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domenica 7 aprile 2019




PAOLO RADI PRESENTA    








 FRAMMENTI DI VITA DI

UN 

GIOVANE 

GIOCATORE


di Raffaele Selva 


  


Mi chiamo Raffaele Selva, sono nato e cresciuto a Scampia in una quartiere che è difficile vivere, ma soprattutto crescere, ringrazio mia madre che mi ha cresciuto con dei sani principi.


All’ età di 11 anni mi prese il Napoli è da lì come ogni bambino che ha dei sogni ho iniziato a crederci anche perché ero abbastanza bravo. Sono cresciuto con il settore giovanile del Napoli fino ad arrivare in primavera; il mio entusiasmo era alle stelle poi come tutte le cose belle venne la fine.  A me servivano i soldi per mantenermi e mio cugino mi propose di andare in prestito con Frattense. 



 Mi davano 400 euro al mese e fu il mio primo stipendio da calciatore, però non calcolai che non potevo mai giocare essendo il essendo il mio primo anno nell’ under; c’erano tre over in attacco e il mister preferiva loro anche se quando subentravo facevo delle buone prestazioni. Però il mister non mi faceva giocare questo perché i ragazzi erano di proprietà della Frattense mentre io ero solo in prestito dal Napoli è non mi valorizzavano.








Poi andai a Nola ma lo stesso non giocavo e non capivo il perché, stavo vedendo la mia intera vita fatta di sacrifici svanire nel nulla così dopo 4 mesi decisi di farmi svincolare e provare ad andare a giocare fuori dalla Campania, infatti mi sono trasferito in Toscana con la Bucinese squadra d eccellenza, lì ho giocato e fatto gol, ma in 4 mesi “non ti vede nessuno” specialmente se sei napoletano e vai fuori ti guardano “tutti male”.



Deluso decisi di smettere con il calcio, un giorno mi telefonò un mio amico che mi fece conoscere il direttore Antonio Gravagnoli, mi propose di andare nelle squadre di nome Aurora Vodice Sabaudia, il club si trova vicino a Roma. Mi disse che avrei guadagnato qualcosa, ma dovevo però scendere in prima categoria e vincere 2 campionati di seguito.



Infatti vincemmo il campionato, ma quello dopo iniziò con tante sconfitte perché la squadra non fu impostata per vincere prendevamo tanti gol. Capii che se volevo rimanere nell’ambiente calcistico avrei dovuto lavorare la notte, ed è quello che feci. Facevo il turno di notte in una sala slot,  era molto duro per me perché dopo aver fatto la notte mi mettevo in macchina o in treno e andavo a giocare  senza dormire, era troppo faticoso. decisi di andarmene da Sabaudia per approdare al Procida calcio.



 Lì ho iniziato bene giocando subito da titolare, poi il rapporto che avevo con il Mister si è interrotto, non mi stava facendo più giocare.



 La scorsa domenica scorsa mi ha messo il numero 10 sulla maglia e mi ha fatto giocare, non ho fatto goal però mi sono messo a disposizione della squadra. Continuo a lavorare tutte le notti. 









 Lavoro “corro come un dannato per poi andare ad allenarmi” perché io nella mia vita non ho mai mollato mi reputo un guerriero, ho lottato sempre nella mia vita fin da bambino ora sono tanti i sacrifici che sto facendo, ma non mollo sono sempre più consapevole delle mie capacità e delle  le mie qualità che in pochi hanno in queste categoria;  mi serve solo un po’ di fortuna!




 Grazie 


a cura di Paolo Radi   



07    04    2019
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