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giovedì 21 gennaio 2016

PAOLO RADI INTERVISTA…





21  GENNAIO 2016










CONVERSAZIONE

CON FRANCESCO CALAMAI





IL TEMPO…NON SI

E’ FERMATO

FRANCESCO CALAMAI DI FIRENZE E’ FIGLIO DI GIOUSE’ CALAMAI PILOTA  DI CACCIA  DELLE REGIA AERONAUTICA MILITARE ITALIANA. I SUOI RACCONTI DI GUERRA  HANNO SPINTO FRANCESCO A REALIZZARE UN PRODOTTO PARTICOALRE E CHE SERBASSE LA MEMORIA DEL TEMPO. COSI’ FRANCESCO  HA CRATO IL  G50, UN CRONAGRAFO PARTICOLARE, CHE NON E’ SIMBOLO, MA STORIA DI UNA VITA.

 GLI OROLOGI  CALAMAI SARANNAO IN  DOTAZIONE AI NAVIGANTI DELL’AREONATUICA MILITARE ITALIANA. CIASCUN UFFICIALE IL GIORNO NEL QUALE CONSEGUE IL BREVETTO RICEVERA’ TALE OROLOGIO, AFFINCHE’ TALE OGGETO DIVENTI PARTE DEL SUO VIVERE.


 NOI GLI ABBIAMO RIVOLTO QUALCHE DOMANDA.









Signor Francesco Calamai, lei produceva acqua minerale, come mai ha cambiato completamente attività?


Nel 2008 ho avuto la fortuna di cedere i terreni e gli immobili. E’ più bello pensare che fare il “retired”, dopo una vita d’attività; così ho deciso di rimettermi in giuoco coniugando due mie passioni: il volo e gli orologi.









Lei è diventato il fornitore ufficiale per l’aeronautica Militare, che cos’ha provato il giorno della firma a Roma alla presenza del Capo di Stato Maggiore della Difesa che ha ratificato questo importante accordo? 

Ho sempre ammirato le Forze Armate ed in particolare maniera l’Aeronautica Militare. La sola parola emozione poco rappresenta un mix di emozione/gioia/soddisfazione/orgoglio di essere Italiano.










I suoi orologi si rivolgono a un pubblico sofisticato, oppure si rivolgono a un pubblico più vasto, ma che sente un rapporto particolare con il tempo che scorre?

Mi rivolgo a quel “mercato” che attualmente è sottile, ma sta crescendo. Sono indirizzato verso   tutte quelle persone che hanno una loro personalità e pertanto possono indossare un prodotto perché lo trovano affascinante sono diversi aspetti: il gusto estetico,    racconta  loro una storia tale da emozionarli;   non solo per mostrare o dimostrare qualche cosa.  










Insomma mi pare di capire che si tratta di un tipo di orologio più da sentire, che da esibire, è corretto?

Esattamente. 


Lei ha una passione per il volo, che cosa prova quando vola, non so: libertà, contatto con l’assoluto, ricerca dell’infinito?

Il senso del nulla, mi spiego meglio: il mondo, i pensieri non esistono più. Posso percepire il piacere della vita perché sono disposto a metterla in gioco.








Se dovesse descrivere in poche parole suo padre, quali aggettivi userebbe?

Un grande che aveva degli ideali.






Ha fatto delle presentazioni particolari per questa sua creazione?

Ho fatto degli eventi presso un mio speciale rivenditore che ha la sua gioielleria a Firenze su Ponte Vecchio con una piccola terrazza proprio sull’Arno; poche persone per volta, offrendo sigari Cubani, Rum particolare ed artigianale; una serata tra amici con una vista unica.
Spero di poter organizzare nel futuro un evento molto legato al volo: una giornata dove sia possibile provare l’acrobazia aerea in pattuglia con due tra i più grandi piloti Italiani.





Si ricorda la prima frase che ha pronunciato quando ha visto realizzato il suo primo orologio?

Non posso scriverla, è una esclamazione un po’da caserma!









Lei e’ un imprenditore conosciuto, l’Italia ultimamente non attraversa un buon periodo, se pensiamo all’energia degli anni 50 e 60, mi sembra che siamo tornati a un nuovo “medioevo”, mi perdoni se uso questa espressione, mi sbaglio oppure trova che questo paragone sia azzardato?

Ha ragione, ma fortunatamente si può cambiare velocemente, vedo nelle nuove generazioni, forse deluse da tanti fatti, la volontà e grinta di rimboccarsi le maniche.








Un ultima domanda, quale consiglio darebbe a un giovane: insegui i tuoi sogni, oppure insegui i tuoi sogni, ma all’estero?

Vecchia regola:
Fai quello che ti piace, insegui i tuoi sogni, ovunque ti sia data la possibilità di realizzarli.










Grazie per l’intervista.








lunedì 18 gennaio 2016




PAOLO RADI INTERVISTA…









18 Gennaio 2016







CONVERSAZIONE

CON GIUSEPPE SALOMONE







 QUALCOSA CHE SO SUL GOLPE “BORGHESE




Giuseppe Salomone abita a Trieste è direttore di Banca. Suo padre e suo nonno e i suoi avi hanno fatto parte del Regio Esercito. Un suo avo è stato pure garibaldino, gli abbiamo rivolto qualche domanda sul “Golpe Borghese” questo  perché suo padre conosceva Julio Valerio Borghese. Noi lo abbiamo intervistato.














Signor Giuseppe Salomone, suo padre, suo nonno…lei ha una lunga tradizione militare alle spalle, come mai anche lei non ha intrapreso quel tipo di carriera?



Avrei voluto, ma quando sono partito per il corso ufficiali ero già stato assunto al Banco di Roma e quando dissi a casa che avrei voluto raffermarmi mio zio, alto dirigente nelle compagnie di navigazione, mi accusò di "follia" dicendo che essendo di complemento non avrei mai raggiunto il grado di Generale e che il posto in banca era...molto meglio e con più ampie possibilità di carriera così...mi lasciai convincere.




Prima ci diceva che un suo avo ha fatto parte dell’esercito garibaldino, ci potrebbe raccontare qualcosa di più?



Mio nonno paterno, Vittorio Salomone, sposò Bianca Talice, figlia di Isacco Talice che seguì Garibaldi da Quarto sino alla fine, come del resto Federico Salomone, protagonista a Mentana. Oggi Isacco è sepolto nel Cimitero Monumentale di Genova, dove dovrei finire anche io, e sulla lapide campeggia la scritta " Eroe Garibaldino", è una gloria di famiglia in effetti







Veniamo alla famosa “notte fra il 7 e l’8 dicembre 1970” notte che è passata alla storia per essere chiamata da molti la notte del Golpe Borghese, che sa dirci di nuovo rispetto a quello che abbiamo letto?


Devo premettere che mio papà, Enrico, era Ufficiale di Carriera della Regia Marina e conobbe Borghese ai tempi dell'Accademia Navale, la guerra, in particolare l'8 Settembre, li divise in quanto mio padre, Monarchico, restò fedele a S.M. il Re e si guadagnò una medaglia d'argento nella guerra di liberazione.
Si ritrovarono dopo la guerra, e tornarono amici. In merito al famoso golpe Borghese,  ne parlarono diverse volte fra loro, in mia presenza che ascoltavo con estremo interesse quei racconti, come una barzelletta inventata a tavolino dai servizi segreti di allora, all'epoca la "storiella" degli opposti estremismi non faceva più presa e quindi serviva il"colpo di teatro" ma c'è da dire che se un Borghese avesse voluto fare un colpo di Stato...lo avrebbe fatto e chi lo ha conosciuto lo sa bene, non era uomo da mettere in piedi buffonate.



Lei ci propone una verità ben diversa da come ci è stata tramandata, ovviamente si dovranno riscrivere pagine di storia, non trova?



Per quello che ho potuto sentire io, l'intenzione fondamentale di Borghese che mai aderì alla Repubblica Sociale con la quale anzi ebbe spesso rapporti "molto tesi" e che si considerava cobelligerante dei tedeschi, ma mai alleato, la sua principale intenzione dicevo era difendere l'italianità dei territori Giuliano-Dalmati e mantenere fede all'alleanza stipulata non certo da lui, diceva che le guerre si finiscono dalla stessa parte da dove si sono iniziate.
Non faceva considerazioni politiche, semplice onore militare, mio padre gli ribatteva che...la fedeltà a S.M. il Re era stata la sua unica bussola tant'è che dopo il referendum istituzionale mio padre, che aveva raggiunto il grado di Maggiore...si congedò, con molta amarezza.







Lei ha conosciuto Borghese, (in quanto suo padre, che aveva aderito all’esercito regolare dopo l’8 settembre 1943, era amico)   cosa ci può raccontare di questa figura, se mi permette, per alcuni storici: “controversa”?

Posso solo dire che  Borghese era il Comandante del Sommergibile Scirè e artefice di quelle imprese che ci avevano permesso, dopo l'impresa di Alessandria, di vincere la guerra sul mare, anche se ne nessuno se ne accorse o se ne volle accorgere, alla fine del 1941 la Royal Navy in Mediterraneo aveva solo 4 Incrociatori leggeri e alcuni cacciatorpediniere.
E' una figura complessa come complesso fu quel periodo pieno di luci e ombre.




Ho usato il termine controverso in quanto le fonti ufficiali ci dicono che il principe sarebbe morto in circostanze sospette a Cadice il 26 agosto 1974, le risulta dunque quello che riportano le fonti storiche in merito alla  morte di Borghese ?

Ovviamente sulla morte di Borghese non ho dati di prima mano, quello che dicevano gli amici, ne erano anzi convinti, è che gli tapparono la bocca, sapeva troppe cose ed era diventato troppo scomodo. La voce inesistente è che lo abbiano avvelenato. ma, chiaramente, è un  "relata refero"...



Che giudizio pensa che offriranno  gli storici alle future generazioni di Junio Valerio Borghese?

Quanto al giudizio degli Storici su Borghese...la storia di quel periodo storico deve ancora essere scritta, per ora si sono scritte solo molte storie di parte, quasi.










Un’ultima domanda il 12 dicembre del 1969 abbiamo la strage di Piazza Fontana, circa un anno dopo era in preparazione il “Golpe Borghese”, a suo avviso, questi due avvenimenti sono legati oppure non  hanno attinenza alcuna?

Quel periodo fu caratterizzato dalle "presunte" Brigate Rosse e dalle "bombe di chiara marca fascista".
Ho militato nel MSI dal 1963 sino a Fiuggi; dopo la strage, rimasta impunita, di Acca Larentia nacquero per reazione i NAR ed erano certamente convinti di essere di destra o neo-fascisti, ma gli esplosivi e le armi puzzavano maledettamente di Unione Sovietica, cambiavano i burattini , ora di destra ora di sinistra, ma non i burattinai.
Si voleva creare un clima destabilizzante, del resto la migliore dimostrazione è nella strage di Bologna le cui responsabilità si vollero attribuire a Fioravanti e alla Mambro che negarono sempre senza alcuna ragione visto che avevano già ammesso altre stragi, oggi sappiamo che di mezzo c'era "molto probabilmente" anche l'estremismo palestinese.
Ma il discorso sarebbe troppo lungo, implica i giochi spesso loschi della guerra fredda e i giochi, ancora più loschi, del partito Comunista e di Togliatti, per capire occorre andarsi a studiare la missione che Stalin diede a Togliatti nella guerra civile spagnola, in Spagna persero, ma in Italia quel disegno, pari pari, lo stanno portando a compimento oggi.

Grazie per l’intervista.