A CURA DI PAOLO RADI
UNA CONVERSAZIONE
CON
GIORDAN
LIGAROTTI
Giordan Ligarotti di 37 anni (è nato a Brescia) ha militato nel settore giovanile del Brescia calcio. Poi nei quattro anni e mezzo è stato un giocatore professionista nel Lumezzane e nel Montichiari in serie D (10 anni) Ora è tre anni che allena in prima categoria la Nuova Valsabbia , e ha conseguito il patentino UEFA B.
La prima domanda è un classico: quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?
Direi che ho capito da subito che per me sarebbe stato importante dalle prime partite all’oratorio di paese.
I suoi genitori hanno cercato di assecondarla, oppure le hanno detto la classica frase: “...non sarebbe meglio che pensassi allo studio?”
I genitori e mio fratello hanno sempre avuto tantissimo entusiasmo e mi hanno sempre accompagnato in qualsiasi luogo, poi nella maggiore età mi hanno sempre seguito, ma ricordandomi che poi il calcio prima o poi finiva e dovevo pensare ad altro.
Lei abita è nato nella provincia di Brescia, le occasioni per praticare altri sport non le saranno mancate, possibile che non ci sia stata qualcun’altra attività agonistica da indurla a cambiare settore sportivo?
Si altre possibilità sportive ci sono state ,ma il calcio è sempre stata la prima passione.
Lei ha giocato in tantissime squadre, a quale è rimasto più legato?
La squadra che sono stato più legato è stata la Pergocrema ora Pergolettese, sia alla gente che alla piazza.
Perché tutti provano a diventare calciatori? Che cosa gli attira, più la fama o i soldi?
Tutti provano a diventare calciatori perché attratti dalla fama, ma è comunque sempre la passione che ti deve portare avanti e a migliorarti sempre.
Ad un certo punto lei decide di diventare allenatore. Cosa è successo, affinché lei prendesse questa decisione?
Ho smesso di giocare a 34 anni quando sono sceso in prima categoria vicino a casa, perché dopo un anno tribolato mi ero stancato e l’entusiasmo di allenarmi non c’ era più. Ho voluto prendere pausa per poi buttarmi nel ruolo di allenatore che tra l’altro inizialmente non avevo in mente poi un paio di coincidenze.
Qual è la principale qualità che deve avere un allenatore?
Un allenatore di prima squadra come piace a me deve essere per prima cosa onesto con il gruppo e cercare di tirare fuori il meglio da ogni componente” cose strane”. Portando avanti con decisione le sue idee e concetti.
Che cosa le ha dato il calcio e che cosa, ovviamente le ha tolto?
Il calcio mi ha dato tanto in tutti i sensi anche se ho fatto 5 anni di C e 10 di D. Sono soddisfatto di quello che ho fatto e sinceramente altre categorie superiori da giocatore non le meritavo Ognuno milita nelle categorie che si merita.
Qual è il suo stato d’animo prima di una partita? Quali consigli dà ai giocatori?
Prima della partita da mister c’è, tensione, però cerco di trasmettere sempre tanta passione tanta determinazione sperando che tutti capiscano i miei concetti e che si giochi a calcio in modo sereno, ma determinato.
E alla fine di una partita, invece? Ripensa a quello che ha sbagliato a livello tattico, oppure volta pagina?
A fine partita volto sempre pagina anche se con i miei collaboratori e il direttore voglio a capire dove potevo fare meglio.
Una partita da allenatore che vorrebbe dimenticare?
Lo scorso anno ai quarti di finale di coppa in casa c’era un’ attesa importante per l’ esito della partita, ma qualcosa ho sbagliato anche io anche se abbiamo perso ai rigori.
Un suo pregio?
Pregio onestà con tutti e dire le cose come stanno senza cercare alibi e scusa.
Un suo difetto?
Difetto a volte esagero con la direzione arbitrale
Come descriverebbe se stesso nei riguardi di una persona che non conosce nulla di lei?
Onesto e trasparente. Non mi rimangio la parola su quello che dico, piuttosto ci rimetto io, ma è così. Sono sempre sereno e se posso do una mano sempre a chi ha bisogno se si può, altrimenti se uno non lo fa e ha la possibilità è un c....
Lei giocava nel ruolo di centrocampista, si ricorda il suo goal più bello?
Ho avuto la fortuna di fare circa 70 gol in serie D ma l’ unico gol nei professionisti non si scorda mai: Montichiari contro 0lbia.
Questa mattina ho letto la frase del presidente dell’Associazione Calciatori, credo, l’importante è quello che dice: “Per giocare bene non serve solo avere dei piedi buoni, ma è utile la testa”. Secondo lei cosa significa questa frase?
Sono d’accordo perché la testa è tutto, poi ognuno mette le proprie qualità tecniche tattiche e fisiche, ma la testa e la mentalità sono fondamentali.
Quanto è importante la famiglia per lei?
La famiglia per me è vita.
Che cosa si aspetta dal futuro come allenatore?
Da allenatore sono ambizioso molto e vorrei arrivare come minimo dove sono arrivato da calciatore sempre facendo la gavetta E spero quest’ anno visto che è tutto l’ anno che siamo primi di regalarci il sogno di essere promossi in Promozione.
Grazie
a cura di Paolo Radi
02 04 2020
(Tutti i diritti riservati)