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domenica 8 marzo 2020


A CURA DI PAOLO RADI 









UNA CONVERSAZIONE
     

     
 CON  




ANTONIO ILLIANO





LA MIA NAPOLI














Antonio Illiano è   nato il 26 novembre 1991 a Napoli. Viveva in un quartiere periferico della zona est di Napoli (Poggioreale). 

Un quartiere come tanti delle grandi città fatti di rioni e case popolari.


Noi gli abbiamo rivolto qualche domanda.






La prima domanda è questa, la città di Napoli, cosa rappresenta per lei? 

La città di Napoli per me rappresenta una bella donna più precisamente una sirena come parthenope. Con capelli rosso fuoco che rappresenta il nostro calore, terra fertile calda come lava. E occhi azzurri come il più profondo dei mari. E il suo legame con l'acqua perché Napoli e bagnata dal mare stupendo, una bellezza tutta mediterranea. Ma come ogni bella donna soffre per amore, appunto come parthenope che soffre per l'amore non contrapposto di Ulisse, così lei a poco a poco muore. 

E Napoli soffre e muore a causa della troppa criminalità e ignoranza.





Lei viveva in quartiere della zona est, com’è stata la sua infanzia? 

Io vivevo a Poggioreale a ridosso del quartiere confinante con Casoria. La mia infanzia non è stata facile, ma allegra vivevo di piccole cose che i miei genitori potevano permettersi, infatti vivevamo in un monolocale umido e con poca luce, in una via chiusa, qui c'era uno spiazzale dove spesso giocavo e viaggiavo con la mente con i miei amici, ricordo che spesso scendendo da alcune scale si accedeva ad una fabbrica di vetro, rimanevamo incantati da quel rumore e quel fuoco. 

Anche se quel luogo per noi bambini non era per niente sicuro, perché era un posto frequentato da tossici.













Mi permetta questa domanda, a che età si è reso conto che forse non era nato in una zona di Napoli non molto fortunata e con poche prospettive lavorative? 

Fin da piccolo perché già dove vivevo i palazzi erano fatiscenti, poi bastava vedere i miei che per arrivare a fine mese facevano i salti mortali. 

Mio padre ha fatto svariati lavori sempre in nero quindi eri fortunato se percepiva la paga la settimana che bastava appena per sfamarci e pagare le bollette; lavorava vicino casa in un magazzino di piatti e bicchieri. Ricordo un aneddoto particolare  un giorno volevano arrestare mio padre perché rubava la corrente elettrica dato che si collegava ad un palo della luce, non avevamo soldi per pagare l’Enel, così presi 100lire e glieli diedi al   carabiniere per fare in modo che portassero via mio padre. 


Tutto si concluse bene, capirono la “tragicità” economica e pagarono loro le bollette. Da quel momento capì ancora di più la povertà dei miei genitori.











Abbiamo saputo che lei ad un certo punto per aiutare i suoi genitori nell’economia familiare ha deciso di andare a lavorare; che tipi di lavoro ha svolto?

Ho iniziato molto presto a lavorare, all’età di 11 anni appena finito la 1° media, iniziai a lavorare in una pasticceria del mio quartiere dalle 4 del mattino sino alle 16 di pomeriggio per tutta l'estate, mentre i miei amici giocavano e vivevano la loro infanzia io già lavoravo.

E da lì è iniziato il mio percorso lavorativo, molte volte aiutavo mio padre come muratore appena finito la scuola, quindi non solo durante l'estate, ma anche per tutto il periodo scolastico. 

Dopodiché ho fatto svariati lavori (ragazzino di consegna per il bar, macellaio, fiorista, fruttivendolo, consegna pasti, imbianchino, aiuto pizzaiolo ecc...


Qual era il suo rendimento scolastico, e quale materia le piaceva maggiormente studiare? 

Per aiutare i mie la scuola molte volte passava in secondo piano, anche se il mio rendimento non era del tutto male, però, diciamo che potevo fare molto di più. La materia preferita era il disegno artistico.








C’ è un docente che è stato fondamentale per la sua crescita personale? 

Più che i docenti sono stati i miei datori di lavoro a essermi stati vicini e a darmi una crescita personale. 

 A scuola non dicevo mai la verità, mi vergognavo troppo del mio stato sociale della mia povertà e poche volte i miei genitori erano presenti a scuola, in quanto erano impegnati a lavorare. 

Però c’è stata una prof d'italiano (Coppola) che capì   la situazione scolastica e grazie a lei che il mio rendimento migliorò; la professoressa guardò al di là della mia corazza creata per difendermi dagli altri e dal mondo che mi circondava.






Molte volte si dice che nascere in determinati quartieri ti faccia crescere sotto ogni punto di vista, che la strada formi il carattere. Secondo lei, è vera questa affermazione?


Non dipende solo da dove nasci, ma in che contesto e soprattutto dalla famiglia in cui provieni. 

Perché in tutti i quartieri c'è quello "ricco" e quello povero, ovvio, in alcuni quartieri ci sono   più i ricchi rispetto ai poveri e in altri viceversa.

Io parlo della mia situazione che non è stata una delle più fortunate, vivevo in una casa piena di muffa, umida, certa sera non c'era niente da mangiare oppure mangiavamo con il cibo della Caritas, sono queste cose e questi contesti che fanno crescere una persona prima del tempo, almeno nel mio caso e per dare di più alla mia famiglia ho fatto anche degli sbagli e ho frequentato delle cattive compagnie, anche figli di camorristi. 

Il mio carattere e impostato sul non arrendersi mai, devo dar sembrare che tutto vada bene, devo nascondere le mie debolezze al prossimo, quello che conta è essere sempre un passo avanti.











Che cosa le hanno insegnato i suoi genitori?

I miei genitori mi hanno sempre insegnato i veri valori della famiglia: che il pane si guadagna con il sudore della fronte, essere rispettoso del prossimo che sia una persona anziana e non e di aiutare quanto possibile il prossimo, infine mi hanno fatto comprendere che la scuola è importante per costruire le basi del proprio futuro.





Certamente lei aveva amici, amiche, come guardavate le persone che stavano in altri quartieri e che vivevano meglio? 

Dipende, io ho avuto la fortuna/sfortuna di vivere una sorta di evoluzione caratteriale, ma anche sotto l’aspetto dell’amicizia.  amici. La mia compagnia dell’epoca era formata da figli di piccoli malviventi, mentre altri da figli di camorristi e quindi quando si guardava uno dell’altro quartiere si provava una sorta di dominanza e arroganza verso il prossimo, dovevamo sottometterlo perché era più benestante di noi e quindi non conosceva le regole della strada. 

Gli amici dell’adolescenza si viveva un rapporto normale, magari un con qualche sfottò verso chi stava economicamente meglio, ma  il rispetto verso l'altra persona c’era.






Lo Stato cosa dovrebbe fare per migliorare la qualità della vita in certi quartieri?

Lo Stato potrebbe innanzitutto interessarsi di chi vive in miseria, perché nella miseria la persona tende di più a commettere atti illegali come: rapine, scippi, estorsioni e aiutare, non opprimendo, i ragazzo  cercando  di fare  emergere  le loro qualità con progetti importanti, e tramite alcune  associazioni.

Perché vede quando un ragazzo vive nella povertà e nell’ignoranza, è molto più portato a commettere certi sbagli, mentre se lo Stato potesse dare  degli aiuti concreti alla famiglia  invogliando i giovani in diversi  progetti  che vanno dallo sport al cinema e all'arte, allora  sì che cambierebbe concretamente qualcosa!









E cosa dovrebbero fare i Napoletani per la città? 

I napoletani devono iniziare a cambiare la loro prospettiva di vita, si è soliti dire bisogna vivere alla giornata, ciò che non è proprio un concetto giusta perché la vita e fatta di progetti, cercando anche di migliorarsi giorno per giorno. 

Bisogna agire in positivo per far vivere meglio la stessa comunità, è importante capire che legalità è fondamentale, fondamentale è comprendere che aiutandosi tra povero e ricco si può abbattere “questo muro” che è questo male che affligge Napoli.











Una fiction di cui si è parlato molto, sia in Italia che all’estero sono state le 4 stagioni di Gomorra, ritiene che i contenuti siano pericolosi per una certa fascia d’età e che sia sconsigliabile la visione ai minori?


Sono pericolosi se vengono interpretati come tali, bisogna far capire seriamente che è una "fiction" perché non ci dovrebbe essere una fascia d'età per far capire che quello che trasmettono in tv non è la realtà, la serie è basata su delle storie vere e quindi potrebbe educare i ragazzini di oggi che la strada che intraprendono i protagonisti non porta a nulla di buono.  
Come sempre Napoli viene interpretata in malo modo i giovani al posto di vederci il marcio cercano di emulare i personaggi della serie, vogliono essere come loro.






Secondo lei cos’hanno di attraente i personaggi della serie? 

La voglia di emergere, di conquista, di potere. L'ambizione di essere qualcuno anche se nel mondo del male, e allo stesso tempo di far capire allo spettatore che per loro il male è il loro bene.







Vede nella serie non c’è nessun personaggio positivo, tutti pur di prendere il potere e di comandare sugli altri sono disposti a commettere le peggiori nefandezze, eppure lo spettatore si affeziona e nonostante che rappresentino il peggio che ci possa essere, ci identifichiamo in loro, stiamo dalla loro parte, perché succede questo, forse perché il male attira più del bene? 


Perché è sempre stato cosi fin dai tempi antichi, il male attrae sempre di più del bene, commettere “un qualcosa di losco”, di illegale dà una certa adrenalina e assuefazione rispetto al bene, seppure   rischiando la propria vita e quella della famiglia. 

Quello che conta è ottenere una fetta di potere, azzardo tutto, mentre il bene viene preso come debolezza, è un qualcosa di paradisiaco e questo annoia lo spettatore.






Qualsiasi fatto legato al crimine avvenga a Napoli, viene amplificato sui, giornali, nelle televisioni, nei social, perché sempre e comunque si parla solo di Napoli; sembra che tutto quello che avviene nelle altre città non interessi a nessuno, perché succede questo?


La criminalità è ovunque non c'è regione del sud o nord che dove essa non sia presente. È vero anche che una buona parte della criminalità arriva dal sud sino ad essersi estesa sino al nord. Purtroppo c'è da dire che quando l'Italia non era unita noi eravamo un’eccellenza, sotto ogni punto di vista, invidiata dal tutto il mondo, avevamo palazzi più importanti d'Europa. 

Ed e grazie a l'unità che noi siamo stati derubati delle nostre eccellenze delle nostre ricchezze e si sa che quando s'inizia a vivere nella povertà si crea “l'antistato”.

 Probabilmente è per questo che ogni volta che succede un qualcosa di negativo al sud, la notizia viene amplificata in un modo esponenziale.














Se dovesse scegliere un aggettivo per definire questa città quale sceglierebbe? 

Per me Napoli e una città maestosa fatta di bellezze senza fiato, sarà sempre nel mio cuore!









Grazie   

a cura di Paolo Radi   





08     03      2020 

(Tutti i diritti riservati)  







mercoledì 4 marzo 2020



A CURA DI PAOLO RADI 










UNA CONVERSAZIONE
     

     
 CON  


  
DIEGO
MAUTONE 











Diego Mautone nato è a Napoli il 16-08-92 in quartiere difficile Rione Traiano che si trova a ridosso dello stadio San paolo Il calcio è stato la sua salvezza lo ha tolto dalla strada all’età di 15 anni, dove è stato acquistato dal Rimini calcio, giocando nelle giovanili fino ad arrivare in prima squadra. 

Sì è conquistato la prima convocazione in serie B all’ Età di 16 anni e le prime presenze in Lega Pro l’anno dopo.


 Con il fallimento della società nel 2009-2010 è poi approdato in serie D con l’Arezzo, poi con il Ravenna e poi di nuovo con l’Arezzo, dopo una piccola esperienza con la Sansovino calcio è tornato nella sua terra nativa giocando in eccellenza con l’Atletico Casalnuovo prima e Real Forio Isola d’Ischia successivamente.

 Nel 2015 si trasferisce in Sicilia vincendo il campionato d’ eccellenza con la maglia della Sicula Leonzio e nel 2016 al Real Avola sempre in Sicilia.  Successivamente  torna in Campania con le maglie del Real Albanova prima, e con il Casoria poi (eccellenza.

 L’anno scorso decide di accantonare il calcio e concentrarsi sul lavoro, si trasferisce in provincia di Reggio Emilia dove ora vive con sua moglie Cristina.  Milita con una società di promozione: Solierese calcio. Nel campo è ruolo mediano.







La prima domanda è un classico: quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?












 Sono cresciuto in una famiglia che mi hanno trasmesso sin da bambino questa passione, mio padre in primis ha giocato a livelli dilettantistici poi quand’ ero io bambino si giocava per ore e ore per strada in un campo fatto di asfalto e poi l’amore per il Napoli calcio ha fatto si che questa passione aumentasse e che mi accompagnasse per tutta la vita.



I suoi genitori hanno cercato di assecondarla, oppure le hanno detto la classica frase: “...non sarebbe meglio che pensassi allo studio?”

I miei genitori mi hanno sempre accompagnato in questo cammino, soprattutto mio padre che sognava un giorno che io arrivassi dove lui non è mai arrivato, ma indubbiamente mi ha sempre detto che lo studio veniva prima di tutto.








Lei è nato a Napoli e le occasioni per praticare altri spor non le mancano, possibile che non ci sia stata qualcun’altra attività agonistica che potesse interessarla? 

Oltre al calcio amo il rugby e ho giocato per  pochissimo tempo quando  frequentavo la scuola media,  poi ho praticato per quasi 5 anni il nuoto a livello agonistico,  ma poi il calcio ha prevalso su tutto.










Lei ha giocato in tantissime squadre, a quale è rimasto più  legato? 

 Sono un ragazzo molto sentimentale e in qualsiasi posto dove sono  stato ho lasciato un pezzo di cuore partendo dal  Rimini dove e sono  approdato che ero poco più di un ragazzino,  lì  ho frequentato le scuole superiori e  ho iniziato ad “assaggiare” il calcio professionistico passando per l’Arezzo, sono stati  2 anni meravigliosi,  ho vissuto le prime stagioni da ''grande'' in una piazza gloriosa e calorosa dove ho lasciato tanti amici,  l’ ultima esperienza fuori casa è stata in Sicilia  alla Sicula Leonzio (Lentini una piccola provincia di Catania) dove ho un vinto un campionato da protagonista e ho conosciuto tifosi e gente comune meravigliose, molto simile ALLA MIA NAPOLI ,  quel luogo Lentini per me è una seconda casa.









Perché tutti provano a diventare calciatori? Che cosa gli attira, più la fama o i soldi? 

Indubbiamente se riesci a giocare a certi livelli hai molta fama e automaticamente guadagni dei soldi facendo quello che più ti piace,
personalmente il calcio per me è vita e sono fiero di essere cresciuto con questa passione, al di là di tutto.




Il suo goal più bello?

Non ne ho fatti tantissimi di gol nella mia piccola carriera, ma quello che ricordo con molto piacere fu il primo siglato con la maglia amaranto dell’Arezzo, una bordata da fuori aria dritta all’incrocio.








Che cosa le ha dato il calcio e che cosa le sta togliendo? 

Il calcio mi ha dato e mi sta continuando a dare tante emozioni e qualche piccola soddisfazione,  ho conosciuto tante persone dove i rapporti sono andati al di la di quello calcistico,  mi ha dato la possibilità di conoscere diverse culture e mentalità,  tra tante  esperienze che ho vissuto per poco tempo è stata in Scozia con i giovani dei Rangers Glasgow,
forse mi ha tolto la possibilità di vivere a pieno la mia famiglia,  visto che sono dovuto andar via da casa molto piccolo: però lo rifarei altre mille altre volte.




Alcuni giorni fa ho letto la frase del presidente dell’Associazione Calciatori e ha affermato: “Per giocare bene non serve solo avere dei piedi buoni, ma è utile la testa”. Secondo lei cosa significa questa frase? 

È un’affermazione sacrosanta, per diventare un bravo calciatore ed arrivare a certi livelli bisogna avere la testa giusta, la testa propensa al sacrificio, a rinunciare a certe cose e pensare solo a quello che si fa e visto che bisogna farlo lo si deve fare bene.









Il suo più grande difetto?

Il mio più grande difetto è che sempre stato che sono un ragazzo impulsivo, che magari non conta fino a 10 prima di agire; questo mi ha penalizzato molto.










Il suo più grande pregio?

Sono un generoso sia nella vita che nel campo da calcio, mi farei ammazzare per i miei compagni di squadra, ma anche per le persone che amo.





Se dovesse descrivere se stesso con poche parole, che cosa direbbe? 

Sono un ragazzo abbastanza tranquillo, rispettoso e pacifico grato alla mia famiglia per come mi ha cresciuto con dei sani principi, ma posso essere nello stesso tempo ''fetente'' con chi non mi rispetta e cerca di prendersi gioco di me.





Lei vive vicino a Reggio Emilia con sua moglie, si è ambientato bene?  Oppure l’inserimento non è stato semplice? 


All'inizio non è stato semplice, sono venuto a Reggio Emilia da solo in un contesto che non conoscevo, che è quello lavorativo, ma piano piano grazie anche all'aiuto di mia moglie e facendoci forza a vicenda ci stiamo adattando anche se la “madre terra” ci manca sempre!










Alcuni calciatori di Napoli mi ha detto che per loro non è stato facile adattarsi quando sono approdati nelle varie squadre di fuori regione. Venivano guardati con molta diffidenza, e di questo ne hanno un po’ sofferto. Per lei com’è stato invece? 


Io non ho avuto di questi problemi sono un ragazzo socievole e vero nei rapporti, metto tutto me stesso e la gente mi ha sempre apprezzato per la mia umiltà e generosità: sia da nord a sud.




Quanto è importante la famiglia d’origine per lei? 

Io devo tutto alla mia famiglia, sono sempre stati presenti nella mia vita e lo sono ancora tuttora soprattutto, mio padre mi ha sempre accompagnato in questo percorso con amore e quel pizzico di severità che aiuta sempre, se sono quello che sono lo devo a loro.




Si è sposato da poco, sua moglie si chiama Cristina, immagino che sia fondamentale per lei, quanto fondamentale? 

Mi sono sposato lo scorso luglio coronando un sogno con la mia Cristina, lei mi ha stravolto la vita, una donna forte, intelligente e di una bellezza unica sono fortunato ad averla accanto, ed è da sempre stata la mia prima tifosa, mi ha seguito ovunque sostenendomi e posso dire che mi ha anche reso un uomo migliore, l ' amo con tutto me stesso!










Gli amici che ruolo ricoprono nella sua vita quotidiana?

Trasferendomi altrove per lavoro, vivo il legame d'amicizia con i miei vecchi amici a distanza., però mi sento tutti i giorni, sono cresciuto con due sorelle e per me loro sono come fratelli di sangue, sempre pronti ad aiutarmi in momenti di difficoltà e gioire con me nei momenti felici. L’amicizia è un valore importante soprattutto quando è vera.





Lei ci ha riferito che è nato in quartiere difficile, Rione Traiano, e che il calcio è stata la sua salvezza; per chi non è di Napoli, perché è un quartiere difficile? 

Quando si parla del Rione traiano lo si associa sempre ad un quartiere malfamato con una densità di criminalità alta dove è più semplice sbagliare e prendere una brutta strada, ma ci vivono anche brava gente, lavoratori, ragazzi che hanno una gran voglia di rivalsa contro un sistema che non va come dovrebbe andare.










Alcuni giocatori mi ha detto che il calcio certamente è stato importante, ma anche è stato molto utile frequentare la scuola per prendere il diploma di maturità, ritiene che anche lo studio possa salvare un giovane ragazzo da una determinata realtà?  (che non appartiene solo a Napoli, ma che è comune a tante altre città)?


Soprattutto lo studio puo salvare un ragazzo da queste realtà, ma è proprio questo che non funziona, strutture malandate gestite da persone incapaci di gestire un certo ''target'' di ragazzi, dove non si ha la possibilità di integrarsi al 100 x 100, gli stimoli sono pochi, veramente la cultura e un fondamento importante non solo a livello lavorativo, ma ti fa vivere meglio con te stesso e con gli altri. Ci dovrebbe essere un cambio di marcia, in primis dalle Istituzioni che molto spesso abbandonano e curano certe realtà, lasciando le persone a se stesse.




Potrebbe descrivere con poche parole Napoli? 

Per me Napoli è la città più bella del mondo in tutto e per tutto, dalle meraviglie naturalistiche che ci circondano al cuore immenso di noi napoletani, dall' ottimo cibo al clima che ci circonda,  purtroppo ci sono anche molti aspetti negativi, dalla disoccupazione che ogni anno aumenta alla camorra che è il cancro di questa città, ma io amo la mia città con i suoi pregi e difetti e non la cambierei con nessun’altra.











Grazie   

a cura di Paolo Radi   





05     03      2020 

(Tutti i diritti riservati)