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sabato 11 settembre 2021

di PAOLO RADI 

 

 


 

 

 

 

 

 








CONVERSANDO DI CALCIO CON 

 

DARIO 

CANELLI 

 

 














   Dario Canelli di Caserta è un giovane allenatore di 32 anni molto conosciuto in Campania, a 21 anni era già istruttore CONI FIGC, adesso ha il patentino UEFA B. Ha lavorato con il settore giovanile della Casertana; è stato allenatore del settore giovanile della Casertana ex allenatore dell’Under 19 della Virtus Goti e Marcianise. Inoltre Dario Canelli è istruttore di scuola calcio.













Dario non ci sentiamo da diverso tempo, come prima domanda ti voglio fare questa: l Covid ha stravolto le nostre vite, come ha vissuto questo lungo momento di pausa? Riusciva ad allenarsi quotidianamente?

 

A Marzo 2020 abbiamo attraversato il periodo più buio e più triste della nostra vita, è stato tutto difficile, e mentalmente ci portiamo ancora gli strascichi del Covid. Per quanto riguarda il mondo dello sport, è stato un anno perso per tutti, oltre il 50% dei campionati sono stati fermi. Speriamo che stavolta dopo la ripartenza non ci sia un altro stop.

 









Il campionato dell’anno scorso, si è svolto a porte chiuse, la classifica non la ritiene un poco falsata, mi spiego meglio, una partita con i tifosi assume una connotazione diversa, rispetto a uno stadio vuoto, non trova? 

 

Il fattore campo e il pubblico, specialmente per molte piazze è importantissimo, spesso è il dodicesimo uomo in campo, ma io sinceramente non trovo le partite falsate, ci si doveva adattare al momento nero, anche se una partita senza pubblico non ha lo stesso sapore.

 








Si aspettava la vittori dell’Italia agli europei 2021? 

 

Io penso che nessuno si aspettasse questa cavalcata, molto simile al mondiale del 2006, è stata veramente una sorpresa inaspettata, io mi sono divertito molto. Spero che questa vittoria faccia bene al calcio italiano.

 

Secondo lei qual è stato il miglior giocatore in campo?

 

Abbiamo vinto un Europeo di gruppo, a noi ha fatto la differenza il collettivo, ovviamente il grande merito va a Mancini e il suo staff, siamo ripartiti da un fallimento e non era facile andare a vincere subito. Per quanto riguarda un calciatore in particolare, che ha dato un forte contribuito alla vittoria, ne dico due: Chiellini e Donnarumma.

 








Perché tutti provano a diventare calciatori? Che cosa gli attira, più la fama o i soldi?

 

Nel calcio di oggi e soprattutto nei giovani di oggi, si pensa più ai social che al calcio giocato, vedo sempre poca appartenenza alla maglia, vedo più apparenze, che voglia di migliorarsi, fortunatamente posso dire che vedo ancora giovani con quella voglia di una volta che è quella fame di emergere. I soldi fanno gola a tutti, più sali di categoria; al primo posto non c’è più, l'obiettivo di vincere qualcosa di importante ma il pensiero va al guadagno e ai benefici. 

 

 Molti giocatori una volta arrivati in alto iniziano ad avere uno stile di vita diverso da quello precedente: vestiti appariscenti, villa con piscina, auto lussuose, posano nei vari settimanali, lei non trova eccessivo tutto ciò, l’esibire quello che possiedi?  I beni materiali sono utili, ma colmano un vuoto che un giocatore potrebbe avere dentro? 

 

Questo stile di vita, lo farebbe chiunque, se sei calciatore o no, io non condivido i troppi soldi che girano in questo mondo, è giusto pagare chi vale di più, ma il business senza nessuna regola ha rovinato questo sport. 

 









Spesso si legge nelle cronache calcistiche, di padri che litigano con l’allenatore, perché non ha fatto giocare il figlio, oppure perché l’ha sostituito troppo presto. Liti furibonde che arrivano al contatto fisico, perché avviene questo? Il calcio è comunque un gioco, dov’è finito il sano agonismo? 

 

Bisogna essere realisti, io non ho peli sulla lingua, molti genitori, sono la rovina dei figli, tutti credono di avere un fenomeno in casa, non li lasciano divertire, non li lasciano decidere con la loro testa, è iniziato a mancare proprio il rispetto delle regole in primis, ma la colpa è anche delle società, perché una società seria non deve permettere tutto ciò.




 





Ci può dire il suo più grande pregio e il suo più grande difetto – in campo calcistico – è ovvio.

 

Il mio pregio è quello di essere umile, ho tanta voglia di migliorarmi e crescere, mi piace il confronto, mi piace lavorare sul campo, non con le chiacchiere, poi posso piacere o no, posso sbagliare o meno, ma avrò sempre una mia idea. Il mio difetto più grande? Oggi posso dire, quello di essere una persona seria e di non scendere a compromessi, sono un aziendalista, ma la dignità e l'essere uomo, viene prima di ogni cosa. 

 








 

Qual è la principale qualità che deve avere un allenatore? 

 

Ma non c'è una precisa qualità in un allenatore, ognuno ha la propria qualità, chi è bravo tatticamente, chi è un ottimo motivatore, chi è un ottimo gestore, l'importante è che la tua ultima parola sia sempre la tua, perché se non fosse così, non hai le qualità per fare questo mestiere. 


In questo momento come si svolge la sua attività? 

 

Sembra che stia tornando tutto alla normalità, io personalmente la sto svolgendo con più voglia e forza di prima, bisogna recuperare tutto quello che il Covid ci ha fatto perdere l'anno scorso, un pensiero che dovremmo avere tutti. 

 


 Che cosa hai in serbo Dario Canelli per i suoi numerosi estimatori per il futuro?

 

Non so quanti estimatori io abbia, ma io continuo per la mia strada, per me allenare è una grande passione, poi come già detto precedentemente, con tanta voglia di migliorarmi e crescere, spero di togliermi qualche soddisfazione in futuro, magari già dal prossimo anno far parte di un contesto ancora più importante.

 

 

 

 





a cura di Paolo Radi   

 

 

 

 

 

11 09 2021  

(Tutti i diritti riservati)  

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

martedì 7 settembre 2021

di PAOLO RADI 

 

 


 

 

 

 

 

 



CONVERSANDO CON...

     

 

 

 

GIUSEPPE “PEPPE”   

SOLITRO 

 

 

 

 

 

 

 Giuseppe Solitro è un giovane giocatore nato nel 1996 a Napoli, così ci si presenta “:


“Avevo 6 anni quando mio padre mi scrisse alla scuola calcio Arci Scampia, dopo di che ad 11 anni sono passato subito al Napoli e ci sono rimasto 2 anni, dopo Napoli, mi sono trasferito ad Ascoli per altri 2 anni, poi sono passato con la Lupa Roma in serie D, dopo di che ho firmato con la Neapolis sempre in D.


 Successivamente ho militato a Francavilla nel Sinni, poi Ercolanese, 3 anni in D collezionando 85 presenze, poi ultimo anno sono stato in serie C con l’Akragas, ma per soli 15 giorni. Poi ho fatto un’esperienza in Slovacchia in serie B con il Petrezalka, in Austria con il Mattesburg, dimenticavo: sono stato anche con la Puteolana a Pozzuoli in eccellenza e con la Sessana sempre eccellenza. Dopo aver vinto il campionato con la Caprese, l’anno successivo sono passato con l’Anacapri calcio e per problemi legati alla pandemia siamo stati fermi per diverso tempo. In questo momento sono tesserato con il Real Anacapri, ma non so ancora che progetti hanno; attendo notizie per poi vedere altrove “.

 

 





 


 

 

Il Covid ha stravolto le nostre vite, come ha vissuto questo lungo momento di pausa? Riusciva ad allenarsi quotidianamente?

 

Personalmente ho passato dei brutti periodi con il COVID, ma penso che lo sia stato per tutti noi, per quanto riguarda il calcio non mi sono mai fermato per allenarmi, anche perché non vedevo l’ora di ripartire.




 





Quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?

 

L’ho scoperto fin da subito, da quando ero bambino avevo solo 6 anni quando stavo per le strade, già per le strade… sono cresciuto con pane e calcio e sin da subito ho capito che quello sport sarebbe stato la mia passione più grande. 

 








I suoi genitori hanno cercato di assecondarla, oppure le hanno detto la classica frase: “...non sarebbe meglio che pensassi allo studio?”

 

I miei genitori? Purtroppo ho passato un periodo buio con loro quando sono passato con l’ Ascoli, sono stato 2 anni da solo senza poter sentire mio padre, questo per motivi personali, ma mi è sempre stato vicino con il calcio a ha sempre creduto in me e anche adesso ci crede ancora.

 








Lei ha giocato in diverse squadre, a quale è rimasto più   legato? 

 

La squadra che sono stato più legato che mi ha fatto sentire a casa è stato il Francavilla nel Sinni anche, perché li abbiamo scritto un pezzo di storia.

 








In che modo lei è arrivato a giocare in Slovacchia con il Petrezalka, serie B, un traguardo importante, era arrivato in alto. Com’è stata questa esperienza, si era ambientato bene?

 

In Slovacchia sono arrivato tramite un agente che mi vide giocare in Italia, subito mi portò lì, credeva molto in me, appena sono arrivato in Slovacchia mi sono resto conto che sarebbe stata un’esperienza unica per me, ed è stato così, saper di giocare con una squadra che pochi anni fa sì era confrontata in Champions mi procurò una grande soddisfazione, sono stato bene, poi per motivi familiari ho abbandonato.



 




Poi si è traferito in Austria per giocare con il Mattesburg e che ricordo di questo club?

 

Con il Mattesburg in Austria il ricordo più bello è quello della struttura calcistica, non ho mai visto un’organizzazione del genere, si è trattata di un’esperienza unica.

 








Oltre al calcio quali altri sport segue con grande interesse? 


Solo il calcio amo e seguo.









Perché tutti provano a diventare calciatori? Che cosa gli attira, più la fama o i soldi? 

 

A mio parere il diventare calciatore non lo si fa per soldi, semmai è un sogno che si vuole realizzare, quando si arriva ad alti livelli non pensi più ai soldi, pensi solo a fare bene e far sapere ai propri fan che tu sei una persona umile e professionale, per me  i soldi non contano.

 








Lei gioca nel ruolo di? 

 

Io gioco esterno alto se c’è bisogno anche basso

 








Si ricorda il suo goal più bello?

 

Il mio goal più bello è stato quello ad Ercolano contro  l’Agropoli al 95 esimo,  serie D.

 









La sua carriera è costellata di successi, ma anche di qualche delusione se avesse la possibilità di tornare indietro, cambierebbe qualcosa, oppure è soddisfatto di dove è arrivato sino ad ora? 

 

Sono amareggiato è arrabbiato con me stesso, se potessi tornare indietro lo farei proprio in questo momento.

 









Il suo più grande difetto e il suo più grande pregio (calcisticamente parlando)?

 

Il mio grande difetto è quello di non essere “cinico” sotto porta, il mio pregio è quello di essere devastante, a mio avviso, quando mi trovo davanti un solo giocatore, 

 











Un giocatore che lei ammira tantissimo? 

 

Il calciatore a cui mi ispiro e Marhez del Manchester city.

 

Lei è nato a Scampia, ed io ho intervistato diversi giocatori, che cosa rappresenta per lei questo quartiere? 

 

Scampia non è il quartiere che tutti pensano che sia, ogni quartiere ha i suoi difetti, ma nel nostro piccolo siamo persone umane accoglienti e la maggior parte di noi ama il calcio.

 









Quanto è importante la famiglia per lei? 

 

La famiglia prima di tutto.

 



Un sogno che vorrebbe che si realizzasse nell’immediato? 

 

Il mio sogno è sempre stato quello di esordire in serie A. È difficile, ma non impossibile tutto può succedere!





 




 

 

 

 Grazie   

 

a cura di Paolo Radi   

 

 

07 09        2021 

 

(Tutti i diritti riservati)