PAOLO RADI PRESENTA
10 DOMANDE
A
EMILIANO CARLOS SANTORO
Santoro Emiliano Santos è nato in Argentina nel 1988, ma ha il passaporto italiano in quanto la nonna materna era di Jesi (Ancona) Ha giocato in serie C nel campionato argentino, poi si è trasferito in Spagna dove ha militato sempre in serie e pure nella categoria promozione/eccellenza. Adesso gioca nel Tonara, (Sardegna), nella categoria eccellenza. Noi gli abbiamo rivolto qualche domanda.
La prima domanda è un classico: quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?
A 15 anni ho iniziato ad allenarmi seriamente e a 19 anni ho scoperto che il calcio sarebbe stato il mio “lavoro” oltre che la mia passione. Ho sempre lavorato con impegno, e pensandoci bene, il calcio mi è sempre piaciuto si da bambino.
Lei ha giocato in diverse squadre, a quale squadra è rimasto più legato?
Sono stato legato a due squadre, una in Argentina che si chiama Claypole e una squadra italiana del paese di Ginosa: A.S. Ginosa.
Lei è nato in Argentina, ma ci ha riferito che ha il passaporto italiano, di conseguenza la domanda è pertinente, che differenza c’è tra il calcio argentino e quello italiano?
Il calcio argentino si assomiglia in parte, c’è il contatto fisico e il contrasto, però la differenza più grande è che in Argentina c’è una problematica importante legata agli stipendi di milita in serie D e C, il calciatore deve lavorare, quello che prende non gli basta, qui in Italia le condizioni sono migliori, inoltre in Italia si lavora molto a livello difensivo, e non è un caso che abbia vinto 4 mondiali.
Se non avesse intrapreso quest’attività agonistica quale sport le sarebbe piaciuto praticare?
Non ho mai pensato ad un altro sport, a scuola giocavo a pallavolo, mi piace il tennis, però avevo in mente solo il calcio.
Dai ragazzi il calcio viene visto come un’opportunità per vivere una vita negli agi, nel lusso, oppure frequentare un certo tipo “di mondo”. Perché tutti provano a diventare calciatori?
Il mondo del calcio è particolare, nella serie D non sei un top player, da piccoli tutti vogliono diventare famosi, il calcio è altro, è uno stile di vita, non ho mai pensato a diventare una star, è un lavoro come tutti gli altri, bisogna avere sempre il “piede a terra “e sempre bisogna lavorare per migliorare. Gioco a calcio perché è la mia passione.
In che ruolo gioca?
Il ruolo mio è difensore centrale, qualche volta ho fatto il mediano difensivo e il terzino destro.
Perché a suo avviso molti calciatori, e alcuni sono anche giovani si lasciano tentare dal “calcio scommesse” e così rovinarsi la carriera?
Non succede solo ai giocatori, capita agli allenatori, al mister, ai dirigenti, il motivo sono i soldi. È ovvio che un giocatore si rovina la carriera, ma si tratta di un fenomeno che sarà sempre presente.
Qual è la principale qualità che deve avere un calciatore?
La principale caratteristica è l’umiltà, bisogna lavorare anche se sei nato con un “bel piede”, se sei umile arriverai più lontano possibile.
Un aggettivo per descrivere te stesso?
L’aggettivo per me è “guerriero” non è stato facile, ho lottato da solo, e sono sempre stato da solo, dopo la morte di mio padre mi sono impegnato sempre di più, sì guerriero perchè non mi sono mai fermato di lottare e mai mi fermerò.
Ultima domanda, Maradona o Messi due campioni che hanno caratteristiche differenti, quali sono le loro differenze e lei chi preferisce?
Se devo fare una scelta: Maradona, egli è il calciatore argentino per eccellenza, sono troppo malato per malato per Maradona, ho pure un tatuaggio: al 100 x 100 scelgo Diego: anche se Messi è il giocatore più forte da 15 anni a questa parte.
Ti voglio ringraziare per questa intervista, e ringrazio mia moglie che mi è stata sempre vicino anche durante i periodi difficile, tutto quello che ho fatto senza di lei sarebbe stato impossibile.
Grazie
a cura di Paolo Radi
27 12 2018
(Tutti i diritti riservati)
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