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venerdì 29 novembre 2019



A CURA DI PAOLO RADI 











 UNA CONVERSAZIONE 
     

     
 CON 



  FAUSTO    
 BONAIUTO   









Fausto Bonaiuto è nato a Pompei l’8 marzo del 1992. La passione per il calcio nasce sin dai primi mesi, quando l'unico oggetto capace di farlo stare tranquillo nella famosa "culla " era proprio il pallone. Negli anni questa passione è cresciuta sempre di più al punto che già all'età di quattro anni inizia a frequentare le prime scuole calcio. Ha avuto la fortuna di avere genitori alle spalle che gli hanno sempre detto però che il calcio doveva vederlo semplicemente come uno sport, come un divertimento e che la cosa fondamentale fosse la scuola. 

Decide così di frequentare il liceo classico e al giorno d’oggi è laureato in giurisprudenza presso la Federico II di Napoli.

Caratterialmente non sa descriversi, sa per certo però che all'inizio non offre una buona impressione di se stesso, resto molto sulle sue e “cerco di capire chi ho di fronte e questo può portare a pensare che sono arrogante presuntuoso o quant'altro. chi mi conosce però sa che queste caratteristiche non mi appartengono”.

La sua vita vita calcistica oscilla tra campi di prima categoria, promozione, eccellenza. per lui l’importante era trovare un ambiente e un contesto sano nel quale potesse divertirsi ed esprimersi.





    La prima domanda è un classico: c’è stato un episodio che le ha fatto capire che il gioco del calcio sarebbe stata la sua più grande passione?


Nessun episodio in particolare. Ma sin dall’età di quattro anni nel campetto sotto casa c’era un gruppo di ragazzi, che poi sono diventati miei amici, che organizzavano ogni pomeriggio una partita e io non potevo fare a meno di non partecipare. Giorno dopo giorno la semplice voglia di giocare e di divertirmi si è trasformata in una vera passione che tutt’oggi riempie i miei pomeriggi.



Se non avesse scelto il calcio, quale altro sport le sarebbe piaciuto praticare? 

Sicuramente la pallavolo. Amo il gioco di squadra, il rispetto dei ruoli, la condivisione del successo e delle sconfitte. Non mi sono mai piaciuti gli sport individuali. Il far parte di un gruppo ti aiuta a migliorare non solo dal punto di vista fisico/tecnico ma soprattutto dal punto di vista umano. 












I suoi genitori anche se hanno appoggiata le hanno fatto comprendere l’importanza dello studio, infatti lei prima si è diplomato al Liceo Classico, e poi si è laureato in Legge, come mai la decisione di frequentare il classico e la scelta di iscriversi a legge? 

Penso che mentre in passato il calcio era visto semplicemente come uno sport oggi il calcio è considerato una fonte di investimento. Si può dire che il più delle volte sono gli stessi genitori che spingono il figlio ad intraprendere questa strada, nella speranza di ottenere chissà cosa.


Perché molti ragazzi scelgono il calcio come sport, cercano la fama, i soldi, o tutti e due? Lei se le avesse avuto un ingaggio a 17 anni in serie A avrebbe accettato, oppure l’importanza dello studio sarebbe venuta al primo posto? 

Non mi sono mai piaciuti i falsi moralisti e pertanto dico che se io all’età di 17 anni avessi avuto un ingaggio da professionista avrei accettato ad occhi chiusi. Poi avrei comunque cercato di far conciliare il calcio con lo studio.









Diversi giocatori mi hanno raccontato che pur di giocare in una qualsiasi categoria hanno abbondanto gli studi, per poi ritrovarsi con un nulla di fatto e ora hanno difficoltà nel trovare un lavoro. 
Che consiglio darebbe a questi giovani? 

La scuola al giorno d’oggi ha un valore assoluto. Un titolo di studio può cambiarti la vita. Il calcio fatto a livello dilettantistico lascia il tempo che trova. L’unica cosa che mi sento di dire è quella di portare a termine quanto meno gli studi superiori per avere comunque una strada alternativa da percorrere.


In che ruolo giocava da ragazzo? 

Ho sempre voluto ricoprire il ruolo di attaccante ma le mie caratteristiche erano ben altre.

Ho ricoperto sia il ruolo di portiere nei primissimi anni per poi diventare ed affinarmi nella fase difensiva da difensore centrale.



Lei ora è il tecnico dell’Under 17 dell’Asd Calcio Pomigliano, come ha raggiunto questo ruolo? 

Magari su questa formula la domanda sarebbe dovuta essere: da quanto alleno e dove ho allenato.

Alleno da 4 anni, da quanto ho conseguito l’abilitazione al corso UEFA B tenutosi a Caserta. Ho iniziato con la scuola calcio per arrivare due anni fa ad allenare il gruppo juniores della Rus Vico (allora militante in promozione) dove facemmo tutto sommato un buon campionato posizionandoci al quinto posto.
L’anno scorso invece sono stato alla guida sempre di un gruppo juniores, del palmese calcio (militante in eccellenza) dove andammo ben oltre le aspettative. Sul campo abbiamo chiuso il campionato in seconda posizione, ma in virtù di un punto di sanzione inflitto alla società nell’anno precedente e da scontare in quello successivo chiudemmo in quarta posizione sfiorando pertanto di un punto playoff.

Quest’estate tra una chiacchierata e l’altra mi viene chiesto di provare ad allenare un gruppo di ragazze facenti parte del Pomigliano calcio. non ci ho pensato due volte su e devo dire la verità non me ne pento assolutamente. Alla fine sono esperienze che vanno vissute e che sicuramente arricchiscono il proprio bagaglio.










Qual è la principale qualità che deve avere un allenatore? 

Un allenatore deve essere competente, credere nelle sue idee, trasparente e leale ( dire ciò che pensa senza fare troppi giri di parole o cercando strade alternative) con i suoi calciatori e al tempo stesso capace di creare anche dei rapporti con loro.




     Qual è il suo stato d’animo prima di una partita?

Sia da calciatore che da allenatore molto tranquillo.
La partita la sento durante la settimana. Sono fortemente convinto che il campo può tradirti una, due, tre volte, ma alla fine il lavoro che tu fai verrà sempre ripagato.


E alla fine di una partita, invece? Ripensa a quello che ha sbagliato, ad esempio, dovevo sostituire prima quel giocatore, contro quella squadra non mi sono preoccupato molto della difesa

Terminata la partita l’unica cosa a chi penso è dove andare a rilassarmi. Il giorno dopo a mente lucida cerco di analizzare tutti gli aspetti: sia quelli negativi che quelli positivi. I primi per evitare gli stessi errori, i secondi per far si che quei concetti diventano parte integrante del calciatore. 








Una partita che vorrebbe dimenticare? 

Juniores finale regionale Palmese Quarto.
Si decide tutto dagli 11 metri. Scelgo lo stesso angolo della semifinale ma questa volta l’esito è completamente diverso. Ci svegliammo sul più bello.


Un suo pregio? 
Pregi non saprei, lascio agli altri.




Un suo difetto?

Difetti sicuramente più di uno...
All’inizio resto molto sulle mie e questo porta a pensare che sono una persona arrogante presuntuosa. Semplicemente non mi apro fin quando non so perfettamente chi ho davanti.




 La famiglia che cosa rappresenta per lei? 

La famiglia è un po’ come il porto per le barche. Il luogo in cui ti senti sicuro e al sicuro. 

Avere una famiglia alle spalle che è li pronta a sostenerti in tutto ciò che fai a correggerti se qualcosa non va penso sia il dono più grande che uno possa avere.









Un sogno nel cassetto? 

Semplice: allenare e magari un giorno sedere su una o più panchine importanti.
Che sia calcio femminile o calcio maschile poco importa!







   Grazie  

a cura di Paolo Radi   





28      11    2019 
(Tutti i diritti riservati)  



















mercoledì 13 novembre 2019



A CURA DI PAOLO RADI 











 UNA CONVERSAZIONE 
     

     
 CON 



  DAVIDE    
 BERARDI   



Davide Berardi è nato a Roma nel 1995, ha frequentato l’Istituto Tecnico Nautico, e ora è agente immobiliare. 
Ha militato nelle giovanili: Tor Tre Teste, Pro-Roma. Poi ha giocato nel Montecelio, nel Cynthia in D, Fontenuova in eccellenza, e Palestrina in eccellenza. Successivamente: Grosseto serie D, Pro- Roma promozione e Guidonia in promozione.





   
Ho deciso di cambiare la prima domanda, per chi non la conosce, chi è Davide Berardi, come presenterebbe se stesso?

Sono un ragazzo abbastanza solare che da molta importanza ai rapporti umani. Ambizioso nel lavoro come è giusto che sia. Rispetto molto l'opinione altrui. Cerco di evitare persone pronte "a farti le scarpe" ma nella vita purtroppo queste situazioni capitano e spesso ce ne accorgiamo troppo tardi. Le persone che mi circondano mi dicono spesso che sono troppo buono, ma finché non vedo cattive intenzioni non riesco ad essere "cattivo"...










Si ricorda il momento che ha scoperto che il gioco del calcio sarebbe stata la sua più grande passione?

Ci sono stati tanti episodi nel corso degli anni che mi hanno portato a pensare tutto ciò. Uno in particolare quando con la Tor Tre Teste siamo diventati campioni d'Italia e abbiamo rappresentato l'Italia nel mondo, è stato un momento indimenticabile Sono fiero di aver fatto tutto ciò di fronte alla mia famiglia e davanti a migliaia di persone, ma soprattutto davanti a mio nonno che dopo circa 2 anni un brutto male se l'è portato via.











I suoi genitori hanno appoggiato questa scelta oppure le hanno detto la solita frase: “Non è meglio che pensi allo studio?”

I miei genitori hanno sempre appoggiato la mia attività. Lo studio sempre prima di ogni cosa chiaramente! Hanno fatto tantissimi sacrifici soprattutto quando giocavo nella Tor tre Teste. Ancora mi ricordo mio padre che tornava dal lavoro e con lo scooter mi accompagnava al campo. Dai 12 anni in poi ho iniziato a prendere i mezzi per andare a giocare poiché gli allenamenti si svolgevano alle 15. A scuola andavo con lo zaino e con la borsa del calcio… alcuni "amici" già iniziavano a dire "ma chi te lo fa fare"... chi dice queste cose probabilmente non ha mai avuto una grande passione per la quale vivere e lottare tutti i giorni.











Lei ha frequentato l’Istituto Tecnico Nautico, come mai non ha proseguito gli studi frequentato una facoltà affine a quello che lei ha studiato? 

Si ho frequentato l'istituto tecnico nautico, bellissima scuola!! Non ho continuato a studiare o lavorare nel settore per mancanza di stimoli. Senza gli stimoli giusti non si va da nessuna parte. Ho degli amici che si sono imbarcati a 19 anni… penso che per fare un passo del genere a quell'età si deve avere una grandissima passione, probabilmente quella passione non era abbastanza forte. 


Non "butto" niente dei 5 anni di scuola, anzi mi ha fatto conoscere tantissime persone, soprattutto una persona per me molto importante con la quale ho condiviso tantissimo, condivido tutt'ora e spero di continuare nel tempo perché le amicizie nate sui banchi di scuola sono bellissime. 

Condividiamo anche un tatuaggio. Abitiamo distanti, abbiamo tantissimi impegni ma il bene che ci vogliamo è più forte di tutte le difficoltà.










Fra le tante squadre in cui lei è stato, quale ricorda più volentieri? 

La squadra che ricordo con maggior piacere è stata il Fontenuova (probabilmente la mia miglior stagione) ma devo ringraziare il Guidonia e i compagni dello scorso anno per avermi permesso di riprendermi dopo un anno di inattività. Per prestigio non posso non nominare il Grosseto Calcio, il punto più alto della mia "carriera"... esperienza indimenticabile. Li è stato il calcio!




Qual è la principale qualità che deve avere un calciatore? 

Nel calcio di oggi vanno abbinate quantità e qualità. Senza l'una o l'altra non si va da nessuna parte. Poi chiaramente un calciatore deve avere la giusta umiltà, consapevolezza, rispettare il gruppo e le persone che cercano di farti migliorare.








Diversi giocatori mi hanno raccontato che pur di giocare in una qualsiasi categoria hanno abbondanto gli studi, per poi ritrovarsi con un nulla di fatto e con tante difficoltà nel trovare un lavoro. 
Quale messaggio vorrebbe lanciare lei a coloro che guardano al mondo del calcio solo per la fama e il benessere economico? 

Un consiglio che vorrei dare soprattutto ai più giovani è quello di studiare e trovarsi un lavoro. Se non si fa il salto di qualità a 15/16 anni è molto difficile arrivare in categorie che ti permettono di vivere con lo stipendio del calcio. Per categorie che ti permettono di fare tutto ciò parlo di Serie A, B e C.


Il suo goal più bello?

l mio gol più bello è stato sicuramente contro il Villanova. Ci stavamo giocando il primato nel campionato di eccellenza, perdevamo 1-2 e a 5 minuti dalla fine sono partito praticamente da centrocampo e con un colpo di testa ho fissato il punteggio sul 2-2. È stato bello tutto, dal gol, alla corsa che ho fatto nonostante i crampi alle gambe per andare a colpire di testa, alla corsa per andare ad abbracciare il mio grande mister, Giancarlo Oddi, fino ad arrivare alla dedica alla mia attuale fidanzata.









Possiamo chiederle per che squadra tifa e se c’è un giocatore che per lei rappresenta un idolo?

Sono un tifoso della Roma. Daniele De Rossi è il mio idolo da sempre. Soprattutto all'inizio mi ispiravo a lui, ma ora gioco 20 metri più avanti.




Una partita che vorrebbe dimenticare? 

Una partita che vorrei dimenticare è un Trastevere-Fontenuova di qualche anno fa. Ci stavamo giocando il campionato e quella partita fu un vero e proprio furto. Ho avuto la sensazione che il salto di categoria dovevano farlo loro e non noi.





Un suo pregio e un suo difetto?
Sono molto generoso, forse anche troppo. Un difetto? Forse un po' testardo a volte.









Che valore dà all’amicizia? 

L'amicizia è una cosa importantissima. È un valore che si sta perdendo secondo me. Vedo molte persone circondate da tantissima gente e a volte mi domando "ma saranno realmente tutti amici veri? “Per esperienza personale ti dico che gli amici veri si contano sulle dita di una sola mano.








 

La famiglia che cosa rappresenta per lei? 

La famiglia è tutto. È un valore che va coltivato giorno dopo giorno.






La sua ragazza la segue nella sua attività agonistica? 

Sì, la mia ragazza segue la mia attività. Mi sostiene sempre ed è una cosa fondamentale. Devo ringraziarla poiché tutti i sabati sera la costringo a non fare tardi e mi rendo conto che a 21 anni non è semplice.









Quando ho conosciuto e intervistato Thomas Toncelli non immaginavo che foste legati da profonda stima e amicizia, come vi siete conosciuti, e agonisticamente in che cosa siete differenti? 

Con Thomas ci siamo conosciuti a Fontenuova. Abbiamo un ottimo rapporto che si è consolidato nel tempo. Purtroppo negli anni siamo riusciti a giocare solamente due volte insieme, a Fontenuova e a Guidonia. È una persona eccezionale e spero che il nostro rapporto continui a crescere nel tempo. Come giocatori siamo molto differenti. Lui è una prima punta e deve fare gol io sono un centrocampista li devo far fare.








Una previsione per chi vincerà il campionato? 

Quest’anno il campionato è molto equilibrato. Ci sono tante squadre che possono vincere il titolo. A mio modo di vedere sono 7 le squadre che hanno i numeri per vincere il campionato. Conosco molti giocatori del Vicovaro e hanno un grosso potenziale. Sono leggermente dietro alle prime ma probabilmente alla lunga usciranno fuori. Subito dopo ci sono Riano, Sant’Angelo Romano e La rustica. Zena, Subiaco e Fiano Romano sono lì con il gruppo ma li vedo leggermente dietro.












Grazie   



a cura di Paolo Radi   





13        11    2019 
(Tutti i diritti riservati)