GIVOEDI’ 18 SETTEMBRE 2014
10 ANNI DOPO…
Conversazione con Salvatore Stefio
D) Salvatore Stefio la prima domanda sembra d’obbligo sono passati 10 anni
da quel fatidico aprile 2004 quando sei stato rapito assieme a Cupertino,
Agliana e Quattrocchi, qual è il ricordo, il primo ricordo che ti viene in
mente di quel giorno?
R) I ricordi sono
tantissimi, dove la sofferenza è parte integrante della memoria. Ciò che
comunque ricordo con piacere, è l’arrivo delle forze speciali che ci liberano.
Quello è stato un momento di rinascita, che difficilmente può essere spiegato
in poche parole. I ricordi fanno parte anche del sentire dell’uomo, possono
essere la linfa che genera il futuro di ognuno. Quell’esperienza ci ha segnati,
ci ha cambiati in molti aspetti e ci ha dato forza per continuare … non abbiamo
mollato e non lo faremo mai, anche per rispetto di Fabrizio Quattrocchi.
D) Chi era Fabrizio Quattrocchi?
R) Lui era un
professionista, capace e molto umile, un ragazzo con il cuore tricolore, mi
piace definirlo proprio così. La sua morte deve essere d’esempio alle
generazioni presenti e future, perché nell’ultimo momento della sua vita
terrena, ha espresso un pensiero alla patria, a quella terra dei padri che oggi
viene calpestata da più parti. L’italianità riaffermata con il proprio sangue,
dimostrando quel patriottismo che è sostanziale e creatore insieme. I valori
sono importanti, direi vitali, anche solo per immaginare un futuro migliore. La
speranza passa attraverso quel gesto, quel gesto eroico concretizzato nella sua
ultima frase prima di essere ucciso: “vi faccio vedere come muore un italiano”.
D) Come tutti sanno con decreto del 13 marzo 2006, su proposta del
Ministro dell'Interno Giuseppe Pisanu, il Capo dello Stato Carlo Azeglio Ciampi
conferì a Fabrizio Quattrocchi la medaglia d'oro al valor civile. Questa
medaglia suscitò diverse polemiche, Maria Cimino, madre del
caporalmaggiore scelto Emanuele Ferraro, dell'esercito italiano, protestò
verso il presidente della Repubblica Ciampi per “la disparità di
trattamento riservato a Fabrizio Quattrocchi e ai caduti di Nassiriya”. Cosa te
la senti di dire a proposito?
R) Onestamente credo che
il contesto sia diverso, non il sacrificio per la Patria naturalmente, ma
proprio il contesto. Partendo da questa considerazione, posso solo dire che non
si tratta di disparità di trattamento, ma di diversificazione. I fatti di
Nassiriya sono una enorme ferita ancora aperta, ed è giusto non dimenticare,
onorando sempre la memoria dei caduti e la forza che hanno espressa tutte le
famiglie coinvolte. Questo vale per tutti i caduti italiani (civili e militari)
in ogni parte del mondo, in ogni missione e in ogni contesto. La Patria non
deve dimenticare nessuno di loro, come non deve dimenticare le relative
famiglie.
D) Non ritieni che una parte politica si sia voluta “accaparrare” (per
scopi elettorali) scusami il termine, la “memoria di Quattrocchi?”
R) Se viene fatto con
estrema onestà, ossia credendo e capendo ciò che Fabrizio ha voluto dimostrare,
allora non ci vedo niente di male. Il problema è diverso, ossia la non aderenza
ai valori che Fabrizio ha dimostrato d’avere, io credo che oggi l’attuale
classe politica non sia meritevole di questo, non lo è perche tutti, e
sottolineo tutti, stanno (chi più chi meno) contribuendo a svendere l’Italia.
Il Patriottismo equivale alla difesa dell’identità e della sovranità di una
nazione, cosa che nessuno dimostra di avere. Quando parlo di dimostrare
d’avere, mi riferisco alle azioni concrete, non ai buoni propositi che vengono
sbandierati.
D) Oggi come ieri le cose non mi sembrano molto cambiate, qualcuno vi
chiama “mercenari,” per altri siete dei professionisti del settore della
sicurezza, perché a tuo avviso una parte di opinione pubblica, legata
magari a una certa ideologia vi chiama ”mercenari”?
R) Semplice, perché c’è
ancora molta ignoranza in merito.
D) Di nuovo si ritorna a parlare di Iraq, di pozzi petroliferi, c’è la
minaccia dell’ISIS, siamo tornati alla situazione di partenza, mi riferisco
all’Iraq, oppure ritieni che qualcosa sia cambiato?
R) E’ cambiato tutto
direi, la strategia del terrorismo è molto diversa attualmente. Stiamo
assistendo ad una evoluzione delle dinamiche e degli obiettivi, la minaccia è
multi-direzionale. Il progetto del Califfato Islamico si esprime con la
conquista territoriale, dove poi vengono applicate delle leggi e delle norme
islamiche molto radicali. Sappiamo che non tutto il mondo mussulmano aderisce a
questa strategia ed a questo modo di operare, come infatti possiamo vedere per
esempio in Siria, Iraq e Libia. Questo è un segnale positivo, un segnale che
non deve essere sottovalutato. La mia preoccupazione maggiore è per quello che
potrebbe avvenire in Italia, ricordiamoci che il Califfato è arrivato in Libia,
quindi molto vicino a noi. Non voglio fare allarmismo, ma credo che ci sia la necessità
immediata di dover attuare una serie di contromisure forti ed efficaci, come
l’organizzazione politica che ho fondato, il Fronte Patriottico Sociale
Nazionalista, sta
elaborando e promuovendo. Credere che la minaccia terroristica finirà in un
tempo breve è da folli, quindi essa stessa potrà con il tempo assumere nuove e
più incisive azioni contro tutti coloro i quali non si sottometteranno o non
sosterranno il loro operato. Credo anche che il Califfato arriverà a produrre,
in modo organizzato, un nuovo “scisma” all’interno del mondo sunnita, creando
una ulteriore ramificazione con proprie peculiari differenze.
D) A tuo avviso cosa sono, o cosa sono state “queste primavere arabe”?
Sono tornato un mese fa dalla Tunisia, so ci saranno nuove elezioni e mi
sembra che il paese sia pacificato; perché nel Nord-Africa la situazione è
differente rispetto alla Siria?
R) Guarda, ti dico solo
che le primavere arabe sono state in massima parte solo una truffa colossale.
Per quanto riguarda la Siria la situazione è molto particolare. Credo che il
grande errore dell’occidente sia quello di rifiutarsi di sostenere il legittimo
presidente Assad, che rappresenta il vero oppositore del Califfato. Il popolo
siriano fedele al presidente è composto da cristiani e da mussulmani, come sai
benissimo, uniti nella lotta per l’integrità territoriale. Se si vuole capire
bene questo concetto, bisognerebbe studiare ciò che rappresenta idealmente, per
esempio, il Partito Nazionalista Sociale Siriano. Lo porto come esempio perché,
ti confesso, mi è simpatico. Nel Nord-Africa la situazione critica è
rappresentata dalla Libia, ed affermo che è da criminali non fare tutto il
possibile affinché quella nazione sia liberata e pacificata. Dovrebbe essere la
priorità numero uno della politica estera italiana, invece come al solito si
tentenna e ci si
preoccupa d’altro. A mio avviso bisognerebbe dare il massimo supporto al
generale Haftar, parlo di supporto concreto, non delle solite parole.
Un grazie a Salvatore e
buon lavoro.
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