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lunedì 4 marzo 2024

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

 

 

 

PAOLO

MICHESI 

   




Paolo Michesi   è nato a Catanzaro il 18/12/1976 perché suo papà, Pietro Michesi, era l’attaccante del Catanzaro e la squadra in quegli anni era in serie A. Dopo un passato da giocatore ora è un dirigente sportivo e abita a Roma. Così ci si presenta:

 

 

Io inizio a giocare a calcio nel Casilina, squadra del mio quartiere di Roma, all’età di 10 anni e qui ho fatto tutta la trafila delle giovanili fino alla prima squadra (dalla seconda categoria alla Promozione). All’età di 36 anni smetto di giocare e inizio sempre al Casilina a fare il direttore sportivo. Qui rimango per tre anni partendo dalla seconda categoria vinta e facendo i due anni successivi la prima categoria. 

 

 

Mi trasferisco nell’anno 2015/2016 all’Atletico Torbellamonaca sempre prima categoria dove rimango un anno per poi andare l’anno dopo 2016/17 all’Atletico Torrenova in promozione e qui rimango per 4 anni dove l’ultimo anno 2019/20 vengono fermati i campionati a febbraio per il problema covid dove la nostra squadra stava lottando per la vittoria del campionato. 

 

Nel 2020/21 vado a fare il direttore sportivo alla Pro Calcio Tor Sapienza (eccellenza) e nel 2021/22 passo al Certosa, società in eccellenza dove sono attualmente. Qui il primo anno arriviamo quinti, l’anno scorso siamo arrivati secondi e abbiamo perso gli spareggi nazionali con il Fossombrone per accedere alla serie D.

 

 

Nell’anno in corso invece, siano terzi in classifica a distanza di 3 punti dalle prima, a un punto della seconda e mancano 7  giornate  dalla fine.”

 

 

 

 

 

Questa domanda è ovvia, ma gliela faccio comunque, quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?

 

Per ‘colpa’ di mio padre, sono cresciuto in una famiglia dove si viveva di calcio 24 su 24, quindi per me è stato facile innamorarmi di questo sport ed è quello che sta succedendo anche a mio figlio di 16 anni a causa di un nonno e di  un padre che parlano e vedono in continuazione partite di calcio.

 

Suo padre ha giocato in tanti club e ha giocato in serie A, quali sono stati i suoi insegnamenti quando ha iniziato a giocare a calcio?

 

Papà, calcisticamente parlando, era di un’altra categoria rispetto a me. Io mi sono molto divertito come calciatore, ma sempre rimanendo nei dilettanti. Lui invece è stato un signor giocatore.

 

Lei ha militato in diverse squadre laziali, a quali è rimasto più legato?

 

Se parliamo da giocatore, io ho fatto tutte le giovanili nel Casilina, che era ed è ancora la squadra del mio quartiere e a quale sono molto affezionato e come posso la vado a vedere.

 

Da d.s., invece, oltre ovviamente al Certosa squadra in cui sono da 3 anni, sono rimasto molto legato all’Atletico Torrenova dove ho ancora molti amici.



 





Una domanda che faccio alcune volte è questa: si può diventare grandi giocatori con un allenamento molto duro e facendo una vita sana, oppure bisogna avere una dote innata?

 

Io ho visto giocatori con doti innate e ho visto giocatori con meno talento, ma che grazie ad una grande determinazione hanno raggiunto ottimi livelli ugualmente.

 

Secondo il giocatore più forte in questo momento chi è?

 

Se parliamo della serie A, essendo simpatizzante Roma, mi piace vedere giocare Dybala. Il più forte però in questo momento però credo che sia Lautaro. 

 

Con gli allenatori lei ha avuto dei dissapori, oppure ha sempre cercato il dialogo e il confronto?

 

Sono sempre stato una persona che ha cercato il dialogo, sia prima con gli allenatori che adesso con i giocatori.

 

Ad un certo momento lei lascia il calcio giocato e diventa direttore sportivo, per chi non conosce questo ruolo, il direttore sportivo che ruolo ricopre in un Club?

 

Il direttore sportivo in una società dilettantistica è il cuore della società, è colui che contatta e porta i giocatori e deve intervenire in continuazione nel risolvere i vari problemi che sorgono durante l’anno.

 








Un suo pregio e un suo difetto (calcisticamente parlando)?

 

Sono innamorato di questo sport e di conseguenza guardo tantissime partite dove riesco a vedere giocatori che possono essere utili alla causa. Il difetto è che mi fido degli altri ma prima di scegliere un giocatore lo devo sempre prima aver visto io.

 

Qual è la qualità principale che deve avere un direttore sportivo?

 

Deve essere prima di tutto credibile, solo così i giocatori ti danno fiducia. Altra caratteristica fondamentale deve essere brava a costruire la squadra secondo le idee di gioco del mister.

 

Lei ha un figlio giovane è contento che suo figlio segua le sue orme e di suo nonno; inoltre che consigli e suggerimenti gli propone?

 

Come ho detto prima, mio figlio Tommaso a causa del nonno e del padre, non aveva altra possibilità che giocare a calcio, anche se io non l’ho mai forzato, è sempre stata una sua scelta.

Il consiglio che gli do sempre è quello di divertirsi, perché sono momenti bellissimi che ti porti dietro per tutta la vita.

 








Che cosa le ha dato il calcio, e che cosa le ha tolto?

 

Il calcio mi ha dato tante cose ma quella che voglio rimarcare sono le tante amicizie consolidate in tutti questi anni. Se devo pensare invece a cosa mi ha tolto, forse il vivere la famiglia, anche se io cerco di essere il più presente possibile.

 

Un sogno per il futuro?

 

Mi ritengo fortunato perché faccio quello che mi piace, se però devo esprimere un desiderio a breve, vincere quest’anno il campionato di Eccellenza e andare in serie D con il Certosa, non sarebbe affatto male.

 



Grazie 

 

 

 

04  03  2024

 

(Tutti i diritti riservati) 

 

 

 

 

 

 

 

venerdì 1 marzo 2024

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

 

 

 

GIOVANNI

ESPOSITO 

 

 


 

 


 

Giovanni Esposito di Castellamare di Stabia nato il primo di aprile del 1976 è stato un giocatore di calcio, ora oltre a essere un allenatore dirige una squadra di calcio.   Così ci si presenta.

 

Muovo i primi passi nel campetto del mio rione c.m.i, poi passo alla scuola calcio club Napoli di Castellammare dove sono usciti i portieri: Donnarumma, Mirante, Iezzo e altri, a 14 passo alla Juve Stabia dove faccio la Beretti sotto età, poi all’ età di 15 anni mi alleno con la prima  squadra dei vari Musella, Onorato; l’anno dopo passo alla Reggina dove gioco con gli allievi nazionali; l’ anno successivo  nel 91/92 sono  alla Peloro Messina serie D; da quel momento in poi  parte il mio girovagare per la Sicilia dove gioco con il Trapani, l’Acireale, l’Akragas, per poi ritornare in Campania: Portici, Ariano, Boscoreale, Pimonte e Capri,  a 30 anni smetto la mia carriera travagliata da infortuni.

 

 

All’ età di 31 anni inizio la mia carriera da allenatore, al Paestum citta dei templi facendo da allenatore in seconda  alla prima squadra allenata da mister Gianni Macera colui che mi a ispirato ad allenare,   nel frattempo alleno  la juniores dove vinco il mio primo campionato,  alla Libertas Stabia  vinco un titolo juniores e nel frattempo perdo la finale Coppa Campania allievi per “giustizia sportiva”, successivamente   sono al  Gladiator, a Ischia vinco il campionato allievi  e qui conosco il mio maestro Sasa Campilongo. 

 

 

Mi trasferisco al Savoia dove vinco un altro campionato allievi, inizio poi inizio la collaborazione con Sasa Campilongo, sono al Taranto, alla Puteolana, e nel mezzo alleno l’Audax Salerno dove perdo la finale play off prima categoria, però vinco poi il campionato l’ anno dopo.

 

Riesco a subentrare al Centro storico Salerno in promozione dove dal terz’ultimo posto la porto al ridosso dei play off, il covid ci ferma.

 

 Insieme al mio amico Gianni Somma apro una scuola calcio che mi sta dando tante soddisfazioni (accademia dieci e lode), quest'anno sono al Olympic Salerno dove siamo al ridosso dei play off".

 

 

 

 





Come prima domanda le voglio fare questa: la scuola calcio le sta dando tante soddisfazioni, lei è riuscita a fondarla assieme a Gianni Somma, come mai ha deciso di istituire la scuola calcio e di che tipo sono le soddisfazioni?

 

Diciamo che la scuola calcio è stata una scommessa, 7 anni fa io e il mio socio Gianni somma abbiamo creato questa società, all’inizio non è stato facile anzi è stata dura, non posso dimenticare i 29 bambini che ci avevano scelto, sono stati 7 anni di duro lavoro sacrifici, e tanta passione. Non ci aspettavamo che in così poco tempo gli iscritti si sarebbero moltiplicati, ma la cosa che più ci inorgoglisce è la stima degli addetti ai lavoro, l’ essere diventata in così poco tempo una delle scuole calcio più importanti del territorio ci gratifica dei tanti sacrifici fatti.

 

La domanda è la classica: quando ha scoperto che il calcio sarebbe stato la sua più grande passione?

 

L’ho  scoperto alla tenerissima età anche perché vengo da una famiglia dove si masticava calcio,  papà e stato ex portiere e mi ricordo come fosse oggi che all’età di 4/5 anni mi attaccavo hai suoi pantaloni per farmi portare ai suoi allenamenti, diciamo che piccolissimo 5 anni già scappavo di casa per andare a giocare per strada con i ragazzi più grandi di me.

 







Lei ha militato in diverse squadre a quali è rimasto più legato?

 

Diciamo che dove sono stato ch'io sempre rimasto un pezzo del mio cuore:  Agrigento, Messina, Acireale, Trapani, forse la più entusiasmante e stata Messina, anche perché avevo 16 anni e giocare al celeste era da brividi, poi Agrigento...ma il cuore è un po’ sparso in ogni dove.

 

Dobbiamo ora fare questa precisazione: lei è stato tanti in Sicilia, come mai e che tipo di esperienza è stata?

 

Diciamo che negli  anni novanta la Sicilia era la meta di tutti i giocatori, io mi trovai per puro caso, quel anno uscì la legge degli under in serie  d e dagli allievi della reggina passai in prestito dal altra parte dello stretto, diciamo che è stata un’ esperienza bellissima sia calcistica che umana; lì ho conosciuto persone eccezionali e anche qualche delusione, ma tutto sommato sono stati anni bellissimi.

 

Generalmente che ruolo aveva all’interno del gruppo, mi spiego ascoltava i consigli dei compagni, discuteva serenamente con loro, oppure tendeva a imporre la sua volontà

 

Diciamo che all’inizio ero sempre un po’ taciturno, anche per la giovane età, all’epoca lo spogliatoio era diverso, c'era rispetto verso tutti, c’era dialogo, scontri, confronti, e tanto rispetto, ti ripeto io ero un carattere particolare capitava che se non giocassi (me la prendevo con mondo intero) ma sempre con rispetto. Sinceramente lo spogliatoio mi manca, era tutto diverso eravamo una sola cosa si litigava, si festeggiava, sì piangeva, ribadisco:  tutto questo mi manca.




 





Un suo pregio e un suo difetto (calcisticamente parlando) 

 

Pregi? Diciamo che ero un esterno d’attacco moderno per quei tempi, avevo la fortuna di calciare destro e sinistro, inoltre ero  di una velocità micidiale. Difetto? E’ stata un’ etichetta che mi anno messo addosso sin da piccolo, …. che ero un po’ gracilino fisicamente.

 

Con gli allenatori lei ha avuto dei dissapori, oppure ha sempre cercato il dialogo e il confronto?

 

Dissapori tanti, ma sempre nei limiti diciamo che ero rompiscatole da gestire.

 

Perché ha deciso a un certo punto della sua vita di diventare allenatore? 

 

Perché a 30 anni ho smesso di giocare, diciamo anche prima, in realtà la mia carriera inizia a 16 anni e finisce a 23. Ho avuto diversi  infortuni, ci sono state delle  scelte sbagliate come quella di  tornare in Campania  e così mi son trovato in categorie minori.

 

La scelta di allenare è quando ho incontrato Giovanni Macera uno dei più preparati in campo calcistico, e vedendolo lavorare mi ha mostrato  il calcio in un’altra ottica.

 

 Che cosa le sta dando il calcio e che cosa le sta togliendo? 

 

Il calcio ma dato tanto, ma tolto tantissimo come per tutte quelle persone militano in questo sport, indubbiamente chi paga e chi ti sta intorno è stata mia moglie e i miei figli ecc. Ti perdi quasi tutte le cose belle della vita!

 

     Qual è il suo stato d’animo prima di una partita? Quali consigli dà ai giocatori?

 

    Diciamo che la partita per me è la fine di un cerchio, io la vivo tutta la settimana, hai giocatori cerco di dargli serenità durante la settimana ed espongo loro le mie idee calcistiche, prima della gara parlo poco.

 

Una partita da allenatore che vorrebbe dimenticare? 

 

Diciamo fortunatamente o sfortunatamente ce n’è più di una.



 




Un suo maestro è stato il Mister Sasà Campilongo, che cosà le hai insegnato

 

Campilongo per me e stato un padre calcistico, da lui ho imparato tanto, non smetterò mai di ringraziarlo prendendomi dal settore giovanile e portarmi tra i grandi.

 

 La famiglia che cosa rappresenta per lei? 

 

Diciamo la famiglia e lago della bilancia per un allenatore, non è facile per moglie e figli, ma fortunatamente io ho una moglie che è fotografo sportivo.

 

Un sogno per il futuro?

 

Guarda un sogno c'è lo avevo, ma dopo aver fatto bene negli anni secondo me l’hanno fatto  svanire, In  Italia e così.



Grazie 

 

 

01  03 2024

 

(Tutti i diritti riservati) 

 

 

 

 

 

domenica 25 febbraio 2024

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

 

 

 

ISIDORO

IZZO

 



 


Isidoro Izzo è nato il 19 01 1984 a Torre del Greco. L’ Inizio calcistico avviene con la Rinascita Torre del Greco di Ciro Izzo (suo padre), per poi passare al settore giovanile del Napoli e della Salernitana, come centrocampista ha militato in piazze importanti come: Acerrana, Portici, San Giorgio, Gladiator, Angri, Scafatese Pomigliano e Salernum, 87 sono i goal che ha segnato.

 



La prima domanda che le voglio fare è la seguente quando ha terminato di giocare e, ovviamente, cos’ha provato nel giocare l’ultima partita?

 

Quando ho giocato l’ultima partita avevo la consapevolezza di aver dato tutto per questo sport che ha rappresentato e rappresenta tutt’ ora parte importante della mia vita.

 

 

I suoi genitori hanno cercato di assecondarla, oppure le hanno detto la classica frase: “...non sarebbe meglio che pensassi allo studio?”

 

I miei genitori mi hanno sempre sopportato e supportato e io allo stesso tempo non ho mai messo in secondo piano gli studi che reputo fondamentale per una crescita culturale completa.



 





Abbiamo saputo che lei ha il Patentino di UEFA B, deduciamo che lei in questo momento stia allenando, sarà una domanda banale che effetto le fa stare dall’altra parte?

 

Essere un allenatore da stimoli differenti ti devi occupare di vari aspetti diventa un lavoro sia di campo che umano cercare di coinvolgere il gruppo facendo sentire tutti importanti in egual modo e soprattutto far si che loro possano credere nel lavoro che gli viene proposto.  Credo che un allenatore per definirsi tale non deve mai perdere la credibilità facendo dell’ onestà e della passione le strade da seguire.

 

Lei ha giocato in diverse squadre, a quale è rimasto più   legato? 

 

Ho girato tante piazze tra le più belle in Campania quelle che più mi sono rimaste dentro sono: Acerra Angri e il Salernum dove ho passato annate straordinarie.

 

 

Si ricorda il suo goal più bello?

 

Di gol belli ne ho fatti qualcuno, ma uno dei più belli lo feci quando ero alla Mariglianese da centrocampo… fu davvero un gol folle.

 

Generalmente che ruolo aveva all’interno del gruppo, mi spiego ascoltava i consigli dei compagni, discuteva serenamente con loro, oppure tendeva a imporre la sua volontà?

 

Nello spogliatoio ho cercato sempre di essere molto presente, di aiutare in tutti i modi i compagni di squadra e di inculcare sempre loro una mentalità vincente.

 

Un suo pregio e un suo difetto (calcisticamente parlando) 

 

Difetto: quello di essere troppo schietto e vero e soprattutto quello di dire sempre la verità è spesso non piace, pregio: quello di non aver mai mollato e di aver messo a disposizione delle società e allenatori tutto me stesso.

 






Lei ha segnato 87 goal, come si riesce ad ottenere un simile risultato?

 

87 gol sono un grande risultato per un centrocampista, i risultati si ottengono con il lavoro lo studio il sacrificio  e soprattutto ho avuto la fortuna di avere grandi allenatori  che mi hanno insegnato tanto.

 

Se avesse la possibilità di tornare indietro, cambierebbe qualcosa, oppure è soddisfatto di dove è arrivato sino ad ora?

 

Se potessi tornare indietro cercherei di non ripetere gli errori commessi nelle scelte e soprattutto nei comportamenti, ma tutto sommato non rinnego nulla accetto gli errori che fanno parte del percorso di crescita.

 

Famiglia e amici quanto sono importanti per lei? 

 

Mio padre è stato fondamentale per me e lo sarebbe stato ancora per molto, ma la vita spesso è crudele e sta a noi continuare il percorso portando dentro gli insegnamenti e i valori che ci sono stati dati. Ho fatto una carriera intera solo per cercare di rendere orgoglioso mio padre e spero nel mio piccolo di esserci riuscito.

 

Grazie 

 

 24 02   2024 

 

(Tutti i diritti riservati) 

 

 

giovedì 22 febbraio 2024

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

 

 

 

GIOVANNI

TROIANIELLO

 

 

   


 



 

 Giovanni Troianiello è un giovane giocatore di calcio di Napoli, questa è la sua carriera.

 

 

“Ho iniziato calcio quando avevo 6 anni alla “Scuola Calcio Somma vesuviana” poi ho continuato fino all’età di 13 anni alla “Stella Vesuviana “dove ho fatto il salto nel professionismo.

 

Ruolo attaccante punta centrale, Paganese 2014-2015, Giovanissimo nazionali 22 presenze 13 goal; Paganese 2015-2016 allievi nazionali /allievi regionali 24 presenze 21 goal; Avellino 2016-2017 allievi nazionali A e B 4 presenze 1 goal;   in quella stagione sono stato in prova al Napoli per 1 mese e mezzo per poi scegliere di smettere con il calcio giovanile e fare l’esperienza in una prima squadra nella stagione dove ho anche esordito sotto età 2016-2017 con la Mariglianese 1 squadra 4 presenze, Mariglianese juniores 10 partite 9 goal.

 

L’anno dopo,2017-2018 anno dell’”under” approdo alla Palmese dove gioco sia con la prima squadra che con là juniores Palmese 2017-2018 prima squadra: 10 presenze 1 goal, Palmese juniores: 19 presenze 18 goal. 

 

Nel 2018-2019 Approdo alla Viribus Somma 100 per poi passare l’anno dopo allo Scisciano 2021, ad oggi è la squadra in cui milito”.


 


La prima domanda che le voglio fare è la seguente come sta andando questa stagione? Si si ritiene soddisfatto delle sue prestazioni oppure ritiene che possa fare di più? 

 

Beh questa stagione a livello di squadra sta andando bene siamo in piena zona playoff nonostante un inizio non facile. Possiamo dire la nostra fino a fine campionato. Riguardo le mie prestazioni non tutto sta andando come previsto ho iniziato il campionato con un infortunio che mi ha tenuto fuori 2 mesi e mezzo.

Adesso le cose sembrano andare meglio l’obiettivo è aiutare la squadra il Il meglio possibile e tornare a fare goal.

 

La prossima stagione pensa di giocare nello stesso club?

 

Non penso al fine stagione cerco di vivermi il Momento sempre. Sono da quasi 4 anni in questa bellissima realtà (Scisciano) mi trovo molto bene la società non ci fa mancare niente. Il calcio è strano, le strade sono tante non si sa mai quello che può succedere, quindi aspettiamo il fine stagione e si valuta la stagione e si tireranno le somme, anche se la mia volontà è rimanere ancora tanti anni.

 

Quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?

 

Ho scoperto l’amore per il calcio tramite mio nonno che mi raccontava tutte le sue trasferte fatte con il Napoli (epoca Maradona) lui era un vecchio ultrà e mi raccontava tutte le partite viste forse è da lì che è nato tutto, poi lui mi ha sempre indirizzato verso quella strada e non smetterò mai di ringraziarlo.

 








I suoi genitori hanno cercato di assecondarla, oppure le hanno detto la classica frase: “...non sarebbe meglio che pensassi allo studio?”

 

Sì, i miei genitori non hanno mai cercato di farmi cambiare idea sul fatto di giocare a calcio e dedicare giornate e anni appresso al pallone.

 

Lei ha giocato in diverse squadre, a quale è rimasto più   legato? 

 

Beh difficile rispondere a questa domanda perché in ogni squadra c’è stato un percorso di crescita. Con la Paganese ho fatto i nazionali ed è un ricordo e un’esperienza che rimarrà per sempre. Poi la Palmese dove ho trovato grandi giocatori di livello altissimo, questi mi  hanno insegnato tanto sia dal punto di vista umano e calcistico E dove ho fatto i miei due  primi campionati di eccellenza E per ultima ma non per importanza lo Scisciano,  squadra dove mi sono ritrovato come giocatore che mi ha accolto in un periodo dove non avevo più voglia di giocare a calcio, grazie a loro ho ritrovato quello spirito, abbiamo vinto un campionato è stato un  primo anno bellissimo, spero che ne arrivino altri così.

 

Lei ha iniziato la scuola calcio da bambino, che cosa consiglierebbe a chi le chiedesse qualche informazione su come diventare un bravo giocatore?


Quello che dico ai bambini che iniziano a giocare a calcio è questo: 

devono divertirsi e crederci sempre, con il duro lavoro e la giusta disciplina si può arrivare molto lontano, ma il tutto va sempre fatto con divertimento e con voglia. 









Da quello che so lei è molto apprezzato come giocatore, come si arriva ad essere stimati e apprezzati dalla gente?

 

Dando sempre il meglio di se stessi in campo, poi il resto vien da sé.


Lei gioca nel ruolo di? 

 

Attaccante Punta centrale

 

Grandi discussioni con i mister le ha avute oppure ha sempre accettato le decisioni con serenità?

 

Beh c’è ne sono state ma ho sempre accettato le decisioni.

 

Un suo pregio e un suo difetto (calcisticamente parlando) 

 

Veloce, irruento.

 

Un giocatore che lei ammira tantissimo? 

 

Zlatan Ibrahimovic.

 

Famiglia e amici quanto sono importanti per lei? 

 

Tantissimo la mia ragazza la famiglia e gli amici ci sono sempre stati nei momenti di difficoltà e li ringrazierò sempre per questo.

 

A chi vorrebbe dedicare questa intervista?

 

La dedico a tutte le persone che credono in me.

 

 

Grazie 


22 02    2024

 

(Tutti i diritti riservati)