PAOLO RADI PRESENTA
10 DOMANDE
A
ERNESTO ERMES DISPOTO
Ernesto Dispoto ha 26 anni ed è nato a Bari, da lui definita “la più bella città del mondo!”
È cresciuto nel settore giovanile del Bari dall’età di 8 anni fino a 18 anni. La sua prima esperienza l’ha avuta a 16 anni è andato in prestito in Serie D nell’ US Bitonto. Successivamente è tornato a Bari dove è stato aggregato alla prima squadra all’epoca in serie A e ha avuto la fortuna sotto la guida di mister Ventura di essere presente due volte in panchina, sempre in serie A. Dopo di che è si è traferito per 4 anni al Martina Franca in serie D dove ha vinto il campionato e successivamente ha passato 3 anni in Lega Pro. Negli anni successivi ho indossato le maglie di: Termoli, Atletico Mola - Team Altamura e ora per il terzo anno consecutivo indossa la maglia della Fortis Altamura squadra che milita nel campionato di eccellenza pugliese. Noi gli abbiamo rivolto alcune domande.
La prima domanda è un classico: quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?
Non l’ho scoperto. è una passione che ho fin dalla nascita. Diciamo che l’ho scoperta all’età di 4 anni quando “detto da mio padre” iniziavo a calciare delle arance al posto di un pallone! Vedendo questo mio padre mi portò in una scuola calcio vicino casa nostra il Bari Adriatica e da lì ho iniziato a coltivarla fino ad oggi!
Lei ha giocato in diverse squadre, a quale squadra è rimasto più legato?
La squadra in cui sono rimasto più legato è il Martina Franca lì, oltre ad aver passato 4 anni importanti, ho lasciato anche amici che porto sempre con me nel cuore!
La sua famiglia l’ha sostenuta in questa scelta di diventare un calciatore?
La mia famiglia assieme alla mia fidanzata (tra un anno diventerà mia moglie) mi ha sempre sostenuto fin da piccolo seguendomi sempre e non nego che tutt’oggi pur avendo un’attività assieme a mio fratello più piccolo mi continuano a sostenere e per questo gli sarò per sempre grato e riconoscente!
Dai ragazzi il calcio viene visto come un’opportunità per vivere una vita negli agi, nel lusso, oppure frequentare un certo tipo “di mondo”. Perché secondo lei tutti provano a diventare calciatori?
Sicuramente tentare di diventare un giocatore non è semplice ovviamente se lo si diventa si gode di benefici al livello economico però non tutti sanno e conoscono i sacrifici che bisogna affrontare per diventare uno sportivo a ottimi livelli. Molti pensano che sia una passeggiata ma non è così bisogna privarsi di molte cose tipo ritirarsi presto la sera, mangiare sano e seguire un tipo di alimentazione, quando gli altri vanno il sabato sera a ballare tu devi sta in ritiro perché il giorno dopo devi giocare, insomma sembra rose e fiori ma non lo è!
In che ruolo gioca?
Io sono un centrale difensivo. Quando ero più piccolo facevo anche il terzino, ma con il passare degli anni sono diventato a tutti gli effetti un centrale! Alla Cannavaro il mio più grande idolo calcistico!
Lei ha anche giocato in serie A, che cos’ha provato? Quali sono state le sue emozioni appena è entrato in campo?
Sono emozioni che non si possono descrivere, ti senti arrivato, ti senti un calciatore a 360 gradi, sei il protagonista.
Ed essere un protagonista, di un mondo che fino a qualche tempo prima vedevi solo in tv e potevi solo immaginare cosa potesse essere, è una cosa stupefacente. Diciamo che è stato il giusto premio per tutti i sacrifici fatti da me e dalla mia famiglia!
Qual è la principale qualità che deve avere un calciatore?
Per me un calciatore deve essere caparbio! Deve cercare sempre la perfezione e cercare di migliorare giorno dopo giorno per tentare di raggiungere l’apice della propria carriera.
Abbiamo capito che lei è molto legato a Bari, la città dov’è nato, da dove nasce questo particolare attaccamento?
Come in ogni luogo dove nasce qualcuno io sono legato alla mia città natale; sono legato perché ci sono nato e cresciuto e negli anni in cui ho giocato fuori casa ne ho sentito la mancanza ...
la mancanza della famiglia e dei miei più cari amici!
Tutti cercano praticando un sport di diventare “ricchi e famosi”, anche per lei è così?
Io cerco di diventare un esempio per altri ragazzi o bambini che vogliono praticare questo sport e spero di essere un esempio soprattutto per i miei figli perché lo sport è come la vita bisogna lottare giorno dopo giorno e migliorarsi sempre fino alla fine!
Come descriverebbe se stesso?
Mi descriverei come un ragazzo con la testa sulle spalle, una persona ambiziosa sempre pronto ad affrontare la vita con forza e spirito di iniziativa. Faccio del mio punto di forza la testardaggine che sotto alcuni punti di vista può essere anche un difetto, ma io la vedo come un pregio!
Amo la mia famiglia, la mia carriera e la mia futura moglie!
Grazie
a cura di Paolo Radi
17 12 2018
(Tutti i diritti riservati)
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