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domenica 12 dicembre 2021


di PAOLO RADI 

 

 


 

 

 

 

 

 





CONVERSANDO DI CALCIO CON…

     

 

 

 

GIUSEPPE 

ASILE 

 

 

 














 

Giuseppe Asile, classe 1982 giocatore di calcio di Napoli così ci si presenta. Giuseppe Asile per addetti del settore: "non ha bisogno di presentazioni, giocatore estroso e uomo per bene, c’è tanto da dire, grande stima e affetto, lui è uno che sapeva giocare a calcio ".

 

io cresco calcisticamente nella scuola calcio Maradona e Bruscolotti all’età di 5 anni. Poi a 13 anni vengo acquistato dalla Turris serie C1.A 14 anni avviene il passaggio alla Juve Stabia sempre serie C1 dove ho trascorso 4 anni bellissimi vincendo tutti i campionati nazionali giovanili fino ad arrivare in Prima Squadra. Poi per il fallimento della Juve Stabia e andai a giocare nei dilettanti: Ercolanese (serie D), Cerignola (serie D), Nola (serie D), Oggiono (serie D), Casarano(eccellenza), Rovigo (eccellenza), in provincia di Aosta nel Sarre(eccellenza), San Teodoro in Sardegna(eccellenza) Castelsardo (eccellenza), San Prisco(eccellenza), Turris (eccellenza) Castel di Sangro(eccellenza), Ponticelli(eccellenza) e Gladiator(eccellenza).

 

Poi in tarda età mi sono divertito un po’ in prima categoria a San Gennariello di Ottaviano vincendo campionato e coppa Campania, poi Boys Caivanese(promozione), San Giorgio (eccellenza) San Vitaliano (promozione), Vallolauro (promozione), Mondragonese (promozione), e infine al Sanità (promozione)”.


 

 

 

 










Il Covid ha stravolto le nostre vite, come ha vissuto questo lungo momento di pausa? Riusciva ad allenarsi quotidianamente?

 

Purtroppo il covid ha cambiato le nostre vite in tutti i sensi. Per quanto riguarda la vita sportiva mi allenavo a casa per quel che potevo fare.

 


Quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?

 

All’età di 4 anni giocavo con i miei amici nei giardinetti dalla mattina alla sera. L’ho sempre saputo da piccolo che questo sport sarebbe diventato diciamo un lavoro per me.

 

 

I suoi genitori hanno cercato di assecondarla, oppure le hanno detto la classica frase: “...non sarebbe meglio che pensassi allo studio?”

 

No, no, anzi i miei genitori erano i miei primi tifosi da piccolo. Mi hanno accompagnato per tutta l’Italia hanno fatto tanti sacrifici.

 

 

Lei ha giocato in tantissime  squadre e in diverse regioni, cosa ci può dire dell’esperienza a Rovigo, ad Aosta e al San Teodoro in Sardegna? 

 

Le esperienze più belle è state fuori la mia adorata Campania. A Rovigo ed Aosta sono state le mie prime esperienze fuori casa. Togliendo il clima che era freddo e umido, molto diverso rispetto a Napoli, posso dire che   sono due città che porto nel cuore e la mia fortuna è stata anche vincere in queste due piazze. San Teodoro, Sardegna, era il paradiso città stupenda sole e mare oltre al divertimento che era il calcio, esperienza bella.

 










In tanti mi hanno detto che il calcio è cambiato, molti sono delusi da quest’ambiente che appartiene alle categorie, se così possiamo definirle, e che poi non lo sono, minori. Perché sta succedendo questo? 

 

il calcio e cambiato purtroppo per colpa di questi (allenatori sponsor, calciatori sponsor etc). Ormai oggi vanno avanti questi personaggi qui, con l’appoggio dei presidenti. Oggi ormai se sei forte non giochi se hai sponsor… si. È stato il motivo per cui mi sono fatto da parte .



Che consiglio si sente di dare a un giovane che vuol intraprendere questa carriera sportiva?

 

Il consiglio che posso dare ad un giovane oggi è che deve divertirsi e basta. E di non fidarsi di questi personaggi che dicono:” dammi 10/15 mila euro e ti faccio giocare in lega pro etc.”

 


Si ricorda il suo goal più bello?

 

Il mio gol più che bello, ma emozionante perché i gol sono tutti belli, è stato con la Turris  davanti a 3mila spettatori, un cross proveniente dalla sinistra e io dal limite dell’area opposta a volo dritto al set, se “ne cadde lo stadio” come si dice in gergo calcistico.

 










Un suo pregio e un suo difetto (calcisticamente parlando) 

 

Il mio pregio e anche il mio difetto ed è quello di dire sempre ciò che pensò e non ho mai accettato compromessi con nessuno, sono stato sempre a difesa dei miei compagni di squadra, perché sono sempre stato un leader in qualsiasi squadra io sia stato.

 


Se avesse la possibilità di tornare indietro, cambierebbe qualcosa, oppure è soddisfatto di dove è arrivato sino ad ora? 

 

Cambierei delle scelte fatte. Ad esempio quando mi volle il Piacenza appena neo promosso in A con Novellino, a Pasqua avrei dovuto salire, invece andai con i miei amici a fare le vacanze di pasqua. O quando mi voleva la Sampdoria e dovevo salire in ritiro a luglio, preferii stare in vacanza al mare sempre con i miei amici. Oppure quando il Benevento calcio organizzò una partita nella sosta di Natale contro la mia squadra: il Ponticelli, invece il sabato andai a ballare e non mi presentai. Diciamo che di errori ne ho fatti abbastanza.

 









Un giocatore che lei ammira tantissimo? 

 

Il calciatore che ammiro tantissimo è Roberto Baggio un numero 10 che secondo me è secondo solo a Maradona. E permettimi anche un altro calciatore che ho ammirato in passato e lo ammiro ancora oggi è Francesco Foggia (detto il Maradona dei poveri) un grande uomo, umiltà da vendere.

 


Lei abita a Napoli a che cosa rappresenta per lei questa città?

 

Napoli è la mia vita non riuscire a vedermi lontano da questa città. Ed è stata il mio tallone d’Achille proprio perché non riuscivo a stare lontano, molte scelte calcistiche di stare in Campania sono  dovute a questo forte legame.

 








Quanto è importante la famiglia per lei? 

 

Ho un tatuaggio sulla mano sinistra con la scritta FAMILY FIRST (prima la famiglia). La famiglia la si ama e la si protegge sempre. E la cosa più importante che ci possa essere.

 

Abbiamo saputo che lei ha recitato nella seconda serie di 

Gomorra, com’è stato contatto e che ti tipo d’esperienza è stata?

 

Ho fatto Gomorra per due anni, ero una comparsa, mi hanno chiamato anche quest’ anno, posso dire che è stata una bella esperienza.

 

Un sogno che vorrebbe che si realizzasse nell’immediato? 

 

Rientrare nel mondo del calcio, come direttore sportivo, ho avuto pure delle proposte, come allenatore direi di no: sono troppo esigente.

 

 

 

 

 Grazie 

 

 12    12     2021 

 

(Tutti i diritti riservati)  

 

 

 

 

 

venerdì 10 dicembre 2021

di PAOLO RADI 

 

 

 

 


 

 

 






CONVERSANDO CON...

     

 

 

 

NUNZIO

MARCHIONE

 

 


 

Nunzio Marchione, agente FIFA, esperto di calcio estero e giovani promesse è nato a Reggio Calabria e si è laureato a Parma in Economia Aziendale nel 2004, da diverso tempo vive a Barcellona con la famiglia, noi gli abbiamo rivolto qualche domanda. Tra i giocatori più rappresentativi che ha portato in Italia menzioniamo: Mauro Icardi, Keita Balde, José Machin, Tiago Casasola, Erick Ferigra.

 

 

 






     Nella foto Nunzio Marchione, partendo da sinistra è il secondo della fila.
 






Come prima domanda le voglio fare questa, il mondo dello sport è stato stravolto dal Covid, come ogni settore della vita, molte partite si sono giocate per diversi mesi con gli stadi vuoti, secondo lei il risultato di una partita può dipendere anche se gli stadi sono pieni e con dei tifosi molto accesi?

 

Il calcio senza spettatori è deprimente. Non solo per chi lo guarda, ma anche per chi lo pratica. Manca l'emozione, l'adrenalina. In definitiva non ha senso. Però il mondo intero è stato travolto e ci sono dei settori che hanno risentito di questa crisi mondiale molto di più. 

 


Quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?

 

L’ho scoperto da bambino, mio papà è sempre stato un grande appassionato, si innamorò del calcio grazie alla "grande Inter" di Helenio Herrera. Poi che sarebbe diventato il mio lavoro, l'ho scoperto qui a Barcellona, anni dopo, girando per i campi di periferia della città. C'erano tanti talenti, molti di loro giocano ora nella LIGA, in serie A o in Premier. 

 


Lei nel 2004 si Laurea in Economia Aziendale, come ha deciso di iscriversi a questa facoltà?

 

Ho deciso di studiare Economia per curiosità. Per provare a capire come girava il mondo. Un po' idealista come scelta. Questo sì.

 


La sua carriera da agente Fifa com’è iniziata, avrà dovuto seguire dei corsi, superare degli esami, quali?

 

La mia professione è iniziata prima di tutto sui campi, come scout. Successivamente ho studiato diritto sportivo preparando l'esame che ho superato a Roma.

 


Lei ad un certo punto lascia l’Italia e si trasferisce a Barcellona, dove si è pure sposato, perché questa scelta così importante? Era stanco dell’Italia?

 

Più che stanco dell'Italia ero deluso. Questione di mentalità, non mi piace il modo in cui vengono trattati i giovani, è una mentalità molto retrograda, credo che sia  una delle culture più indietro in Europa.

Barcellona mi sembrava una città multiculturale, dinamica, moderna. I problemi ci sono anche qui, ma c'è più senso civico e i servizi sicuramente sono  migliori che nella maggior parte delle città italiane. 

 


  Lei è una persona molto impegnata, ovviamente, se posso permettermi di fare questa domanda, che cosa le sta dando il calcio e che cosa le sta togliendo? 

 

Serenità. È un mondo complicato, pieno di persone che tradiscono la fiducia, ma forse questo accade in tutti gli ambienti. Certo non è un lavoro che ti fa vivere sereno come aprire un piccolo agriturismo sulle colline toscane.


 

Non è certamente semplice fare il suo lavoro, bisogna guardare tante partite, osservare più giocatori contemporaneamente, intraprendere lunghi viaggi e poi bisogna tener in conto i fallimenti; lei al giorno quante ore dedica a vedere le partite?

 

Guardo circa 4 o 5 partite a settimana più altrettante in TV e il materiale video dei calciatori che mi girano i colleghi da tutto il mondo. Specialmente dal Sud America 

 


Lei ha portato in Italia quattro giocatori che non necessitano di nessuna presentazione: Mauro Icardi, Keita Balde, José Machin, Tiago Casasola, Erick Ferigra, se dovesse usare per ognuno di loro un aggettivo, quale userebbe? 

 

Non sono bravo per gli aggettivi, non è facili descriverli. Icardi è il calciatore al quale sono più affezionato perché è stata la mia prima operazione importante. Casasola il più combattivo, Machin il più estroso.

 


Lei segue il calcio argentino, come ha scoperto Mauro Icardi?

 

Mauro si era trasferito in Spagna da bambino. L'ho scoperto qui a Barcellona, aveva 15 anni 

 


Lei è una persona di successo, viene spesso intervistato, e tanti giovanissimi giocatori vorrebbero conoscerla, che cosa ha dire a un giovane che voglia intraprendere la professione del calciatore? 

 

Ai giovani consigli di sognare e di iniziare a girare i campetti. Se credono di avere la capacità per riconoscere un talento… devono mettersi a girare. Perché i calciatori giovani e interessanti ci sono dovunque

 


Come ho scritto sopra lei segue molto il calcio argentino, che differenza c’è rispetto a quello italiano? 

 

il calcio argentino è più intenso e meno tattico. È un misto tra il calcio spagnolo, per la qualità e quello italiano per l'equilibrio in campo tra i reparti. Però in Argentina hanno delle tifoserie che sono un discorso a parte. Qualcosa di unico nel mondo. 


 

Diego Armando Maradona è morto un anno fa, che cosa ha rappresentato e che cosa rappresenta questo “fenomeno del calcio mondiale”?

  

Maradona rappresenta il calcio e soprattutto l'ultimo calciatore uscito dal "potrero" che arriva in vetta al mondo.

Messi è già un anfibio, a metà tra il calciatore creatosi per strada e in un’accademia. I prossimi calciatori saranno tutti creati in accademia come Haaland. A calcio per strada non gioca più nessuno. I bambini preferiscono Tik Tok e la PlayStation.

 


Mi piacerebbe farle altre domande, ma il tempo scorre, un pronostico per la nazionale di calcio, riuscirà a qualificarsi per i mondiali? 

 

Non credo che l'Italia riuscirà a vincere due partite e a qualificarsi. Facciamo molta fatica davanti e il Portogallo giocherà in casa. Ma Mancini è un grandissimo c.t. ed ha portato un titolo europeo che mancava da tanto.

 

 

 Grazie 

 

 10      12     2021 

 

(Tutti i diritti riservati)  

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

lunedì 22 novembre 2021

di PAOLO RADI 

 

 

 


 

 

 

 

 






CONVERSANDO DI CALCIO CON…

     

 

 

 

SOSSIO EMANUELE

CAPASSO 

 

 









 


Sossio Emanuele Capasso giocatore di calcio che abita a Frattamaggiore così ci si presenta: 


“Mi chiamo Sossio Emanuele Capasso e sono nato il 16/11/2001 a Salerno. Ho cominciato a dare i primi calci a cinque anni al centro sportivo Oasis a Frattamaggiore ora per me è come una seconda casa ho tanti amici papà lavora lì e il presidente è un grandissimo amico mio è come un fratello.


Sono stato al settore giovanile della Salernitana dov’è ho giocato solo un anno poi dopo con problemi familiari ho dovuto lasciare, era arrivato un momento della mia vita che non volevo continuare più a giocare perché mi mancava la persona molto importante: mio padre.


Così decisi di divertirmi nei  ragazzini della Frattese, feci un campionato ragionale nelle prime partite,  diversi furono i goal,  vengo poi  chiamato dalla prima squadra è così inizia l’avventura con la Frattese, è stata un esperienza bellissima ho vissuto 4 anni intensi anche perché Frattamaggiore è casa mia e non potrò mai dimenticare la traversa nel spareggio con il Giuliano.

 














Il Covid ha stravolto le nostre vite, come ha vissuto questo lungo momento di pausa? Riusciva ad allenarsi quotidianamente?

 

Durante il periodo del lockdown mi allenavo da solo, ma molto superficialmente. Infatti gli allenamenti di gruppo sono tutt’altra cosa.

 

Quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?

 

Fin da piccolo ho capito di avere una passione per il calcio, seguendo soprattutto le partite di mio padre.







 




Lei ci ha detto che il centro sportivo Oasis è in questo momento come una seconda casa, per quali motivi? 

 

Reputo il centro sportivo Oasis una seconda casa perché sono nato calcistica, inoltre alcune persone mi hanno aiutato a coltivare la mia passione.

 

Lei ha militato nel settore giovanile della Salernitana, che tipo di esperienza è stata? 

 

Con la Salernitana è stata sicuramente in esperienza positiva.

 











Con la Frattese, la squadra della sua città lei ha giocato per 4 anni, che cosa rappresenta questa squadra per lei?

 

Con la Frattese sono particolarmente legato perché, oltre a rappresentare il mio paese, mi ha dato la possibilità di fare esperienza, i giocatori con i quali mi sono confrontato mi hanno insegnato molte cose dalla loro esperienza, il capitano Claudio Costanzo è stato un punto di riferimento e ancora oggi lo è portando avanti un progetto di 3ª categoria. In questo progetto mi diverto tanto perché riesco a mettere in campo in campo la mia piccola esperienza in un gruppo giovane con delle belle prospettive. 


Perché tutti provano a diventare calciatori? Che cosa gli attira, più diventare famosi oppure invece fare soldi per condurre una vita agiata?

 

Io penso che chi ha realmente questa passione, lo fa indipendente dai soldi e dal personaggio che si possa “creare”.


Lei gioca nel ruolo di? 

 

Gioco nel ruolo di esterno d’attacco.

 

 









Si ricorda il suo goal più bello?

 

Tutti i goal per me sono stati belli, ma in particolar modo ricordo la traversa colpita nello spareggio contro il Giugliano, in cui avrei potuto portare con tanta gioia la mia città in serie D. 

 

Un suo pregio e un suo difetto (calcisticamente parlando) 


l mio pregio è quello di mettere tutto me stesso in campo, per quanto riguarda il difetto lascio che gli altri valutino.

 










Se avesse la possibilità di tornare indietro, cambierebbe qualcosa, oppure è soddisfatto di dove è arrivato sino ad ora? 

 

Soddisfatto no, ma è stata una mia scelta affinché mi faccia stare bene e possa continuare a divertirmi, anche se ho avuto qualche possibilità di fare un campionato superiore. 

 









Un giocatore che lei ammira tantissimo? 

 

Sono un fan di Maradona, come lo sono tutti i napoletani. 

 

Lei è abita vicino a Napoli che cosa rappresenta questo luogo per lei?

 

Io abito a Frattamaggiore, paese nativo di Lorenzo Insigne e Francesco Lodi, e ovviamente sono molto legato a questo luogo.

 


Lei ci ha menzionato all’inizio suo papà, le volevo chiedere che tipo di legame ha e perché è così importante? 

 

E’ grazie a mio padre mi sono appassionato al calcio, abbiamo un legame profondo, inoltre mi dà molti consigli positivi. 

 










Lei è molto giovane ed è un giocatore di talento, che cosa riserverà per il futuro a chi la stima come sportivo? 

 

Darò tutto me stesso calcisticamente per crescere in questo progetto Sporting Frattamaggiore.

 

 

 

 

 

 23     11     2021 

 

(Tutti i diritti riservati)