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domenica 11 agosto 2024

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

 

 

 

CARMINE

TURCO

 



Carmine Turco    è un allenatore di calcio di Battipaglia (Salerno) così si presenta “ 

 

Mi chiamo Carmine Turco e sono nato l’11 agosto del 1967, e mi sono laureato in Giurisprudenza nel 1998 presso università di Salerno; sono grande appassionato di calcio, da giovane ho militato nella categoria dilettanti e sono nato calcisticamente presso la scuola calcio Spes Battipaglia.

 

La carriera da allenatore è iniziata nel 1997 nel Real Bellizzi ( Salerno) e già il primo anno 1997 abbiamo vincito il  campionato di prima categoria, poi due anni di promozione sempre nel Real Bellizzi, successivamente andai:  in eccellenza campana con Bertoni ,nel 1999 Battipaglia, nel 2000 esordisco nell’ interregionale con la Battipagliese Calcio,   l’anno successivo sono al Montoro Inferiore 2001   eccellenza campana,  in Serie D con  l’Ariano  Irpino, 2002 due anni di serie D con Ariano Irpino,  2003 Viribus  Unitis  serie D,  l’anno successivo torno  a fare campionato di promozione a Vallo della Lucania con la Gelbison sfiorando la vittoria del campionato, nel 2005 torno in D a Battipaglia,  la carriera  prosegue con un anno di eccellenza a Campagna  (eccellenza campana).

 

Devo precisare un’importante vittoria di un campionato di promozione nel 2008 a Paestum.  Successivamente per 8 anni sono al Faiano Pontecagnano dove vinco un campionato di promozione sono e seguono 7 anni di eccellenza.  Di seguito un anno all’ Agropoli (eccellenza campana), di nuovo al Battipaglia dove si sfiora la vittoria del campionato di eccellenza nella mia citta.

 

Un’importante vittoria è stata quella storica del campionato ad Angri nel 2021-22, una stagione bellissima di eccellenza campana, poi ancora sono all’ Agropoli, qui abbiamo sfiorato il passaggio in Serie D ai playoff contro il Gallipoli calcio.

 

L’ ultimo campionato l’ho disputato a Pozzuoli, un’esperienza bella in una citta meravigliosa".

 

 




 




La scorsa stagione lei ha allenato la Puteolana 1902, soddisfatto di com’è andato il campionato, oppure pensa che la squadra poteva fare di più?

 

Ciao Paolo, faccio una premessa: Pozzuoli è un posto stupendo e la tifoseria è una parte importante di questa squadra è una piazza gloriosa, si dovevano raggiungere almeno i playoff e non ci siamo riusciti e quindi è giusto dire che abbiamo fallito l'obiettivo; Pozzuoli merita categorie importanti avevamo fatto nelle prime sei partite 5 vittorie ed un pareggio importante sul campo del Nola poi la sconfitta in casa col Pompei ci ha mandato fuori strada e non siamo riusciti a riprenderci.

 

Per la stagione che a breve inizierà sa dove andrà ad allenare, oppure sta valutando alcune offerte?

 

Per la prossima stagione ho avuto qualche approccio importante con l’Heraclea che poi non si è concretizzato ed altre situazioni che non ritenevo adeguate, al momento siamo in attesa.

 

Lei è nato a Battipaglia (Salerno) Quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?

 

Sì,  sono di Battipaglia ho una laurea in giurisprudenza e successivamente  ho conseguito l'abilitazione per esercitare la professione,  ma la passione per il calcio è stata sempre forte e piano piano è diventata qualcosa di importante che ho proseguito con grande dedizione, credo di aver capito ciò  quando ho allenato la Battipagliese nel 2000 in interregionale, da quel momento mi sono reo conto  che sarebbe diventata più di una passione, tra l’altro  avevo già vinto peraltro un campionato a Bellizzi due anni prima.

 

Dopo aver giocato per qualche anno nella categoria dei dilettanti, lei decide di diventare allenatore, per quale, che cos’è che l’interessava maggiormente di questo ruolo?

 

Ho giochicchiato in categorie dilettanti per qualche anno,  ma  già in campo ero sempre pieno di consigli per i miei compagni, evidentemente la vocazione ad essere un allenatore era forte di quella di essere un  calciatore.

 








Lei ha allenato diverse squadre, c’è una squadra a cui è rimasto più legato?

 

Ho allenato tanto in Campania, ma naturalmente ci sono piazze che ti lasciano qualcosa in più, ad Angri nel 2022 ho vinto un campionato meraviglioso resterà nella storia di una squadra e di una città che mi hanno regalato emozioni incredibili, poi Battipaglia è la mia città e nel 2007 credo se non fosse stato per una penalizzazione che arrivò durante l'anno per fatti di un campionato precedente,  e quindi non c'entrava col nostro percorso, avrei vinto un campionato a casa mia, purtroppo per fattori estranei fummo penalizzati nelle ultime 5 gare e non fu possibile raggiungere quel sogno tanto meritato.

 

Nel 2008 ho vinto a Paestum e ed stato una cosa bella pure quella nel 2008 poi come non ricordare i miei otto anni a Faiano Pontecagnano dove il primo anno cogliemmo la vittoria del campionato, successivamente 7  sono stati gli anni in eccellenza. Posso dire di aver fatto la storia, ho sfiorato due anni fa ad Agropoli la vittoria del campionato di eccellenza attraverso i playoff contro il Gallipoli, e anche lì abbiamo sfiorato un finale un vero è proprio miracolo

 

Qual è la principale qualità che deve avere un allenatore? 

 

   L'allenatore deve essere il classico buon padre di famiglia. Deve: dimostrare il suo equilibrio e trasmetterlo alla sua squadra, essere competente e competitivo,  però  ci vogliono tante altre qualità insomma non è un mestiere facile perché quando si vince il merito va alla squadra, mentre a  perdere è sempre il mister, per fartela breve spero di aver reso  l'idea.

   ,

 Che cosa le sta dando il calcio e che cosa le sta togliendo? 

 

Il calcio mi ha dato davvero tanto e io stesso impegno tanto della mia vita per poter ottenere risultati attraverso lo studio e il sacrificio.

 

     Qual è il suo stato d’animo prima di una partita? Quali consigli dà ai giocatori?

 

    Se la gente parla bene in questo mondo difficile qual è l'ambiente del calcio, allora vuole dire che - con un po' di presunzione -  sto facendo qualcosa di buono e spero di continuare a fare sono giovane e forte, ancora con tante idee da proporre.

 



 





Il miglior allenatore in questo momento? E ovviamente il perché. 

 

Il miglior allenatore, non c'è ombra di dubbio, è Pep Guardiola anche Bielsa e il nostro mitico Ancelotti sono i migliori per aspetti diversi.

 

Un sogno per il futuro?

 

Il sogno è quello di continuare a fare questo mestiere per tanto tempo ancora con la dignità che mi contraddistingue

 

A chi vorrebbe dedicare questa intervista?

 

Una dedica in particolare la faccio a mia moglie Ilaria che ho perso 4 anni fa per una grave malattia e naturalmente a me stesso per l'impegno e la passione che mi contraddistingue, grazie mille Paolo.

 

 

 

 Grazie 

 

10 08   2024 

 

(Tutti i diritti riservati) 

 

 

 

venerdì 9 agosto 2024

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

 

 

 

MATTEO

SALSANO

 




 

Matteo Salsano è un giocatore di calcio nato a Cava de Tirreni il 12 ottobre del 1997. Nei settori giovanili ha militato in questi club: Napoli, Juve Stabia, Chievo, in serie D: Mantova, Cavese, Campobasso e Arzignano. Nel 2019 subisce un infortunio, la squadra attuale è la Rocchese calcio.

 

 


La prima domanda che le voglio fare è la seguente com’è terminata stagione 2023-2024.Si si ritiene soddisfatto delle sue prestazioni oppure poteva fare di più? 

 

Abbiamo perso una finale play off con un risultato che è una ferita aperta e che rimarrà tale per sempre, ma alla fine la nota positiva è che questo non ci ha precluso il salto di categoria fortunatamente. A livello personale penso che in generale si possa fare sempre di più, quest'anno cerco continuità di prestazione ogni giornata perché sono consapevole delle mie qualità.

 

La prossima stagione giocherà. Emozionato di questa nuova avventura?

 

La prossima stagione giocherò ancora con la Rocchese e sono molto felice di fare parte di questa società  fatta di    persone serie e con tanta passione,  e con dei tifosi che ti incitano   per 90' minuti ininterrottamente, e   in queste categorie toccare i 1000 spettatori a domenica non è da   tutti, inoltre  sono felice perché ho come mister il signor Prisco,  egli insieme al suo staff tecnico ci fa allenare, pensare e responsabilizzare come dei veri professionisti .

 

Quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?

 

Diciamo da sempre, ho imparato a camminare con il pallone tra le mani.

 

I suoi genitori hanno cercato di assecondarla, oppure le hanno detto la classica frase: “...non sarebbe meglio che pensassi allo studio?”

 

No non mi hanno mai ostacolato, anzi non potevo desiderare genitori migliori nell'arco della mia giovane carriera calcistica; mi hanno seguito ovunque facendomi sentire sempre a "casa" e mi hanno sempre tirato su di morale quando le cose non andavano per il meglio.

 

Lei giovanissimo a 15, si trasferisce nel Chievo, che cosa ricorda di quell’esperienza, immagino che sia stata un’esperienza molto formativa, era lontano da casa e doveva per ferza di cose contare su stesso, è così?

 

Si, beh penso che non ci  sia mai un'età giusta per lasciare casa, soprattutto se lo fai a 15 anni , ci sono state giornate difficili, ma adesso se mi guardo indietro posso dire che è stata la scelta più giusta della mia vita, si è trattata di  un'esperienza che mi ha formato molto , mi ha fatto capire cosa volesse  significare la parola sacrificio e mi ha fatto maturare molto prima rispetto ai miei coetanei.

 

Nell’ambiente come si è trovato, con i compagni, con il mister, il direttore sportivo?

 

Era tutto perfetto, avevamo tutto quello di cui avevamo bisogno, con i miei compagni soprattutto quelli che venivano da fuori regione si era creata una sorta di famiglia guardandoci le spalle l'uno con l'altro.

 

Nel 2019, poco prima del Covid lei subisce un infortunio, che periodo è stato, immagino non facile, tra l’altro lei avrebbe dovuto firmare un contratto con il Chievo?

 

Sì, penso sia stato uno dei momenti più brutti per me, mi sono sentito di crollare il mondo addosso ero prossimo ad un contratto e poi l'ho visto svanire da un giorno all'altro e non ti nascondo che ancora oggi il pensiero va sempre  a quel preciso momento, anche perché vivere di rimpianti è una cosa che ti logora dentro .

 

Lei poi ha militato nel: Mantova, Cavese, Campobasso nell’ Arzignano, si è ambientato bene in tutte le squadre oppure ce n’è una che ricorda con maggior affetto?

 

Devo dire la verità mi ritengo una persona molto fortunata nell'arco degli anni ho trovato tanti splendidi rapporti che ancora oggi li coltivo, ma lo spogliatoio più bello è quello che ho condiviso quest' anno e non lo dico tanto per….è  che spero di rivivere quelle emozioni  anche nel nuovo anno calcistico.


Ho intervistato tantissimi portieri, non è facile il ruolo del portiere, mi hanno detto. Si è da soli, ci si allena in maniera diversa, e molte volte la vittoria o la sconfitta ricade sul portiere, lei come mai ha scelto questo ruolo?


Diciamo che è una questione di famiglia,  mio padre che ha giocato in porta non mi ha mai obbligato a seguire il suo stesso ruolo, e mi sembra giusto precisare che è stato una ruolo che l 'ho sentita io. 

E poi perché da piccolo seguivo molto Francesco Toldo.

 

Grandi discussioni con i mister le ha avute oppure ha sempre accettato le decisioni con serenità?

 

Sono una persona che non crea particolari  problematiche quindi sono sempre stato d'accordo con tutti i mister che ho avuto, anzi molti come quello attuale hanno lasciato in me tanti insegnamenti.

 








Un suo pregio e un suo difetto (calcisticamente parlando) 

 

Beh ..un mio pregio sono le uscite e il giocare alto,  un mio difetto penso sia l’essere  un po'   irrascibile. 

 

Lei è giovane, però se avesse la possibilità di tornare indietro, cambierebbe qualcosa, oppure nel complesso  è soddisfatto di dove è arrivato sino ad ora? 

 

Mi allaccio al domanda di prima, ad oggi se tornassi indietro forse non prenderei  alcune decisioni e però tornare indietro non si può,   nel complesso a riguardo  della mia piccola e umile carriera posso dire di essermi tolto tante soddisfazioni e sono contento nonostante tutto .

 


Se per caso le arrivasse una chiamata da un club estero, anche fuori dall’Europa, se la sentirebbe di lasciare tutto e partire per una nuova avventura?

 

No. 

 

Famiglia e amici quanto sono importanti per lei? 

 

Hanno svolto sempre un ruolo importante, la mia famiglia è il mio porto sicuro, i miei amici sono fondamentali, perché  siamo cresciuti assieme sin da quando eravamo piccoli,  ,altra figura  importante  è la mia  ragazza, lei  mi sta sempre vicino,  in conclusione famiglia, amici e la mia ragazza  rivestono un ruolo molto importante nella mia vita.

 

Un sogno che vorrebbe che si realizzasse nell’immediato? 

 

Continuare ad affermarmi nel mio lavoro e mettere su famiglia.

 

A chi vorrebbe dedicare questa intervista?

 

A tutte le persone che mi vogliono bene alla mia famiglia alla mia ragazza e ai miei amici.

 

 

 

Grazie 

 

09 08    2024 

 

(Tutti i diritti riservati) 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

mercoledì 7 agosto 2024

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

 

 


FABIO

SCIPPA

 

 

 




 

Fabio Scippa è un giocatore   di calcio di Napoli, residente ad   Avellino e così si presenta: “

 

“Ho iniziato a giocare a calcio a 12 anni nei caduti di Superga ad Afragola, poi: passato Cas Afragola; Posillipo Calcio, sono stato venduto e vado a militare con la Nocerina in C1 dove sono stato due anni, per essere venduto al Trapani Calcio in C2, due anni è durata la mia permanenza. 

 

Ad un certo punto la mia storia purtroppo con il professionismo è finita con la morte di mio padre. Sono stato due anni fermo, sono partito per il servizio militare nell’aeronautica, terminata la leva l’anno successivo a 21anni sono entrato nella FIAT automobili.

 

 Ogni giorno che passava mi rendevo conto che avevo ancora un conto in sospeso con il calcio.

 

Ho ricominciato dalle serie minori in promozione per la precisione a: Mugnano Del Cardinale con il U.S. G. Carotenuto Calcio. Da quel momento in poi ho sempre giocato in Campania dove ho vinto 6 campionati e 3 coppe Italia.

 

Oggi all'età di 45 anni ancora mi diverto giocando con la Felice 
Scandone della città Montella. Spero di arrivare al mio obiettivo personale dei 300 gol. Ne mancano 14 all'obiettivo... Speriamo bene”

 

 

 

 











La prima domanda che le voglio fare è la seguente com’è terminata stagione 2023-2024.Si si ritiene soddisfatto delle sue prestazioni oppure poteva fare di più? 

 

L'annata appena terminata per me è stata una vera sorpresa, iniziando dalla società che non conoscevo, ai compagni di squadra per passare al “bottino personale” dove ho collezionato 26 gol risultando capocannoniere e giocando 28 partite su 30.

 

La stagione calcistica entrante sarà sempre con il club Felice Scandone?

 

Si la nuova stagione sarà ancora con la Felice Scandone, mi  sono trovato benissimo inoltre mi hanno riconfermato, nonostante  avessi ricevuto altre chiamate non ho esitato a dare la mia disponibilità anche per la nuova annata.

 

 


 





Questa domanda la faccio sempre: quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?

 

L'ho sempre saputo, questo perché  mio padre  è stato un ex calciatore, è stato papà che   mi ha trasmesso l'amore per questo sport stupendo.

 

Lei è nato a Napoli, e a Napoli ci sono tanti sport, come mai a Napoli il calcio è lo sport prevalente?

 

A Napoli si vive di calcio, è una città molto calorosa; e anche il calcio a livello dilettantistico diventa un lavoro vero e proprio

 

So che suo papà era un giocatore, immagino che l’abbia sostenuta in questa scelta, è così?

 

Mio padre ha giocato a calcio anche a livelli buoni. Era molto orgoglioso del cammino che stavo facendo. Per lui il calcio è stato tutto e vedere il figlio intraprendere la sua stessa passione lo rendeva molto fiero.

 

Ad un certo punto lei viene venduto al Trapani Calcio, serie C2, da come so lei all’età di 16 anni viene catapultato in una realtà diversa, come si è trovato all’inizio?

 

Gli anni di Trapani per me sono stati quelli più belli. Dove posso realmente dire di aver annusato tutto l'odore che il calcio vero può emanare. Giocare in C2 davanti a 15 mila spettatori per un ragazzo di 17 anni ha tutto un sapore diverso. Ti senti realmente un professionista.

 

Come lei ha già precisato con la morte di suo papà lei perde la voglia di continuare a giocare, non è facile quando si è ragazzi perdere un genitore, se ha voglia di dircelo che anni sono stati?

Ad un certo punto lei riprende a giocare nelle categorie minori, qual è stata la molla che ha fatto sì che lei ritornasse sul rettangolo verde?

 

Con la morte di mio padre ho perso quegli stimoli che avevo proprio perché lui era l’unico e il solo che mi sosteneva in questo mio sogno.

 

Perdendo il mio papà ho perso la mia colonna portante. Non ho avuto la forza di continuare a stare lontano da casa.


 Ogni giorno lontano da casa era diventato un anno. Poi dopo due anni ho sentito dentro di me che c'era qualcosa di incompiuto. Mi sentivo come se dovessi ancora fare qualcosa per mio padre e al mondo del calcio; quindi lavorando alla Fiat ho ricominciato a giocare a livelli più bassi. All’età di 20 anni mi dividevo fra lavoro e calcio.




 


 



Avrà militato in diverse squadre, qual è quella dove ha lasciato il cuore?

 

Avendo, praticamente, girato tutta la Campania lasciando sempre un ottimo ricordo di me prima come uomo e poi come calciatore. Sicuramente gli anni delle due promozioni a Sarno sono state annate bellissime. Dove pur a livello dilettantistico ho annusato quel odore del calcio vero grazie ad una società che non ha nulla da invidiare a quelle professionistiche grazie alla sua organizzazione

 

Sino ad ora qual è stato il suo goal più bello?

 

I gol sono tutti belli per un attaccante. Però ricordo molto bene un Vollese - Picerno 4-3 fasi nazionali Coppa Italia all’ 88' ho siglato il gol vittoria con uno splendido pallonetto.

 

All’interno del gruppo lei è tra i più grandi, i ragazzi che hanno circa 18 anni, 19 anni, 20, ascoltano i suoi suggerimenti da atleta esperto, oppure tendono a imporre il loro pensiero su quella determinata partita che si andrà a giocare?

 

Da veterano cerco sempre di portare qualcosa sotto il punto di vista dell'organizzazione e dell'esperienza al gruppo. Però oggi il calcio è cambiato. I giovani di oggi non sono molto propensi ai consigli. Si sentono già arrivati dopo 5 gol e 10 presenze tra eccellenza e promozione.

 

 

 




 

Il calcio italiano all’Europeo è stato un mezzo disastro, se così possiamo definirlo, alcuni esperti hanno dato la colpa all’allenatore, altri ai giocatori, perché poco propensi a combattere e a fare determinati sacrifici, altri dicono che non c’è più il calcio di strada, secondo lei dove sta la verità? 

 

Io credo che non ci sia un vero colpevole. Ma semplicemente é cambiata l'epoca. Prima nn c'erano molti diversivi tra noi giovani. Si scendeva per strada e il gioco più ambito tra noi giovani era il calcio di strada, giocare per strada ti rendeva più furbi e ti faceva avere quella cattiveria che manca nei giovani di oggi. 

 

Gli stessi hanno tanti diversivi che noi non avevamo come: la PlayStation, tablet, cellulari e cose varie che ti tengono tranquilli  dentro casa. Noi finiti i compiti si usciva per strada e si rientrava fino a che non diventava buio, specie in estate.

 

Di lei si dice molto bene, tutti lodano le sue qualità, per arrivare ad essere così stimanti che cosa bisogna fare?

 

Beh sicuramente sono stato più apprezzato come uomo.

 

Semplicemente perché ho avuto un'educazione forte, la famiglia mi ha insegnato dei valori che oggi sono diventati rari. Come: l'altruismo l'amicizia vera. Oggi si punta sull’apparire, e tutto ciò è molto singolare. Non si condivide più nulla.

 








Se si guarda indietro, ha qualche rimpianto, pensa che se avesse preso quel treno la carriera sarebbe andata diversamente, oppure non he ha ed è soddisfatto della vita che conduce in questo momento?

 

Io credo che tutti noi abbiamo dei piccoli rimpianti. Sicuramente con mio padre al mio fianco la mia vita calcistica avrebbe preso un'altra direzione.

 

Però se guardo quello che ho oggi: la famiglia che ho formato e che me la vivo con grandi soddisfazioni quotidianamente allora ti dico va benissimo così. Preferisco fare l'operaio e avere questa famiglia. Magari se avessi sfondato nel mondo del calcio non avrei avuta con le caratteristiche di quella attuale.

 

La famiglia quanto è importante per lei? 

 

Posso confermarti di essermi sposato per creare una famiglia. Quindi ti lascio immaginare quanto sia importante per me oggi la mia famiglia. Sono cresciuto come già detto con dei valori ben precisi che oggi cerco con tutto me stesso di tramandare ai miei figli.

 

Lei vorrebbe arrivare a quota 300 goal, sarebbe un grandissimo traguardo, che cosa le piacerebbe fare per festeggiare questo avvenimento?

 

É un obiettivo che mi sono posto diversi anni fa. Purtroppo con la disgrazia del Covid l’ ho visto sfumare anno dopo anno. Nn pensavo sarei riuscito all'età di 42 anni ricominciare a giocare dopo quel grande stop. Invece anche durante la pandemia non ho perso le speranze e ho continuato ad allenarmi collezionando nei 2 anni successivi 36 gol. Ora l'obiettivo è fare 14 goal.  Sarebbe il giusto premio per una vita fatta di sacrifici dietro questa sfera.



 




A chi vorrebbe dedicare questa intervista?

 

Dedico questa intervista sicuramente a Pietro Scippa (mio padre) che da lassù non ha mai smesso di sostenermi.

 

 Mi ha sempre dato la forza di non mollare...e se oggi sono ancora in un campo di calcio a divertirmi il merito è soprattutto suo. Ciao Babbo

 

Grazie 

 

07  08    2024 

 

(Tutti i diritti riservati)