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venerdì 6 maggio 2016

LE INTERVISTE DI PAOLO LORENZO  RADI









6 MAGGIO  2016





CONVERSAZIONE

CON PASQUALE RACHINI




CHIAROSCURI


Pasquale Rachini   è uno dei principali direttori della fotografia del cinema italiano, ha lavorato con i più importanti registi: Federico Fellini,  Marco Ferreri, Pier Paolo Pasolini e  Pupi Avati. Noi gli abbiamo rivolto qualche domanda.





Signor Pasquale Rachini, sono passati 50 anni dalla morte di P.P.Pasolini, che ricordo ci può offrire di questo straordinario intellettuale, così complesso, quanto controverso?

 Su Pasolini è stato scritto di tutto e di più. quello che io posso aggiungere è che era persona estremamente gentile ed educata. Qualunque cosa chiedesse era sempre "per favore". Per favore mi chiese anche di fare una comparsata nel Film "MEDEA", ti allego foto inerente.






Medea, non ha avuto quel successo che i produttori si aspettavano, come mai a suo avviso?

 Io il perché non lo conosco, all'estero comunque ebbe molto successo.






Medea rappresenta un incontro fra due grandi, l’altra grande era Maria Callas, come se la ricorda?

La Callas era una persona molto sensibile, timida e riservata con molte insicurezze; si affidò completamente a Pasolini. Tra loro nacque subito un grande feeling. Durante la realizzazione del film, nelle locations situate in Cappadocia, aveva a sua disposizione una sorta di sedia papale con quattro uomini, che la trasportavano per i trasferimenti da un SET  all'altro, mentre noi della troupe, compreso Pasolini, andavamo a piedi con in braccio tutto il materiale necessario alle riprese.



Chiedo Asilo è un interessante film di Marco Ferreri con un giovane Roberto Benigni, il film ebbe molto successo al Festival di Berlino, si sarebbe immaginato che un giorno Roberto Benigni avrebbe ricevuto  l’Oscar per La vita è bella?

 Del Film "Chiedo Asilo" sono l'Autore della Fotografia. Marco Ferreri ebbe il fiuto di scegliere Roberto Benigni come attore protagonista e Roberto fece una grande interpretazione ed il film vinse premi in tutto il mondo. In seguito fui chiamato da Benigni per girare come Autore della Fotografia l'episodio "Benigni a Mezzanotte" suo esordio alla regia. Credo che al tempo nessuno potesse immaginare il meraviglioso successo che arrivò con La vita è bella.






Un suo ricordo personale di Marco Ferreri, visto che lei è stato operatore di macchina per La Cagna.

Sono stato Operatore di Macchina oltre che nel film "La Cagna" anche per la "Grande Bouffe". Con Marco avevo un grande rapporto professionale e di amicizia. Quando dovevamo iniziare un Film e io gli chiedevo la sceneggiatura mi diceva "che ce devi fa?" Perché lui ogni mattina sul SET, riscriveva di sana pianta tutta la scena prevista per la giornata.



Come si è avvicinato all’arte della fotografia e quali sono stati i suoi maestri a cui lei è si ispirato?


Ho iniziato la mia carriera lavorando presso l'A.T.C. (adesso Tecnovision) azienda di noleggio attrezzature cinematografiche. Questo lavoro mi ha fatto conoscere tutte le macchine da presa del tempo e tutte le altre attrezzature necessarie alla realizzazione di un film.
Ho avuto l'opportunità di conoscere la stragrande maggioranza degli Autori della Fotografia del tempo, in quanto venivano a fare i "provini" delle macchine da presa scelte. In seguito ho lasciato l'A.TC. e iniziavo la gavetta   sui SET come assistente consegnatario/responsabile delle macchine da presa noleggiate all'A.TC.; in questo contesto gli Autori della Fotografia ( Gabor Pogany, Enzo Serafin, Mario Vulpiani, Ennio Guarnieri etc. etc.) hanno avuto modo di apprezzarmi e chiamarmi come loro Assistente alla Macchina da presa nei lavori da loro realizzati.
 I maestri che mi hanno ispirato e insegnato sono stati tutti quelli con i quali ho iniziato a collaborare, da tutti ho imparato qualche cosa.







Arriviamo adesso alla sua collaborazione con Pupi Avati, possiamo dire che lei è stato direttore della fotografia della maggior parte dei film del regista, in che cosa consiste il “tocco di Pupi Avati” (mi sono permesso di usare questa definizione) ?

Con la regia di Pupi Avati ho realizzato 29 tra film e serie TV più 5 realizzati con altri registi, ma da lui prodotti.  Secondo me il "tocco di Pupi Avati" si riscontra nella sua abilità nel dirigere tutti gli attori, ottenendo il meglio e nella cura che mette nell'ambientazione dei film. Pupi mi chiede sempre "facciamo un bel film"

A suo  avviso che cosa manca al cinema italiano per ritrovare quella vena creativa che lo aveva reso famoso nel mondo negli anni cinquanta e sessanta?


Credo che manchi la quantità dei film prodotti all'epoca (tra i 250/300 l'anno) e l'occhio vigile dei produttori dell'epoca che investendo capitali propri controllavano la totale qualità sia delle storie che delle riprese effettuate. La grande quantità di film prodotta faceva sì che ogni anno si realizzassero numerosi bei film e 3 o 4 capolavori; oggi con l'esigua produzione di 40/50 film annui di capolavori ne può uscire uno ogni 4/5 anni.





Oggi quando vado al cinema, mi sembra che i film italiani abbiano tutti la medesima fotografia, è una mia impressione, oppure 45 anni fa c’era una maggiore attenzione per l’immagine?


L'uso del digitale  nei film di oggi ha fatto sì che ci sia meno attenzione al momento della realizzazione in quanto è possibile in post-produzione apportare tutte le modifiche tecniche di correzione; si perde così la sensibilità e l'esperienza appassionata che ai miei tempi era indispensabile per la realizzazione originale della fotografia, in parole povere ogni Autore della Fotografia metteva nella realizzazione la sua sensibilità e il suo gusto visivo (lo stesso film se realizzato da dieci Autori della Fotografia diversi avrebbe prodotto dieci fotografie differenti), non per niente si diceva che l'Autore della Fotografia "dipingeva con la luce".



Un regista  con cui vorrebbe  immediatamente lavorare?

  Se si potesse Vittorio De Sica, per me il più grande.



Se le  proponessero un film a Hollywood accetterebbe  senza pensarci due volte, oppure prima vaglieresti con cura il copione?

Vaglierei con cura il feeling che si instaura al primo incontro con Regista e  Produttore e poi partirei senza pensarci due volte. 





Un’ultima domanda, il film che le è più caro?

Scusa la banalità ma veramente tutti i film da me realizzati mi sono cari alla stessa maniera.








Grazie per l’intervista.








martedì 26 aprile 2016

PAOLO RADI INTERVISTA…






26  APRILE  2016





CONVERSAZIONE

CON MATTEO TARANTO






IN AZIONE…


MATTEO TARANTO è ATTORE CONOSCIUTO AL GRANDE PUBBLICO PER AVER RECITATO NEL “IL BELLO DELLE DONNE 2 e 3”; “Il GRANDE TORINO”,” LE MANI DENTRO LA CITTA’” “PAZ”, “MINE VAGANTI”, LO ABBIAMO INTERVISTATO IN OCCASIONE DELL’USCITA DEL SUO ULTTIMO LAVORO: MACCHINAZIONE” DI DAVID GRIECO, TRA GLI INTEPRETI MASSIMO RANIERI, LIBERO DI RIENZO E ROBERTO CITRAN.





Matteo nel film La Macchinazione hai il ruolo di Sergio, in che modo il tuo personaggio entra in contatto con PierPaolo Pasolini?

Sergio gestisce il giro dei ragazzi di vita, della droga, frequenta i campetti di calcio, i quartieri, i locali di incontro, è a diretto contatto con il mondo sottoproletario di Pierpaolo e ha gli agganci giusti col mondo “di sopra”.




La Macchinazione ha ottenuto ottime recensioni, te l’aspettavi?

Tutte le volte che altri sono d’accordo con me ho sempre la sensazione di avere torto”, direbbe  O. Wilde; non è mai stato il fine del film, almeno per quanto mi riguarda, quello di ricevere buone recensioni, ma continuare a smuovere le coscienze di un popolo anestetizzato, diseducato al porsi dei “perché”.







Torniamo a te, quando hai i capito che recitare  sarebbe stato la tua vita

Non esiste un momento preciso in cui dici tutto questo sarà la mia vita, con la recitazione è stato dapprima un colpo di fulmine, con l’entusiasmo strampalato di ragazzino, e poi innamoramento maturo. Una grande storia d’amore con bellissimi alti e difficili bassi da superare. Come tutte le storie d’amore importanti, ci sono attimi  travolgenti che  possono consumarsi presto o ardere tutta la vita.




Drammaturgo italiano preferito, mentre invece chi sceglieresti come autore  straniero?

Scegliere uno o due drammaturghi preferiti  presuppone se ne conoscano pochi, lo stesso varrebbe se mi chiedessero se ho un pittore preferito, il concetto di bellezza è talmente ampio e legato alla conoscenza che sarebbe sciocco ridurlo ad un solo artista preferito, detto questo  se devo citare due drammaturghi  interessanti  contemporanei  direi per gli italiani Paravidino e stranieri Lars Norén.



In genere come scegli un copione, ti attira la trama in generale,  il personaggio, o il cast con cui dovrai lavorare?

 Naturalmente facendo l’attore mi lascio sedurre dal personaggio, deve darmi la sensazione che sarà una prova emotivamente ed intellettualmente coinvolgente, ma acciocché questo accada la sceneggiatura è di vitale e primaria importanza ; non necessitano grandi nomi per girare un grande film, ma bravi attori.







Hai conosciuto tanti registi e attori famosi, che cosa ti hanno trasmesso in particolare?

Alcuni hanno una grande preparazione, immenso amore e abnegazione per il proprio lavoro, un impegno commovente fuori del comune al limite dell’ossessione, veri  esempi di arte e umanità.  Altri un cinismo disarmante, spesso improvvisati, impreparati, arroganti, anaffettivi , che misurano la qualità del lavoro in rapporto al guadagno e beneficio economico che possono trarne talvolta sfruttando anche la tua immagine.




La tua famiglia come vive la tua carriera di attore?

Credo ormai l’abbiano accettata dopo aver visto tanti anni di mio sacrificio e qualche mia bella soddisfazione. Non è stato facile per loro, con una mentalità forse più semplice della mia, legata ad una immagine del lavoro più “tradizionale” e composta di dodici sicure mensilità. Ad oggi  non posso che ringraziarli per essersi  rivelati di grande aiuto e supporto.




A tuo avviso che cosa manca in genere allo “spettacolo  italiano”  per ritrovare quella vena creativa che lo aveva reso famoso nel mondo negli anni cinquanta e sessanta?

Libertà di espressione, maggiore investimento nel pubblico e privato, maggiore professionalità e meritocrazia alla ricerca di eccellenza e qualità in tutti gli ambiti.  Creatività e fantasia non sono certo mai mancate al nostro Paese ma il declino culturale è stato sconvolgente e l’omologazione sottoculturale è stata ed è un processo teso a reprimere le menti delle nuove generazioni con prodotti e falsi riferimenti molto pericolosi;  basti pensare che nel 2016 meno del 30% degli italiani non è in grado di comprendere un discorso politico e ha diritto al voto. L’analfabetismo è oggettivamente un instrumentum regni, un mezzo eccellente per attrarre e sedurre molte persone con corbellerie e mistificazioni. A me hanno sempre insegnato a pensare prima di parlare o scrivere e oggi il primo deficiente può svegliarsi la mattina e condividere una idiozia con migliaia di persone su Twitter.








Un regista  con cui vorresti immediatamente lavorare?

Scorsese.



Se ti proponessero una scrittura nei palcoscenici di Broadway,  accetteresti senza pensarci due volte, oppure prima vaglieresti con cura il copione?


Vaglierei il copione.



Hai mai pensato di diventare regista? E se ci hai pensato quale autore ti piacerebbe portare in scena.

Si, ci ho pensato e ci penso spesso, mi attira l’idea di dirigere attori costruendo insieme un grande sogno, e come autore ho delle idee da imprimere su carta. Vedremo





Grazie a te Paolo e al tuo blog per avermi incontrato. Un abbraccio.
*Matteo  Taranto*






Grazie per l’intervista.