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lunedì 20 ottobre 2025

SEZIONE SPORT

 

 

Paolo Radi intervista

 

 

MATTEO 

MOCCIA

 



   

 

 Matteo Moccia è un giocatore di calcio di Napoli e così si presenta:

 

 “Sono nato a Napoli il 24/01/2001 e attualmente gioco nella P.G. Mariglianese. Ho iniziato a giocare a calcio all’età di 5 anni e da sempre è stato lo sport che ha accompagnato la mia adolescenza. 

 

La mia carriera calcistica è la seguente: 2 anni in promozione con la Mariglianese calcio, 1 anno in promozione con il Baiano, 1 anno in eccellenza con la Mariglianese calcio, successivamente metà anno in serie D con la Mariglianese calcio, e infine 4 anni consecutive, in cui ci sono state 2 promozioni, con la P.G. Mariglianese per arrivare in prima categoria."

 

 

 





La prima domanda che le voglio fare è la seguente com’è terminata stagione 2024-2025.Si si ritiene soddisfatto delle sue prestazioni oppure poteva fare di più? 

 

La stagione 2024-2025 è terminata con la vittoria del campionato di seconda categoria, sono ovviamente soddisfatto perché abbiamo raggiunto l’obiettivo prefissato e sono riuscito a contribuire alla causa con i miei 13 gol.

 

Lei ha militato per diversi anni nella Mariglianese, che cos’ha di particolare questo club?

 

Ho giocato sia per la Mariglianese Calcio che per la Mariglianese Sveva, queste   sono attualmente le due squadre di Marigliano. Con la prima ho militato in categorie superiori che mi hanno permesso di acquisire esperienza e fiducia in questo sport, con la seconda ormai sono 4 anni di fila che ci gioco e posso dire di far parte di una vera e propria famiglia.

 

Quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?

 

Ho scoperto che il calcio sarebbe diventata la mia più grande passione fin da piccolo, infatti pratico questo sport da ormai 20 anni e ogni volta che tocco il pallone provo emozioni sempre uniche e inspiegabili.



 




I suoi genitori hanno cercato di assecondarla, oppure le hanno detto la classica frase: “...non sarebbe meglio che pensassi allo studio?”

 

I miei genitori hanno sempre cercato di assecondare la mia più grande passione e anzi mi hanno sempre lasciato scegliere con serenità la strada che volessi percorrere senza impormi mai nulla.

 

Lei ha giocato con il Baiano,  che cosa ci può raccontare di questa esperienza?

 

L’esperienza con il Baiano in promozione è durata da gennaio a maggio, era 1 anno che non giocavo più a causa dello studio e dopo una chiamata di un amico sono ritornato a fare ciò che più mi emoziona. Ho collezionato 14 presenze da titolare e abbiamo raggiunto l’obiettivo salvezza senza troppe difficoltà.

 

Lei gioca nel ruolo di? E si ricorda il suo goal più bello?

 

Il mio ruolo è la punta centrale e il mio gol più bello è sicuramente io gol che ho fatto nella partita che ha deciso la nostra promozione in prima categoria l’anno scorso, davanti a tutti i nostri tifosi.

 

Grandi discussioni con i mister le ha avute oppure ha sempre accettato le decisioni con serenità?

 

Diciamo che ci sono stati mister con cui ho avuto delle discussioni, ma alla fine credo che sia giusto ascoltare ciò che viene detto e fare tesoro dei consigli preziosi del mister per cercare di migliorarsi allenamento dopo allenamento.

 

Generalmente che ruolo ha all’interno del gruppo, mi spiego ascolta i consigli dei compagni, discute serenamente con loro, oppure tende a imporre la sua volontà?

 

Io sono uno a cui piace molto dare e allo stesso tempo ricevere i consigli, sono convinto del fatto che in questo sport anche un ragazzo più piccolo possa insegnare un minimo aspetto tattico che a volte può essere trascurato dai più esperti. Ovviamente poi l’esperienza della persona più grande ti permette di maturare e migliorare.



 




Un suo pregio e un suo difetto (calcisticamente parlando) 

 

Un mio pregio sicuramente è di avere un grande spirito di sacrificio e ovviamente essendo alto quasi due metri faccio del mio fisico la mia forza principale.

 

Un mio difetto è quello di perdere un pò la testa in campo in alcune occasioni che mi fanno uscire momentaneamente dalla partita.

 

Se avesse la possibilità di tornare indietro, cambierebbe qualcosa, oppure è soddisfatto di dove è arrivato sino ad ora? 

 

Ovviamente nel calcio non sempre si fa la scelta giusta, ma tutto sommato sono felice di dove mi trovo, i miei compagni mi vogliono bene e sono la mia seconda famiglia.

 

Una domanda che faccio spesso, se lei ricevesse domani un’offerta per un club estero, se la sentirebbe di lasciare tutto quello che ha per questa nuova avventura?

 

Se domani dovessi ricevere un’offerta dall’esterno probabilmente valuterei ovviamente le condizioni, ma sarei sicuramente felice di vivere un’esperienza calcistica fuori dall’Italia. Più che altro sarei curioso di capire come vivono loro il calcio rispetto a noi.

 

Famiglia e amici quanto sono importanti per lei? 

 

Famiglia e amici sono una parte fondamentale della mia vita, non riuscirei ad immaginare una vita senza di loro, sono da sempre stati la mia forza e sono sicuro che mi accompagneranno per sempre in tutte le mie decisioni.

 

 

 



A chi vorrebbe dedicare questa intervista?

 

Alla mia famiglia che mi è sempre accanto.

 

Grazie 

 

20  08      2025

 

(Tutti i diritti riservati) 

 

 

 

giovedì 16 ottobre 2025

ISEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

 


SIMONE

TERRIBILE

     


 

 


Simone Terribile, di Napoli, è  un giovanissimo giocatore   di calcio (13 anni) è il fratello del talentuoso Antonio Terribile,  e noi lo abbiamo intervistato.

 

 


La prima domanda che le voglio fare è la seguente in questa stagione che è appena iniziata lei sta giocando con quale club?

 

Gioco con la F.C. Fenix Arzano.

 

Emozionato di far parte di questa squadra?

 

Si sono molto entusiasta di far parte di questo gruppo

 

Quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione? Ma, soprattutto perché proprio il calcio e non un altro sport?

 

Ho scoperto questa passione da piccolo andando a vedere le partite di mio fratello.

 

I suoi genitori sono contenti di questa passione, oppure le dicono che dovrebbe pensare allo studio?

 

Sono contenti di questa passione però ovviamente la priorità è lo studio. 

 

Lei gioca nel ruolo di? 

 

Gioco Difensore Centrale 

 

Si ricorda il suo goal più bello?

 

Una punizione 

 

Delle piccole discussioni con i mister le ha avute oppure ha accettato e accetti sempre le decisioni con serenità?

 

No, accetto le decisioni con tranquillità e cerco sempre di tenere per me i consigli che mi danno.

 


Un suo pregio e un suo difetto (calcisticamente parlando) 

 

Pregio: visione di gioco: difetto: sono permaloso. 

 

Un giocatore che ammiri tantissimo? 

 

Cannavaro.

 

Un pronostico: chi vincerà lo scudetto della stagione 2025/2026?

 

Per scaramanzia preferisco non rispondere.

 

Un sogno che vorrebbe che si realizzasse nell’immediato? 

 

Diventare calciatore professionista.

 

A chi vuole dedicare questa intervista?

 

Al presidente, il dottor Luca  Cifinelli, al direttore Gaetano    Russo, e al mister Armando Cifinelli.

 

 


Grazie 

 

16 10     2025

 

(Tutti i diritti riservati) 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

lunedì 13 ottobre 2025

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

 

 

ANTONIO

TARTARONE

 

 


     

 

 Antonio Tartarone è un giocatore   di Giugliano in Campania (Napoli), ha 17 anni e così si presenta: “ 

 

 

Incomincio dicendo che iniziai a giocare all’età di 5 anni in una scuola calcio vicino casa che poi fallì e da quel momento in poi cambiai svariate scuole calcio, a 13 anni decisi di iscrivermi in una scuola calcio che si chiama “Fro Calcio”. Ho sempre giocato difensore centrale ma quell’ anno il mister non credeva in me quindi decise di farmi giocare fuori ruolo come terzino sinistro a piede invertito, quell’anno do tutto me stesso allenandomi con costanza, dedizione e fame di vittorie. 

 

 

A fine anno ebbi la possibilità di andare nella Turris, ma la rifiutai sotto consiglio di papà perché per lui non ero ancora pronto. 

 

Cambiai nuovamente scuola calcio andando nel Real Casarea, una scuola calcio in provincia di Napoli, lì giocai nel mio ruolo tranne in una amichevole a Bari dove entrai dalla panchina come mediano, giocai comunque un’ottima partita. Dopo qualche mese il presidente chiama mio padre dandogli la notizia che il Bari voleva tesserarmi per la stagione 23/24, così dopo una lunga attesa il 26 luglio 2023 firmai con il Bari. 

 

 

Quell’ anno giocai poco, ma nonostante ciò continuai ad allenarmi, quell’esperienza mi aiutò comunque sia sotto l’aspetto umano che calcistico. Dopo quella stagione passai alla Casertana dov’è giocai praticamente tutte le partite e finendo la stagione a metà classifica, posso dire che si trattò una buona stagione.    Poi una volta svincolato decisi di andare a fare un provino di 3 giorni per il Cittadella, il risultato fu positivo, peccato che non se ne fece più nulla. Sotto consiglio di un procuratore decisi di cercare un campionato di Promozione per crescere e fare esperienza.  Ho modo di conoscere   Stefano Carta che mi vede giocare in un raduno di ragazzi, a settembre firmo per il Casapesenna e inizio il campionato con loro.

 

 

 







La prima domanda che le voglio fare è la seguente: lei quest’anno gioca nel Casapesenna, come si trova in questo club? Soddisfatto della scelta?

 

Sì, assolutamente mi sono ambientato bene sia con lo staff e sia con i miei compagni fin da subito.

 

Ho avuto modo di intervistare Stefano Carta, una persona squisita e competente, anche lei appena ebbe modo di conoscerla ha avuto questa sensazione? 

⁠⁠

Il direttore Stefano Carta si è sempre dimostrato interessato a me e super disponibile nei miei confronti e di questo gli sono grato.

 

Quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?

 

La passione per il calcio è una cosa che mi accompagna da bambino, trasmessa da mio padre e ancor prima da mio nonno, giocatore pure lui.

 







I suoi genitori hanno cercato di assecondarla, oppure le hanno detto la classica frase: “...non sarebbe meglio che pensassi allo studio?”

 

Mia mamma e mio padre sono sempre stati contenti che avessi un sogno e che lo inseguissi, anche loro insieme a me hanno fatto molti sacrifici e mi hanno sempre insegnato ad impegnarmi su ogni cosa che avessi deciso di fare, sia sullo studio che sul calcio.

 

 

 




Lei ha giocato in diverse squadre, a quale è rimasto più   legato? 

 

Il gruppo a cui mi sento più legato è quello dell’U14 alla Fro Calcio un gruppo unito, compatto e con un unico obbiettivo che era quello di vincere. Con alcuni dei miei ex compagni ci manteniamo ancora in contatto.

 

Lei ha giocato nel Bari, che tipo di esperienza è stata e che cosa ha imparato, da questa esperienza? 

 

⁠⁠L’esperienza con il Bari è stata fondamentale, perché si è trattata del primo incontro con il calcio professionistico giovanile e anche la prima volta lontano da casa.  Inevitabilmente mi ha fatto maturare sia dal punto di vista calcistico che umano.

 

Lei gioca nel ruolo di? 

 

⁠⁠Il mio ruolo primario è il difensore centrale, ma posso giocare anche terzino.

 

Si ricorda il suo goal più bello?

 

Giocando in difesa non ho realizzato molti gol ma ne ricordo uno particolarmente perché lo segnai da calcio di punizione 

 

Grandi discussioni con i mister le ha avute oppure ha sempre accettato le decisioni con serenità?

 

No, con i mister ho sempre cercato di imparare qualunque cosa mi venisse detta perché sono sempre stato del pensiero che loro ne sapessero più di me.

 

Generalmente che ruolo ha all’interno del gruppo, mi spiego ascolta i consigli dei compagni, discute serenamente con loro, oppure tende a imporre la sua volontà?

Con i miei compagni ho sempre cercato di stringere un rapporto di quasi fratellanza affinché prevalesse il rispetto reciproco, infatti mi piace dialogare ascoltando e dando indicazioni senza cercare di prevalere e sembrare presuntuoso.



 




Un suo pregio e un suo difetto (calcisticamente parlando) 

 

Un mio pregio credo sia l’anticipo, un’arma che ho sempre saputo usare, invece un difetto sicuramente la cattiveria agonistica è un qualcosa cosa che non si impara quando ci si allena, ma può essere tirata fuori e so che dovrò  farlo per entrare nel calcio che conta.

 

Lei è giovanissimo, ma de domani dovesse ricevere una proposta da club non italiano, se la sentirebbe di partire per questa nuova avventura?

 

Sì, assolutamente, sono sempre stato pronto mentalmente ad avventurarmi in un’esperienza all’estero ed è sempre stato un mio sogno perché so come lavorano e mi è sempre piaciuto il metodo che hanno con i giovani 

 

Un giocatore che lei ammira tantissimo? 

 

La risposta potrebbe essere banale ma il giocatore che ho sempre ammirato è Cristiano Ronaldo, per me rappresenta la figura del atleta perfetto che ha avuto la fame e la voglia di arrivare sul tetto del mondo riuscendoci più volte e sacrificando se stesso per arrivare a quell’obiettivo.

 

Famiglia e amici quanto sono importanti per lei? 

 

La famiglia per me è la cosa più importante perché ho avuto la fortuna di avere sempre un punto di riferimento, inoltre mi hanno  aiutato  nelle scelte prese sostenendomi, per quanto riguarda gli amici ne ho pochi di cui mi fido veramente,  siamo cresciuti insieme quindi siamo fratelli e mi hanno sempre sostenuto mi sostengono  nel mio sogno.

 

Un sogno che vorrebbe che si realizzasse nell’immediato? 

 

Riuscire ad andare a giocare all’estero più specificatamente in Spagna, Inghilterra o Germania.

 






A chi vorrebbe dedicare questa intervista?

 

Quest’intervista voglio dedicarla a mio nonno paterno che non c’è più a cui ho fatto la promessa di realizzare il mio sogno, con il suo aiuto dall’alto  e con i miei sacrifici ce la metterò tutta per riuscirci.

 

Grazie 

 

13  10     2025

 

(Tutti i diritti riservati) 

sabato 20 settembre 2025

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 


 

  GAETANO  

PONE

 



 

 

Gaetano Pone è un allenatore di calcio di Napoli e così ci si presenta.

 

Mi chiamo Gaetano Pone e sono nato a Napoli 31/01/78, inizio a giocare a calcio come tutti i bambini per strada senza regole l’unica regola era di vincere. Poi iniziai la scuola calcio che si chiamava Cavallino, nel ruolo di portiere. Vorrei anche precisare che all’epoca chi era bravo entrava con un provino e non pagava niente, ed io sono stato uno di quelli. Riprendendo il discorso dico che ho frequentato molto la scuola calcio, successivamente ho iniziato a giocare nelle categorie dilettantistiche sino ad arrivare da under all’eccellenza, per poi finire la mia carriera da calciatore in seconda categoria. Successivamente ho iniziato una nuova vita calcistica.

 

All’inizio allenavo i portieri, poi lo sono diventato per l’intera squadra. Ho iniziato in terza categoria fino ad arrivare in promozione riuscendo a vincere 3 campionati, da solo come mister, invece un campionato di promozione l’ho vinto come secondo.  Nella carriera sono arrivato 3 volte ai play off l’ultima volta è stata la scorsa stagione con il Sant’ Arpino.

 

Quest’ anno iniziò una nuova avventura a Marigliano con la Mariglianese Sveva”.

 

 

Come prima domanda le voglio fare questa: a livello personale che cosa le ha insegnato “il giocare per strada”, mi spiego meglio, è maturato prima?

 

Stare per strada anche nel gioco, ti fa maturare prima e ti fa vedere, uso questa espressione, “più lungo” mi spiego vedi tante di quelle situazioni che poi capisci con il tempo come voler vivere la tua vita.

 

Da come lei ci ha fatto capire chi non era bravo giocava pagando, oggi questo modo di fare continua, secondo lei che cosa si può fare affinché il pagare non esista più?

 

Ti posso dire che è un po’ difficile cambiare questa prassi che consiste nel pagare qualche addetto di una società per poter fare in modo che tuo figlio possa giocare, o stare in panchina.



 



Lei ha giocato in diversi club, qual è quello dove ci ha 

lasciato il cuore?

 

Il club al quale  sarò sempre legato da giocatore è il Real Pitone.

 

Perché ha deciso a un certo punto della sua vita di diventare allenatore? 

 

E’ stata la passione per questo gioco che mi ha portato a diventare allenatore dopo la rottura del ginocchio, e di conseguenza per non lasciare questo bellissimo bel sport sono diventato, appunto, allenatore.

 

L’anno passato con il Sant’ Irpino, che hanno è stato? Mi spiego, si è trovato bene? Ha ottenuto dei buoni risultati?

 

Per quando riguarda l’anno scorso passato al Sant’Arpino posso solo dire che  è stato un periodo molto bello  sia sotto aspetto di del gioco e sia dal punto di vista societario e dell’ambiente vicino al club.

 

Quest’anno lei è l’allenatore della Mariglianese Sveva, è contento di questa scelta? E che cosa si sente di promettere ai alla società e ai tifosi?

 

Sono molto contento di questa chiamata, ho trovato un altro club dove il primo fattore che conta è un ambiente sano composto   da ragazzi per bene. Quello che posso promettere e di cercare con il mio staff di raggiungere i play off.

 

Lei ha allenato diverse squadre, c’è una squadra a cui è rimasto più legato?

 

Da allenatore la squadra che rimasta nel cuore l’Afro-Napoli United.


 

 




Qual è la principale qualità che deve avere un allenatore? 

 

Sicuramente riguarda la capacità di mantenere un gruppo legato e unito di loro e capire l’esigenza che hanno, che è fondamentale affinché possa diventare un gruppo vincente.

 

 Che cosa le sta dando il calcio in questo momento e che cosa le sta togliendo? 

 

In tanto mi dà tanta adrenalina e mi fa sentire sempre giovane, però mi ha tolto del tempo per la mia famiglia e per mia figlia.

 

    Quali consigli dà ai giocatori prima di una partita?

 

    L’ unico consiglio  per i miei ragazzi  prima di una gara è l’entrare  in campo per  divertirsi , perché  in fin dei conti è pur sempre un gioco.

 

E alla fine di una partita, invece? Ripensa a quello che ha sbagliato a livello tattico, oppure volta pagina? 

 

Dopo una gara faccio sempre riflessione sulle mie scelte, anche se  si tratta di una vittoria.



 




Un suo pregio e un suo difetto dal punto di vista del suo modo di fare l’allenatore?

 

Ti posso dire il mio pregio è essere molto amico e legato con i ragazzi che alleno; il mio difetto è non essere presuntuoso, in certe occasioni occorre esserlo.

 

Lei ci ha detto che abita vicino a Scampia, quando si parla di Napoli spesso e volentieri si parla sempre di Scampia, perché secondo lei, qual è il motivo?

 

Perché è più semplice parlare di un quartiere che è già “sulla bocca di tutti”.




 

Un sogno per il futuro?

 

Il mio sogno è riuscire ad arrivare ad allenare un club professionistico.

 

A chi vorrebbe dedicare quest’intervista?

 

La  dedico a  mia moglie che mi sopporta, mi offre il suo incondizionato sostegno, a mia figlia, infine,  a mio padre che crede in me come allenatore.

 

 

 

 

 Grazie e buon lavoro

 

 21 09     2025 

 

(Tutti i diritti riservati)