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lunedì 11 dicembre 2017

 11  DICEMBRE 2017





PAOLO RADI PRESENTA



UNA CLASSE, DUE FACCE



Sono lieto di comunicarvi che il cortometraggio Una classe, due facce, prodotto da Paolo Radi e diretto da Fabrizio Colonesi è stato selezionato per il concorso SOTTODICIOTTO FILM FESTIVAL DI TORINO. Il film sarà proiettato a Torino al Cinema Massimo di Torino il 21 di Marzo. Un ringraziamento agli alunni della mia scuola II C dell'anno scolastico 2015 2016.













LA TUA SCUOLA NON SARA' PIU' LA STESSA DOPO AVER GUARDATO QUESTO FILM!

lunedì 27 novembre 2017

27   Novembre    2017  



PAOLO RADI PRESENTA




I PENSIERI DI GIORGIO CARTA




Giorgio Carta ex-ufficiale, svolge la professione di avvocato.(*)
Quelle che seguono sono le sue riflessioni.

(*) E’ anche il legale del Carabiniere Pietro Costa accusato assieme ad un altro agente due studentesse statunitensi di 19 e 21 anni a Firenze il 7 settembre del 2017.




C’era tanto materiale...


C’era tanto materiale su cui riflettere per farsi un’opinione sulla vicenda di Firenze (numeri di telefono rinvenuti a sorpresa in rubrica e video di ubriachi perfettamente deambulanti) e invece l’attenzione si è concentrata sull’asserito maschilismo del sottoscritto. 
Quando, tra qualche giorno, difenderò una carabiniera che ha denunciato molestie sessuali, quale sarà la mia colpa?






Giorgio Carta 27  Novembre  2017

martedì 14 novembre 2017

I   N   T   E   R   V   I  S   T   A  





INTERVIEW
ENTRETIEN
ENTREVISTA
ИНТЕРВЬЮ
مقابلة
אינטערוויו
интервју

NESSUNO
E’
INNOCENTE, SIAMO
TUTTI COLPEVOLI!
(George Simenon)



CONVERSAZIONE

con

SIMONE BULGARELLI




a cura di Paolo Lorenzo Radi






Simone Bulgarelli di   Roma, è uno degli avvocati più conosciuti della capitale. E’  laureato in legge a La Sapienza ,ed è  iscritto all’Albo degli Avvocati di Roma nel 2009. Si occupa di diritto civile e diritto penale, con riferimento alla generalità dei reati. E’ docente presso la Fondazione Scuola Forense di Roma “Vittorio Emanuele Orlando”.






Simone Bulgarelli come mai dopo il Liceo Scientifico ha deciso di scegliere giurisprudenza, era un idea che  aveva sin da bambino, oppure l’ha maturata nel tempo?

Nessuna vocazione o missione. Avevo solo necessità di comprendere il funzionamento del sistema nel quale viviamo.


Sono tante le domande che vorrei farle, magari qualcuna la conserverò per la prossima intervista. Il termine Giustizia viene usato quotidianamente, tutti ad esempio:  vogliono giustizia. Lei invece cosa desidera: giustizia per tutti oppure pene adeguate?

La Giustizia è un concetto estremamente ampio, che comprende tanto un’idea quanto una serie di applicazioni pratiche.

Personalmente, credo si risolva – specie sul piano pratico – nella soddisfazione che si ottiene dal ripristino di un equilibrio, sia in sede civile che penale. E nella certa conservazione di quell’equilibrio per il tempo necessario.


Mi sono sempre posto questo interrogativo: quando si perde un proprio familiare, l’ergastolo può bastare per una famiglia che ha visto il proprio figlio ucciso  (faccio riferimento a un delitto generico), mi spiego meglio:  la pena che il giudice infligge al reo è sufficiente come ricompensa per i parenti? 

Specialmente la perdita di una vita umana non ammette ristori adeguati in alcun caso. La ricompensa più congrua resta in ogni caso quella di una sanzione penale certa. Senza sconti o benefici.


Di fronte a certi delitti efferati si rimane basiti per la pena che il giudice decreta, non sempre per un omicidio volontario si prende l’ergastolo, che poi ergastolo non è, per uno stupro la pena è ridotta, allora le chiedo il “carcere a vita” potrebbe essere un  deterrente verso certi crimini?

La detenzione senza un termine o comunque per un tempo sufficientemente esteso mi pare sia da preferire specialmente per i reati più gravi.
Anche se la reclusione fosse irrogata per un tempo breve ciò che conta è sempre la certezza della espiazione della pena inflitta.



Nella U.E. la pena di morte non è prevista nell’ordinamento degli stati membri, eppure di fronte a certi reati spesso viene da dire: “ ci vuole la pena di morte”, lei cosa ne pensa?

Nel “Dei delitti e delle pene” Cesare Beccaria esprimeva le sue perplessità circa l’effetto deterrente della pena di morte sulla propensione a delinquere.
Non mi sento di discostarmi dal suo storico pensiero. Ed infatti, come insisto nel sostenere, occorre piuttosto la certezza che la sanzione penale venga espiata per l’intero, in modo severo, senza alcuno sconto o beneficio





Se si avesse la certezza che la pena capitale sarebbe un deterrente verso certi reati pensa che sarebbe giusto applicarla?
Non avremo mai tale certezza. Purtroppo



 Negli ultimi anni  i processi si fanno in televisione: si inizia con i programmi del mattino per finire in tarda serata. Prediamo il caso di Sarah Scazzi o di Yara Gambirasio,  ore e ore di diretta dal luogo del delitto, non sarebbe giunto il momento di dire: basta?

La spettacolarizzazione mediatica della vicenda processuale esiste da molto tempo.
 Il popolo si è sempre radunato  per assistere alla celebrazione di importanti processi.
Io sono per un’informazione razionale della vicenda giudiziaria. Quel minimo di conoscenza costruttiva, che i mezzi di informazione devono alla società per renderla critica e cosciente, ma non più di questo. In caso contrario, come sovente avviene, si producono due conseguenze, entrambe imbarazzanti. La prima consiste nella distorsione che il sapere tecnico giuridico finisce per subire nella mente dei profani. La seconda risiede nelle manie di protagonismo e nella fomentazione del delirio di onnipotenza di taluni magistrati.




Non solo, a volte il “processo mediatico “ inizia prima del vero processo nelle aule di tribunale, e spesso e volentieri i vari opinionisti hanno espresso la sentenza: “ Per me è colpevole” oppure “ No, in base alle prove raccolte, è innocente” allora le chiedo: la giuria quanto può rimanere influenzata dai media?

E’ la terza conseguenza...

Quando vince una causa che cosa prova nell’immediato?

Soddisfazione, ma, come osservava il mio Dominus, è proprio nella vittoria che si deve conservare l’umiltà perché le cause si vincono e si perdono.


Com’è la sua giornata lavorativa? 
Famiglia e famiglia. Poi il lavoro

Un’ultima domanda, qual è il fatto di cronaca che negli ultimi anni l’ha più colpita e perché?

Quella del piccolo Tommaso Onofri. Perché il crimine non è accettabile, ma nei confronti di un bimbo non esiste perdono. Non esiste.




Grazie e per altre domande rimandiamo alla prossima intervista.

Grazie a Lei.

15 11 2017
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