di PAOLO RADI
CONVERSANDO DI CALCIO CON…
GIUSEPPE
ASILE
Giuseppe Asile, classe 1982 giocatore di calcio di Napoli così ci si presenta. Giuseppe Asile per addetti del settore: "non ha bisogno di presentazioni, giocatore estroso e uomo per bene, c’è tanto da dire, grande stima e affetto, lui è uno che sapeva giocare a calcio ".
“io cresco calcisticamente nella scuola calcio Maradona e Bruscolotti all’età di 5 anni. Poi a 13 anni vengo acquistato dalla Turris serie C1.A 14 anni avviene il passaggio alla Juve Stabia sempre serie C1 dove ho trascorso 4 anni bellissimi vincendo tutti i campionati nazionali giovanili fino ad arrivare in Prima Squadra. Poi per il fallimento della Juve Stabia e andai a giocare nei dilettanti: Ercolanese (serie D), Cerignola (serie D), Nola (serie D), Oggiono (serie D), Casarano(eccellenza), Rovigo (eccellenza), in provincia di Aosta nel Sarre(eccellenza), San Teodoro in Sardegna(eccellenza) Castelsardo (eccellenza), San Prisco(eccellenza), Turris (eccellenza) Castel di Sangro(eccellenza), Ponticelli(eccellenza) e Gladiator(eccellenza).
Poi in tarda età mi sono divertito un po’ in prima categoria a San Gennariello di Ottaviano vincendo campionato e coppa Campania, poi Boys Caivanese(promozione), San Giorgio (eccellenza) San Vitaliano (promozione), Vallolauro (promozione), Mondragonese (promozione), e infine al Sanità (promozione)”.
Il Covid ha stravolto le nostre vite, come ha vissuto questo lungo momento di pausa? Riusciva ad allenarsi quotidianamente?
Purtroppo il covid ha cambiato le nostre vite in tutti i sensi. Per quanto riguarda la vita sportiva mi allenavo a casa per quel che potevo fare.
Quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?
All’età di 4 anni giocavo con i miei amici nei giardinetti dalla mattina alla sera. L’ho sempre saputo da piccolo che questo sport sarebbe diventato diciamo un lavoro per me.
I suoi genitori hanno cercato di assecondarla, oppure le hanno detto la classica frase: “...non sarebbe meglio che pensassi allo studio?”
No, no, anzi i miei genitori erano i miei primi tifosi da piccolo. Mi hanno accompagnato per tutta l’Italia hanno fatto tanti sacrifici.
Lei ha giocato in tantissime squadre e in diverse regioni, cosa ci può dire dell’esperienza a Rovigo, ad Aosta e al San Teodoro in Sardegna?
Le esperienze più belle è state fuori la mia adorata Campania. A Rovigo ed Aosta sono state le mie prime esperienze fuori casa. Togliendo il clima che era freddo e umido, molto diverso rispetto a Napoli, posso dire che sono due città che porto nel cuore e la mia fortuna è stata anche vincere in queste due piazze. San Teodoro, Sardegna, era il paradiso città stupenda sole e mare oltre al divertimento che era il calcio, esperienza bella.
In tanti mi hanno detto che il calcio è cambiato, molti sono delusi da quest’ambiente che appartiene alle categorie, se così possiamo definirle, e che poi non lo sono, minori. Perché sta succedendo questo?
il calcio e cambiato purtroppo per colpa di questi (allenatori sponsor, calciatori sponsor etc). Ormai oggi vanno avanti questi personaggi qui, con l’appoggio dei presidenti. Oggi ormai se sei forte non giochi se hai sponsor… si. È stato il motivo per cui mi sono fatto da parte .
Che consiglio si sente di dare a un giovane che vuol intraprendere questa carriera sportiva?
Il consiglio che posso dare ad un giovane oggi è che deve divertirsi e basta. E di non fidarsi di questi personaggi che dicono:” dammi 10/15 mila euro e ti faccio giocare in lega pro etc.”
Si ricorda il suo goal più bello?
Il mio gol più che bello, ma emozionante perché i gol sono tutti belli, è stato con la Turris davanti a 3mila spettatori, un cross proveniente dalla sinistra e io dal limite dell’area opposta a volo dritto al set, se “ne cadde lo stadio” come si dice in gergo calcistico.
Un suo pregio e un suo difetto (calcisticamente parlando)
Il mio pregio e anche il mio difetto ed è quello di dire sempre ciò che pensò e non ho mai accettato compromessi con nessuno, sono stato sempre a difesa dei miei compagni di squadra, perché sono sempre stato un leader in qualsiasi squadra io sia stato.
Se avesse la possibilità di tornare indietro, cambierebbe qualcosa, oppure è soddisfatto di dove è arrivato sino ad ora?
Cambierei delle scelte fatte. Ad esempio quando mi volle il Piacenza appena neo promosso in A con Novellino, a Pasqua avrei dovuto salire, invece andai con i miei amici a fare le vacanze di pasqua. O quando mi voleva la Sampdoria e dovevo salire in ritiro a luglio, preferii stare in vacanza al mare sempre con i miei amici. Oppure quando il Benevento calcio organizzò una partita nella sosta di Natale contro la mia squadra: il Ponticelli, invece il sabato andai a ballare e non mi presentai. Diciamo che di errori ne ho fatti abbastanza.
Un giocatore che lei ammira tantissimo?
Il calciatore che ammiro tantissimo è Roberto Baggio un numero 10 che secondo me è secondo solo a Maradona. E permettimi anche un altro calciatore che ho ammirato in passato e lo ammiro ancora oggi è Francesco Foggia (detto il Maradona dei poveri) un grande uomo, umiltà da vendere.
Lei abita a Napoli a che cosa rappresenta per lei questa città?
Napoli è la mia vita non riuscire a vedermi lontano da questa città. Ed è stata il mio tallone d’Achille proprio perché non riuscivo a stare lontano, molte scelte calcistiche di stare in Campania sono dovute a questo forte legame.
Quanto è importante la famiglia per lei?
Ho un tatuaggio sulla mano sinistra con la scritta FAMILY FIRST (prima la famiglia). La famiglia la si ama e la si protegge sempre. E la cosa più importante che ci possa essere.
Abbiamo saputo che lei ha recitato nella seconda serie di
Gomorra, com’è stato contatto e che ti tipo d’esperienza è stata?
Ho fatto Gomorra per due anni, ero una comparsa, mi hanno chiamato anche quest’ anno, posso dire che è stata una bella esperienza.
Un sogno che vorrebbe che si realizzasse nell’immediato?
Rientrare nel mondo del calcio, come direttore sportivo, ho avuto pure delle proposte, come allenatore direi di no: sono troppo esigente.
Grazie
12 12 2021
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