionato di serie D realizzando 1 gol e 4 assist. Però durante il mercato di dicembre decido di andare via e vado al Rieti squadra che militava nel campionato di eccellenza, realizzo 5 gol e 8 assist, vinciamo il campionato di eccellenza e portando il Rieti in serie D.

Il Rieti nella sua grande storia calcistica non ha mai vinto un campionato diretto in eccellenza. 

 

A oggi nella mia carriera ho vinto 5 campionato di cui uno di D e 4 di eccellenza. In questi ultimi 2 anni ho vinto 2 campionati di seguito.

 

 







La prima domanda che le voglio la stagione è terminata nel migliore dei modi, siete in serie D. Che cosa ha provato a livello emotivo? Inoltre le faccio i miei complimenti a lei, e a tutta la squadra. 

 

La stagione è terminata nel migliore dei modi, ho conquistato la serie D con il Rieti. Sono arrivato a dicembre e la squadra era terza in classifica, l’obiettivo della società era quello di prendere giocatori del mio calibro, i quali avrebbero potuto dare un contributo, il loro obiettivo era quello di vincere il campionato, quindi nel mercato di dicembre, hanno deciso di puntare su di me e su altri giocatori per provare a fare il salto di qualità, e così è stato. 

 

Devo ringraziare questo gruppo di ragazzi, sono stati meravigliosi e li porterò sempre nel cuore, ho dato il meglio di me facendo tanti sacrifici, però come ripeto il merito appartiene a tutti e questi giovani mi hanno fatto veramente sentire a casa.



 


 


La prossima stagione sa dove andrà a giocare? 

 

Non so dove sarò, ho dei problemi da risolvere in famiglia, il club Rieti so che vorrebbe riconfermarmi, e questo mi fa molto piacere, ripeto devo valutare un insieme di situazioni familiari e se tutto andrà per il meglio, posso pensare a valutare la proposta di tornare a Rieti. 

 

Quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?

 

Sin da quando sono nato, ero innamorato, penso che il calcio abbia chiamato me, sentivo questa grande energia e forza, da passione è diventato un lavoro perché oggi vivo di questo, ho fatto molti sacrifici e le cose non mi sono sempre andate bene come negli ultimi 7 anni. 

 

Quando si è piccoli ci si diverte e non si pensa che debba diventare un lavoro, gli ostacoli ne ho trovati tanti, il problema non è cadere, ma rialzarsi, i sacrifici, gli errori, ti portano ad avere più esperienza, più bravo, più preparato, e neanche ti accorgi che poi da una passione nasce il lavoro, per me è lo sport più bello ed è anche  il lavoro più bello. È una passione che non potrà mai morire dentro di me.

 

I suoi genitori hanno cercato di assecondarla, oppure le hanno detto la classica frase: “...non sarebbe meglio che pensassi allo studio?”

 

Ho la fortuna di avere dei genitori che sono sempre stati dei grandi sportivi, mia madre si è laureata in scienze motorie, ed è pure docente, mi ha insegnato l’importanza dello sport, lo studio è importante, ma l’attività agonistica lo è altrettanto, aiuta tanto nel migliorare il proprio carattere, ed è giusto conciliare sport e studio. Ti insegna a fare amicizia, ad essere leali e pure il rispetto per l’avversario, è importante anche se  svolgi un lavoro che non sia solo il calcio. 

 

Perciò per la mia famiglia era importante che io facessi sport, ma in modo anche che mi potessi divertire. A mia madre sarebbe piaciuto che finissi gli studi, mi sono diplomato, ma non sono riuscito ad andare all’università. Comunque mentre giocherò a calcio preparerò anche la prossima tappa, l’opzione B.

 

 

Lei ha giocato in diverse squadre della sua terra, , a quale è rimasto più   legato? 

 

La squadra è la Torres, ho vinto un campionato e la gente mi ha fatto sentire a casa. Pur quanto esistono rivalità tra Sassari e Cagliari perché la Torres è la squadra di Sassari, non mi hanno mai fatto sentire una persona scomoda, anzi, come ho detto sopra,  mi hanno fatto sentire a casa, oggi nutro molto affetto nei confronti dei tifosi, e nei confronti di questa maglia, sono stati tre anni bellissimi, io ho cercato di essere molto professionale e loro mi hanno trasmesso tanto affetto, queste sono le cose belle del calcio e io me le porterò sempre dentro con me.




 





Ad un certo punto lei si trasferisce al Pescara, calcio, che effetto le ha fatto cambiare regione e squadra?

 

Quando mi trasferisco al Pescara, firmo un biennale in serie B, e poi vengo dato in prestito al Pineto, (squadra satellite). Devo precisare che miei genitori e le mie sorelle si sono assentati per le loro attività sportive, quindi ho capito che se volevo provare nuove esperienze, avrei dovuto lasciare la mia città.

 

Quindi anche se sono legato alla mia terra, ho capito che se ti chiamano vuol dire che sei bravo, non ti nego che un pochino di mancanza ce l’hai, della tua terra, dei propri affetti. 

 

Il primo anno che giocai fuori non ottenni grandi risultati, feci delle grandi prestazioni, ma a livello di numeri ero discontinuo, poi però i risultati sono arrivati, queste esperienze che ho fatto fuori dall’Italia mi hanno dato la possibilità di conoscere nuove regioni, tradizioni e persone, un bilancio più che positivo. 

 

Successivamente viene dato in prestito al Pineto e al Chieti, ma questo è avvenuto nello stesso anno, oppure un anno ha giocato al Pineto e poi un anno al Chieti?

 

Sono mandato in prestito al Pineto, poi per mia scelta a dicembre decisi ho deciso di andare al Chieti, è stata una scelta mia, giocavamo nello stesso girone, il Chieti era in zona retrocessione, e io, diciamo che mi piace fare l’eroe, volevo provare ad aiutare quelle società che erano in difficoltà, magari all’inizio avevano un obiettivo in grande, ma poi scoppiò il covid e si fermò il campionato ed essendo in bassa classifica retrocedemmo causa covid.

 

 

Oltre al calcio quali altri sport segue con grande interesse? 


Io non seguo tanti i vari sport, mi piace il pugilato, il calcio lo guardo poco, ma non perché sono presuntuoso, perché ritengo che il calcio visto che occupa l’80% della giornata non ho certamente interesse a guardarlo il calcio in tv.  Si arriva a casa la sera sei stanco mentalmente e fisicamente e per ricaricare le batterie è importante staccare. Quello che conta è aver dato tutto nelle sedute di allenamento, poi a casa devi trovare qualcosa che ti possa distrarre e di conseguenza se capita mi vedo un combattimento, oppure guardo un film.

 

Si ricorda il suo goal più bello?

 

Goal? Ne ho fatto diversi, erano belli perché li ho fatti nelle partite decisive, ti posso dire che anche se non ne ho fatti molti in serie D ne ho fatti 35, in Eccellenza sono arrivato a quota 60, 70, comunque i più entusiasmanti li ho fatti in serie D, con la Torres.  Mi viene in mente la partita contro l’Ostiamare, quello che realizzai fu un goal eccezionale e la partita finì uno a zero per noi,  tra l’altro quell’anno combattevamo per i play off. 

 

Quest’ anno ne ho fatto uno per lo spareggio contro la Maccarese, perdevamo uno a zero e la partita è finita uno a uno, un altro è stato realizzato l’anno scorso quando abbiamo vinto il campionato all’Aquila


Concludendo questo discorso posso dire che ho fatto goal belli perché le partire erano decisive, puoi realizzare dei goal eccezionali, ma se perdi 4 a 1 il tuo è goal servito a poco. Un goal dev’essere bello da vedere, ma dev’essere fatto in momento opportuno.


 




Di lei nelle varie testate si parla molto bene, è molto stimato e ricercato, in che modo si riescono obiettivi così alti?

 

La gente parla bene, forse perché ci vede una grande umanità, poi c’è la professionalità, puoi anche un bravo ragazzo ma se alla domenica vai ai “due all’ora” e non fai quello per cui sei pagato, ovviamente ti stimano per alcuni tuoi lati, ma dal punto di vista agonistico certamente, no.

 

 Essere stimati in delle piazze importanti dove la gente vive e conosce il calcio è motivo di grande orgoglio, i tifosi, i bambini ti vedono come un giocatore importante perché ti vedono bravo, io dico sempre che il vero risultato di ciò che sei è la domenica. 

 

Può succedere di non riuscire a fare una buona partita, non può essere la giornata buona, generalmente quando fai una grande partita è perché in settimana hai dato tutto, hai fatto le ore giuste di riposo ed anche una sana meditazione per arrivare alla domenica pronto e preparato, il calcio non è solo fisico, ma è anche mentale e se stai male non ottieni nulla. Quando ho militato in club ritenuti importanti sono sempre stato serio perché tengo a me stesso, e la passione è fondamentale,  così come  è bello essere acclamati, ma devi concentrarti  solo su e per te stesso, anche perché se aspetti che gli stimoli te li diano gli altri, non vai da nessuna parte. 

 

Gli stimoli li ho trovati dentro di me perché mi piace provare a essere migliore, il pubblico si rende conto alla domenica a quanto tu tieni a fare bene

 


 





Grandi discussioni con i mister le ha avute oppure ha sempre accettato le decisioni con serenità?

 

Ho sempre avuto dei bei rapporti, ma non sempre ho avuto del feeling all’inizio, questo perché non lo conoscevo, poteva capitare che lui arrivava quando firmavo nella stessa annata. 

 

Tu puoi essere forte, però puoi trovare sempre un allenatore a cui piaci o non piaci, posso capire che non ti può piacere il modo di giocare, però il rispetto ci dev’essere, e se si supera il limite io ti faccio capire anche io che tu non mi piaci.

 

Ho avuto delle discussioni non voglio fare nomi, ma il tempo è galantuomo e alla fine si vede quello che sei. Io oramai sono un uomo, mi sono sempre comportato bene, sono un professionista, ho fatto i miei errori e quando ho sbagliato sono sempre stato il primo a chiedere scusa. Negli ultimi anni ho trovato degli allenatori che non mi hanno rispettato perché gli stavo scomodo, è successo che a volte non venendo scelto la squadra perdeva e i tifosi andavano a contestare il mister. 

 

L’allenatore poco acuto non accetta le contestazioni e allora si accanisce ancora di più.  Purtroppo nel calcio questi fatti accadono sovente.

 

Un allenatore che riveste per lei una grande importanza?

 

Posso menzionare il mister Aldo Gardini, l’ho conosciuto per poco tempo quando stavo alla Torres e l’ho ritrovato quest’anno al Rieti, dal punto di vista umano è una grande persona, tecnicamente è un ottimo allenatore, mi ha insegnato tanto per quanto riguarda la mia professionalità, ha avuto una grande influenza positiva sotto tutti gli aspetti.



 


 

 


Generalmente che ruolo ha all’interno del gruppo, mi spiego ascolta i consigli dei compagni, discute serenamente con loro, oppure tende a imporre la sua volontà?

 

Più cresci e più maturi, diventi un padre, preciso che ancora non lo sono né nella vita e né nella squadra, però ci sono dei più giovani che hanno bisogno di una pacca sulla spalla.

 

 Poi ci sono compagni e compagni, qualcuno ha bisogno di una pacca sulle spalle che può venire data da me o da un altro giocatore che ha più esperienza, perciò un giocatore come me che ha maturato esperienza e sa come ci si comporta dentro e fuori dal campo può e deve essere un esempio, quando si parla di ruolo importante si fa riferimento agli equilibri dello spogliatoio. 

 

Quando ero giovane ci sono passato quando arriva un giocatore più grande a darti dei consigli fa molto piacere, a volte nel dare un consiglio lo faccio in maniera serena e a volte brusca, ma, mai senza mancare di rispetto o umiliarli, con quei ragazzi un po’ più tosti sono lo sono dovuto esserlo anche io, per il bene suo, mio e di tutta la squadra. 



 





Un suo pregio e un suo difetto (calcisticamente parlando) 

 

Un pregio è che sono un ragazzo che non mi risparmio mai, do tutto di me, per far vincere la mia quadra sarei pronto a dare la vita, amo talmente tanto questo sport che mi farei tagliare una gamba, ho un gran cuore perché offro tutto me stesso. Un difetto? Segno poco perché sono altruista.

 

Un giocatore che lei ammira tantissimo? 

 

Ammiro sia come uomo che come giocatore Roberto Baggio, da piccolo ne ero innamoratissimo, e poi menziono  il vecchio Ronaldo, era un fenomeno, ma quello era un alieno, Roberto Baggio lo vedevo come un eroe, ero lo sport, era il calcio, Ronaldo il fenomeno andava oltre il calcio, ripeto per me Roberto Baggio è stato il miglior giocatore italiano, se vogliamo parlare di alieni il discorso cambia totalmente.

 

Famiglia e amici quanto sono importanti per lei? 

 

La famiglia è la cosa più importante, la famiglia va oltre, è quella che ti porta a raggiungere tanti risultati.  Questi si raggiungono attraverso l’appoggio degli affetti, gli affetti delle persone a me care sono utili nei momenti di difficoltà, dobbiamo essere dei leoni in campo, ma siamo degli esseri umani e ogni essere umano ha le sue forze e le sue fragilità e le sue fragilità. Queste le si possono superare grazie agli affetti dei familiari e degli amici, è importante circondarsi di amicizie sane e giuste, la famiglia è la famiglia nel bene e nel male e le vuoi pur sempre bene.

 

 

Un sogno che vorrebbe che si realizzasse nell’immediato? 

 

Non ho un sogno, per quanto è bello sognare, tra l’altro per me un sogno è un obiettivo che vuol provare a raggiungere, e io non he  dal punto di vista calcistico, però  mi piacerebbe continuare a giocare e fare quello che sto facendo ora, quando domani farò un allenamento, l’ultima partita, l’ultima stagione cercherò di concluderla nel migliore dei modi.  In conclusione ne ho, ma è una cosa molto personale, penso che i sogni non vadano comunicati, se non alla persona interessata.

 


 




A chi vorrebbe dedicare questa intervista?

 

La dedico a mia madre, è la cosa più importante che ho, dovrebbe valere per tutti i figli, per tutti i figli la madre dovrebbe essere la persona più importante. 

 

È sempre stata la mia prima tifosa, mi ha insegnato i valori dello sport, lei è stata una grande professionista di ginnastica ritmica, in alcuni momenti della mia vita avrei mollato se non ci fosse stata la sua presenza. 

 

Quando tornavo a casa deluso perché la partita non era andata come volevo oppure perché il mister non mi aveva scelto, lei mi diceva che non dovevo mollare e mai è andato contro il mister, non ha mai puntato il dito contro qualcuno, mi ha insegnato ad affrontare ogni ostacolo, e pure la perseveranza, mai mollare, non bisogna mai vivere con il rimorso di non averci mai provato. 

 

Bisogna perseverare, se non fossi stato per lei, non sarei quello che sono, sono un ragazzo che grazie a lei è diventato un uomo, la palla mi ha fatto diventare un uomo. 

 

Se sono orgoglioso di me lo devo a mia madre.

 

 

Grazie 

 

 10 06    2024 

 

(Tutti i diritti riservati) 

 

domenica 9 giugno 2024

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

 

 

 

BRUNO

TOSCANO

 




 Bruno Toscano è un giocatore di calcio, ha 35 (centrocampista) anni è   di Reggio Calabria e così si presenta:

 

“Mi chiamo Bruno Toscano, inizio a giocare in una scuola calcio di Reggio Calabria, all’età di 13 anni inizio a fare i primi provini: Verona, Bari, Parma, poi a 14 anni sono nei giovanissimi nazionali nel Cosenza Calcio che era in serie B, quell’anno purtroppo fallì (il presidente era Pagliuso) e tutti i giocatori rimasero svincolati, dovetti scegliere tra la Reggina e il Genoa. Decisi per andare a Reggio, anche per stare più vicino a casa. 

 

A Reggio faccio due anni di allievi e due anni di Primavera, il mio allenatore era Luca Gotti, attuale tecnico del Lecce; lo ricordo con enorme affetto, era un allenatore molto competente e si vedeva che già “aveva la stoffa” per salire ad alti livelli. 

 

Successivamente vado in prestito un anno al Vittoria, (tra l’altro ebbi dei problemi con il club e con il mio procuratore), e con quel club  la storia si è interrompe.

 

Sono poi al Castrovillari, Interregionale, facciamo una salvezza importante, dopo 7 giornate eravamo a 7 punti, però poi riusciamo a fare i playout contro la Casertana e riuscimmo a salvarci.

 

A causa di un procuratore che mi fa temporeggiare, finisco nella  Gallicese,  in eccellenza, due anni, poi per una breve parentesi sono a Palmi, sempre in eccellenza, ritorno a Galli in promozione. Dopo il matrimonio inizio a girare diverse squadre, in categorie inferiori affinché mi possono consentire il calcio con il lavoro. Per tre anni sono nella Villese, un anno sono a Filocaso, tre anni al Rombiolo, un anno a Gioia nella Gioiese.

 

 

Gli ultimi anni sono al San Calogero, poi ritorno al Rombiolo, poi al Real Parghelia, l’anno scorso sono al San Nicola da Crissa, e in questa stagione sono al Real Parghelia.

Al Rombiolo, a Villa, a Gioia e a San Nicola sono vincitore di 4 campionati di prima categoria.”

 

 

 





La prima domanda che le voglio fare è la seguente: soddisfatto delle sue prestazioni di questa stagione calcistica?

 

Ti posso dire che sono soddisfatto, anche se una persona molto critica, sono diversi anni che mi mantengo su un livello di prestazione molto positiva. La stagione che ho fatto  è  stato molto positiva.







La prossima stagione sa dove andrà a giocare; oppure deve vagliare diverse offerte?

 

Non so dove andare, semplicemente perché la stagione è in corso, poi valuto, io in genere aspetto luglio, perché non voglio sentire parlare di calcio, qualcosa mi è arrivato, però sono concentrato per la prossima partita.

 

Quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?

 

Vengo da una famiglia nella quale il calcio è stata sempre una grande passione, mio padre ha giocato, ed è sempre stato un tifoso sfegatato del Milan, e ai noi tre figli maschi ci ha trasmesso questa passione, poi sinceramente visto che eravamo predisposti, iniziando a giocare abbiamo capito che lo sport sarebbe stato il nostro futuro. Ovviamente puntavamo a farla come professione, ma non è certamente facile giocare in certi palcoscenici, ora ci divertiamo.

 

I suoi genitori hanno cercato di assecondarla, oppure le hanno detto la classica frase: “...non sarebbe meglio che pensassi allo studio?”

 

I miei genitori mi hanno sempre assecondato, anche se mi hanno sempre detto di non tralasciare lo studio, hanno fatto enormi sacrifici, quando ero a Reggio mi venivano a prendere a scuola prima, mi accompagnavano all’allenamento, mi aspettavano, come ho detto prima i sacrifici sono stati tanti. 

 

 

 

Lei all’inizio fa diversi provini, che ricordo ha?

 

Sono delle belle esperienze, la prima che ho fatto è stato a Parma, era il Parma di Arrigo Sacchi, c’era Cannavaro, ho ricordi bellissimi, poi sono andato a Verona, c’era Mutu, Camoranesi, Malesani, era una società al top, poi sono stato al Bari, per varie vicissitudini legate alla foresteria non mi sono mai fermato in quei posti.

 






Un passo importante è il suo arrivo al Cosenza calcio, poi però la squadra fallisce, in quei momenti cos’ha pensato?

 

Sì, arriva il Cosenza, era in serie B, Pagliuso il presidente, feci il provino e mi avevano voluto con una certa insistenza, tra l’altro il mister stravedeva per me, nonostante che fosse una bella squadra con tanti ottimi giocatori, la squadra retrocesse in C, Mondonico era l’allenatore, fra i giocatori ricordo Lentini. Purtroppo a causa di problemi societari la squadra fallisce. Forse se fossi rimasto al Cosenza, altre porte si sarebbero potute aprire. 

 

Successivamente si trova a un bivio: andare alla Reggina o al Genoa, e sceglie il club più vicino a casa sua, si è pentito di quella scelta?

 

Dopo il fallimento del Cosenza c’era un mio compagno di squadra, tramite uno zio procuratore era andato a Genova e mi voleva con sé. Nello stesso momento c’era la Reggina, mi fecero fare un provino, andò benissimo, ma c’era un problema legato ai tesseramenti, come ’87 non potevo essere tesserato, appena esco dal Sant’Agata, mi sento chiamare dal segretario del Club: “…Toscano, ma lei è dell’’88?”, rispondo affermativamente, rientro e firmo subito. Non sono pentito, ho fatto 4 anni stupendi, due di allievi e due di primavera, la Reggina viveva un bel momento, era in serie A, i tecnici erano preparatissimi, la struttura era all’avanguardia, ripeto, non sono pentito, ognuno ha la propria strada da seguire.

 

Nella Reggina il suo allenatore è Luca Gotti – attuale tecnico del Lecce – che ricordo ha? 

 

In Primavera sono stato allenato da Gotti, il ricordo è bellissimo, è una persona intelligentissima, ha una cultura molto vasta, “fuori dal normale”. Avevo capito che sarebbe arrivato ad alti livelli, e comunque sono orgoglioso di essere stato allenato da lui.

 






Dopo la Reggina lei milita in tante squadre, qual è la squadra a cui lei ha legato il suo cuore?


Dopo la Reggina sono stato in squadre che militavano nell’Interregionale, poi per motivi famigliari, - mi sono sposato – motivi lavorativi sono dovuto per forza scendere di categoria. Dove sono andato ho sempre cercato di dare il massimo, qualche allenatore mi diceva sempre che ero un professionista nei dilettanti, questo perché davo tutto me stesso nei vari club in cui hi militato. Ricordo con piacere Castrovillari visto che era il primo anno in serie D, eravamo partiti molto male, poi quando tutto sembrava spacciato, ci siamo salvati a Caserta, e poi tante sono le quadre che ricordo con affetto, l’anno scorso ero al San Nicola, dove abbiamo vinto il campionato.

 

Si ricorda il suo goal più bello?

 

Nella mia carriera di goal belli ne ho fatti diversi, non sono un calciatore che fa tanti goal, ma 5 o 6 all’anno li ho sempre fatti, il più bello ti direi un tiro al volo da fuori area con la Gioiese 1918, nella semifinale di Coppa Calabria, questo è forse il goal più bello. 

 

Grandi discussioni con i mister le ha avute oppure ha sempre accettato le decisioni con serenità?

 

Non le ho mai avute, perché bisogna sempre accettare le sue decisioni, anche se non si possono condividere.

 


 




Un giocatore che lei ammira tantissimo? 

 

Se parliamo del mio stesso ruolo, una volta era Pirlo, registi come Pirlo non ne vedo tanti in circolazione, posso citare semmai Bellingham, lo stesso Lausen dove nel Milan potrebbe fare tanto.

 

Se domani le arrivasse una proposta da un club fuori Italia, ad esempio diversi giocatori che ho intervistato hanno giocato per qualche anno in Scozia, in Norvegia, in Islanda, un ragazzo in Nuova Zelanda, lei se la sentirebbe di partire con la famiglia e di lasciare la sua città, oppure valuterebbe l’offerta?



 




Ti posso dire che non potrei valutarla, sia per l’età, credo di essere a fine carriera, sia familiari, lavorativi. 

 

Un sogno che vorrebbe che si realizzasse nell’immediato? 

 

Tutti abbiamo dei sogni, avendo due figli maschi un sogno sarebbe quello di vederli giocare a calcio ad alti livelli, magari dove non sono riuscito ad arrivare io, in conclusione se ciò avvenisse sarei felicissimo.



 




A chi vorrebbe dedicare questa intervista?

 

La dedico alla mia famiglia, mamma, papà, mia moglie e i miei figli, anche perché mi sono sempre stati vicino in ogni momento.

 

 

 

 10  06  2024

 

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