A CURA DI PAOLO RADI
UNA CONVERSAZIONE
CON
ANTONIO ILLIANO
LA MIA NAPOLI
Antonio Illiano è nato il 26 novembre 1991 a Napoli. Viveva in un quartiere periferico della zona est di Napoli (Poggioreale).
Un quartiere come tanti delle grandi città fatti di rioni e case popolari.
Noi gli abbiamo rivolto qualche domanda.
La prima domanda è questa, la città di Napoli, cosa rappresenta per lei?
La città di Napoli per me rappresenta una bella donna più precisamente una sirena come parthenope. Con capelli rosso fuoco che rappresenta il nostro calore, terra fertile calda come lava. E occhi azzurri come il più profondo dei mari. E il suo legame con l'acqua perché Napoli e bagnata dal mare stupendo, una bellezza tutta mediterranea. Ma come ogni bella donna soffre per amore, appunto come parthenope che soffre per l'amore non contrapposto di Ulisse, così lei a poco a poco muore.
E Napoli soffre e muore a causa della troppa criminalità e ignoranza.
Lei viveva in quartiere della zona est, com’è stata la sua infanzia?
Io vivevo a Poggioreale a ridosso del quartiere confinante con Casoria. La mia infanzia non è stata facile, ma allegra vivevo di piccole cose che i miei genitori potevano permettersi, infatti vivevamo in un monolocale umido e con poca luce, in una via chiusa, qui c'era uno spiazzale dove spesso giocavo e viaggiavo con la mente con i miei amici, ricordo che spesso scendendo da alcune scale si accedeva ad una fabbrica di vetro, rimanevamo incantati da quel rumore e quel fuoco.
Anche se quel luogo per noi bambini non era per niente sicuro, perché era un posto frequentato da tossici.
Mi permetta questa domanda, a che età si è reso conto che forse non era nato in una zona di Napoli non molto fortunata e con poche prospettive lavorative?
Fin da piccolo perché già dove vivevo i palazzi erano fatiscenti, poi bastava vedere i miei che per arrivare a fine mese facevano i salti mortali.
Mio padre ha fatto svariati lavori sempre in nero quindi eri fortunato se percepiva la paga la settimana che bastava appena per sfamarci e pagare le bollette; lavorava vicino casa in un magazzino di piatti e bicchieri. Ricordo un aneddoto particolare un giorno volevano arrestare mio padre perché rubava la corrente elettrica dato che si collegava ad un palo della luce, non avevamo soldi per pagare l’Enel, così presi 100lire e glieli diedi al carabiniere per fare in modo che portassero via mio padre.
Tutto si concluse bene, capirono la “tragicità” economica e pagarono loro le bollette. Da quel momento capì ancora di più la povertà dei miei genitori.
Abbiamo saputo che lei ad un certo punto per aiutare i suoi genitori nell’economia familiare ha deciso di andare a lavorare; che tipi di lavoro ha svolto?
Ho iniziato molto presto a lavorare, all’età di 11 anni appena finito la 1° media, iniziai a lavorare in una pasticceria del mio quartiere dalle 4 del mattino sino alle 16 di pomeriggio per tutta l'estate, mentre i miei amici giocavano e vivevano la loro infanzia io già lavoravo.
E da lì è iniziato il mio percorso lavorativo, molte volte aiutavo mio padre come muratore appena finito la scuola, quindi non solo durante l'estate, ma anche per tutto il periodo scolastico.
Dopodiché ho fatto svariati lavori (ragazzino di consegna per il bar, macellaio, fiorista, fruttivendolo, consegna pasti, imbianchino, aiuto pizzaiolo ecc...
Qual era il suo rendimento scolastico, e quale materia le piaceva maggiormente studiare?
Per aiutare i mie la scuola molte volte passava in secondo piano, anche se il mio rendimento non era del tutto male, però, diciamo che potevo fare molto di più. La materia preferita era il disegno artistico.
C’ è un docente che è stato fondamentale per la sua crescita personale?
Più che i docenti sono stati i miei datori di lavoro a essermi stati vicini e a darmi una crescita personale.
A scuola non dicevo mai la verità, mi vergognavo troppo del mio stato sociale della mia povertà e poche volte i miei genitori erano presenti a scuola, in quanto erano impegnati a lavorare.
Però c’è stata una prof d'italiano (Coppola) che capì la situazione scolastica e grazie a lei che il mio rendimento migliorò; la professoressa guardò al di là della mia corazza creata per difendermi dagli altri e dal mondo che mi circondava.
Molte volte si dice che nascere in determinati quartieri ti faccia crescere sotto ogni punto di vista, che la strada formi il carattere. Secondo lei, è vera questa affermazione?
Non dipende solo da dove nasci, ma in che contesto e soprattutto dalla famiglia in cui provieni.
Perché in tutti i quartieri c'è quello "ricco" e quello povero, ovvio, in alcuni quartieri ci sono più i ricchi rispetto ai poveri e in altri viceversa.
Io parlo della mia situazione che non è stata una delle più fortunate, vivevo in una casa piena di muffa, umida, certa sera non c'era niente da mangiare oppure mangiavamo con il cibo della Caritas, sono queste cose e questi contesti che fanno crescere una persona prima del tempo, almeno nel mio caso e per dare di più alla mia famiglia ho fatto anche degli sbagli e ho frequentato delle cattive compagnie, anche figli di camorristi.
Il mio carattere e impostato sul non arrendersi mai, devo dar sembrare che tutto vada bene, devo nascondere le mie debolezze al prossimo, quello che conta è essere sempre un passo avanti.
Che cosa le hanno insegnato i suoi genitori?
I miei genitori mi hanno sempre insegnato i veri valori della famiglia: che il pane si guadagna con il sudore della fronte, essere rispettoso del prossimo che sia una persona anziana e non e di aiutare quanto possibile il prossimo, infine mi hanno fatto comprendere che la scuola è importante per costruire le basi del proprio futuro.
Certamente lei aveva amici, amiche, come guardavate le persone che stavano in altri quartieri e che vivevano meglio?
Dipende, io ho avuto la fortuna/sfortuna di vivere una sorta di evoluzione caratteriale, ma anche sotto l’aspetto dell’amicizia. amici. La mia compagnia dell’epoca era formata da figli di piccoli malviventi, mentre altri da figli di camorristi e quindi quando si guardava uno dell’altro quartiere si provava una sorta di dominanza e arroganza verso il prossimo, dovevamo sottometterlo perché era più benestante di noi e quindi non conosceva le regole della strada.
Gli amici dell’adolescenza si viveva un rapporto normale, magari un con qualche sfottò verso chi stava economicamente meglio, ma il rispetto verso l'altra persona c’era.
Lo Stato cosa dovrebbe fare per migliorare la qualità della vita in certi quartieri?
Lo Stato potrebbe innanzitutto interessarsi di chi vive in miseria, perché nella miseria la persona tende di più a commettere atti illegali come: rapine, scippi, estorsioni e aiutare, non opprimendo, i ragazzo cercando di fare emergere le loro qualità con progetti importanti, e tramite alcune associazioni.
Perché vede quando un ragazzo vive nella povertà e nell’ignoranza, è molto più portato a commettere certi sbagli, mentre se lo Stato potesse dare degli aiuti concreti alla famiglia invogliando i giovani in diversi progetti che vanno dallo sport al cinema e all'arte, allora sì che cambierebbe concretamente qualcosa!
E cosa dovrebbero fare i Napoletani per la città?
I napoletani devono iniziare a cambiare la loro prospettiva di vita, si è soliti dire bisogna vivere alla giornata, ciò che non è proprio un concetto giusta perché la vita e fatta di progetti, cercando anche di migliorarsi giorno per giorno.
Bisogna agire in positivo per far vivere meglio la stessa comunità, è importante capire che legalità è fondamentale, fondamentale è comprendere che aiutandosi tra povero e ricco si può abbattere “questo muro” che è questo male che affligge Napoli.
Una fiction di cui si è parlato molto, sia in Italia che all’estero sono state le 4 stagioni di Gomorra, ritiene che i contenuti siano pericolosi per una certa fascia d’età e che sia sconsigliabile la visione ai minori?
Sono pericolosi se vengono interpretati come tali, bisogna far capire seriamente che è una "fiction" perché non ci dovrebbe essere una fascia d'età per far capire che quello che trasmettono in tv non è la realtà, la serie è basata su delle storie vere e quindi potrebbe educare i ragazzini di oggi che la strada che intraprendono i protagonisti non porta a nulla di buono.
Come sempre Napoli viene interpretata in malo modo i giovani al posto di vederci il marcio cercano di emulare i personaggi della serie, vogliono essere come loro.
Secondo lei cos’hanno di attraente i personaggi della serie?
La voglia di emergere, di conquista, di potere. L'ambizione di essere qualcuno anche se nel mondo del male, e allo stesso tempo di far capire allo spettatore che per loro il male è il loro bene.
Vede nella serie non c’è nessun personaggio positivo, tutti pur di prendere il potere e di comandare sugli altri sono disposti a commettere le peggiori nefandezze, eppure lo spettatore si affeziona e nonostante che rappresentino il peggio che ci possa essere, ci identifichiamo in loro, stiamo dalla loro parte, perché succede questo, forse perché il male attira più del bene?
Perché è sempre stato cosi fin dai tempi antichi, il male attrae sempre di più del bene, commettere “un qualcosa di losco”, di illegale dà una certa adrenalina e assuefazione rispetto al bene, seppure rischiando la propria vita e quella della famiglia.
Quello che conta è ottenere una fetta di potere, azzardo tutto, mentre il bene viene preso come debolezza, è un qualcosa di paradisiaco e questo annoia lo spettatore.
Qualsiasi fatto legato al crimine avvenga a Napoli, viene amplificato sui, giornali, nelle televisioni, nei social, perché sempre e comunque si parla solo di Napoli; sembra che tutto quello che avviene nelle altre città non interessi a nessuno, perché succede questo?
La criminalità è ovunque non c'è regione del sud o nord che dove essa non sia presente. È vero anche che una buona parte della criminalità arriva dal sud sino ad essersi estesa sino al nord. Purtroppo c'è da dire che quando l'Italia non era unita noi eravamo un’eccellenza, sotto ogni punto di vista, invidiata dal tutto il mondo, avevamo palazzi più importanti d'Europa.
Ed e grazie a l'unità che noi siamo stati derubati delle nostre eccellenze delle nostre ricchezze e si sa che quando s'inizia a vivere nella povertà si crea “l'antistato”.
Probabilmente è per questo che ogni volta che succede un qualcosa di negativo al sud, la notizia viene amplificata in un modo esponenziale.
Se dovesse scegliere un aggettivo per definire questa città quale sceglierebbe?
Per me Napoli e una città maestosa fatta di bellezze senza fiato, sarà sempre nel mio cuore!
Grazie
a cura di Paolo Radi
08 03 2020
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