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venerdì 14 ottobre 2016




PAOLO RADI  INTERVISTA…





13   OTTOBRE  2016




                                                           

CONVERSAZIONE

CON

MARCO MORINA









IO…COME MARCO POLO.


Marco Morina è un giovane manager nato a  Bologna e cresciuto tra Rimini e Riccione, ha frequentato fino il 2008 la IULM, Libera università di Lingue e Comunicazione, successivamente  consegue un Master in Social Communication, Institutional Communication and Politic Communication,("MASPI VII ,Master in Managment Della Comunicazione Sociale, Politica e Istituzionale") diretto dal Professor Stefano Rolando sempre alla IULM. Dopo aver lavorato durante il proprio percorso universitario per l' agenzia del noto pubblicitario milanese Lillo Perri, occupandosi di giornalismo, comunicazione e nuovi media, nel 2009 e 2010 lavora Per la Presidenza del Consiglio Comunale di Milano sotto la Presidenza di Manfredi Palmeri, dove dirige successivamente anche le sue Campagne Elettorali. Dal 2011 diventa direttore vendite del Gruppo Immobiliare Spiga, colosso in Romagna nel Real Estate, incarico che termina nel 2014. Dopo una breve esperienza in Alidem, ambiziosa start up di Milano nel mondo della cultura che si occupa di fotografie d' autore del noto professionista milanese Pompeo Locatelli, impegnato come Social Media Manager, nel 2015 assume l’incarico per il governo Azero di Deputy General Manager e Chief of Protocol del Padiglione dell’Azerbaijan durante l' esposizione universale di Milano, noto come EXPO Milano 2015. Definito  dai visitatori tra “ i più belli e rinomati”, il padiglione viene subito chiamato dagli addetti ai lavori "The Jewel", il Gioiello, e a fine esposizione riscuote notevole successo ricevendo importantissimi premi e riconoscimenti, avendo ospitato in sei mesi quasi 3 milioni di visitatori.

Da giugno 2016  è diventato  Direttore Generale o General Manager a Shanghai” per “Ente Certificazione Macchine Srl”, multinazionale italiana, Organismo Notificato dall’Unione Europea che si occupa di certificazioni, ispezioni, controllo qualità, sicurezza e formazione. Noi gli abbiamo rivolto qualche domanda."





Signor Morina,  lei vive a Shanghai dal gennaio  del 2016, qual è stata la sua prima impressione appena sceso dall’aereo?


La Cina è un paese incredibile e Shanghai una vera città metropolitana dal fascino Orientale e lo spirito Underground.
Chiaramente per chi non è abituato l'impatto è forte, poiché si viene immediatamente attratti dalla bellezza e l'organizzazione di questa città che è tra le tre più popolate al mondo, oltre che si vede un qualcosa che non ci immagineremmo mai di trovare poiché purtroppo non si vedono quotidianamente dall'estero immagini di Shanghai e della Cina in generale.
Per certi aspetti ricorda New York, anche grazie al fiume che bagna Luijiazui,il financial district esattamente come l'Oceano Atlantico bagna Ground Zero.
Se la paragoniamo ad una città Italiana, l'unico possibile accostamento è su Milano, infatti come il capoluogo lombardo è a livello lavorativo la più importante  finestra internazionale che abbiamo in Italia, Shanghai è la città più occidentale della Cina, che è ancora oggi un paese in espansione, il paese con l'economia dalla crescita più rapida al mondo, dal 2013 è la seconda economia più grande sia come PIL (Prodotto Interno Lordo, l'indice di ricchezza di un paese) totale nominale, sia per parità di potere d'acquisto, il più grande esportatore e importatore di merci al mondo riconosciuta come grande potenza dal congresso internazionale e una Superpotenza secondo un certo numero di accademici, analisti che si occupano di questioni militari, politiche ed economiche.
Nonostante tutto è un paese su certi aspetti ancora non al passo del mondo occidentale, per altri invece nettamente davanti.










Come mai questa scelta di andare a vivere  in questa città? Forse l’Italia non le dava più certi stimoli, o c’è qualcos’altro (tra l’altro sappiamo che lei ha viaggiato moltissimo)?



Nell' ultimo periodo di Expo, nel settembre 2015 (esattamente un anno fa) venni contattato da Ente Certificazione Macchine Srl, società Bolognese che dai primi anni duemila (2004) è attiva in questo mercato, quello Asiatico (siamo presenti anche in Corea del Sud, India, Giappone Iran),in particolare in Cina.
La società ha sempre lavorato in partnership, ossia con consulenti che periodicamente facevano la spola tra l' Italia e la Cina e con rivenditori locali. Dopo più di 10 anni, complice anche la forte crisi di credibilità che in questo momento regna in Cina (perché comperare un prodotto Italiano da Cinesi in Cina?) Ente Certificazione Macchine decise di aprire ufficialmente la propria società qui a Shanghai e di conseguenza serviva una persona di riferimento e di fiducia da mandare, ma soprattutto serviva trovare qualcuno pronto a mettersi in discussione, pronto ad accettare una sfida tutt'altro che semplice.
L' aver aperto ed essere al timone di questa realtà implica gestire in modo diretto per conto della mia azienda il proprio mercato che fino lo scorso anno veniva gestito direttamente dall' Italia e indubbiamente portare a casa risultati migliori del solito trend, è una vera e bella scommessa in cui sto mettendo tutto me stesso.
Questa scelta è quindi stata la logica conseguenza dopo l' esperienza di altissimo livello che ho maturato in Expo, dove per sei mesi ho diretto uno dei cinque padiglioni più belli, quello di un paese prima in Italia poco conosciuto, l' Azerbaijan, ma che poi grazie al nostro impegno ha avuto una notevole popolarità, crescente di giorno in giorno, che ci ha visto ospitare in sei mesi circa tre milioni di visitatori e che è culminata a giugno 2016 con l'organizzazione del Gran Premio di Formula 1 sul circuito cittadino di Baku, la capitale.
Grazie a questa esperienza, alla posizione e al successo, ho avuto l' attuale proposta che non mi sono fatto scappare e che sono fiducioso me ne porterà presto nuove.
Riguardo l' Italia, non è che non avessi più stimoli anzi, è che certe opportunità purtroppo arrivano solo oltre i nostri confini e dopo le esperienze maturate non potevo tornare indietro o fermarmi e ho quindi accettato l'occasione che mi potesse far continuare a crescere, il fatto che abbia vissuto in altri paesi sicuramente ha aiutato me e influito nell' individuazione della mia persona."




Come si è trovato inizialmente, siamo in continente diverso,  non mi riferisco solo agli usi e costumi, ma al vivere in generale, e in Cina tutto è diverso dall’Italia,?


L' inizio è traumatico per chiunque anche se l' entusiasmo non fa notare tante cose. Tuttavia anche se siamo in un paese fantastico e in una città avveniristica non bisogna dimenticare che vivo in un paese che rispetto l' occidente ha un sistema a parte e per certi aspetti una propria unicità. Inizialmente tutto è difficile e complicato, a partire dalle piccole cose come fare la spesa, chiamare un tecnico a casa o più semplicemente prendere un taxi. I sacrifici sono notevoli e penso per chiunque non sia facile dall' oggi al domani prendere, partire e stabilirsi in pianta stabile a 15.000 chilometri di distanza, in un mondo dove la distanza culturale rispecchia di gran lunga quella geografica, senza tralasciare la difficoltà della lingua e tutte quelle che si hanno nella vita quotidiana, innumerevoli. Ma c'è decisamente di peggio e ritengo di essere fortunato se non privilegiato poiché qui ho un bel lavoro, un bellissimo ufficio, una casa accogliente e un sacco di amici, quindi la distanza c'è e si percepisce ma la si accetta bene.
Infine sono fortunato, poiché essendo italiano piaccio alla popolazione e vengo accettato e visto con interesse e fascino. Dell' Italia piace praticamente tutto, dalla cucina alla moda, al calcio insomma piace il nostro stile.
Ho quindi cercato di sfruttare al massimo questi aspetti, soprattutto di avvantaggiarmi nelle relazioni interpersonali, in particolare nel mio lavoro e con i miei colleghi con i quali ho un rapporto di lavoro bellissimo, forte del fatto di essere l' unico occidentale, insieme al mio Presidente che viene dell'Italia a trovarmi sporadicamente.












Alcuni i italiani che si sono trasferiti in Cina, non pensa che molti forse potrebbero rimanere delusi? Anche perché molti la vedono come una nuova  “Eldorado “ o mi sbaglio?

Qui a Shanghai i ristoranti Italiani sono innumerevoli e non smettono di aprire. Ho tanti amici Italiani poi che lavorano per conto di società Italiane e Francesi che si occupano di distribuzione alimentare, in particolare servono grandi Hotel, Ristoranti. Il mercato in questo settore è a due vie: gli stranieri (ce ne sono tantissimi) vogliono continuare a mangiare i loro prodotti e gli Asiatici sono stanchi dei propri e vogliono così conoscere il mondo anche dal punto di vista del cibo e del bere, con il vino. Infine gli Asiatici per queste cose sono disposti a pagare qualsiasi prezzo e in questo settore, come nella moda, siamo in competizione con i Francesi.
Personalmente ritengo che la nuova frontiera di sviluppo possa essere rappresentata dai Bar Italiani. Fino ad ora hanno solo aperto dei ristoranti, aprire dei bar, dei luoghi di incontro da poter frequentare di giorno,  ben arredati, con un servizio Wi-Fi e ottimi prodotti sono sicuro qui sfonderebbero. Chiaramente bar brandizzati, come ad esempio a Milano troviamo catene quali "Panino Durini, Panino Giusto, Pandenus, Princi ecc." I vari Starbucks e Costa Coffee che hanno aperto da poco stanno andando fortissimo.
Vedo molto bene poi anche i Parrucchieri (la popolazione è decisamente canuta) e nel prossimo futuro i servizi Personali, quali: personal shopper, quelli che spazieranno dall' arredamento di casa fino al creare il guardaroba. Qui c'è davvero tanto spazio e in questi settori noi Italiani non abbiamo assolutamente rivali.
Ecco, se si riesce a capire la Cina e i target che necessiti credo ci possano essere tantissime opportunità.
Teniamo infine presente che a Shanghai c'è un livello di stranieri molto alto perché chi viene qui (il 90% degli espatriati è nella mia situazione) è perché ci è stato mandato in Cina per lavori importanti ; per questo motivo ci sono tantissime persone interessanti, mentre il restante 10% è rappresentato da persone che hanno studiato il cinese o che sono andati a studiare in Cina ed infine trovano qui il lavoro (anche dall' Italia).
Credo che per tanti Italiani rimasti senza lavoro nel belpaese Shanghai possa avere i poteri di reinventare qualcuno ed offrir varie soluzioni, bisogna solo aver il coraggio di venirci, anche un po' "allo sbaraglio" e per questo aspetto sì, siamo in una Eldorado, il denaro non manca e se hai voglia di lavorare con serietà qui ci si può togliere non poche soddisfazioni.









Ora che lei è un professionista affermato, quali consigli darebbe a un giovane italiano in procinto di lasciare l’Italia per trasferirsi all’estero e quale Stato consiglierebbe?


Come già detto la Cina è un paese dalle mille e più contraddizioni e su certi aspetti ancora non al passo del mondo occidentale.
Riuscire ad entrare nel loro mercato è per certi versi semplice, per altri difficilissimo. 
Al di là  di questo paese, ovunque servono serietà, professionalità ma soprattutto grande disponibilità e uno spirito volto alla semplificazione delle cose o dei problemi.
La cosa fondamentale è riuscire a conquistare la fiducia, sempre.
Riguardo il business la prima domanda che bisogna farsi prima di proporre qualcosa è : "perché io (cliente) dovrei accettare il tuo prodotto, qual è la mia convenienza?" Una volta riusciti a trovare la soluzione ed elaborato un piano non troppo complesso le prospettive di ottenere una risposta positiva sono alte e se siamo noi Italiani a proporre, la cosa diventa interessante poiché l' Italiano con il suo fascino è apprezzato.
Aprire nuovi mercati significa quindi rispondere alle domande in termini di:  Prodotto, Prezzo e Velocità nel fornire le informazioni, in modo da cercare di chiudere la partita; la rapidità di esecuzione colpisce sempre.
l mercati ormai ovunque sono veloci, “selvaggi”, la concorrenza è in ogni dove in tutti i settori ma la professionalità riesce sempre a fare la differenza.
Infine bisogna unire un grande impegno ad un modo di appassionarsi e metterci sempre in qualsiasi cosa si faccia il proprio cuore, unito ad avere una visione anche sul futuro e non farsi travolgere e pensare solo alla quotidianità, ossia al giorno dopo giorno.
Riguardo i paesi non saprei, gli Stati Uniti hanno la propria forza oltre che fascino e non passano mai di moda; ritengo ormai quasi al capolinea i paesi Arabi, Dubai compreso ad eccezione dell' Iran per la quale prevedo un roseo futuro nei prossimi 10/15 anni, è un paese molto interessante.
Gli ex paesi Sovietici dell' Asia (Kazakhstan, Azerbaijan, Turkmenistan per esempio) sono in forte sviluppo e l'Asia in generale è il continente nuovo, tutto da scoprire. Oltre la Cina non bisogna dimenticarsi dell’ India, la seconda popolazione più consistente al mondo, con un potenziale enorme ancora da sfruttare.





Si dice che noi italiani siamo molto creativi però meno legati a certe regole, si tratta del solito luogo comune?


Noi Italiani siamo un popolo incredibile e a contraddizioni ce la giochiamo con la Cina.
La creatività assolutamente non ci manca, abbiamo la fortuna di unire alla creatività anche il nostro stile, tipicamente Italiano.
Quando siamo nel nostro paese non rispettiamo le regole, cerchiamo la trasgressione e ci riteniamo sempre i più furbi, nel senso negativo del termine.
Infine ci lamentiamo, parliamo male del nostro paese screditandolo e dicendo quanto sia meglio vivere altrove.
Poi una volta che ce ne andiamo via, cambiamo e ribaltiamo tutto ciò di cui ho appena parlato: diventiamo nazionalisti, patriottici difendendo sempre l' Italia che ci manca da morire insieme le nostre origini e tradizioni.
Riguardo le regole ci adattiamo e siamo camaleontici, ossia ci uniformiamo al contesto in cui viviamo: in un luogo corrotto diventiamo i massimi corruttori, al contrario in un ambiente serio i migliori, dipende quindi tutto dal contesto sociale in cui ci troviamo e ci facciamo ispirare.








                                   

Le manca la sua città, chiarisco, ha mai la sensazione di sentirsi comunque uno straniero a Shanghai,  integrato certamente, ma sempre straniero?

Come avrà capito sono sempre stato abituato a spostarmi molto, a cambiare in continuazione e non ho mai avuto una vera fissa dimora, anche se in tanti posti mi sono sentito più volte a casa.
E' evidente che qui a Shanghai mi senta uno straniero, poiché c'è un muro molto alto e spesso (quasi invalicabile) che divide gli occidentali dagli orientali.
Tuttavia ci sono qui più di duecentomila stranieri e gli italiani sono 10.000 circa, quindi a volte la percezione è anche quella sentirsi a casa ed è semplice per noi trovare dei luoghi che richiamino il nostro paese, come ad esempio un buon ristorante Italiano.
Da quando vivo qui però l'unico desiderio è quello di tornare ogni tanto in Italia per rivedere e riabbracciare le persone a me care, quelle che mi vogliono bene, la mia grande famiglia e qualche amico.
In questa nuova vita c'è solo una cosa che manca, quella di non poter costantemente condividere a livello fisico quello che sto facendo con queste persone, ma fa parte del gioco e probabilmente è giusto così.







   Un’ultima domanda, di che cosa avrebbe bisogno l’Italia per ritrovare quell’energia, quella freschezza che aveva negli anni ’60? Come sa la crisi in diversi settori è evidente, tutta colpa dei politici, o anche di alcuni italiani che non hanno saputo amministrare bene quello che i loro predecessori avevano lasciato loro.



Questa è una domanda alla quale se saprei rispondere probabilmente oggi non mi troverei qui a Shanghai, bensì a Palazzo Chigi a fare il Presidente del Consiglio dei Ministri.
Scherzi a parte, all' Italia servono i giovani che oramai sono sparsi in giro per il mondo, imprenditori moderni e coraggiosi che hanno voglia di riscattarsi, serve un sistema snello e veloce, serve l' entusiasmo e urge abbattere l'invidia, nemico numero uno di tutto ciò che porta ad uno sviluppo.
Sono davvero molto preoccupato per la nostra Italia che in questo momento la vedo affetta da malattie difficilmente curabili quali "Pessimismo, Populismo, Concetti antisistema" e soprattutto un' indole da parte del cittadino medio di contestare tutto a prescindere senza nemmeno ascoltare o proporre qualcosa di diverso. E' fuori dubbio che questo sia il risultato di anni veramente bui che ha attraversato e attraversa la nostra nazione.
Il vero problema dell' Italia è che è un paese "vecchio per vecchi", nonostante abbia risorse innumerevoli e tuttavia sia sempre all' interno delle 7 grandi potenze mondiali.
Non do la colpa ai politici ma credo che le responsabilità maggiori siano dei cittadini.
Nonostante si dica che siamo al terzo governo non eletto (bisognerebbe chiedersi il motivo e darsi delle risposte, studiando la storia moderna),probabilmente in Italia non cresceremo mai poiché abbiamo un sistema che è fatto appositamente su misura per far arricchire i politici, i loro amici e far guadagnare entrambi; questo sistema si basa sul bloccare ogni cosa. Sa quando cadrà il Governo Renzi? Quando tutti i Parlamentari (Onorevoli e Senatori) avranno i requisiti minimi per il loro vitalizio e per la propria pensione, e non esistono differenze tra Parlamentari del PD, di Forza Italia, della Lega o dei Cinque Stelle.
Infine mi faccia dire una cosa: qui a Shanghai sono stato ospite del Premier Renzi in occasione dello scorso summit G20 di Huanghou e ho avuto modo di confrontarmi con imprenditori e manager delle altre multinazionali straniere, ebbene tutti in questo momento guardano con interesse e speranza il prossimo Referendum Costituzionale del 4 Dicembre 2016 promuovendo la riforma e constatando che finalmente qualcosa inizia a muoversi nella direzione dello sviluppo Istituzionale. Ebbene ho provato vergogna nel dir loro che il paese in questo momento risulta spaccato a metà tra chi vuole il cambiamento e chi no, quando la cosa più naturale per chiunque sarebbe quella di provare finalmente a cambiare qualcosa.
Il Premier sbaglia e commette, me lo lasci dire da esperto di comunicazione, un errore madornale quando dice che in caso di vittoria del no si rimarrà dove siamo ora; è vero che vincendo il si l' Italia finalmente farà un passo in avanti soprattutto a livello di credibilità Internazionale ma è altrettanto vero che in caso di vittoria del no non si rimarrà dove siamo ma inevitabilmente si farà un balzo indietro di 20 anni, poiché l' Italia è uscita con grande fatica nel 2012 dagli sberleffi dei nostri partner mondiali e ha dovuto far pagare innumerevoli tasse al popolo che però grazie ai propri sacrifici ha intrapreso un percorso nuovo che man mano dal 2012 ad oggi ha visto una costante crescita e una maggior serietà. Questi risultati seppur modesti ci hanno fatto pian piano rialzare la testa e ci stanno rendendo man mano appetibili agli occhi degli investitori stranieri che temono fortemente la deriva Populista.
Ecco in caso di vittoria del no ci giocheremo automaticamente tutti i nostri sforzi fatti negli ultimi 20 anni. 
E' infine anche vero che "Ognuno ha quel che si merita", quindi ci meriteremo quello che uscirà dalle urne lunedì 5 dicembre 2016 che in ogni caso dovremo accettare._











Grazie per l’intervista.

martedì 11 ottobre 2016

 11  OTTOBRE   2016





PAOLO RADI PRESENTA







Un caro amico Antonio Petracca mi fa partecipe di questo straordinario prodotto, più che prodotto un oggetto dal design più esclusivo che il mercato in questo settore possa offrire.

Antonio Petracca è produttore e rivenditore di radiatori in vetro temperato, ufficialmente testato con marcatura CE rilasciata dall’Istituto Giordano di Rimini.



E’ un’innovazione assoluta nessuno nel mondo possiede un impianto di riscaldamento del genere. Non perdete l’occasione per questo inverno che sta arrivando di riscaldarvi e colorare la vostra casa con i radiatori in vetro temperato e antisfondamento; assolutamente in vetri extra chiari e brillanti con acciaio inox.





Noi del blog ne eravamo a conoscenza, ma anche voi che ci seguite, perché avevamo intervistato il signor Antonio Petracca alcuni mesi or sono.

Ora che il prodotto è finito, ve ne facciamo partecipi. E un plauso ad Antonio Petracca.
















PAOLO RADI INTERVISTA…






11 Ottobre 2016







CONVERSAZIONE

CON STEFANO BIANCO




UNA PROMESSA…
E’ SEMPRE UNA PROMESSA



Stefano Bianco  è un giovane attore di origine piemontese e francese.  
Nel   2008 si è  Diplomato presso il Liceo Teatro Nuovo di Torino indirizzo Arte e Spettacolo, nel 2009 frequenta il Corso di dizione e impostazione della voce con Giuliano Chiarello presso l’ Agenzia Speedy Art di Roma, mentre nel 2011 frequenta  Corso di recitazione ed impostazione cinematografica presso la scuola Sergio Tofano di Torino. Ha girato fiction, ha recitato in teatro e per il cinema. Nel  2013 il  cortometraggio “L'ombra dei guantoni” è stato presentato al: 66° Festival de Cannes, Short Film Corner 2013 per la  regia di Roberto Tomeo. Noi gli abbiamo rivolto qualche domanda.






Sei  un giovane  attore  apprezzato dal pubblico e dalla critica, ti ricordi il primo giorno sul set…emozionato…o qualcos’altro?

Ciao Paolo e grazie per l’intervista,  il mio primo giorno di set è stato svariati anni fa  nella fiction Nebbie e Delitti 3 in veste di ‘carabiniere’ e lo ricordo bene, anche se soltanto da figurazione semplice per me è stata un’emozione grandissima, successivamente, nella veste di un soldato, ho avuto modo di esser in scena con Manuela Arcuri nella fiction ‘Il peccato e la vergogna’  e questo ha dato la motivazione per impegnarmi sempre di più ed arrivare a lavorare su ruoli  sempre più importanti.







Film italiano preferito/film straniero preferito?

Italiano sicuramente  ‘La promessa del sicario’, scherzo, me ne piacciono molti ma direi  Il racconto dei racconti-Tale of Tales  mentre per il film  straniero  scelgo Scarface  con  il grandissimo Al Pacino.




Un tuo cortometraggio “L'ombra dei guantoni nel 2013 è stato presentato al 66° Festival de Cannes, Short Film Corner, ci puoi raccontare questa bellissima esperienza?

Nel ruolo dell’enigmatico  giornalista mi sono divertito parecchio, il personaggio dava la possibilità di mettere in scena un mio lato un po’ surreale e ovviamente essere uno dei protagonisti di uno dei pochi cortometraggi italiani che partecipavano al  66° Festival de Cannes, Short Film Corner, non ha prezzo.








Veniamo al film La promessa del sicario, di Max Ferro, fra gli interpreti il famoso attore George Hilton, immagino che questo film del 2014 ti abbia dato molte soddisfazioni, com’è stato accolto sul mercato estero? La promessa del sicario, ci rimanda a quei film di genere degli anni ’70, è così?


Molte soddisfazioni personali, il regista Max Ferro, ai casting, ha colto in me lo sguardo freddo del ‘sicario’ e ho avuto il ruolo del coprotagonista Fabrice oltre ad avere contribuito successivamente alle idee per la sceneggiatura e aver avuto il piacere di lavorare con una guest star dal carisma unico come George Hilton. Il film  sottotitolato in inglese e dallo stile anni ’70, per chi non ha ancora avuto modo di guardarlo, è stato anche inserito online e gratuitamente su youtube per renderlo  visibile ovunque tra Italia ed estero.









Hai conosciuto tanti registi e attori famosi, che cosa ti hanno trasmesso in particolare?


Si ho conosciuto tanti attori e registi famosi, dovrei farne un elenco abbastanza lungo ma mi limito a dire che, chi più chi meno, ognuno a suo modo anche solo con una o due parole riesce a trasmettere la propria esperienza e a dar sempre un giusto consiglio. Personalmente non mi sono mai tirato indietro dal fargli domande su come imparare a recitare naturalmente e su come tirar fuori le emozioni al momento opportuno.




La tua famiglia come vive la tua carriera di attore?

Senza l’aiuto della mia famiglia non sarei mai riuscito a portare avanti università e scuole di recitazione, mi hanno sempre appoggiato e sostenuto in questo percorso.





A tuo avviso che cosa manca al cinema italiano per ritrovare quella vena creativa che lo aveva reso famoso nel mondo negli anni cinquanta e sessanta?

Io sono dell’idea che bisogna lasciare spazio al nuovo che avanza e lasciare spazio soprattutto a volti nuovi in questo settore e soprattutto, ad opere indipendenti di registi sconosciuti.




Il  cinema italiano sembra vivere solo sotto il periodo natalizio, non lo trovi mortificante per uno che vorrebbe proporre delle opere più sofisticate?

Sono dell’idea che ormai gli argomenti si siano un po’ esauriti e non si sa più di cosa parlare o che sceneggiature scrivere, mentre all’ epoca era tutta una novità, dal dopoguerra in poi si ha avuto modo di creare film spettacolari, un film significativo degli anni ’50 per me è ‘Miracolo a Milano’.





Hai mai pensato di diventare regista? E se ci hai pensato che tipo di film vorresti girare?


Si e  colgo l’occasione per dirti che con il mio collega Alessandro  Sena, che saluto,  sto scrivendo una sceneggiatura dal genere brillante comico.  Come regista alternerei film horror a film comici, ma non i soliti film demenziali, punterei più su uno stile dall’ironia all’ inglese.








Ho saputo che hai girato due film in Francia, che cosa ci puoi dire a tal proposito?

Si, un film che varia sui generi action/horror/splatter che dovrà uscire nei circuiti dei festival della Costa Azzurra, nel ruolo del pazzo Mattéo (recitato tutto in francese) e ho preso parte ad una serie tv nazionale  sempre francese dal titolo Alex Hugo - Les amants du levant nelle vesti di un ‘poliziotto’.
Sono molto legato alla Francia, sto portando avanti altri progetti cinematografici che dovrebbero svilupparsi entro il prossimo anno.




Grazie per l’intervista.